Ci dica …

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Nuovo Giugno

Ovviamente, al posto dei medici, potremmo inserire magistrati, magistrati preparati, magistrati impreparati, magistrati che perseguitano parlamentari e magistrati che perseguitano e basta; politici, politici sindaci, politici presidenti di regione, politici presidenti, politici che acquistano la casa e non lo sanno, politici arrestati che lo sanno; ex politici, politici che urlano e politici che sono sereni; dirigenti, esattori di Stato, esattori di mafia, di Stato/mafia; banchieri, banchieri arrestati e banchieri che vogliono fare i partiti politici,   ecc. ecc.
Cordialità.

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21 pensieri su “Ci dica …

  1. Oggi come oggi qualsiasi potere costituito va benissimo.
    Basta che ti guardano storto, oppure accennano a una minaccia, tanto stiamo messi male, che l’hanno subito vinta.
    Altro che …

    Saluti dalla partenope Capitale
    Dudù

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  2. Miao Ninni. “Ti dico che…”

    […] La casa è sempre in penombra. La cucina è fasciata di penombra come a non voler disturbare i ricordi, come se troppa luce ferisse i ricordi. O li rendesse vivi, acuminati al punto da ferire a loro volta. I ricordi feriscono sempre, premono, urtano, gemono. Tenerli avvolti d’ombra aiuta a reggerne l’urto. Era andato a nascondersi, come quando non se ne può più e si corre via finalmente liberi da tutto. Si può fuggire senza rancore quando dolore, tristezza, vecchiaia, debolezza rendono i giorni insostenibili. Chi ha amato veramente, e ha vissuto senza false balle consolatorie, alla fine davvero non ne può più. Lui era uno di questi: aveva vissuto di tutto e tutto intensamente. Poi era andato via, lasciandola sola.
    In verità non si vedevano molto. Ma quando capitava era un completarsi. Uno depositava nel cavo dell’altra un po’ d’amore, come una farfalla che si poggia nella conca della mano. L’altra colmava i vuoti del primo, come la fontana rasa il mastello e lo fa tracimare. I loro incontri erano materia liquida: entrava dappertutto, li riempiva, li saziava, s’abbeveravano l’un l’altra, si dissetavano coi musi vicini, come capretti al ruscello.Erano buone ore quando stavano assieme. Buone per ciò che restava delle loro anime. Le loro anime non erano intere. In passato le avevano divise con qualcuno che era stato allontanato. Chi viene allontanato non se ne va a mani vuote, ruba sempre un po’ d’anima all’altro. Non si esce ad anima integra da una separazione o da spartizioni di beni comuni. Il passato condiviso non si cancella, resta lì col muso duro e il pugno chiuso, a rammentarci che è esistito. Dentro al pugno un po’ d’anima dell’altro. E viceversa.
    Sopra l’acqua dei torrenti erano corsi veloci i fiori dell’infanzia. Era stato lo stesso per l’adolescenza.
    Alla fine, le foglie giacevano secche ai piedi dei faggi secolari. I mesi del gelo si palesavano presto, avanzando antichi e lenti come candidi buoi al giogo. La neve seguitava a cadere tranquilla e seppelliva nel tempo gli anni e la gioventù. Aveva ceduto? Non ancora. Ma sentiva che mancava poco. Sotto la neve dormiva la memoria. La memoria perduta per sempre. Ma non era morta, la memoria resisteva. Congelata sotto un manto di silenzio, era pronta a rifiorire in qualche remota primavera. O in qualche libro. […] Tratto dal libro di Mauro Corona “Come sasso nella corrente”.

    Rimangono i ricordi puliti amiao Ninni mio, quelli che odorano di buono e di biscotti.
    Non sono gli infami che fanno i ricordi… “quelli” fanno la storia e il quotidiano.
    Non scrivo di “brutta” gente, in giro ci sono un sacco di cose orrende e di avvenimenti devastanti che puntinano la nostra esistenza e allora ho deciso di lasciarti una pagina di cose buone; di sentimenti che emozionano. Per il resto “quei brutti ceffi” non meritano il mio tempo… o il mio rispetto.

    L’amore e il rispetto li fa chi ha dato parte di se.
    Ti sono accanto. Nel sonno come nella veglia.

    La tua Gatta Piccola

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