Memoria liquida XVIII

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1Il Santo Padre, profondo conoscitore di ogni stravagante deviazione rigurgitata dai substrati urbani, alla terza Weiss al Bon Bock di via Gianicolense mi aveva avvertito che le persone come la Beginner Girl, nonostante l’aspetto baracconesco che lasciava presumere una certa sicurezza, erano per lo più individui deboli, fragili, psichicamente al confine della depressione. “Come la maggior parte dei pornoattori…” aveva aggiunto. Io avevo annuito, anche se non avevo afferrato del tutto il riferimento. “L’elevato uso di droghe negli ambienti fetish, droghe soprattutto di origine sintetica, è dovuto proprio al fatto che i più estremi rappresentanti di queste pratiche sono alla continua ricerca di esperienze alternative”.
“Senza andare troppo sul filosofico, immagino sia una questione chimica” avevo risposto.
“Chimica… certo, chimica. Se ci credi te… il dolore provoca assuefazione. Decisamente più della felicità.”
Brundlefly disse: “Stiamo facendo delle ricerche sulla morte di Martina… si ricorda che ne parlammo mesi fa?”
“Sì, la Beginner Girl ricorda” rispose lo scarafaggio. “La Beginner Girl ha sofferto, erano molto amiche, lei e Martina, ma qualcuno se l’è portata via…”
“Ha idea di chi possa essere stato?” intervenne Astreana.
C’era andata giù pesante: diretta come un pugno sul diaframma. Una vocina nella mia testa mi disse che adesso la mistress si sarebbe chiusa a riccio e non avrebbe più detto una parola.
“La Beginner Girl lo presume. Come presume molte cose. Ma ha smesso di occuparsi di ciò che avviene al di fuori del suo regno. La Beginner Girl ha solo voglia di farsi servire dai suoi slave e dimenticare ciò che è stato…”
Il suo regno era quel buco a venti metri dal traffico? I suoi slave erano quei personaggi desolanti e qualunque come il maggiordomo? La Beginner Girl era un abominio. E noi le stavamo dando spago.
“Dove sono i suoi moneyslave?” domandò Brundlefly.
“Un po’ qua, un po’ là… fanno finta di condurre una vita normale, ma lo sanno che alla Beginner Girl basta uno schiocco delle dita per farli accorrere ai suoi piedi. Si è stancata anche dei viaggi che le pagavano e dei vestiti che li obbligava a comprarle. Adesso ha solo voglia di starsene in pace…”
Dalla voce non le davo più di trent’anni, ma forse ne aveva di meno.
“Ha paura?” fece Astreana.
“La Beginner Girl ha paura di quello che si muove con circospezione nell’ombra, delle infamie che si urlano nelle strade. Ha il terrore dei travet che aspettano alle fermate degli autobus. I ragazzi riuniti in gruppi a fumare fuori dalle birrerie celano segreti spregevoli. La Beginner Girl ha visto di cosa sono capaci le persone che la mattina si mettono la giacca e la cravatta e vorrebbero insegnare agli altri come comportarsi. Lei ormai vive dei benefici che i suoi cicisbei le offrono.”
“Sicuramente la morte di Martina l’ha colpita molto…” intervenni io, dopo un silenzio di studio. Non c’era un buon odore lì dentro. Non ero per nulla a mio agio e non vedevo l’ora di andarmene.
“Volete proprio che la Beginner Girl vi racconti tutto quelle che sa?”
“Siamo qui apposta.”
“Si muovono su diversi livelli e sono in tanti. Voi forse pensate di dover cercare una persona sola, invece la Beginner Girl vi può assicurare che per comprendere il loro progetto dovrete scandagliare le stratificazioni sociali.”
“Non può essere più chiara?”
Il ragnetto si mosse a disagio sul suo trono di plastica. Aprì e chiuse una mano guantata, come per sgranchirsi le nocche.
“Non ha la certezza di niente, la Beginner Girl, per questo non riesce a esprimersi con maggiore lucidità. È ormai sceso il crepuscolo sulle sue facoltà mentali, non anela ad altro che a espletare le sue esigenze impellenti…”
D’Altavilla, perché non scappi con le mani nei capelli? Non è quello che vorresti fare?
Quel rifiuto umano mi faceva tristezza, e molta, molta pena. Pensai ai suoi genitori.
Allo stesso modo, quando mi capitava di provare odio per me stesso, mi sovvenivano alla mente mio padre e mia madre e le loro aspettative deluse, i loro sogni infranti, i loro sforzi vani per farmi crescere con le spalle larghe.
“È stata Martina a parlarle di queste persone?”
“Lei a volte accennava ai racconti da brivido che le facevano due clienti. Ma la Beginner Girl non li ha mai conosciuti. Ha incontrato amici di amici, uomini importanti, uomini con l’autista che li aspettava in strada e il vestito cucito addosso. E questi uomini, una volta spogliati del potere che esercitavano fuori dal regno, riferivano di proposte e incontri, di esperimenti…”
“Un nome? Può farci un nome?”
“Nel regno non si hanno identità, si è solo un oggetto nelle mani della Beginner Girl… uno slave esiste solo in funzione della propria capacità economica e di quanto ha deciso di dedicarsi al ruolo…”

2Ero stufo dei suoi astrattismi. Alzai lievemente il tono della voce: “Lei ci sta facendo degli indovinelli. Potremmo stare qui altre due ore e non ricavarne niente. Abbiamo necessità di contattare qualcuno di reale, qualcuno con un nome e un cognome, lei ci parla dell’uomo nero…”
“Lei è una persona molto limitata, lo sa. Mi fa quasi pena…”
“La cosa è reciproca, mi creda.”
Con la coda dell’occhio vidi Brundlefly che mi scoccava un’occhiataccia, ma feci finta di niente. Astreana era retrocessa di un passo, le scapole a sfiorare le scarpe sulla parete. Evidentemente anche lei non si sentiva a suo agio in quella fogna profumata. D’altra parte, il tanfo di cloaca puoi sovrastarlo con una lozione al pino silvestre, ma sotto sotto il fetore rimane. L’odore di lattice, di creme idratanti e di lubrificanti era penetrato nei pori dell’edificio. Ed era un odore che evocava promesse non mantenute, pessime idee, famiglie abbandonate, problemi di salute.
L’aria era appiccicosa.
“Col suo vestitino da bravo soldatino lei si permette di contestare il comportamento della Beginner Girl…”
“Non mi sembra nella condizione di commentare il mio guardaroba.”
Si intromise Brundlefly: “Non è il caso di litigare… noi non vorremmo mai mancare di rispetto alla padrona…”
“Figurati” feci io.
Dovevo tenere sotto controllo la mia impulsività e la mia permalosità, rischiavo di mandare tutto a farsi fottere.
“La Beginner Girl è molto offesa dalle parole di quell’individuo. E saprebbe bene come fargli cambiare idea. Lei gli uomini li ha sempre annientati. Sapete cos’è la furniphilia? Significa rendere le persone degli oggetti, costringerli a stare immobili in un angolo sorreggendo delle candele, riducendoli a lampada umana. La Beginner Girl conosce ogni minima sfaccettatura delle vostre parafilie. Ha prosciugato i conti correnti di stimati professionisti a forza di regali e viaggi. Ha degradato il dirigente di un importante gruppo del petrolio a scopino umano, infilandogli il muso nel cesso con lo spazzolone in bocca. Ma dal momento che la Beginner Girl sa anche essere magnanima, come tutte le regine che si rispettino, lei vi permetterà di entrare in contatto con uno dei suoi ex schiavi che potrebbe, e sottolinea potrebbe, conoscere o avere rapporti con i burattinai. Si tratta di uno dei suoi primi moneyslave, poi scartato per comportamenti inopportuni…”
Nel tardo pomeriggio ci ritrovammo nella mansarda che Brundlefly aveva destinato a ufficio. Durante il tragitto dalla Nomentana alla Piramide aveva aperto bocca solo per telefonare alla moglie e avvertirla che non sarebbe tornato per cena.
“Dobbiamo fare il punto” aveva detto uscendo dal regno della Beginner Girl. “Ho altro materiale da mostrarvi…”
Ordinammo un pasto cinese a domicilio.
Sul piano di lavoro il computer era acceso e sullo schermo appariva la schermata di un programma peer to peer. “Sono un appassionato di blues. Non ne scarico mai abbastanza… mi raccomando, non arrestatemi!”
Astreana rispose con un mormorio, io rimasi impassibile. L’atmosfera gioviale di qualche ora prima si era evidentemente dissolta. Ci sentivamo tutti e tre molto cupi.
Mentre davo un’occhiata ai testi contenuti nella libreria di Brundlefly (romanzi dell’orrore e di fantascienza e la bibliografia completa di Maurice G. Dantec), Astreana disse: “L’incontro con quella ragazza mi ha lasciato una certa amarezza…”
“A chi lo dici!” rispose Brundlefly. “Io mi sento frastornato in tutte le fibre.”
“Personalmente l’ho trovata esteticamente prossima al ributtante. Scusate se esagero, ma non vi è sembrato tutto ridicolo? Non bizzarro o strambo, dico proprio comico. I suoni ovattati, quell’atteggiamento assurdamente untuoso da parte del maggiordomo, i particolari da cartoon… a un certo punto mi sembrava di essere diventato il personaggio di un manga erotico…”
“Lei e i suoi schiavetti si sono rifugiati in una realtà fittizia per mettersi in salvo da un mondo che evidentemente ritengono pericoloso e insopportabile” considerò Astreana.
“L’importante è che finalmente abbiamo un nome: Emanuele Vanni. Avvocato Emanuele Vanni. Non ho la più pallida idea di chi sia, ma è un passo avanti.”
Dopo che il fattorino cinese ebbe depositato la nostra cena sul tavolo al centro della mansarda, Brundlefly estrasse dal cassetto un voluminoso dossier sul caso Amodio-Santini-Subcomandante: “Qui ci sono tutte le informazioni che ho raccolto in quattro anni. Sparizioni sospette, aggressioni, rinvenimenti di cadaveri…”
“Da quanto tempo sta andando avanti, Brundlefly?”
“Non lo so esattamente. Di certo da prima del 2014.”
“Non corriamo il rischio, ora come ora, di collegare ogni fatto di sangue senza colpevole alle nostre ricerche?”
“È una possibilità. Infatti ho cercato di restringere il campo il più possibile. Ve l’ho detto,” Brundlefly picchiettò con l’indice sul fascicolo, “queste carte rappresentano mesi e mesi di lavoro…”
Addentai un raviolo alla griglia. Buono.

3Senza interrompersi, Brundlefly affrontò il suo pollo al limone. Astreana aveva scelto una porzione di classici involtini primavera e un altrettanto classico pollo alle mandorle.
“Ho un amico al dipartimento, un amico fidato, che mi ha passato i referti delle autopsie. Possiedo anche delle fotocopie degli estratti della Profonda difensiva di Amodio e qualche stralcio di interrogatorio, ma da questo punto di vista voi siete stati molto più abili di me…”
Finiti i ravioli, sorbii una cucchiaiata della mia zuppa di pinne di pescecane. Tiepida, salata e della stessa consistenza del muco.
“Cerchiamo di circoscrivere i fatti e quello che abbiamo scoperto” disse Astreana. “Ci troviamo di fronte a un gruppo di criminali, o sbaglio? Una cosa tipo Mostro di Firenze?”
“Stando a sentire la Beginner Girl sembrerebbe di sì. Ma non abbiamo riscontri, né tantomeno prove. Da quello che abbiamo appreso dalle testimonianze di Amodio, Subcomandante ha agito da solo sul corpo della Santini. È vero altresì che stando a quello che mi ha raccontato Nicla…
“Chi è Nicla?” chiese Brundlefly.
“Un’amica…”
“Un’amica?”
“Una che forse doveva fare la stessa fine della Santini… il suo torturatore, fosse o meno Subcomandante, aspettava una comunicazione dai suoi clienti. Dovevano fargli sapere di quale animale avrebbero avuto bisogno… queste le parole esatte di Nicla…”
In aggiunta c’era il mio incubo nella cattedrale assieme alla Pam e a Francesca, c’erano le bestie che urlavano dal profondo delle segrete…
“Ecco dove volevo arrivare” disse Brundlefly. “Che si tratti di un gruppo di assassini, mi pare evidente…”
“Non del tutto evidente, scusami…” Buttai giù un sorso di birra cinese per smorzare il salato che mi friggeva in bocca. “È una possibilità. In tutta franchezza, però, non riesco a considerare attendibili le parole della Beginner Girl.”
“Dimentichi che Martina, la escort che hanno fatto suicidare nell’albergo, esattamente come hanno fatto suicidare Amodio in carcere, aveva parlato di una società di massoni. Se leggi tra le righe, anche la Beginner Girl ha riferito di persone al di sopra di ogni sospetto, gente col vestito cucito addosso, gente che sa ungere gli ingranaggi giusti e ne ha la possibilità.”
Brundlefly si riempì il bicchiere di birra e lo tracannò: anche con il suo pollo al limone il cuoco doveva aver avuto la mano pesante col sale.
“Massoni…” sospirò Astreana.
“Non mi sembra questa grande scoperta…”
“Non ci interessa scoprire o meno l’esistenza di una società segreta, ci interessa conoscere il loro collegamento con i rapimenti… e i cadaveri mutilati e seviziati…”
“Brundlefly, continui a girarci intorno, dicci cosa hai scoperto. Io e Astreana siamo rimasti alla scomparsa della Spada e della Mori. E a quanto ne sappiamo i loro corpi non sono mai stati trovati…”
“No, i loro cadaveri no… ecco, vedete…”
Brundlefly estrasse dal dossier delle fotografie (raccapriccianti, evitai di guardarle più del necessario) e dei documenti stropicciati, letti e riletti, sottolineati, macchiati di caffé. “Io ritengo che i killer abbiano agito in due momenti distinti. Una prima fase, che io chiamo di affinamento, è avvenuta, approssimativamente, tra il 2013 e il 2014, non so con precisione quando sia iniziata. La seconda fase, invece, è attualmente in corso, e dubito che si interromperà…”
“Cosa te lo fa credere?”
“Perché a qualsiasi cosa servissero gli esperimenti effettuati tra il 2013 e il 2014 – tra i quali ho inserito anche la Santini, che presumo sia stato l’ultimo esercizio – evidentemente le prove hanno dato i loro frutti e adesso ci stanno prendendo gusto. O meglio, stanno realizzando ciò per cui hanno studiato anni…”
“Hanno anche trovato dei capri espiatori consenzienti, non so come siano riusciti a convincerli…”
“Capri espiatori consenzienti?”
“Esatto. Amodio, molto semplicemente, l’hanno messo in mezzo, convinti che una volta resi noti i particolari delle sevizie subite da Cinzia Santini, per gli investigatori e i giudici sarebbe stato molto più comodo nascondere la testa sotto la sabbia e dare in pasto ai media il perfetto colpevole. Invece dopo il 2014 iniziano ad apparire dei personaggi che all’improvviso si accusano degli omicidi delle ragazze scomparse, ma nessuno di questi ha mai fornito elementi utili per il ritrovamento delle spoglie. Nei loro appartamenti e nelle loro auto la scientifica ha sempre ritrovato campioni biologici attribuibili alle donne sequestrate e, associando questo elemento alla mancanza di un alibi, le prove bastano e avanzano per farli condannare. I capri espiatori si fanno rinchiudere in galera senza proferire parola. Appaiono spesso confusi, farfugliano di non ricordare. Si tratta di individui con un passato di malattia mentale o in un avanzato stato allucinatorio indotto da droghe o da deficit neurologici. Gli inquirenti prendono per buone le panzane che gli raccontano e chiudono il caso. Per quanto concerne le morti antecedenti al 2013 e che io e altri della omicidi colleghiamo allo stesso gruppo di killer, invece, nessuno si è mai autoaccusato dei rapimenti e i particolari restano nebulosi. I massoni sapevano, a ragione, che la polizia ci avrebbe messo del tempo a collegare le sparizioni e i ritrovamenti. I rapporti restano sulle scrivanie per mesi prima di essere sfogliati. Ma, nonostante la cronica lentezza della burocrazia italiana, prima o poi qualcuno si sarebbe accorto che il medesimo modus operandi legava una quantità sempre maggiore di crimini… ed ecco allora comparire dei poveri dementi che si rovesciano addosso nefandezze di ogni tipo, finendo in cella col sorriso sulle labbra…”

4“Riguardo il modus operandi… lasciami indovinare” dissi. “I rapimenti riguardano solo giovani donne tra… be’, diciamo tra i diciotto e i venticinque anni…”
“Complimenti!”
“La Santini, la Spada e la Mori avevano quell’età, approssimativamente. Immagino che gli esami istologici sui cadaveri ritrovati tra il 2013 e il 2014 confermino la presenza nei tessuti delle stesse sostanze ritrovate nel sangue di Cinzia Santini.”
“Esattamente. È dopo l’incriminazione di Amodio che sono passati alla seconda fase. Da allora delle ragazze scomparse non è stato ritrovato nemmeno un capello.”
“Sei andato ben oltre la Base Profonda che ci ha instradato su questo caso. L’Ispettore rispetto a te brancolava nel buio…” dissi.
“Non è del tutto vero” intervenne Astreana. “È stato l’Ispettore a parlarci dello zoo di metallo e carne…”
“Lo zoo è un’alterazione delle sembianze…”
“Questo è un altro particolare che mi risulta oscuro. O forse non del tutto…” fece Brundlefly, alzandosi e contemplando la notte che si faceva largo tra le antenne dalla finestrella sopra il computer.
Era un po’ triste, un po’ malinconico, un po’ orribile.
“Le prove, Brundlefly, le prove dove sono?” chiese Astreana, la quale era già comunque abbondantemente persuasa dai racconti del giornalista. Eppure una parte della sua mente, quella ancorata a un empirismo di grana grossa, esigeva dati certi, eventi e date, esigeva concretezza.
Brundlefly tornò al tavolo e al suo fascicolo. “Ecco le prove: ho identificato dieci omicidi nel periodo che corrisponde alla prima fase. L’età media è, come diceva D’Altavilla, tra i diciotto e i venticinque anni. In tre casi è stato impossibile identificare le vittime. I resti erano in condizioni tali da permettere appena di compiere delle analisi. Parliamo sempre di resti umani: braccia, piedi, sezioni di cranio segate con una lama ad altissima vibrazione, mani, raramente arcate dentali. Mai nessun corpo intero, per quanto malridotto. Negli altri sette casi, uno dei quali si riferisce alla Santini, invece, in un modo o nell’altro si è riusciti a risalire all’identità delle ragazze. Oltre alla solita quantità strabiliante di anestetici e antibiotici, nei dieci casi che ho evidenziato gli esami hanno rilevato la presenza nel sangue di aldeide formica e di carbonato idrato di sodio. Così come si evince anche dal rapporto di autopsia del dottor Mecenate sul corpo di Cinzia Santini, documento anche in vostro possesso. Aggiungo inoltre che in nessun omicidio il tampone ha rilevato presenza di DNA diverso da quello della vittima. A quanto pare, i killer hanno lavorato sui corpi seguendo una direttiva comune, ma saggiando di volta in volta atti terminali differenti. Si è rilevato l’uso di abrasivi e solventi chimici per provocare il decesso. La cauterizzazione delle ferite è, a esclusione dei primissimi ritrovamenti, ineccepibile. Ciò vuol dire che i seviziatori hanno migliorato progressivamente la loro tecnica.”
“Hanno cercato di tenerle in vita il più possibile. Lo stesso ha fatto Subcomandante con la Santini.”
“Esattamente. E una volta che la disgraziata crepava, la gettavano via… era materiale inutilizzabile, ormai…”
“Si è ipotizzato che Subcomandante potesse essere un chirurgo, oppure un anatomopatologo, sei d’accordo?”
“È una possibilità…”
“Sai a cosa servono l’aldeide formica e il carbonato idrato di sodio, comunemente chiamato natron?”
“All’imbalsamazione. Infatti sono più propenso a credere che si tratti di tassidermisti, piuttosto che di medici…”
Avevo bisogno di bere ancora, ma la birra cinese era finita e nel frigo portatile c’era solo un Crodino. E un barattolo di maionese che ormai conteneva solo una sostanza verdastra che fioriva pelosa e vellutata contro le pareti di vetro.
“Quante sparizioni sospette hai identificato dopo il 2014?”
“Quindici, comprese le due attribuite a Amodio…”
“Ma nessun corpo è stato ritrovato, però…”
“No, nessuno… nella seconda fase agiscono in maniera diversa.”
“Quindi cosa ti fa supporre che sia opera dei tassidermisti?”
“L’età delle ragazze e il fatto che a ogni sparizione è associabile un capro espiatorio. Ma in verità, visto che i corpi non ricompaiono, si tratta solo di ipotesi. Il fatto è che nessun cadavere verrà ritrovato, ne sono certo. Le spoglie di quelle ragazze adesso stanno espletando il loro scopo… qualunque esso sia…”

5Quella notte Astreana rimase a dormire in via Nazionale. Mi disse che non sopportava più quell’anonimo dormitorio cattolico.
Anche se non era la prima volta che pernottava da me, già durante la cena mi sembrò che l’atmosfera tra di noi fosse più densa del solito, più elettrica. Parlammo con un certo biasimo della Beginner Girl e delle teorie di Brundlefly.
Quest’ultimo mi aveva consegnato i referti delle autopsie del biennio 2013-2014, la fase di affinamento, e avevo intenzione di leggerli prima di addormentarmi, nella speranza che non mi facessero venire gli incubi.
Mi sdraiai sul letto con il dossier in grembo e un cuba libre sul comodino, mentre Astreana, affacciata alla finestra del salone, scrutava la strada, lasciandosi ammaliare dalle insegne colorate e sfrigolanti del Bar Mocambo.
Quella sera era calata su Roma una leggera foschia e i neon del bar sembravano gli oblò di un transatlantico fermo all’ancora in un porto calmo.
16 gennaio 2013: il dipendente di uno sfasciacarrozze sulla Casilina, insospettito da un odore inspiegabile proveniente da alcune auto destinate alla demolizione, apre il portabagagli di una Clio e ne trova all’interno un braccio e una gamba in avanzato stato di decomposizione. Le membra a tutt’oggi non sono state identificate. Appartenevano comunque a una persona di sesso femminile. Il decesso risaliva al mese prima (quindi Brundlefly era stato inesatto: la catena di sparizioni e delitti, almeno stando alle informazioni in nostro possesso, aveva inizio nel 2012. L’anno dell’alluvione).
3 marzo 2013: il corpo brutalizzato e parzialmente carbonizzato di Azzurra Damiani, ventidue anni, scomparsa da dieci giorni, viene rinvenuto all’interno di un casale abbandonato in zona Santa Palomba, alle porte di Roma, da due ragazzini in vena di escursioni. Chi l’aveva mutilata l’aveva fatto con coscienza e attenzione, cauterizzando le ferite e somministrandole medicinali, in modo da farla rimanere in vita.
22 maggio 2013: emergono dal Tevere, all’altezza dell’ospedale Santo Spirito, i brandelli di Giovanna Bonomo, vent’anni e già madre di due bambini, della quale non si avevano notizie da un mese. L’identificazione è resa difficile dai giorni trascorsi in acqua e dagli animali, principalmente ratti e uccelli, che si sono cibati del corpo. La sua identità verrà acquisita grazie al calco dentale nelle settimane successive. Anche in questo caso la vittima era stata imbottita di farmaci e meticolosamente squartata. (Mi tornò alla mente il barbone in giacca da camera che avevo incontrato sul lungotevere. Come mi aveva chiamato? Eroe… Forse aveva assistito al ritrovamento del cadavere di questa Giovanna Bonomo).
16 giugno: parco dell’Eur, dirimpetto alla ex fermata della metropolitana Magliana in disuso dall’alluvione del 2012. Il cane di un passante fiuta i resti di una donna di età compresa tra i diciotto e i ventidue anni. Era deceduta da tre mesi.
E così via, in un crescendo di atrocità, accumulando orrore su orrore, cattiverie su cattiverie. Affinando la tecnica, avrebbe detto Brundlefly.
Un particolare mi colpì: i ritrovamenti punteggiavano la mappa di tutta la città, apparentemente a caso, senza predilezione per un quartiere piuttosto che per un altro. Immaginai che i tassidermisti abbandonassero volutamente i cadaveri senza un ordine. La rete copriva praticamente tutta Roma ed era troppo ampia per essere casuale. O meglio, era talmente casuale che di sicuro era stata scelta appositamente per non dare riferimenti.
Con inforcati sul naso gli occhialini ovoidali Astreana era ancora più desiderabile di quanto già non fosse in una qualsiasi giornata dell’anno. Rimasi immobile sotto le lenzuola, in una posizione decisamente scomoda, per paura di sfiorare la sua gamba nuda con un piede o un ginocchio. Non volevo che pensasse che l’avessi fatto apposta.
Perché quella sensazione di disagio?
Le altre volte mi ero addormentato come un pupo ubriaco di latte e l’avevo vista per quello che molto banalmente era: una suora.
Invece in quel momento ai miei occhi Astreana era divenuta una splendida e desiderabile ragazzina con una massa di capelli ricci e un’enorme bocca da clown.
Fottiti D’Altavilla. Hai mica un po’ di sonnifero?
Preparati una camomilla. Dormi. Calmati. Sfogliati un bel classico dell’Ottocento e vedrai come crolli in catalessi.
Astreana stava leggendo impassibile i resoconti delle autopsie. Aveva le labbra socchiuse e umide, come in preda a una gioiosa aspettativa. La osservavo di sottecchi, il volto per metà sprofondato nel cuscino.
“A che pensi?” chiese lei senza staccare gli occhi dal foglio.
“A niente…”
“Mi stavi guardando…”
Si girò lentamente, sfilandosi gli occhiali. Sbatté le palpebre per mettermi a fuoco. Spinto da un impulso, mossi le gambe a forbice e intrecciai le sue alle mie. Lei non parve sorpresa.
“Anche io sto combattendo, Manlio.”
Avevo la mente piena di Astreana, traboccante di lei.
“Ora lo voglio anche io, ma dopo?”
Nel mio immaginario si aprì un varco dal quale rotolarono una serie di immagini sconnesse: l’antro della Beginner Girl imbevuto dell’odore zuccheroso del fumo da concertino rock, la mansarda di Brundlefly, la zona allagata, le visioni nella cisterna, la camera dell’alberghetto dove Subcomandante aveva rinchiuso Nicla, la mia Toyota distrutta dopo l’incidente, il salone buio mentre l’Ispettore ci raccontava della storia d’amore tra Amodio e la Santini, la chiacchierata con Astreana bevendo birra thai, il drago tatuato della Pam che le cingeva i fianchi da modella, il cranio del Vate esploso, l’accappatoio verde del Santo Padre macchiato di Pasta di Fissan, la spiaggia semideserta oppressa dalla canicola, la geometria dei ritrovamenti dei fossili…
Mi sollevai appoggiandomi su un gomito.

6“Da troppo tempo mi fanno compagnia solo i ricordi. E non tutti sono piacevoli.”
Astreana tese le braccia e io la strinsi a me, tanto forte da toglierle il fiato. Lei non protestò, anche se il mio gesto era molto intimo, troppo intimo per una suora.
“Ho voglia di…” mi sussurrò lei nell’orecchio. “Ma non posso, Manlio, ho lottato troppi anni per diventare quella che sono. E domani ci crollerebbe addosso un peso che non meritiamo…”
Repressi l’impulso di baciarla, lo spinsi il più a fondo possibile nello stomaco.
Soffocai qualsiasi proposito di belligeranza.
Ma le nostre labbra si unirono lo stesso, spinte da una forza impossibile da sopprimere. Avvertii l’umido della sua lingua per un attimo, poi Astreana si ritrasse, gli occhi brillanti e la bocca da joker schiusa come un fiore sbocciato. “Manlio, no…”
Si mise in ginocchio, le gambe affusolate sotto le natiche. La sottoveste le si era arrotolata lungo i fianchi.
“Sei splendida…”
Era una mossa sbagliata, non avrei dovuto dirlo e lo sapevo, ma la contemplazione del suo corpo seminudo risvegliava in me un desiderio primitivo.
Non volevo sesso, volevo amore e Astreana, se non fosse stata vincolata dalle promesse e dai voti, dagli anni di studio e dalle aspettative, probabilmente me l’avrebbe concesso. No, stavo correndo troppo. L’amore? L’amore era una cosa talmente immensa, talmente indefinibile e tagliente che forse non ci saremmo mai amati. O forse sì. Di certo avevamo voglia l’uno dell’altra. Voglia? Quale sofisticato eufemismo! Sarebbe stato più appropriato chiamarla brama, frenesia, smania. Ma eravamo anche due persone mature e non due adolescenti sul sedile posteriore di un’utilitaria, dovevamo fermarci.
Anche se ormai la diga aveva tracimato.
Lei scese dal letto leggera, mi guardò con un misto di malinconia e rassegnazione e mi scoccò un bacio, un bacio che voleva significare un milione di cose. E io in quel momento quelle cose le capivo tutte. Ed era tutto vero.
Era vero il nostro amore non consumato ed era vero il dolore che ne sarebbe conseguito.
Lei si rassettò con un sorriso la sottoveste e sulle punte raggiunse il bagno.
Nei minuti che seguirono venni aggredito da un misto di sensazioni intricate e inestricabili. E ora? Il nostro rapporto si sarebbe sgretolato? Saremmo tornati ad essere due estranei e ci saremmo limitati a sopportarci come una coppia di colleghi male assortita?
No, condividevamo un segreto. Non quel bacio. Non quello strofinarsi di gambe nude. Non quello scambio di sguardi sfavillanti. Condividevamo l’avventura di quell’indagine fuori dalle regole. Condividevamo l’emozione del salto nel buio, del bagno notturno in alto mare.
L’ambizione l’avrebbe indotta a far finta di niente e a sopire sotto la cenere la fiamma che le ardeva nel petto?
Quando tornò dal bagno, io avevo già spento la luce e mi ero immobilizzato sotto le coltri come un gatto abbagliato dai fari. Lei non disse nulla e si coprì con il lenzuolo.
Dalla strada un autobus sobbalzò sui sampietrini. Un gruppo di stranieri sicuramente bevuti passò chiacchierando ad alta voce e le loro parole nella mia testa ebbero l’effetto di un elastico che si ritraeva e si allungava, fino a spezzarsi oltre l’angolo di vicolo dei Serpenti, quando non li sentii più.
“Spero che tra noi non cambi niente… dopo questo, intendo…” disse Astreana d’un tratto. Mi stavo assopendo, cullato dai suoni familiari.
“Niente. Ti capisco, e ti rispetto.”
Com’era difficile parlare! Eppure tra noi c’era sempre stata una sintonia pressoché perfetta. Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Ma prima eravamo solamente amici, eravamo colleghi.
E adesso, invece, cos’eravamo? Amanti frustrati? Un coito non consumato?
Se non avessimo azzardato un approccio sbagliatissimo avremmo trascorso il resto della serata a parlare dei tassidermisti e delle scoperte di Brundlefly.
Non ci eravamo forse ubriacati di parole nei giorni durante i quali interrogavamo la Base Profonda codice #541429? E quanto ci aveva affascinato quella assurda e surreale condizione mentale, quella prigione dell’inconscio nella quale era incatenato l’Ispettore?
Non dovevamo mai sconfiggere il silenzio.

7I nostri erano silenzi di concentrazione, silenzi di studio, mai silenzi imbarazzati.
“Dormi?” chiese Astreana.
“No.”
“Posso farti una domanda?”
“Certo…”
“Ecco, sono stata molto discreta, ti ho fatto poche domande, anche se ho intuito qualcosa di sordido… volevo chiederti: dove stavi andando quando hai avuto l’incidente? Ho sentito quello che hai raccontato al Grande Capo e agli altri: volevi andare verso il mare a schiarirti le idee, ma io so che ti era successo qualcosa…”
“È un argomento un po’ schifoso, preferirei evitare… anche se mi hai salvato la vita e per questo te ne sono grato…”
“Solo una cosa…”
“Uhm…”
“Aveva a che fare con Francesca?”
“Sì. Aveva a che fare con mia figlia…”
“Ok… non voglio sapere altro. Mi basta…”
Silenzio.
Il gocciolio della grondaia del giornalista del piano di sopra.
Un altro autobus giù in via Nazionale.
Una porta sbattuta per le scale. Passi affrettati.
“Manlio?”
“Dimmi…”
“Scusa…”
Sognai la riconfigurazione di Francesca.
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23 pensieri su “Memoria liquida XVIII

  1. Un capitolo davvero ammirevole. Complicato nello svolgere la storia, ma secondo me, deve essere proprio così.
    Non è facile descrivere certe situazioni impegnative e importanti, come queste.

    Lei sa rendere, perfettamente, le situazioni non facili.
    Buona domenica, caro dottor Raimondi.

    Furio

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    • Grazie.
      Chissà cosa ci riserverà il prossimo.
      Le battute si fanno serrate e a quanto sembra l’Io in esame è complicato.
      Cercherò di annotare bene l’evolversi della situazione, tanto da potervelo, compiutamente, raccontare.
      Grazie e buona giornata

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  2. Ho in arretrato pazzesco, lo so. Però sono giustificata, è un periodo critico.
    Per poter assaporare meglio i tuoi scritti ho deciso di stampare tutte le puntate in modo da ottenere un libriccino che potrò leggere con calma, anche quando mi eclisso.
    Anche perché così non corro il rischio di confondere in post con un altro.

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