Nadiya Zaytseva III

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2Nadiya impiegò tre giorni per trovare il coraggio necessario a percorrere il miglio che separava Hillside da Meadowland.
Davvero stupido. In effetti, sin dal momento del suo arrivo, aveva saputo da Brianna che il duca era abituato a trascorrere i pomeriggi a consultarsi con i fittavoli e a ispezionare i terreni. Non c’era motivo per esitare tanto a lungo.
In fondo prima avesse trovato le dannate lettere, più presto sarebbe tornata in Russia.
Ripeteva a se stessa che la sua riluttanza non era altro che avversione. Non era una bacchettona: come avrebbe potuto con una madre come Elisaveeta? Ma comportarsi da ladra le pareva comunque disdicevole.
In fondo all’anima, però, sapeva che non era soltanto l’etica a spingerla a rimandare l’inevitabile.
Era piuttosto la sua reazione al Duca di Huntley.
Strano come il suo intero corpo avesse iniziato a formicolare non appena lui le aveva lanciato un’occhiata. Era senza dubbio un bell’uomo, ma lo stesso valeva per il fratello. Eppure Nadiya provava per Lord Summerville soltanto gratitudine, mescolata a un fastidioso senso di colpa.
In ogni caso non sentiva il cuore battere forte né le ginocchia tremare ogni volta che si trovava in sua compagnia. E non provava nemmeno l’inquietante sensazione che il suo sguardo acuto sapesse vedere oltre i deboli pretesti che giustificavano la sua presenza nel Surrey.
Infine decise di non poter più rimandare la spedizione.
Attese che Brianna si ritirasse a riposare dopo pranzo, uscì da una porta secondaria e iniziò a vagare per il giardino. Soltanto quando fu sicura di non essere più visibile dalla villa, varcò un cancello e iniziò ad attraversare i prati.
Una volta lontana dalla casa, si concesse di rallentare il passo e di godersi il cielo sereno, comparso dopo una mattinata nuvolosa. La sua balia le aveva raccontato storie affascinanti sull’Inghilterra, parlandole del villaggio natale nel Derbyshire e della splendida campagna. Tuttavia il paesaggio era ancora più gradevole del previsto.
Era così… verde.
Evitando i numerosi cottage, Nadiya preferì inoltrarsi nel bosco piuttosto che continuare per i campi. Sebbene non intendesse insinuarsi di soppiatto a Meadowland, preferiva che la notizia del suo arrivo non si diffondesse troppo nel vicinato. Non desiderava che il duca si affrettasse a rientrare.
Seguì con attenzione il sentiero, finché sbucò all’aperto e sbarrò gli occhi alla vista dell’antica dimora.
Non era sontuosa o imponente come certi palazzi russi e persino da lontano sembrava piuttosto trasandata, come una pantofola comoda e molto usata. Tuttavia le piacque subito.
La massiccia costruzione in pietra, infatti, comunicava un senso di rassicurante solidità. Con le sue larghe campate, le finestre a ghigliottina e la balaustra in pietra intagliata, sembrava essere spuntata dalla natura circostante, invece che costruita dall’uomo.
Nadiya l’ammirò in silenzio per qualche istante prima di costringersi a proseguire. Le sarebbe stato molto più facile arrendersi al panico che la minacciava e tornare di corsa a Hillside.
Non ti comporterai da codarda, Nadiya Zaytseva.
Fingendo una sicurezza che non provava affatto, seguì il sentiero oltre il cancello, salì i pochi gradini e attraversò la terrazza. Non si meravigliò quando vide spalancarsi uno dei grandi battenti di quercia: il Duca di Huntley sembrava il tipo da ispirare tra i dipendenti fedeltà e solerzia.
Ogni audacia minacciò di svanire sotto il severo esame del maggiordomo in uniforme nera e oro.
L’anziano domestico, infatti, non fece alcuno sforzo per mascherare il fastidio per la visita improvvisata. Tuttavia, essendo stato avvisato dell’invito rivolto a Nadiya, la condusse di malavoglia nell’atrio di marmo, da cui saliva il notevole scalone; la guidò per un corridoio rivestito di pannelli di legno e le indicò la biblioteca.
Dopo averle aperto con un inchino, scomparve nei meandri della casa, lasciandola sola nell’ampio locale.
Lei sospirò di piacere alla vista degli scaffali carichi di libri, che si elevavano per due piani, sino a un soffitto affrescato con un magnifico paesaggio locale. Lungo una parete correva una fila di alte finestre, affacciate su un grazioso parco, ricco di alberi e fiori selvatici. Sul fondo, invece, c’era un sontuoso camino in marmo, davanti al quale erano disposte due poltrone e un tavolino.
Infine Nadiya posò lo sguardo sul grande scrittoio in noce, con relativa sedia, situato presso le finestre.
Ebbe un momento di indecisione. Avrebbe osato uscire di soppiatto per cercare le camere della contessa, oppure le conveniva iniziare le ricerche in biblioteca?
Alla fine vinse la paura. Come trovare l’ardire di sfuggire al controllo dei devoti servitori, per intrufolarsi nella vita privata di una signora defunta? Il semplice pensiero la colmava di terrore.
Inoltre non era da escludere che la Duchessa di Huntley avesse l’abitudine di sbrigare la corrispondenza in quella splendida stanza.
Una volta presa la decisione, si avvicinò allo scrittoio, si chinò e aprì in fretta uno dei cassetti. Guardò con una smorfia il mucchio di carte e si rese conto che l’operazione avrebbe richiesto molto più tempo del previsto.
Senza perdere d’occhio l’ingresso, tirò l’ultimo cassetto, ma proprio in quell’istante distinse un rumore di passi in corridoio. Richiuse con un colpo secco e, con il cuore in gola, si parò di fronte al più vicino scaffale. Mentre fingeva di studiare il dorso dei volumi, sentì entrare qualcuno. Si voltò a guardare con falsa indifferenza, quasi sicura che il maggiordomo fosse venuto a chiederle di andarsene. Invece riconobbe sulla soglia il duca in persona, che, serio in volto, la fissava con inquietante intensità.
Nadiya si immobilizzò. Santo cielo! Era proprio bello, con i suoi perfetti lineamenti virili e il suo fisico atletico, messo in risalto dalla giacca blu e dai calzoni scamosciati.
I riccioli corvini erano spettinati dalla brezza e la cravatta allentata rivelava il collo muscoloso.
L’aspetto scompigliato, frutto delle ore trascorse all’aperto, lo rendeva ancora più affascinante.
Ma era soprattutto il suo sguardo insistente a generarle un brivido lungo la schiena.
Non era affatto stupido ed era chiaro che non si fidava del tutto di lei.
Un tipo pericoloso.
Il silenzio si protrasse per alcuni penosi secondi, poi, con un sorriso che non corrispondeva all’espressione degli occhi, il duca le andò di fronte, le prese la destra e se la portò alle labbra.
“Miss Zaytseva” mormorò. “Il maggiordomo mi ha informato che vi avrei trovata qui.”
Nadiya sottrasse subito la mano, turbata dal formicolio di piacere che saliva lungo il braccio.
“Non…” Si interruppe per schiarirsi la gola. “Non mi aspettavo di vedervi.”
Lui inarcò stupito un sopracciglio. “No?”
“Lady Summerville mi aveva spiegato che trascorrete quasi tutti i pomeriggi nei campi.”
Un lampo si accese negli occhi blu. Curiosità? Sospetto?
“Di solito sì, ma a volte mi capita di dedicarmi all’amministrazione” tenne a precisare lui.
Mai affidarsi alla fortuna! Nadiya non avrebbe mai più commesso quell’errore.
“Spero di non essere stata invadente, Vostra Grazia.”
“Certo che no.” Appoggiò con disinvoltura una spalla alla massiccia libreria e si soffermò a osservare il suo3 abito di cotone, che aveva delle roselline di seta cucite attorno alla scollatura. Infine riportò l’attenzione sul suo viso, rosso di imbarazzo. “Vi avevo invitata io a venire. Avete trovato qualcosa di interessante?”
Lei riuscì a rivolgergli un sorrisino insulso. I molti anni trascorsi nell’ambiente della nobiltà le avevano insegnato almeno un po’ a simulare.
“Mi stavo guardando in giro. La vostra collezione è davvero magnifica.”
“In tutta onestà vi confesso di averla ereditata in gran parte dai miei antenati, anche se ogni tanto vi aggiungo qualche volume.”
Nadiya lanciò un’occhiata ai pacchi ammonticchiati su un tavolo vicino all’ingresso. Avrebbe scommesso la sua collana di perle che contenevano libri appena acquistati.
“Ogni tanto?” ripeté.
“Be’, forse dovrei dire abbastanza spesso” si corresse con un irresistibile scintillio negli occhi.
Lei sentì uno strano fremito allo stomaco. Era troppo consapevole del suo fascino.
“In ogni caso non vi voglio disturbare. Tornerò…”
Senza dire nulla, lui le afferrò un braccio e la condusse verso le poltrone.
“Accomodatevi, vi prego, Miss Zaytseva” la invitò quindi. “Ho chiesto a Mrs. Slater di servirci il tè. Credo che la sua torta al limone sia la migliore d’Inghilterra.”
Nadiya valutò le probabilità di riuscire a fuggire senza farsi agguantare, ma subito respinse l’assurda idea.
Era intrappolata e non poteva fare altro che affrontare con coraggio la situazione.
Prese quindi posto in poltrona e ripiegò le mani in grembo, sperando che il duca non ne notasse il tremito.
“Vi ringrazio.”
Lui si sedette a sua volta, poi allungò le gambe muscolose di fronte a sé.
“Ditemi cosa avete visto della casa.”
Lei si irrigidì all’istante. Mon Dieu! Aveva forse intuito le sue intenzioni?
“Scusatemi?”
“Immaginavo che Goodson ve l’avesse fatta visitare. È talmente fiero di questa vecchia dimora fatiscente, che tende a trascinare gli ospiti di stanza in stanza, senza preoccuparsi se si annoiano.”
“No” rispose lei, mascherando il sollievo. “Naturalmente ho avuto la possibilità di ammirare l’atrio e lo splendido scalone. Capisco l’orgoglio del maggiordomo.”
“Edmond sostiene che cadrà tutto in rovina se non provvederò in fretta ai restauri.”
“Non mi pare poi così malconcia” protestò lei. Vedendolo inarcare un sopracciglio, ammise con un sorrisino: “Anche se, magari, ha un’aria un po’ vissuta. Comunque è comprensibile che esitiate ad apportare delle modifiche”.
“Cosa ve lo fa pensare?”
“Da quanto so, avete perso i genitori quando eravate molto giovane, quindi immagino che teniate a serbare il loro ricordo, soprattutto in casa.”
Lui parve stupirsi non poco per quell’osservazione. Strano. Nadiya non aveva impiegato molto a capire che soffriva ancora per la morte dei suoi. Era forse convinto di mascherare bene la sofferenza?
La risposta venne impedita peraltro dall’ingresso di una giovane cameriera.
“Il tè” mormorò il duca, quindi indicò alla ragazza di posare il vassoio sul tavolo accanto alla poltrona dell’ospite.
Lei obbedì subito; poi chinò la testa graziosa, dai folti riccioli castani.
“Desiderate altro, Vostra Grazia?”
Senza perdere di vista Nadiya, lui rispose: “Basta così, Maggie, vi ringrazio”.
La domestica uscì e richiuse la porta.
“Sareste così gentile da versare il tè, Miss Zaytseva?” le chiese.
“Certo.” Lei si affrettò a sistemare le raffinate porcellane del duca. “Zucchero?”
“Solo un goccio di latte.”
Contenta di avere un pretesto per distrarsi da quello sguardo insistente, Nadiya riempì le tazzine, poi mise nei piatti qualche tartina e una fetta di torta.
Purtroppo il duca non bevve né mangiò nulla, ma continuò a fissarla come se fosse stata un’erbaccia che aveva osato insinuarsi in un campo impeccabile.
Lei sorseggiò il tè, guardandosi attorno con finta indifferenza. Infine i suoi occhi si posarono su un grande ritratto appeso sopra il camino.
“Sono i vostri genitori?”
“Sì. Il dipinto è stato eseguito poco dopo il matrimonio.”
Nadiya studiò la coppia e non si stupì nel notare che il precedente duca era un gentiluomo alto e attraente, dai capelli neri e dall’aria autorevole, mentre la moglie era una bella donna minuta, con i magnifici occhi blu che aveva trasmesso ai figli.
“La duchessa era incantevole come mi ha riferito mia madre” sussurrò. “Erano carissime amiche, sapete.”
“Così ho sentito dire.”
Lei avvicinò di nuovo la tazza alle labbra, reprimendo il potente impulso di darsela a gambe. Nel nome del cielo! Era un’occasione perfetta per scoprire le informazioni che le servivano. Perché mai esitava?
“Non so se abbia mai perdonato il duca per averle sottratto l’adorata Mira” notò, sforzandosi di guardarlo negli occhi. “Mi ha anche confessato che la sua unica consolazione era scriverle lunghe lettere.”
“Valeva anche per mia madre: da quanto rammento, ogni mattina si dedicava per parecchie ore alla corrispondenza.”
“Be’, questo è uno splendido locale per scrivere.”
Lui strizzò gli occhi. “In realtà preferiva il salottino privato, annesso alla sua camera. Dalla finestra entra la luce mattutina e si gode di una vista perfetta del lago, che a lei piaceva tanto.”
Nadiya ne prese mentalmente nota. Dunque sapeva di dover escogitare un sistema per frugare nel salotto della duchessa, situato sul lato orientale dell’edificio.
Per il momento era sufficiente.
“Non riesco a immaginare una sola stanza che non offra un bel panorama” commentò a quel punto in tono leggero. “Il parco è stupendo.”
“Meno ornamentale di quelli tipici russi, anche se mia madre aveva progettato il giardino delle rose pensando a quelli di San Pietroburgo: è pieno di statue e di fontane di marmo.”
Lei lanciò un’occhiata fuori dalla finestra. “Mentre voi preferite un paesaggio meno addomesticato?”
“Secondo me la natura è l’artista migliore.”
“Eppure trascorrete molto tempo a occuparvi dei campi.”
Nadiya si voltò appena in tempo per cogliere l’ombra di sincero divertimento che gli aveva raddolcito i lineamenti.
“È vero, in effetti, ma non a fini estetici.”
“Certo. Per voi il lavoro è più importante di qualsiasi altra cosa.”
Il duca abbassò lo sguardo e lo soffermò sulle sue labbra. “State attenta, Miss Zaytseva, o mi farete girare la testa.”
Nadiya sentì il cuore mancare un colpo. Posò la tazza e si ficcò in bocca un pezzo di torta, nel tentativo di distrarsi dal repentino senso di calore.
“Mi permetto di dubitare che qualcuno o qualcosa vi possa turbare, Vostra Grazia” mormorò infine. “Siete molto…”
“Cosa?”
“Avveduto.”
“Dunque voi mi considerate concreto e avveduto.” Sorrise, d’altra parte la voce tradiva una lieve punta di irritazione. “Caratteristiche auspicabili in un uomo d’affari, ma non tanto in un gentiluomo.”
Lei inarcò le sopracciglia con stupore. “Preferireste essere giudicato stupido e superficiale?”
“Bello e affascinante, piuttosto” la corresse fissandola negli occhi.
Per un lungo istante, Nadiya si smarrì nelle splendide iridi blu, dimenticando le richieste della madre, le dannate lettere e il sospetto che il duca stesse giocando con lei come un gatto con un topolino.
Il suo unico pensiero era che quell’uomo risvegliava in lei sensazioni sconvolgenti e deliziose. Se lo avesse conosciuto in un salotto di San Pietroburgo, avrebbe fatto il possibile per conquistarlo.
Appena si rese conto che il duca la fissava con curiosità, lei si voltò per deporre il piatto.
“Avevate ragione, Vostra Grazia.”
“Sì?”
“È la torta al limone più gustosa che avessi mai mangiato in vita mia.”
“Ah!” esclamò lui. “Ditemi, Miss Zaytseva, come vanno le cose in Russia?”
Lei sbatté le palpebre a quella domanda inattesa. “In che senso?”
“Quando mio fratello è partito da San Pietroburgo, aveva appena assistito alla repressione di un ammutinamento” le spiegò lui.
Nadiya serrò la bocca, ricordando la rivolta delle guardie imperiali. Come sua madre aveva notato di recente, la situazione politica russa era sempre piuttosto torbida, tra le interferenze dei governi stranieri e le società segrete che complottavano contro lo zar. Tuttavia il tradimento dei militari scelti aveva inferto un grave colpo al cuore del povero Alessandro Pavlovich.
“Sì, è stato un episodio spiacevole.”
“Più che spiacevole, direi.”
Lei sollevò il mento con aria offesa.
“Nemmeno in Inghilterra sono mancate le ribellioni.”
“È vero” confermò lui con un sorriso. “Ero solo curioso di sapere che aria tirasse in città.”
“La solita, immagino.”
“Lo zar è tornato dai suoi viaggi?”
Nadiya rifletté un istante, domandandosi se si trattasse di curiosità generica, oppure di altro.
“Non ancora, quando sono partita. Comunque credo che dovesse rientrare entro breve; non mi tiene informata dei suoi movimenti.” Purtroppo era vero. “L’imperatore vi interessa per qualche motivo specifico?”
Il duca si irrigidì in volto. “Stimo molto Alessandro Pavlovich, però ha l’abitudine di mettere in pericolo mio fratello, quando ne ha bisogno.”
“Credevo che Lord Summerville si fosse dimesso dalla carica” notò lei, perplessa.
“Sì, in effetti.”
2Era dunque questo il suo sospetto? Che fosse venuta nel Surrey per convincere Edmond a tornare in Russia?
Si levò in piedi, sperando di nascondere il sollievo.
“Dovrei tornare a Hillside prima che Lady Summerville inizi a preoccuparsi.”
“Ma non avete nemmeno scelto un libro” protestò il duca, alzandosi e andandole accanto.
“Magari un altro giorno. Una donna nelle sue condizioni deve stare tranquilla.”
“Brianna vi ha detto che è incinta?”
“Non proprio, ma non era difficile capirlo, considerato…” Si interruppe, accorgendosi che non era il luogo adatto per rivelare che la povera Brianna trascorreva gran parte delle mattinate a combattere la nausea.
“Quindi non sono l’unica persona avveduta.”
“Non saprei” si schermì Nadiya. Se avesse avuto un minimo di buonsenso, non avrebbe mai acconsentito a quella folle missione. “Arrivederci, Vostra Grazia.”
Dopo un rapido inchino, si diresse rapida alla porta ma non si stupì più di tanto quando, prima ancora di aprire il battente, sentì la voce profonda del duca che la richiamava.
Niente sembrava facile in presenza di quell’uomo.
“Ci vedremo a cena.”
Con una certa riluttanza, si girò e si accorse che si era spostato dietro lo scrittoio.
“A cena?”
“Mio fratello mi ha invitato a Hillside.”
Il cuore di lei sussultò, ma non di paura.
“A stasera allora.”
“Un momento, Miss Zaytseva” mormorò il Duca di Huntley, impedendole ancora la fuga. Poi si chinò a raccogliere qualcosa dal pavimento.
“Sì?”
Lui si raddrizzò e tese il braccio. “Credo che questo fermaglio sia vostro.”
Questa volta fu il terrore a farle palpitare il cuore. Come aveva potuto essere tanto imprudente?
Paralizzata dov’era, cercò con disperazione una scusa mentre lui attraversava il locale.
“Deve… essermi caduto mentre ammiravo la vista dalla finestra” riuscì a balbettare con la gola secca.
“Senza dubbio.”
Sforzandosi di non tremare, Nadiya gli prese di mano il fermacapelli adorno di brillanti.
“Grazie.”
“Vi è piaciuto?”
“Cosa?” gli domandò con un sussulto.
“Il panorama.”
“Sì… molto.” Santo cielo! Doveva sfuggire a quello sguardo acuto, che sembrava scorgere nelle profondità della sua anima. “A dopo, Vostra Grazia.”
Con irritante rapidità, lui le afferrò le dita e se le portò alle labbra per posarvi un bacio lento e sensuale.
“A presto, angelo mio.”
Appoggiato contro lo stipite della porta, Stefan ascoltò il fruscio della gonna di Miss Zaytseva, che si affrettava lungo il corridoio. Per un breve istante si concesse di assaporare il profumo di gelsomino e il ricordo della sua dolce mano contro le labbra.
Diamine! Non era mai stato così attratto da una donna. La perfetta linea del profilo, la piega sensuale della bocca, le delicate rotondità dei seni che sembravano aspettare le carezze di un uomo…
Al suo corpo non importava per quale motivo Nadiya Zaytseva si trovasse nel Surrey: gli interessava soltanto escogitare un sistema per portarla a letto.
Respingendo quel pericoloso ordine di pensieri, attese l’inevitabile arrivo del maggiordomo. Goodson non era affatto contento dell’invito a servirsi della biblioteca, poiché aveva trascorso anni della sua vita a proteggere Stefan da qualunque disturbo.
Sebbene apprezzasse tanta attenzione, lui intendeva convincerlo ad abbassare la guardia, almeno finché non avesse scoperto cosa diavolo stesse complottando la giovane russa.
Nel proporle di recarsi a casa sua, aveva in parte sperato di guadagnarsi la sua gratitudine e magari persuaderla a rivelargli qualche indizio sui suoi veri propositi. Supponendo che fosse venuta nel Surrey per coinvolgere Edmond in qualche macchinazione dello zar, non si era quasi aspettato che accettasse l’offerta.
Tuttavia iniziava a pensare di essersi sbagliato.
Non che avesse abbandonato i sospetti nei suoi confronti. La bella Nadiya nascondeva un segreto: ne era sicuro, così com’era certo che avesse rovistato nello scrittoio prima del suo rientro anticipato.
Ma cosa cercava?
Mentre rifletteva sull’enigma, il maggiordomo percorse in silenzio il corridoio e gli andò di fronte.
“Ah, Goodson.”
Lui lo salutò con un inchino. “Vostra Grazia?”
“Quando è arrivata Miss Zaytseva?”
Il volto dignitoso assunse un’espressione amara. “Per la precisione, all’una e un quarto.”
Stefan rispose con un leggero cenno del capo. Ricordava di essere rientrato alle due in punto.
“Dunque è rimasta un po’ di tempo da sola prima del mio arrivo.”
“Mi avevate avvisato di averla invitata in biblioteca. Spero di non avere sbagliato nel permetterle di trattenersi.”
“Per nulla.” Con sguardo assente, Stefan giocherellò con l’anello d’oro che ogni Duca di Huntley portava sin dai tempi di Enrico VIII. “In realtà le avevo rivolto l’invito per scoprire qualcosa in più su di lei, ma non prevedevo che lo avrebbe accettato. Adesso dovrò rivedere la mia teoria.”
Goodson aggrottò la fronte. “Vi chiedo scusa, signore?”
“Sospettavo che fosse venuta con l’intento di convincere Edmond a partecipare a qualche intrigo politico. Ora, però, ci debbo ripensare…” Scosse la testa. Non era abituato a lasciarsi ingannare.
Miss Nadiya Zaytseva l’avrebbe pagata cara.
Già aveva in mente una punizione dolcissima.
“Mi assicurerò che non varchi più la soglia di casa” promise il domestico, per fortuna senza intuire le fantasie erotiche di Stefan.
“No, Goodson. Al contrario, vorrei che si sentisse bene accolta ogni volta che viene.”
“Ne siete sicuro, Vostra Grazia?” gli domandò lui, chiaramente accigliato.
“Sì.”
“Se non vi fidate di lei, non sarebbe meglio impedirle di combinare guai?”
“A dire il vero, non ho nessun motivo concreto per diffidare di lei. È probabile che sia ciò che appare: una giovane nobildonna russa desiderosa di essere introdotta nell’aristocrazia inglese.”
“Ma?”
“Ma nel caso non lo fosse, è importante scoprire le sue vere intenzioni. E l’unico sistema per riuscirci è sorvegliarla.”
Goodson fece schioccare la lingua. “Dunque le dovrei consentire di aggirarsi in piena libertà per la dimora?”
“Proprio così, ma senza mai perderla di vista. Assicuratevi, comunque, che non se ne accorga” aggiunse.
“Come volete.”
Il maggiordomo emise un sospiro contrariato, ma di certo avrebbe eseguito gli ordini con l’abituale efficienza.
Anche se questa non era l’unica qualità richiesta nella delicata situazione.
“Goodson.”
“Sì, Vostra Grazia?”
Stefan si scostò dallo stipite e lo fissò con serietà.
“Vi raccomando di far sempre sentire Miss Zaytseva come una gradita ospite.”
Lui intese la raccomandazione e chinò il capo.
“Molto bene.”

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9 pensieri su “Nadiya Zaytseva III

  1. Mi avete costretta nella lettura, caro Milord. Grazie alla vostra grafia bella, ineressante e intensa letteratura. Mi sento trasportata in un mondo bello, pieno e da sogno.
    Un mondo che, grazie a voi, Mi interessa nella sua veridictà. Una trama tessuta da un maestro.
    Buona giornata Maestro!

    La vostra Elena
    🙂

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  2. Sono tornata con grande piacere a leggere questa vostra Storia!! Bella, scorrevole, con l’alone di mistero che coinvolge i protagonisti e i vari escamotage per nascondere le vere intenzioni di entrambi. Complimenti Milor e Ossequi!
    Patrizia

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