Il lusso del pane a Damasco!

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Il lusso del pane!.

Quando il pane è un lusso.

A Damasco il pane diventa un lusso per pochi. Un lusso irrinunciabile per migliaia e migliaia di famiglie. Una guerra questa che, nelle intenzioni doveva essere di liberazione, è diventata di morte. Una morte nascosta dietro l’angolo. Per la disperazione, molti cittadini fuggono verso il nord dove hanno, “inventato”, un nuovo modo di sopravvivere: un po’ d’acqua dalle pozzanghere e la bollitura dell’erba. Sì, proprio l’erba dei campi. Seguono il ragionamento: se la mangia la pecora e la capra, non vediamo perché non possiamo cibarcene noi.
La guerra in atto, già cruenta tra le varie fazioni dei ribelli (sciiti, sunniti, pacifisti “armati”, Jihadisti, al Qaedisti,  ecc.), contro il Presidente Bashar Al Assad, sta spezzando la schiena anche alla “ricca” Damasco, perla d’Oriente, dove ormai il centro storico è divenuto tabu. Raffiche di mitragliatrici e colpi di pistola riempiono di rumore quei vicoli pieni di abbandono e silenzio. Come un virus letale, dopo aver abbattuto, demolito e rovinato il centro economico della nazione, Aleppo, l’indigenza e le tribolazioni colpiscono tutti, senza differenze. Manca il gas e quel poco che c’è lo si paga carissimo. L’inverno appena trascorso ha, poi, dato la bastonata finale: il freddo uccide più di un attacco armato. I parchi pubblici non hanno più gli alberi secolari. Mobili e suppellettili sono stati bruciati da tempo per scaldarsi. Tra i ribelli non sono rose e fiori, comunque. La vita viene cadenzata ed estorta dal mercato nero. Povere cose (soprattutto generi che entrano dalla Turchia) vendute a prezzi di strozzinaggio. A causa di tutto questo gli aiuti umanitari stentano ad arrivare (compreso quelli già stanziati in viveri e primissime necessità). I ribelli hanno il controllo dei magazzini e dei valichi muovendosi ed attaccando i convogli che giungono nel paese. Non ultimo l’avventura “eroica” dei due italiani di Trieste, Stefania Zannier e Renato de Fazio, che avvisati urgentemente dalla Farnesina (a sua volta allertata dai nostri “servizi) per un rapimento mirato ai loro danni, hanno proseguito distribuendo a loro rischio 800Kg di latte e medicinali ad una lunghissima fila di siriani, muta e composta.
Il Governo siriano, Presidente Assad in testa, continua nella politica di contenimento dei costi (considerata la guerra) e nei sussidi straordinari ai bisognosi. Possono contare su diciassette/diciotto miliardi di dollari di entrate dal petrolio e dal gas estrattivo che, però, è stato bloccato dall’Esercito di liberazione proprio ad Homs, teatro di furiosi combattimenti ma, anche, di giacimenti petroliferi, gas e “altro”. Da Homs sarebbe dovuto passare il più importante gasdotto, proveniente dalla Russia, per foraggiare l’Europa.
A “chi” dà fastidio tutto questo?
Per cosa si combatte realmente?
Ci sarà un’ardua sentenza?
Cordialità.

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Aggiornamento ore 01.09 dd 6 marzo 2013

f16

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Un fittissimo intrecciarsi di voli militari è in corso mentre il lettore sta scorrendo queste righe. Si tratta di aerei di varia nazionalità, con sigle diverse dipinte sulle loro carlinghe, con equipaggi internazionali, in partenza da aeroporti che spaziano dalla Croazia, alla Turchia, dal Qatar, all’Arabia Saudita, dalla Giordania e da diversi altre basi della Nato. Il New York Times dello scorso 24 marzo parlava di voli che “fanno pensare ad un’operazione militare clandestina ben pianificata e coordinata”.
È in atto la preparazione di quella che è l’ultima fase, che potrebbe precedere l’attacco militare della Nato contro la Siria e produrre la caduta, con relativa uccisione, del “sanguinario dittatore” di turno.
Si tratta di un’operazione che comporta grosse spese, per migliaia di tonnellate di armamenti e munizioni, i cui destinatari sono i ribelli del cosiddetto Esercito Libero Siriano.
L’organizzatore fu l’ “ex” David Petraeus, il che ci dice che Barack Obama non ce la raccontava giusta quando voleva far credere all’opinione pubblica occidentale che gli Stati Uniti non erano poi davvero molto interessati alla caduta di Bashar al-Assad. Anzi, quando affermava di essere preoccupato dell’eventualità che il crollo del regime di Damasco avrebbe potuto provocare l’inizio della frantumazione della Siria in una piccola galassia di faide sanguinose tra etnie, religioni, nazionalità già in ebollizione e pronte a vendicare i torti subiti negli ultimi quarant’anni.
Ma, a Washington, si ritiene ormai che sia meglio avere dei sunniti al governo di Damasco, piuttosto che degli sciiti alauiti. Ci sarà qualche sgozzamento di troppo, è vero, ma poiché l’obiettivo è quello di creare disordine e non di portare ordine, probabilmente sarà più funzionale questa soluzione. La quale creerà problemi anche per Israele, che si troverà ai confini un altro stato guidato da fanatici jihadisti. Ma Israele può essere accontentata in altro modo: con il via libera contro l’Iran! Anche i turchi potranno avere qualche problema dai curdi siriani, che vorranno unirsi ai curdi iracheni. Ma Recep Tayyip Erdogan saprà come metterli a posto come meritano, gli uni e gli altri. Insomma la faccenda è stata infiocchettata a dovere. Resta solo da consegnarla al destinatario, che è il popolo siriano!
Siamo stati, negli ultimi mesi, spettatori di una commedia, il cui copione era di far credere che Washington fosse il moderatore dello scontro. Un po’ come accadde alla Libia di Gheddafi: martirizzata da Francia e Gran Bretagna, con – certo – il supporto logistico della flotta e dell’aviazione degli Stati Uniti, ma di malavoglia, con ritrosia, solo per ossequio verso alleati fin troppo aggressivi.
Ora è tutto chiaro. E’ in corso l’inizio dell’ultima fase. Che prevede una tattica lenta, non un blitzkrieg a breve scadenza. I comandi americani e Nato, in piena sintonia, hanno già calcolato che Bashar non è in condizione di resistere indefinitamente. Lo lasciano cuocere nel suo brodo, sempre più bollente. Circondato da ogni lato, con il solo afflusso (ma difficoltoso) di armi e uomini dall’Iran, sotto un embargo asfissiante. Con Israele anch’essa in posizione di apparente basso profilo, ma incaricato di controllare ogni movimento di mezzi e di uomini dal territorio libanese. La Giordania punto logistico cruciale assieme alla Turchia; l’Arabia Saudita e il Qatar in veste di emissari e finanziatori locali; basi Nato di transito e di stoccaggio nei diversi aeroporti turchi, ultima tappa prima della distribuzione alle formazioni armate che agiscono in territorio siriano.
E tutto questo mentre, in parallelo, i servizi segreti americani, britannici, francesi, turchi, sauditi, israeliani già agiscono con squadre di commandos, con specialisti in azioni terroristiche, nelle città siriane non ancora raggiunte dall’esercito di mercenari jihadisti.
False erano anche le notizie che lasciavano intendere la riluttanza americana a concedere armamenti più sofisticati e potenti. Adesso – riferisce esplicitamente il citato New York Times– si sta passando alla distribuzione di armi che permetteranno un corso “più letale” alla guerra civile.
Senza fretta, naturalmente. Poiché bisogna costruire, nel frattempo, le tappe politiche che serviranno ai giornalisti embedded di tutto l’Occidente a descrivere l’aggressione militare in termini di restaurazione della democrazia in Siria.
Nei giorni scorsi è stato insediato a Istanbul un governo siriano in esilio, composto di emigrati siriani in America e in Occidente. Immediatamente proclamato come “unico governo legittimo”, in attesa di essere trasferito nei nuovi uffici di Gaziantep, nelle immediate vicinanze della frontiera turco-siriana. Vi resterà fino a che le squadre armate della Nato avranno ricavato qualche nicchia relativamente sicura in territorio siriano, affinché i Quisling possano trasferirvisi e, da lì, cominciare a lanciare i proclami di vittoria.
fhofA quanto si sa, questo progetto è stato illustrato recentemente a Roma in una conferenza per specialisti intitolata “United States, Europe, and the case of Syria”. Il luogo è stato il Centro di Studi Americani, il presidente del panel era Giuliano Amato, l’oratore principale era Frederic Hof, ambasciatore statunitense e fino a pochi mesi fa capo del team del Dipartimento di Stato impegnato sul “caso Siriano”.
Se Bashar al-Assad dovesse interporsi – ha spiegato Hof – il fatto stesso sarebbe considerato occasione per intervenire in difesa del “legittimo governo siriano”. Se non vorrà o potrà intervenire, allora si estenderà gradualmente la sua area fino ad arrivare a Damasco. A quel punto o Bashar scappa (sempre che riesca a farlo tra un attentato e l’altro; sempre che riesca a sfuggire ai generali felloni che, nel frattempo, saranno stati comprati a peso d’oro, o impauriti a morte per la sorte dei loro figli e parenti) e il governo degli occidentali viene installato a Damasco, oppure ci sarà la carneficina finale, operata dai tagliagole jihadisti dopo che i missili Cruise e i droni della Nato avranno raso al suolo le ultime infrastrutture difensive, i comandi militari e i sistemi di comunicazione.
Mosca, Pechino e Teheran, ciascuna per conto proprio, non potranno che prendere atto. Putin sta facendo i suoi conti e Xi Jinping non sarà da meno. Ma entrambi non potranno fare molto di più che protestare al Consiglio di Sicurezza per la violazione delle norme della Carta dell’Onu. E’ una questione di tattica, poiché strategicamente la battaglia è stata perduta. Teheran ha qualche preoccupazione in più. La sparizione di Bashar da Damasco sarà un altro segnale che la pressione sull’Iran è in crescendo. Il viaggio di Obama a Gerusalemme ha lasciato Netanyahu piuttosto soddisfatto. Conoscendo i suoi piani non c’è da stare tranquilli. L’ayatollah Khamenei, la Guida Suprema, nel suo ultimo discorso ha fatto l’elenco dei peggiori nemici dell’Iran, stabilendo un ordine molto chiaro e preciso: al primo posto gli Stati Uniti, poi la Gran Bretagna e la Francia. Israele è finito solo al quarto posto. Un downgrading che indica come a Teheran Barack Obama non sia tenuto in grande conto come premio Nobel per la Pace!
Quanto tempo ci vorrà per cancellare l’ultimo “stato canaglia” del Mediterraneo? Frederic Hof non lo ha rivelato. Forse non lo sa ancora nemmeno lui. Queste cose richiedono pazienza. Nel frattempo continua quella che un alto ufficiale Usa, che ha mantenuto l’anonimato, ha definito una “cascata di armamenti”. Un vero e proprio ponte aereo di preparazione alla guerra.
Con ogni probabilità toccherà al prossimo ministro degli Esteri il compito di portare in guerra anche l’Italia in questa ultima avventura “democratizzatrice”.
Cordialità

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60 pensieri su “Il lusso del pane a Damasco!

  1. La pesantezza, sconfortante, dell’essere.
    Leggiamo da lontano e il nostro cuore esplode e poi … non siamo in grado di essere felici in casa nostra. Una felicità assai magra. Una felicità che rincorriamo dietro gli angoli e i temi della sopravvivenza. Caro Ninni Milord, ancora una volta, hai coinvolto il mio cuore e l’attenzione, alla ricerca costante e quotidiana di un “alibi” per vivere durante questi tempi di abbandono.

    Come sarà … la morte?
    Un carissimo abbraccio e un bacio.

    Marisa

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  2. Lord Ninni,
    quanto è difficile vivere, anche per i fortunati.
    Non sto bestemmiando, ma sono tanto emozionata negativamente per la tristezza che sta abbracciando il pianeta.
    Una tristezza che non trova sbocchi.
    una tristezza che fa piangere e ci uccide.
    Saluto caramente tutti i Vistri lettori e ti abbraccio, Milord, lasciando fra le tue mani un pezzo di cuore.

    Eleonora

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  3. Come si fa a capire la povertà del mondo di oggi? Basta pensare al sifone del gabinetto (quello all’occidentale, non il semplice buco nel terreno che va per la maggiore nel resto del pianeta): chi sta in alto respira aria pulita e guarda verso il cielo. Chi sta nella strettoia centrale si industria a galleggiare sulla schiuma. Ma chi sta sotto la curva del sifone, per quanti sforzi faccia, non ha modo di risalire.
    In altre parole: i poveri sono sempre più poveri.
    E ciò accade tanto nei Paesi del Medio Oriente, Damasco per intenderci, quanto nelle nostre città.
    Dalla giungla al giardino di casa nostra, il mondo è disseminato di trappole che si chiamano assenza: di cibo, acqua, casa, patria, diritti, istruzione, salute.

    Uno spaccato, Milord, che spacca il cuore e l’anima.
    Uno spaccato che, anche questa notte, non mi farà dormire.
    un abbraccio, amico mio.

    Valerio

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  4. E così abbiamo specificato di cosa e per cosa dobbiamo morire.
    Bombe atomiche dalla Corea del Nord.
    Guerre a tutta birra.
    Fame imperante.
    Mario Monti e i suoi ultimi sussulti.

    Basta!

    Ciao Ninni Milord.
    Un saluto per tutti

    Louis

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  5. Quoto Gianluigi Top purtroppo.
    Che peccato questa tristezza del vivere , se le orecchie e gli occhi posiamo al rumore battute di rimorso e speranze corrose quale storia delle imprese e dei popoli se non c’è umanità nelle azioni umane il colmo dell’aria straripa nel vuoto delle forme.
    Buona serata Milord…ed anche a tutti i Vs. lettori/ lettrici.
    ♥ vany

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  6. Sì, la notizia è delle 22.30 circa.
    (In definitiva, però, risale a un giorno fa ovvero da quando il satellitare di Ricucci ha smesso di funzionare.)
    Amedeo Ricucci della RAI – Reporter, La storia siamo noi, TG1; due freelance – Elio Colavolpe e il videomaker Andrea Vignali; una italo-siriana – Susan Dabbous, collaboratrice de Il Foglio.
    La Farnesina ha confermato il sequestro dei giornalisti italiani precisando di seguire “sin dai primi momenti la vicenda. L’unità di crisi si è immediatamente attivata” ed è in contatto “con i familiari”.
    Amedeo Ricucci, professionista dal 1993 ha seguito importanti conflitti negli ultimi vent’anni: Alfgeria, Somalia, Bosnia, Ruanda, Liberia, Kosvo, Afghanistan, Libano, Iran, Iraq, Palestina, Tunisia, Libia e Siria. Quando avvenne l’uccisione del fotoreporter del Corsera, Raffaele Ciriello, era presente.

    Sarebbero stati fermati nel nord della Siria da alcuni ribelli antigovernativi mentre stavano registrando delle immagini.

    Il rimanente alle informazioni di rito.

    Salutazioni

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    • I quattro giornalisti “fermati“, da voci vicinissime alle milizie ribelli (quelle frontaliere che dopo le azioni si rifugiano oltre confine), verranno – terminati gli accertamenti sui filmati che stavano facendo -, verranno accompagnati alla frontiera Turca.

      Il moderato ottiismo si fa sentire!

      Cordialità

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  7. Un fittissimo intrecciarsi di voli militari è in corso mentre il lettore sta scorrendo queste righe. Si tratta di aerei di varia nazionalità, con sigle diverse dipinte sulle loro carlinghe, con equipaggi internazionali, in partenza da aeroporti che spaziano dalla Croazia, alla Turchia, dal Qatar, all’Arabia Saudita, dalla Giordania e da diversi altre basi della Nato. Il New York Times dello scorso 24 marzo parlava di voli che “fanno pensare ad un’operazione militare clandestina ben pianificata e coordinata”.
    È in atto la preparazione di quella che è l’ultima fase, che potrebbe precedere l’attacco militare della Nato contro la Siria e produrre la caduta, con relativa uccisione, del “sanguinario dittatore” di turno.

    Si tratta di un’operazione che comporta grosse spese, per migliaia di tonnellate di armamenti e munizioni, i cui destinatari sono i ribelli del cosiddetto Esercito Libero Siriano.
    L’organizzatore fu l’ “ex” David Petraeus, il che ci dice che Barack Obama non ce la raccontava giusta quando voleva far credere all’opinione pubblica occidentale che gli Stati Uniti non erano poi davvero molto interessati alla caduta di Bashar al-Assad. Anzi, quando affermava di essere preoccupato dell’eventualità che il crollo del regime di Damasco avrebbe potuto provocare l’inizio della frantumazione della Siria in una piccola galassia di faide sanguinose tra etnie, religioni, nazionalità già in ebollizione e pronte a vendicare i torti subiti negli ultimi quarant’anni.
    Ma, a Washington, si ritiene ormai che sia meglio avere dei sunniti al governo di Damasco, piuttosto che degli sciiti alauiti. Ci sarà qualche sgozzamento di troppo, è vero, ma poiché l’obiettivo è quello di creare disordine e non di portare ordine, probabilmente sarà più funzionale questa soluzione. La quale creerà problemi anche per Israele, che si troverà ai confini un altro stato guidato da fanatici jihadisti. Ma Israele può essere accontentata in altro modo: con il via libera contro l’Iran! Anche i turchi potranno avere qualche problema dai curdi siriani, che vorranno unirsi ai curdi iracheni. Ma Recep Tayyip Erdogan saprà come metterli a posto come meritano, gli uni e gli altri. Insomma la faccenda è stata infiocchettata a dovere. Resta solo da consegnarla al destinatario, che è il popolo siriano!
    Siamo stati, negli ultimi mesi, spettatori di una commedia, il cui copione era di far credere che Washington fosse il moderatore dello scontro. Un po’ come accadde alla Libia di Gheddafi: martirizzata da Francia e Gran Bretagna, con – certo – il supporto logistico della flotta e dell’aviazione degli Stati Uniti, ma di malavoglia, con ritrosia, solo per ossequio verso alleati fin troppo aggressivi.
    Ora è tutto chiaro. E’ in corso l’inizio dell’ultima fase. Che prevede una tattica lenta, non un blitzkrieg a breve scadenza. I comandi americani e Nato, in piena sintonia, hanno già calcolato che Bashar non è in condizione di resistere indefinitamente. Lo lasciano cuocere nel suo brodo, sempre più bollente. Circondato da ogni lato, con il solo afflusso (ma difficoltoso) di armi e uomini dall’Iran, sotto un embargo asfissiante. Con Israele anch’essa in posizione di apparente basso profilo, ma incaricato di controllare ogni movimento di mezzi e di uomini dal territorio libanese. La Giordania punto logistico cruciale assieme alla Turchia; l’Arabia Saudita e il Qatar in veste di emissari e finanziatori locali; basi Nato di transito e di stoccaggio nei diversi aeroporti turchi, ultima tappa prima della distribuzione alle formazioni armate che agiscono in territorio siriano.
    E tutto questo mentre, in parallelo, i servizi segreti americani, britannici, francesi, turchi, sauditi, israeliani già agiscono con squadre di commandos, con specialisti in azioni terroristiche, nelle città siriane non ancora raggiunte dall’esercito di mercenari jihadisti.
    False erano anche le notizie che lasciavano intendere la riluttanza americana a concedere armamenti più sofisticati e potenti. Adesso – riferisce esplicitamente il citato New York Times– si sta passando alla distribuzione di armi che permetteranno un corso “più letale” alla guerra civile.

    Senza fretta, naturalmente. Poiché bisogna costruire, nel frattempo, le tappe politiche che serviranno ai giornalisti embedded di tutto l’Occidente a descrivere l’aggressione militare in termini di restaurazione della democrazia in Siria.
    Nei giorni scorsi è stato insediato a Istanbul un governo siriano in esilio, composto di emigrati siriani in America e in Occidente. Immediatamente proclamato come “unico governo legittimo”, in attesa di essere trasferito nei nuovi uffici di Gaziantep, nelle immediate vicinanze della frontiera turco-siriana. Vi resterà fino a che le squadre armate della Nato avranno ricavato qualche nicchia relativamente sicura in territorio siriano, affinché i Quisling possano trasferirvisi e, da lì, cominciare a lanciare i proclami di vittoria.
    fhofA quanto si sa, questo progetto è stato illustrato recentemente a Roma in una conferenza per specialisti intitolata “United States, Europe, and the case of Syria”. Il luogo è stato il Centro di Studi Americani, il presidente del panel era Giuliano Amato, l’oratore principale era Frederic Hof, ambasciatore statunitense e fino a pochi mesi fa capo del team del Dipartimento di Stato impegnato sul “caso Siriano”.
    Se Bashar al-Assad dovesse interporsi – ha spiegato Hof – il fatto stesso sarebbe considerato occasione per intervenire in difesa del “legittimo governo siriano”. Se non vorrà o potrà intervenire, allora si estenderà gradualmente la sua area fino ad arrivare a Damasco. A quel punto o Bashar scappa (sempre che riesca a farlo tra un attentato e l’altro; sempre che riesca a sfuggire ai generali felloni che, nel frattempo, saranno stati comprati a peso d’oro, o impauriti a morte per la sorte dei loro figli e parenti) e il governo degli occidentali viene installato a Damasco, oppure ci sarà la carneficina finale, operata dai tagliagole jihadisti dopo che i missili Cruise e i droni della Nato avranno raso al suolo le ultime infrastrutture difensive, i comandi militari e i sistemi di comunicazione.
    Mosca, Pechino e Teheran, ciascuna per conto proprio, non potranno che prendere atto. Putin sta facendo i suoi conti e Xi Jinping non sarà da meno. Ma entrambi non potranno fare molto di più che protestare al Consiglio di Sicurezza per la violazione delle norme della Carta dell’Onu. E’ una questione di tattica, poiché strategicamente la battaglia è stata perduta. Teheran ha qualche preoccupazione in più. La sparizione di Bashar da Damasco sarà un altro segnale che la pressione sull’Iran è in crescendo. Il viaggio di Obama a Gerusalemme ha lasciato Netanyahu piuttosto soddisfatto. Conoscendo i suoi piani non c’è da stare tranquilli. L’ayatollah Khamenei, la Guida Suprema, nel suo ultimo discorso ha fatto l’elenco dei peggiori nemici dell’Iran, stabilendo un ordine molto chiaro e preciso: al primo posto gli Stati Uniti, poi la Gran Bretagna e la Francia. Israele è finito solo al quarto posto. Un downgrading che indica come a Teheran Barack Obama non sia tenuto in grande conto come premio Nobel per la Pace!
    Quanto tempo ci vorrà per cancellare l’ultimo “stato canaglia” del Mediterraneo? Frederic Hof non lo ha rivelato. Forse non lo sa ancora nemmeno lui. Queste cose richiedono pazienza. Nel frattempo continua quella che un alto ufficiale Usa, che ha mantenuto l’anonimato, ha definito una “cascata di armamenti”. Un vero e proprio ponte aereo di preparazione alla guerra.

    Con ogni probabilità toccherà al prossimo ministro degli Esteri il compito di portare in guerra anche l’Italia in questa ultima avventura “democratizzatrice”.

    Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!


    Cordialità

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  8. I ribelli anti-Assad a Homs hanno ricevuto missili israeliani per combattere “contro i carri armati T-72″ in dotazione all’esercito siriano: lo ha rivelato l’Ansa citando fonti locali. Fonti straniere a Damasco hanno poi dichiarato all’Ansa che a Homs (a nord di Damasco) e a Dayr az Zor (a est di Damasco) “si concentrano le risorse petrolifere nevralgiche per la Siria” aggiungendo che questo spiegherebbe perché proprio la’ “ci sono i combattimenti più intensi”.

    “La lettura settaria o religiosa della crisi che viene fatta in Occidente non risponde alla realtà, in ballo non c’é un confronto tra sunniti-sciiti o alawiti”, spiegano le fonti. “Quello che conta è il controllo delle risorse”, come in Libia. La Siria è un Paese atipico rispetto a quelli del mondo arabo, le varie impostazioni si fondono, lasciando intravedere “uno scontro non impostato sul principio confessionale, settario”. Sono “altri – aggiungono -, forse quelli di al Qaida, che vogliono dare questa immagine di quello che succede in Siria”. La Siria, secondo il World facts 2011 della Cia, conta su 401mila barili di petrolio al giorno (di cui la metà esportati) che colloca il Paese al 34/mo posto nel mondo. Inoltre, a Homs c’é la più importante raffineria del Paese, mentre a Dayr Az Zor, nella valle dell’Eufrate, si concentrano le riserve di gas e petrolio più cospicue della Siria.

    Ho letto i due articoli con un crescendo di malumore profondo.
    Condivido il fatto che è molto probabile, si stia preparando un’altra Libia. Mi auguro di no!
    Un bacio, con stima e affetto.
    Ciao Ninni, buon sabato.

    L.

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  9. C’era una volta l’essere umano e or non c’é più.
    Lo schifo riempie le strade senza affogare le nostre coscienze.
    Posto che ancora qualcuno ne abbia uno. Ma noi siamo qui per informare. Già. Dobbia,o stabilire ‘chi’ informare e su cosa.
    Nessuno vol conoscere e nessuno vuol sapere. Comoda la testa nella sabbia: esorciziamo la paura con l’ignoranza.
    Beati voi che non capite. Vostro sarà il regno dei cieli.

    Una forte stretta di grande ammirazione, caro Ninni.

    E.M.

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  10. Ecco che una profonda tristezza mi colpisce al cuore. Alcune volte trovo un sottile e malefico conforto sulle mie disgrazie.
    E allora le modifico in fortune.
    Gazie Milord.
    Un abbraccio e buona domenica

    Elena

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  11. La seconda parte dell’articolo, quella del probabile attacco della NATO mi fa raccapricciare ancor di più.
    Le conseguenze disastrose, anche in termini di conflitti.
    Non sarebbe un’altra libia: inizierebbe un olocausto senza fine con una profondissima frattura tra medioriente e occidente.
    Con ipotetici scenari: l’Arabia, il Qatar ecc. ecc. che tornano sui loro passi per riprendersi il medioriente e tutti “in coro” a caderci attorno.
    Ciao Ninni

    Lilly

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  12. Che cos’è la Siria? Un buco nero nella storia, nella coscienza, del mondo?
    Anche oggi innocenti massacrati…
    Cosa saranno diventati gli uomini, i padri, i figli, i mariti… E i bambini? Chi ha dimenticato che i bambini sono state le prime vittime di questo conflitto? Chi ha dimenticato i bambini di Daraa? E poi, chi ha dimenticato i bambini che sono stati colpiti per minacciare, ricattare i padri dei loro vicini? E le donne? Dieci bambini e due donne uccise in un bombardamento della Nato nell’est dell’Afghanistan. Nel raid sarebbero morti anche otto, cattivoni, talebani…un danno collaterale.
    Credo di aver capito che la cosa funziona così: ogni raid Nato, dà diritto ad accumulare punti, un bambino vale 2, le donne 1, gli anziani 0,5 e quando raggiungi i 1.000 punti vinci il Nobel per la pace.
    ….
    Ormai non ci sono parole per definire tutta questa tragedia.
    Un saluto a te Ninni… Un saluto caro a tutti…
    Elena, ti sono vicina: Un abbraccio speciale…

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  13. L’amore per la vita!
    L’amore per il mondo!
    L’amore per il prossimo!
    L’amore per …

    L’amore è doloroso perché apre la strada all’estasi.
    L’amore è doloroso perché trasforma: l’amore è cambiamento.
    Qualsiasi trasformazione è dolorosa perché occorre lasciare il vecchio per il nuovo. Il vecchio è familiare, sicuro; il nuovo è assolutamente sconosciuto.
    Nel nuovo ti muoverai in un oceano mai esplorato.

    Per questa ragione nasce la paura; quando lasci il vecchio mondo – confortevole, sicuro – nasce il dolore. È lo stesso dolore che prova il bambino quando esce dal ventre della madre.
    La paura dell’ignoto, l’insicurezza dell’ignoto, la sua imprevedibilità, ti spaventano moltissimo.

    Ma non si può avere l’estasi senza passare per l’agonia.
    Per purificare l’oro, esso deve passare attraverso il fuoco.

    Io sono l’oro e oltre le parole, osservo il fuoco!
    Un bacio.

    LMG

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  14. TESTO DA L’AMORE E IL DOLORE DI OSHO!!
    L’amore per la vita!
    L’amore per il mondo!
    L’amore per il prossimo!
    L’amore per …

    L’amore è doloroso perché apre la strada all’estasi.
    L’amore è doloroso perché trasforma: l’amore è cambiamento.
    Qualsiasi trasformazione è dolorosa perché occorre lasciare il vecchio per il nuovo. Il vecchio è familiare, sicuro; il nuovo è assolutamente sconosciuto.
    Nel nuovo ti muoverai in un oceano mai esplorato.

    Per questa ragione nasce la paura; quando lasci il vecchio mondo – confortevole, sicuro – nasce il dolore. È lo stesso dolore che prova il bambino quando esce dal ventre della madre.
    La paura dell’ignoto, l’insicurezza dell’ignoto, la sua imprevedibilità, ti spaventano moltissimo.

    Ma non si può avere l’estasi senza passare per l’agonia.
    Per purificare l’oro, esso deve passare attraverso il fuoco.

    Io sono l’oro e oltre le parole, osservo il fuoco!
    Un bacio.

    HG

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  15. Non bisogna lasciarsi intrappolare dai pensieri o dai ricordi. Quando arrivano bisogna osservarli con distacco e lasciarli scivolare via.
    I pensieri restano con noi solo se li tratteniamo.
    Come si fa a lasciarli andare via, i pensieri, quando quelli sono piantati nella tua testa come chiodi, che più cerchi di tirarli fuori e più ti lacerano l’anima.

    testo rubato a Gianrico Carofiglio

    un bacio sulla bocca; tua sempre

    HG

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  16. Un lusso!Noi buttiamo il mangiare e insegnamo ai nostri figli che si può scegliere.
    E se ci comportassimo, con coerenza, nella scelta?
    Di oggi le notizie non sono buone. I bambini sempre dentro!
    I crimini sotto i nostri occhi non si contano.
    Soprattutto il distacco con cui osserviamo e ci distruggiamo.

    Le guerre, costoso passatempo per i ricchi. Modificatore di qualsiasi inferno nell’aldilà, creandone uno in terra micidiale.

    Un caro abbraccio.
    Bisous, mon tresòr

    Annelise
    Paris, 8/4/2013

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  17. E così, ormai, siamo alla frutta!
    Ma siamo alla frutta come persone per bene. Persone che vivono l’inferno del quotidiano che non è, poi, tanto diverso da lì.
    Credo sia diventato, soltanto, una questione di “organizzazione e di tempo” e poi, anche noi, dovremo dimenticarci del pane quotidiano.

    L’unica grande tristezza è per i bambini: che insegnamenti forniamo, quando non li ammazziamo prima.
    Un bacio caro Ninni Milord.
    Un saluto per tutti

    Isabella

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  18. Carissimo Milord, ho letto e riletto con il cuore a pezzi. Purtroppo, credo, nessuno possa realmente rendersi conto di cosa significa tutto ciò. Solo chi, come Voi, vive attimo per attimo sul luogo, VEDE. Solo i giornalisti che sono presenti a simili nefandezze ci rendono edotti. Ma chi fra di noi può capire cosa possa significare ” NON AVERE NEMMENO UN MORSO DI PANE “?
    Dormire per terra e morire dal freddo?
    Certo, voi sapete meglio di me, che queste cose capitano anche in Italia ma almeno non abbiamo la guerra in casa.
    Ogni giorno si suicidano persone perchè sono alla disperazione totale, qui nel nostro paese!
    Persone buttate in mezzo alla strada perchè perdono la casa. Cose indicibili per un paese come il nostro.
    Ma la massa, pur facendo grandi sacrifici, tira avanti e l’indispensabile ancora non manca.
    La guerra è ciò che uccide tutto.
    Caro Milord…quando, gli uomini capiranno davvero?
    Sono profondamente pessimista.
    Vi mando tutta la mia amicizia e il mio affetto.

    Giovanna Scaglione Orofiorentino

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  19. Un lusso che non ci si può permettere.
    Ma si può idealizzare un qualcosa di futuro. Portare una parola o fare un gesto che possa descrivere, definitivamente cosa è l’ammirazione senza condizioni.

    Non mi piace Dorian GREY!
    Un bacio Milord

    LMG

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  20. Un lusso che non ci si può permettere.
    Ma si può idealizzare un qualcosa di futuro. Portare una parola o fare un gesto che possa descrivere, definitivamente cosa è l’ammirazione senza condizioni.

    Non mi piace la “BimboMinkia ROUGE”!
    Un bacio Milord

    HG

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  21. Buongiorno Milord,
    Ormai anche la Paura diventa un demone da esorcizzare con il quotidiano buttarsi nell’apparenza e non è per vigliaccheria, credo, piuttosto per soffocare questo senso di declino che sta diventando parte integrante delle vite di ciascuno di noi.
    Dentro le nostre case combattiamo per far sembrare che tutto sia normale, fuori dalle nostre case è più comodo guardare dritto davanti a gli occhi piuttosto che abbassare le difese ed accorgersi che persino gli esseri umani stanno diventando ombre senza volto.
    Vedo sempre più persone agli angoli delle strade che supplicano aiuto e qualche moneta.
    Perché?
    Perché anche la Vita è un Lusso … un Bene per pochi eletti e chi non ha più speranza preferisce farla finita.
    Sappiamo fin troppo bene che stiamo affondando in un Abisso dal quale, non ci è dato sperare di poter trovare il modo per risalire. Sappiamo che non possiamo più dire ai nostri figli … domani sarà meglio di oggi … nemmeno sappiamo se ci sarà un domani, né per noi … chissà per Loro. E come sarà il Vuoto che ci attende? Non lo so e temo la risposta.

    Ho letto l’articolo con un misto di Tristezza e Timore e non vedo alcuna Luce al termine del Tunnel …
    Un saluto Milord, per Voi e per Tutti.

    I Miei Rispetti
    Ni’Ghail

    Slàn

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  22. Siamo a ringraziare tutte le Ladies e Gentlemen, a mezzo un unico messaggio in quanto – in questo frangente – “mancò la fortuna, non l’onore“!
    Mancò il tempo!
    Grazie per la Vostra usuale e bellissima sensibilità.

    Cordialità

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  23. ROMA – Il presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Mario Monti ha annunciato ufficialmente che i quattro giornalisti trattenuti in Siria sono stati liberati. Da fonti giornalistiche locali, sembra che i quattro ora siano in Turchia e, stando a fonti della Farnesina, rientreranno in Italia “in serata”, ma l’orario dell’arrivo non è ancora precisato.
    ___
    … Una Buona Notizia. Non credo ci sia necessità di ulteriori parole.

    I Miei Rispetti Milord,
    Ni’Ghail

    Slàn

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