La isla bonita

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1 Cuba

CUBA, LA DOLCE AGONIA
Le due anime

La prima è quella di Fidel Castro, del socialismo reale della guerra fredda, dei pessimi rapporti con Washington. Del braccio di ferro tra gli isolani e i cubano-americani di Miami e del pugno di ferro del Governo con i dissidenti.
Dell’economia pianificata, del partito-Stato ispirato ai regimi di stampo sovietico, del Lìder Màximo che dal 1959 regna da vero despota, anche adesso attraverso il fratello.
La seconda è quella, reale e inspiegabile, dei cellulari e degli elettrodomestici posseduti da un alto numero di giovani e di famiglie; dei locali alla moda; del prestigioso festival del cinema latino-americano e di una classe media molto meno anti castrista di quanto si creda in Europa e negli Stati Uniti.
La prima Anima, mi viene sbattuta in faccia già all’aeroporto, con le odiose perquisizioni militari in divisa verde-oliva che mi trattengono un tramezzino e un sacchetto di pistacchi. E’ la conferma che “La revoluciòn no muere“, come ricordano le decine di murales della propaganda e del partito-Stato, dipinti già sulla strada che collega l’aeroporto alla Città. E’ la Cuba che sopravvive a se Stessa, nell’interminabile partita a poker che Washington e La Habana giocano da cinquantaquattro anni, dove c’è qualcuno che muore sempre: i Riformatori Veri! E qualcuno che, alternativamente, si spartisce il bottino della vittoria: Castro e i Repubblicani Usa, due nemici che hanno bisogno l’uno dell’altro; vi è un denominatore comune che ne lega le mosse. Lo sanno bene i Miguel che ascoltano la musica sul Malecon, il lungo mare dell’Avana, tenendo d’occhio i risciò con cui si guadagnano da vivere portando a spasso i turisti. Le riforme di Fidel e dei seguaci di Obama hanno, come primo obiettivo, la messa a punto di norme che, paradossalmente, preservano lo “Status quo“.
Quello di “Viva el Socialismo“, altro murales inneggiante all’Immobilità! C’è un rigore teutonico nell’ossatura ufficiale del regime, incardinato nel Partito Comunista di Cuba, l’unico consentito, che nei due testi costituzionali, redatti sotto la tutela di Castro, si auto definisce “Avanguardia Organizzata Marxista-Leninista della Classe Operaia”. Così come sul sistema di organizzazione statale e di governo denominato “Potere Popolare”, attraverso il quale si concretizza il dominio del Partito sul tessuto sociale, con il corollario di alcune organizzazioni giovanili che soppiantano una società civile. Proprio l’opposto della “visione della vita” dei popoli tropicali, geneticamente poco affine alle burocrazie ed alle pianificazioni economiche.
L’Altra Cuba, quella “sotto traccia“, per usare una bella definizione di Aldo Garzia, intellettuale attento alla politica e allo sviluppo sociale dell’isola, è un laboratorio di straordinario interesse, dove cultura e letteratura, pur non godendo pienamente del diritto di cittadinanza nella società, sono apprezzate al livello internazionale e offrono un contributo, rilevante, alla cultura latino-americana. La Cuba “sotto traccia” è quella ben descritta da Luis Manuel Garcìa, scrittore cubano dotato di straordinario senso dell’umorismo: “Noi cubani possiamo pensare ciò che vogliamo, dire quel che possiamo dire e fare tutto il contrario“. Mi riferisco alla Cuba dei “Paladares“, ristorantini a conduzione familiare che sfuggono al controllo statale; quella dei cinema e dei teatri; dei musicisti e degli artisti; delle ragazze facili e dei “gigolò“; di professionisti, ingegneri e medici con venti dollari al mese di stipendio; quella dei studenti che sparano a zero sul regime, ma poi scendono in piazza a sostegno dell’indipendenza di Cuba dagli Stati Uniti. Nessuno dimentica che, nella stagione Caraibica, è lungo l’elenco dei Paesi devastati dalla corruzione e, soprattutto, da indici di qualità della vita a livelli africani.
Dopo avermi servito pollo e patatine” in un paladar di Calle 19, una giovane cameriera-artista si esibisce al piano e a fine serata declama le sue poesie.
Poi, con la leggerezza di chi crede che la storia politica del proprio paese vada accettata come un destino, mi elenca i generi di prima necessità che mancano a suo figlio. Ma, inopinatamente, si congeda ricordando che il suo bimbo “è più fortunato della maggior parte degli altri bambini caraibici“.
Mi guarda, mi scruta e con un sorriso, mi porge una carezza.
Profuma di cannella; profuma di tristezza: Trasuda sensualità!
La osservo come “Il motivo” della crescita di questa arte, che si chiama “Orgogliosa Libertà di pensiero“, che meglio rappresenta l’evoluzione di questa società, dei successi e delle delusioni, le aspirazioni e le sue frustrazioni.
Ancora viva in questi occhi e nelle lunghe passeggiate, mentre tenta di spiegarmi il comunismo (socialismo) cubano.
Ancora viva, malgrado tutto e malgrado la sua morte dentro le sue stesse parole, che rimarranno solitarie tra la spiaggia e il sogno/incubo occidentale!
Giunsi con l’animo dei Corsari, con la chimera di un tesoro. Spinto da sentimenti diversi di reducismo, di autenticità, di velleitarismo, di avventura per scoprire e riscoprire chissà che cosa.
E per magia ho trovato la Cuba del sorriso degli “Stenti“, dell’ “amore“, della “rabbia” e dell’ “accidia” e dei “sogni”!
 Cordialità
2 Malecon(PS: solo per questo articolo abbandoneremo il nostro, proverbiale,  “voi”)
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62 pensieri su “La isla bonita

    • Giorgia Mattei

      bene arrivata presso questo umile blog.
      Cuba, in un modo o nell’altro, è sempre nell’occhio del ciclone. Qualche volta per il popolo e alcune volte per i suoi governanti.
      Comunque le impressioni sono sempre quelle da me descritte.
      Ciao

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      • Grazie, Ninni, per la risposta. Non me l’aspettavo. Io credo che agire, anche informando, sia positivo per risolvere qualsiasi male. Proprio come hai fatto tu.
        Ti bacio e buona domenica

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  1. Grandissimo reportage, degno de “Le Monde”.
    Da parte mia, vorrei solo ricordare che gli USA affamarono Cuba, negando altresì medicinali per i bambini. E che, comunque, prima di Castro, stavano peggio.
    Ciò peraltro non toglie che a lui i medicinali li passavano…
    Complimenti e radiosità, Milord*
    O.T. Viva Putin!

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    • Alessandra Bianchi

      Grazie per il “grandissimo”.
      E’ un racconto e neanche scritto troppo bene.
      Il fatto è che, purtroppo, l’opera di “affamamento” da parte degli Usa, non termina.
      Attenta, mi riferisco a svariate forme di fame: economiche, finanziarie, intellettuali e sociali.

      Radiosità

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  2. Adesso dimmi: perché non mi avvisi quando vai ai Caraibi e specificatamente a Cuba?
    Potevo venire anch’io, no?
    Così mentre tu stavi a riflettere sulla natura politica dell’Isla bonita, io mi facevo qualche bagno al lungo mare Malecon.
    Tu no, vero?
    Vabbè, buona giornata.
    Ciao

    🙂

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  3. Ho letto tutto mentre facevo colazione.
    Mi hai messo di buon umore, tesoro. 🙂
    Ma dici davvero che ti hanno sequestrato il tramezzino?
    Forse avevano fame…
    Scappo mon trésor.

    Annelise pour toi.

    Paris, 22/5/2014

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  4. Questa è una analisi perfettmente calzante. Pensare che l’occidente non riesce a rimanere equidistante come te.
    O tutti di la o tutti di qua.
    Si assiste, però, a queste forme di indagine che fanno vedere tutte le contraddizioni della nostra società, da qualsiasi parte arrivino.
    Ciao

    Saluto chi conosco

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  5. La Rivoluzione Cubana – sempreché tale la si possa definire – è purtroppo servita a Fidel Castro per imporre una dittatura stabile non dissimile da quella di Stalin. D’altro canto non poteva che essere così, essendo Castro sfegatato ammiratore del tiranno Stalin, uomo, alla fin dei conti, ben peggiore di Hitler, anche se, purtroppo, ieri come oggi si parla davvero poco dei crimini operati dall’Uomo d’Acciaio (con il piede porchino però). Stalin, rimane nell’immaginario di molti, un eroe. Eroe di che? D’aver ammazzato milioni di persone, ebrei, omosessuali, dissidenti politici, etc. etc.? Fidel Castro non è affatto dissimile da Stalin: è un tiranno, nient’altro che questo. Ha usato Ernesto Che Guevara, nobile animo ma anche un illuso e un ingenuo romantico, per raggiungere i suoi fini, e alla fine lo ha scaricato lasciandolo morire in Bolivia. Non ci sono prove, perlomeno per adesso, che Castro abbia in qualche modo aiutato a far ammazzare a tradimento il Che, ma il sospetto è più che legittimo. E se mai un giorno Cuba sarà libera, non mi stupirò affatto di scoprire che Castro ha fatto sì che il Che cadesse in trappola. Dopo la morte del Che, Fidel Castro ha tradito la Rivoluzione socialista: ha lasciato i poveri nella povertà, ha indetto purghe castriste, si è scagliato contro i dissidenti politici con ferocia inaudita, ha condannato e trucidato centinaia di omosessuali, ha negato i diritti umani, non ha esitato a censurare la cultura, la libertà di opinione e nemmeno ha esitato un solo istante a utilizzare la tortura sui prigionieri, su vittime innocenti. Castro ama vivere nel lusso, non ha mai sognato il Socialismo per sé e per cuba: il Socialismo è stato una scusa per togliere ai poveri e farli diventare sempre più poveri, di tutto. Solo con gli anni, con la dilagante informazione – che non poteva essere più ostacolata anche grazie alla diffusione di internet -, il popolo cubano ha cominciato a godere di minimi diritti. Ma nell’intanto Fidel Castro ha continuato a vivere nel lusso più sfrenato senza farsi mancare niente di niente: ha preso per sé tutti gli agi di quel capitalismo che in pubblico dice di odiare, mentre al popolo ha dato gli scarti e nemmeno quelli. Ancora oggi è lui a tenere il potere, anche se in pubblico non appare più: Raul è solo una marionetta che prende ordini dal Fidel. Si è circondato di radical chic, come Garcia Marquez; e non sappiamo quante donne abbia avuto e quale destino abbiano subito. Oggi a Cuba, Yoani Sanchez, ad esempio, è censurata: perché sì, gli ci è voluto un po’ ai fedelissimi di Castro per capirlo, ma alla fine internet è entrato anche nelle loro teste vuote. E giù di censura, quando non è la prigione. L’eredità di Stalin e di Castro è stata ahinoi raccolta da Vladimiro Putin – che reputo essere forse peggiore e più pericoloso di Stalin. Detto ciò, gli americani hanno la loro parte di colpe: ma ciò non spiega affatto perché Castro ha tutto ma proprio tutto quello che il Capitalismo può offrire, mentre il popolo no. Qualcosa non torna. Anzi, più di qualcosa non torna.

    Un forte abbraccio d’amicizia e stima, caro Lord Ninni

    beppe

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    • Iannozzi Giuseppe

      Beppe, amico mio, ecco la rivelazione Yoani.
      ne volevo parlare ma, come da quotidiana lettura, ho preferito glissare. Sarei, forse, stato molto cattivo. Le speranze di democrazia e risveglio nazionali (con una buona dose di riscatto sociale) sono stati delusi.
      Non torno più sull’argomento: la signorina è stata cancellata dall’ennesima marea di delusione.

      Un abbraccio con stima

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      • Caro Lord Ninni,

        con Yoani, quando uscì la prima biografia scritta dall’ormai suo ex biografo italiano, Gordiano Lupi, ci andai giù piuttosto pesante, tant’è che l’autore un po’ se ne ebbe per quanto da me espresso. I dubbi, già nel 2010, erano molti e molto forti.

        Fra i tanti dubbi da me sollevati nel 2010, mi permetto di riportare questi:

        Il blog di Yoani ha ricevuto diversi premi: perché?

        Premio Ortega y Gasset dal quotidiano spagnolo El País, al 50 % americano, nelle mani della Liberty Acquisition Holdings, una Spac (Special purpose adquisition company) da 900 milioni di dollari di liquidità fondata nel 2007 da due miliardari, Nicolas Berggruen e Martin E. Franklin; El Pais, del Gruppo Prisa Madrid vede oggi anche la partecipazione di Telecinco (cioè di Mediaset), quindi del premier italiano Silvio Berlusconi (Popolo delle Libertà – destra italiana);

        il Time segnala Yoani Sánchez come una delle 100 persone più influente del 2008; par quasi superfluo indicare che il Time è americano al 100 %;

        sempre l’americanissimo Time insieme alla CNN (anch’essa americana al 100 %) include il blog di Yoani tra i 25 migliori blog del 2009;

        nell’ottobre 2009 alla blogger viene assegnato il Maria Moors Cabot Award dalla Columbia University di New York; ennesimo premio tutto americano di chiaro stampo ultracapitalista.

        Yoani Sánchez ha ricevuto diversi premi, peccato che tutti le siano stati assegnati da gruppi editoriali americani multimiliardari e di evidente stampo ultracapitalista. Generación Y, il blog di Yoani, si dichiara indipendente; riceve però solamente premi da gruppi editoriali americani. Chissà se Yoani ci ha mai pensato a questo particolare non da poco; o forse, non essendo mai stata negli USA, con tanta frustrata ingenuità immagina gli Stati Uniti d’America come il miglior paese possibile!

        Per me non è stata una delusione, questo perché la Storia è ciclica e si ripete sempre, così come i personaggi che la fanno o che credono di farla. Nessuna delusione per me. Era stato già tutto scritto anni or sono. Mi spiace per quanti hanno avuto cieca fiducia in lei, ma bisognerebbe imparare a essere molto molto più scettici di fronte a santoni e rivoluzionari: alla fine mostrano la loro vera faccia sempre, quella di radical chic nei migliori dei casi.

        Io l’ho già dimenticata e non credo proprio che tornerò sull’argomento. Non ne val la pena, tanto più che la pubblicità, seppur in negativo, contribuisce a farla stare a galla.

        Un forte abbraccio con uguale stima

        beppe

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  6. Lo que usted escribió, mi amigo, es la verdad. Una realidad que el pueblo cubano se siente en su propia piel.
    ¿Qué puede permanecer después de sufrir?
    Permanecen sus palabras y la voluntad de ayudar a sus hermanos en un fuerte abrazo.

    El abrazo de un amigo.
    Hola Ninni.
    Tu amigo Yáñez

    La Habana 22 de mayo 2014

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    • Yáñez Irribarra

      Vea, amigo mío, que estoy describiendo lo que se vive todos los días?
      Libertad de spravvivere feliz con la persona que amas es un derecho, no una imposición por un dictador terrorista.

      Un abrazo

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  7. Pingback: Iannozzi Giuseppe in arte "Beppe Iannozzi"

  8. Sono piacevolmente rimasta incanta da quanto ha scritto Milord, un resoconto attraverso i suoi occhi delle due facce di Cuba veramente interessante ed intrigante. Complimenti !!
    Ossequi e cordialità. Patrizia

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    • Patrizia M

      Le due facce cubane esistono e permangono sia dall’invertidora cubana del ’59, sia dall’embargo statunitense.
      tra quell’incudine e quel martello vivono le due anime.

      Grazie per esserci

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  9. Dottor Raimondi, ci ha fornito l’immagine che, probabilmente, è aderente alla nostra realtà.
    Almeno per me, lei ci ha donato uno spaccato realistico di una società nella propria evoluzione.

    Sono veramente soddisfatto. La saluto

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  10. Nikolaij Kuznetsov

    Grazie per il “tosto”.
    Ti pareva che non mi ricordassi le vite “salvate” da parte del comunismo?
    (Vite comuniste, mentre per gli oppositori, invece …. ).
    Vabbè, per oggi, ti perdono. Passa un buon fine settimana.

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  11. Grazie per la bella risposta, Ninni.
    Devo dire che Yoani Sanchez ha deluso anche me.
    Ho letto, mettendolo a fuoco, adesso, la tua descrizione degli “avvicati” a pochi dollari.
    Li sanno bene come fare a sopravvivere.
    Un bacio e buon fine settimana

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  12. Un reportage in un contesto politico attualissimo.
    Le tue parole sono, amico mio, in un contesto di rivalutazione dell’analisi politica complessiva.
    Di questo te ne do aytto.
    Un abbraccio e buna giornata.

    Max

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  13. Nel frangente politico che porta ad una riflessione seria. Il PD, in italia, a percentuali insperate dopo le votazioni politiche europee con un voto mirato per Renzi e non per il PD stesso, abbiamo la tua analisi politica su una nazione, stato partito che è ben reale e realistica.
    sei bravo ninni.
    Ti voglio bene.
    Ciao e bacetto.

    Diciamo che abbiamo innaugurato la stagione dalle libertà essenziali a quelle ttali.

    Marisa

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