Vindicta in tenebris

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Roma, via Condotti,
R.’. loggia Rudyard Kipling,
8 maggio 2012, ore 20.00

1“E terminerei dicendovi quanto, miei cari fratelli, sono lieto di potermi esprimere qui davanti a voi. Da tempo la Francia e l’Italia hanno stretto importanti legami massonici. Numerosi rituali che hanno visto la luce nel paese di Dante e di Garibaldi sono stati adottati e arricchiti dalla Francia. Ed è dunque per me un onore essere invitato tra di voi in questa Rispettabile Loggia Rudyard Kipling, del Grande Oriente di Francia, in Italia.”
L’oratore, un uomo con i capelli biondi, contemplò il tempio massonico. Proprio dietro di lui, un grande sole arancione stilizzato dipinto sul muro, conferiva una nota di colore. Un profondo silenzio accolse la fine del suo discorso di ringraziamento.
Il tempio massonico assomigliava a una grande caverna azzurrina. Esili fasci di luce scendevano dal soffitto stellato, identico alla volta celeste, per illuminare discretamente i muri blu notte.
A sinistra e a destra dell’oratore, una quarantina di uomini in clamide nera, grembiule e guanti bianchi ascoltavano impassibili, immobili come statue di cera. Le vesti bianche delle poche donne presenti creavano un contrasto luminoso.
“Ho terminato, Maestro Venerabile” concluse l’oratore, girandosi verso Oriente, dove sedeva il Venerabile, colui che presiedeva la tenuta.
Il Venerabile attese qualche secondo, poi picchiò un colpo di maglietto sulla piccola scrivania prima di interrogare l’assistente. Sopra di lui, sul muro, era appeso un immenso olio egizio, il Delta luminoso.
“Sorelle mie, fratelli miei, prima che chiediate di intervenire, ci tengo a ringraziare il nostro fratello Antoine De Raimonlord per la sua presenza e a felicitarmi con lui per la qualità della sua tavola delle origini degli antichi rituali della Massoneria Universale. Per essere una semplice tornata, Egli ci ha illuminato molti orizzonti oscuri. Nessun dubbio che le domande siano numerose. Sorelle e fratelli, a voi la parola.”
7Si udì un battito di mani. Un fratello della colonna del Mezzogiorno, quello che si trovava sulla sinistra, dalla fila di banchi riservata ai maestri, chiedeva la parola.
Il Primo Sorvegliante, dopo le formule rituali, gliela accordò.
“Maestro Venerabile in cattedra, Venerabili Maestri dell’Oriente, e voi tutti fratelli e sorelle, gradirei che il nostro fratello De Raimonlord ci precisasse, se possibile, l’origine del rituale detto di Cagliostro e di cui ci ha appena adesso riferito la storiografia.”
L’oratore prima di rispondere consultò le schede che aveva davanti, percorse da una scrittura nervosa.
“Come certamente saprete, è nel dicembre 1784, a Lione, nella loggia La Saggezza Trionfante, che Cagliostro ha inaugurato il suo “Rito dell’Alta Massoneria egizia”. A suo dire, sarebbe stato iniziato a quel rituale da un cavaliere di Malta, un certo Houngue. Naturalmente si tratta di un nome fittizio. Secondo alcuni autori dell’epoca, potrebbe trattarsi di un mercante danese di nome Kasperodon, che avrebbe soggiornato in Egitto, prima di stabilirsi a Malta dove affermava di far risorgere i misteri egizi di Menfi. Secondo i biografi attuali di Cagliostro, quest’ultimo sarebbe infatti stato iniziato a Malta, nel 1766, alla loggia San Giovanni di Scozia del Segreto e l’Armonia, ed è là che avrebbe scoperto quel rituale che ormai porta il suo nome. Come vedete, la questione è lungi dall’essere risolta.”
Un altro battito di mani echeggiò.
Antoine De Raimonlord osservava il pubblico che lo ascoltava con attenzione. Oltre agli italiani, erano rappresentate tutte le obbedienze francesi. Dai Fratelli della Grande Loggia, il cui grembiule era profilato di rosso, simbolo del rito scozzese, fino alle sorelle dell’Antico e Primitivo Rito di Misràim e Memphis, in tunica bianca.
Il Venerabile diede la parola a un fratello dal forte accento milanese.
“Vorrei approfittare della presenza tra di noi di un fratello del Grande Oriente per porre l’accento sulla situazione dei nostri fratelli in Francia. Difatti, da molto tempo, la vita politica italiana è stata al centro della cronaca giudiziaria. Corruzione, istituzioni allo sfascio… Noi eravamo il laboratorio del malessere europeo. Ora ho l’impressione che oggi sia la Francia a essere toccata da quei mali e che numerosi fratelli siano additati come agenti attivi di quella corruzione.”

2De Raimonlord scosse il capo prima di rispondere. Le questioni politiche non lo avevano mai interessato, ma era obbligato a rispondere.
Massone da poco più di vent’anni, era perfettamente consapevole del degrado dell’immagine della Massoneria Universale nel suo paese. Era entrato nel tempio massonico per un ideale, fiducioso nei valori repubblicani e laici e nel concetto, alquanto stimolante, di perfezionamento dell’individuo, alla base dell’insegnamento della sua obbedienza.
La sua iniziazione al Grande Oriente combaciava con la sua entrata in polizia. Nel corso degli anni, attraverso un lento processo di maturazione, era salito di grado sia in ambito professionale, sia in seno alla loggia.
Divenuto commissario nella vita profana e Maestro presso i massoni, avrebbe dovuto raggiungere una serenità senza ombre. Tuttavia, il clima al di fuori del tempio peggiorava ogni giorno.
Mentre prima i media lodavano il coinvolgimento dei massoni nelle grandi lotte come l’insegnamento, il diritto all’aborto, la risoluzione del conflitto in Nuova Caledonia, ormai si dilettavano a rivelare fatti di dubbia moralità per i quali si evocavano misteriose reti d’influenza occulta.
Imperterrite, le pecore nere infangavano il gregge nonostante le proteste provenienti da tutte le obbedienze e i tentativi di fare pulizia.
L’uditorio aveva notato la sua esitazione, tuttavia nessuno osava fiatare. Il rituale imponeva il silenzio. Il francese alla fine si spiegò: “Disgraziatamente, credo che la Francia non sfugga ai mali che toccano le democrazie occidentali: avversione nei confronti dell’élite, sfiducia verso il potere, rafforzamento degli estremismi. A torto o a ragione, veniamo collocati dalla parte dei potenti”.
De Raimonlord fece una breve pausa, poi riprese: “Quanto agli attacchi contro i nostri fratelli, credo che siano talvolta eccessivi. Penso che tutti voi siate a conoscenza del fatto che le prime pagine dei giornali sulla Massoneria Universale fanno lievitare le vendite come gli inserti sui prezzi del settore immobiliare. Ecco almeno la prova che siamo ancora un valore sicuro quanto il mattone. Tuttavia…”.
6Commissario di polizia, Antoine De Raimonlord aveva a lungo frequentato una loggia che accoglieva portaborse di uomini politici, prestanome e intermediari equivoci, assai abili a truccare gli appalti pubblici. La loggia, discretamente nascosta in un villino della periferia parigina, era stata progressivamente contaminata da una rete di corruzione che partiva dai vertici della vita politica.
Scoraggiato da quelle scoperte, un anno prima che i giornalisti ne traessero profitto, aveva cambiato loggia, ma non obbedienza. Fedele al suo impegno massonico e ai suoi ideali, non si riconosceva in quel manipolo di corrotti, colpevoli del mutamento di direzione della loro iniziazione.
Per reazione, a tempo perso si era immerso nello studio della storia e del simbolismo massonici come se il passato potesse mondare le infamie del presente. Nel corso degli anni, le sue ricerche erano state accolte con rispetto e la sua reputazione di fratello integro lo precedeva nelle logge che lo invitavano a presentare i suoi lavori.
Eppure la sua serenità si sgretolava ogni volta che sui giornali apparivano articoli sui loschi affari che coinvolgevano cattivi compagni. Lo viveva come un affronto personale.
I fatti accaduti di recente in Italia, svelati dai media, lo avevano mandato su tutte le furie anche se non riguardavano la sua obbedienza. Un giudice conciliante silurato per aver chiesto troppi favori ad “amici particolari”, un collega poliziotto compromesso con figuri poco raccomandabili della grande criminalità, un ex sindaco responsabile di depredare sistematicamente la sua città con l’appoggio di una loggia corrotta, autentico covo di farabutti: il fattaccio italiano gli era sempre rimasto sul gozzo.
Contrariamente a certi suoi fratelli che fingevano di lavarsene le mani, perché la faccenda non coinvolgeva direttamente la loro obbedienza, De Raimonlord restava dell’idea che quegli escrementi lordavano tutta la Massoneria Universale: i profani non facevano alcuna differenza.
De Raimonlord continuò: “Tuttavia, è chiaro che troppe pecore nere hanno dimorato nel gregge. Io sono sostenitore del più grande rigore per scacciarle dal Tempio. Forse se avessimo agito con più rettitudine, oggi non saremmo a questo punto. Non si deve dimenticare che la corruzione di una sola loggia ricade su centinaia di altri templi. Ecco la vera ingiustizia. Talvolta mi resta in bocca un gusto identico alla pozione amara che beviamo al momento della nostra iniziazione”.
Dopo questo intervento, De Raimonlord rispose alle altre domande, mescolando con abilità un’erudizione senza pretese e un tocco di humour nei momenti in cui doveva ammettere la propria ignoranza.
Poi si fece silenzio. Il Venerabile riprese la parola e avviò il rituale di chiusura della tenuta: “Fratello Primo Sorvegliante, come sono le colonne?”.
“Sono mute, Venerabile Maestro.”
“In tal caso, formeremo la catena d’unione.”

3A uno a uno, uomini e donne si alzarono, si levarono i guanti e incrociarono le braccia sul petto. Ognuno unì le mani con quelle che gli venivano tese da entrambi i lati, per formare una catena umana.
Il Venerabile ripeté le parole rituali: “Che i nostri cuori si accostino nell’istante in cui le nostre mani si uniscono; che l’amore fraterno congiunga tutti gli anelli di questa catena da noi liberamente formata. Comprendendo la grandezza e la bellezza di questo simbolo, ispiriamoci al suo senso profondo. Questa catena ci lega nel tempo e nello spazio; essa ci è stata trasmessa dal passato e tende verso l’avvenire. Per suo tramite siamo ricollegati alla linea dei nostri precursori, i nostri maestri che la formavano ieri, giurate il segreto di questa tornata …”.
Le parole risuonavano nel tempio.
Uno degli officianti intervenne con voce altisonante: “In nome di tutte le sorelle e di tutti i fratelli presenti, lo prometto” riprese il Grande Esperto.
Adesso la fine della seduta seguiva il suo corso inesorabile. Ogni fase del cerimoniale era regolato da secoli. Come in una rappresentazione teatrale, ogni partecipante conosceva perfettamente il proprio ruolo.
I sorveglianti tenevano i maglietti incrociati sul petto, il Maestro di cerimonia colpiva il suolo con il suo bastone dalla punta metallica, il Copritore stringeva nella mano destra una spada.
De Raimonlord si alzò a sua volta, pronunciando a voce alta e ferma le acclamazioni e il giuramento finale: “Libertà, uguaglianza, fratellanza”.
Infine calò il silenzio. La seduta era terminata, il tempio con calma si svuotava.
All’esterno della sala, nell’atrio, il Venerabile, un banchiere dal portamento aristocratico, gli si rivolse in un francese perfetto: “Resti con noi per le agapi?”.
De Raimonlord sorrise. In tutte le logge del mondo, le agapi seguivano la cerimonia, detta tenuta, e consistevano nel bere e fare baldoria in una stanza consacrata a quello scopo. La sala umida.
“Ebbene no, fratello. Ho promesso a un vecchio amico di presenziare a una serata all’ambasciata di Francia. Ma tornerò domani per consultare certi libri rari della vostra biblioteca. Che ne diresti di pranzare insieme?”
“Con piacere, passa nel mio studio di via Serena, verso le 13. Riserverò un tavolo da Conti.”
Il francese salutò cortesemente il suo ospite e scese i gradini della scalinata di marmo nero che conduceva al pianterreno. Uscendo dall’edificio, una corrente d’aria pungente lo sorprese, si aggiustò il collo del soprabito e chiamò uno degli innumerevoli taxi che percorrevano in lungo e in largo le strade. Si infilò in un’Alfa Romeo e diede l’indirizzo: palazzo Farnese. Dalla parte opposta della città.
Come dopo ogni tavola, De Raimonlord si sentiva stranamente in forma. I lavori in loggia gli davano una soave sensazione di pace. Rammentava l’epoca del suo divorzio, dopo che la moglie lo aveva lasciato. Le spose dei poliziotti non restano mai a lungo e madame De Raimonlord non era sfuggita alla regola.
Quanto a lui, aveva conosciuto lunghe notti insonni, e week-end di sconforto con il figlio, che capiva sempre meno quel padre dall’aria sempre assente. C’è chi si dà al bere, chi si butta in avventure occasionali, lui si dedicava alla loggia. Là, lo sguardo fisso sui simboli, cercava la sua strada e alla fine di ogni nuova tenuta sopraggiungeva un nuovo senso di sollievo. Un lento lavoro si operava in lui. A poco a poco le particelle del suo essere ritornavano alla luce, pervase da una nuova energia. Guardava in modo differente agli episodi della sua vita recente. I momenti dolorosi tornavano in superficie, ma purificati, accettati.
In un anno, si era trasformato grazie all’influsso del rituale massonico.
La macchina sfrecciava verso il centro di Roma, stranamente silenzioso in quella serata di maggio. Antoine notò che per le strade regnava un’insolita calma. Inaspettatamente, l’autista accese la radio e la parlata irregolare di una voce maschile echeggiò nel veicolo. Le eruttazioni sonore fornirono la risposta al francese. La Roma giocava in semifinale contro uno dei suoi rivali della penisola.
Il cosiddetto scontro sacro, una cerimonia grandiosa incensata da tutta la città eterna.

4Conoscendo la passione degli italiani per il calcio, si domandò come facevano i suoi fratelli a conciliarlo con il loro impegno massonico, che imponeva una presenza regolare alle cerimonie. Per alcuni doveva essere una vera tortura. Rammentava un amico, Venerabile di una loggia di Tolosa, che era sulle spine ogni volta che c’era una tenuta la sera di un’importante partita allo stadio.
Il taxi si arrestò per un breve istante a un semaforo rosso, l’autista ispezionò rapidamente ai due lati della strada e accelerò senza preoccuparsi dell’infrazione. Niente paura, anche i vigili dovevano starsene incollati davanti al televisore.
D’improvviso, un lungo lamento del cronista rimbombò nella macchina. De Raimonlord comprese che la Roma aveva preso un gol. A conferma della sua supposizione, l’autista colpì con un pugno il volante accompagnando il gesto con una sonora imprecazione, e a quel punto la vettura rischiò di sbandare.
De Raimonlord sorrise e girò la testa verso il finestrino. Aveva appena attraversato un luogo simbolico della capitale italiana: piazza Campo dei Fiori, dove il filosofo Giordano Bruno era stato arso sul rogo per volere del papato più di cinquecento anni prima.
I tempi erano cambiati. Pensò ai tre prelati italiani, tutti massoni, assidui alle sue conferenze. In altri tempi avrebbero subito le peggiori rappresaglie da parte della santa Chiesa cattolica.
Eppure, il pregiudizio non era stato ancora del tutto debellato. Così dal 1948, per decisione papale, i massoni potevano assistere alla messa ma non potevano prendere l’ostia. La comunione con Cristo restava sempre un tabù per i fratelli cattolici, un residuo delle antiche e feroci battaglie tra la Chiesa e le logge.
Cosa che per De Raimonlord non rappresentava più un problema – era da molto che non frequentava le chiese -, ma sapeva che un buon numero di suoi amici, in particolare di altre obbedienze, più deiste, soffrivano di questa esclusione. “Ancora un errore dei profani,” pensò “di credere che tutti i massoni siano dei mangiapreti.” Certo, la laicità restava un pilastro del Grande Oriente, ma vi trovavano posto anche le credenze più disparate e comunque, finalmente, il mondo si stava svegliando, prendendo coscienza e liberandosi delle scorie del fanatismo.
Finalmente.
Riemerse dalle proprie riflessioni quando scorse palazzo Farnese in fondo alla strada. Da lontano, la dimora brillava di mille fuochi. Proiettori nascosti nel prato illuminavano gli svettanti colonnati di pietra del frontone dell’edificio. Un andirivieni di macchine eleganti sfilava davanti agli alti cancelli in ferro battuto.
5Antoine mise la mano nella tasca interna dell’abito per verificare che ci fosse l’invito. Una mania della quale non riusciva a sbarazzarsi, quella di controllarsi le tasche in continuazione.
Assaporò l’incongruenza della sua vita con intenso piacere. Un quarto d’ora prima discorreva con gravità in un’aula solenne e dieci minuti dopo si sarebbe lasciato andare alla vanità di quel mondo in un palazzo lussuoso. E fra due giorni sarebbe rientrato a Parigi nel suo misero commissariato.
Bloccato dietro una fila impressionante di veicoli, la maggior parte dei quali condotta da autisti, il taxi si fermò a una cinquantina di metri dall’entrata dell’ambasciata francese. Antoine pagò il conducente che gli badò appena, tanto era immerso nei tormenti della disfatta annunciata della Roma.
Una leggera brezza soffiava da sud e agitava impercettibilmente gli alberi che costeggiavano la rappresentanza diplomatica. In quella stagione, bisognava aspettarsi una frescura notturna, ultima tregua prima di un’estate che si annunciava, a detta dei vecchi romani, terrificante.
Antoine si presentò davanti a un cerbero in abito antracite, cravatta nera su camicia bianca, munito di una cuffia. La caricatura perfetta dell’agente di sicurezza all’americana, modello Man in black, reso popolare nei film con un mucchio di effetti speciali.
De Raimonlord porse il suo invito argentato e la sua carta d’identità al piantone che lo squadrò dall’alto del suo metro e novanta, poi lo lasciò passare senza una parola.
Non fece in tempo a fare un passo sul prato che una giovane hostess in tailleur blu, accompagnata da due affascinanti donne sulla quarantina, avanzò verso di lui e puntandogli una Glock 21, gli sparò otto colpi in rapida successione, al cuore.
Una delle due hostess si chinò e dopo avergli tastato il polso, disse alla collega bionda:
“Il est mort!”.
Si guardarono negli occhi e dissero all’unisono sotto voce:” Dieu le veut: le Pape est vengé! Allons-y …”.
Sirene d’allarme e viva vai di agenti in borghese ruppero il frastuono delle otto detonazioni

Il fanatismo spezza una vita senza chiedere, senza capire
Vindicta in tenebris
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30 pensieri su “Vindicta in tenebris

  1. Un pezzo bello e apprezzabilissimo. Ti dirò, mi è piaciuto molto per il contenuto, ovviamente, simbolico.
    Ti puoi vestire anche da Zorro, sei e rimani un figone della Madonna.
    E che cazzo, ma perché Monsieur De Raimonlord ti fai ammazzare tu e non caci in galera qualche Cardinale?

    🙂

    PS: La prima da destra è nuova? Non ricordo di avertela mai vista.

    Bacio mio signore

    Un tr.’. fr.’. ab.’. e un bacetto per tre

    😀

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      lady manuela Rovati

      Un commento, apporto, il vostro da non prendere alla leggera.
      Come tutte le vostre cose, mia signora, il vostro incedere scanzonato nasconde molto, ben tanto che la superficialità, in tal modo, ne venne distrutta.
      Grazie per le vostre parole che afferrammo appieno.
      Un caro saluto mia signora…

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  2. Il mio ex marito fa parte dell’Associazione.
    Un racconto bell, me un po’ triste. La verità, il fanatismo fanno sempore male. Hai espresso, comunque, i concetti che ascoltavo in casa, da anni.
    (Stai benissimo mon signeur)
    🙂

    Bisousssss
    Annelise pour toi
    a Paris

    (la prossima volta vendicati tu)
    🙂

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      Madame Annelise Baum

      Non sapevamo di tale appartenenza, ma ovviamente se tale cosa è reale 8e non avemmo motivo di crederci) voi comprenderete che tali affermazioni vennero da voi e non dal vostro ex coniuge. Per cui, se ci permettete, non ne terremo alcun conto considerato tutto. Tali affermazioni non investono la persona a cui vi riferite, che è l’unica demandata al riconoscimento.
      Il fanatismo, mia signora, quando arriva, nel momento stesso del suo arrivo, distrugge tutto senza speranza.
      Di qualsiasi matrice si stia parlando.
      Anche le buone intenzioni.

      Abbiate le nostre massime considerazioni

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      Sir Spillo

      Vi ringraziammo mio signore.
      Abbiate una splendida giornata

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      Preg.mo dott. Seamur

      Mi creda, pregiatissimo dott. il vostro è, per noi, un complimento.
      Buona giornata

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      Don Amedeo d’A,

      la ringrazio per la sua cortesia e per aver scavato ltre, non lasciandosi ingannare dalle prime apparenze.
      la verità non vuole tante parole, ma un simbolo che parli per tutte.
      Abbia le mie cordialità più sentite

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  3. Un gran bel brano. Un racconto che colpisce per la sua naturalezza e soprattutto per la sua spontaneità. Accostarsi in un mondo che praticamente, ai più è sconosciuto e carpirne quell’aria bella, pulita e soprattutto profonda, non è di tutti i giorni.
    Il finale, devo dirlo, è un po’ … sopra le righe, ma credo che renda bene da quale parte sta il fanatismo,sempre di prvenienza religiosa. E di chi altri sennò?
    Molto bello sul serio.

    Buon pomeriggio mio signore.

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      Lady Circe

      provammo a raccontare e raccontarci in un mondo sconosciuto ai più e dunque, per la sua lontananza, invidiato e osteggiato senza, peraltro, comprenderne i motivi e le motivazioni.
      La sottolineatura del finale è simbolica, ovviamente, ma come detto e sostenuto, il simbolo vale più di qualsiasi parola.
      Cosa che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana ha sempre osteggiato.
      Ma questa è Accademia pura e semplice.
      Abbiate una serena giornata
      (Ovviamente quanto inteso e detto rispecchia la nostra e soltanto nostra, convinzione personale)

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    • lady Circe

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      Certamente mia signora.
      Vi siete risposta … da sola.
      Salutazioni

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      lady Alessandra Bianchi

      Soprattutto “micidiale” mia signora.
      Vi ringraziammo, anche a nome di Monsieur Se raimonlord il quale, sotto otto colpi di pistola, lasciò questi luoghi di ricerca e costruzione, per l’Oriente eterno.
      Vi ringraziammo delle parole argute
      Abbiate le nostre migliori cordialità

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      lady Giovanna A.

      Avete ragione mia signora.
      Quali saranno le future sorprese della Chiesa (italiana intendemmo)?
      Tra una risata e uno show di Sua Santità Papa bergoglio ritenete che qualcosa, finalmente, possa avere un inizio, una fine?
      Non ci crederete ma … avemmo nostalgia di papa Ratzinger.
      Abbiate le nostre consuete cordialità

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  4. E qui siamo al capolavoro in assoluto.
    A parte che stai bene con qualsiasi cosa tu vada vestito.
    Il racconto mi ha preso soprattutto per l’ingegnosità con cui l’hai scritto.
    Hai ricreato l’aria e l’anima di una Loggia, dandoci uno spaccato di quello che lì avviene senza i vari complottisti (foraggiati dal vaticano e dagli intererssati).
    Un’azione bella, bellissima, gratificante e completa.
    La chiusura, per immagine, è un monito, un’analisi cher deve fare riflettere.
    Avevo già letto di quella questione che i cattolici non possono fare la comunione se sono massoni, ma tu l’hai rinfozata con il fattaccio finale.
    Che va letto, ovviamente, in chiave allegorica.
    Sei proprio bravo, mio signore.

    Mi avete regalato qualche attimo di gaia tranquillità e signorilità.
    Il brutto è arrivato come uno schiaffo alla fine.
    Ne avevi tutte le ragioni per lanciare quel monito sui fanatismi, e non solo cristiani.

    Mio signore, sempre più traboccante, vi affido la mia attenzione congedandomi…

    🙂

    Vostra Lilly

    🙂

    PS: Gli otto colpi di pistola … hanno un significato vero?
    Perché otto?

    Bacio mio divino

    🙂

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      lady Lilly Simoncelli

      Vi ringraziammo per le generose considerazioni.
      provammo, è vero, a ricreare un certo tipo di “aria” presa e compresa nella bellezza e nell’incanto dello studio e della bellezza della cultura del prossimo.
      Fonti inesauribili di puiizia e serenità.
      Avete ragione: monito a tutti i fanatismi e al pseudo amore smodato per qualsiasi cosa non abbia attinenza con la vita dell’essere umano, primo e unico soggetto di questo pianeta.
      (Essere umano inteso come Umanità, bestiole comprese).
      Grazie

      NB: Otto? Certo che hanno un significato preciso.
      Non lasciammo, mai, alcuna cosa “al caso”, dovreste saperlo ormai.
      Otto … come la grande Ogdoade, le quattro coppie primordiali che, rivelatesi nella loro conoscenza, uccidono il terricolo che è in noi (in Monsiur de raimonlord nel caso specifico), elevandolo a decisore del mondo.
      Cordialità

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      Lady Arienl Isola bella

      Grazie mia signora e come sempre vi salutammo
      Cordialità

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  5. Un pezzo, semplicemente, bello e sopraffino.
    Le persone che qui leggo, adesso, sono quelle che non si fanno coinvolgere dall’ottusità di un mondo stupido che non riesce a capire un bel niente.

    Sei bravo, e questo è risaputo.
    Sei umano e questo lo sapevo.
    Sei, anche, intelligente e questo da molto fastidio a qualcuno.
    Condivido tutto: storia, racconto, narratività e significati.

    Un tr fr abbr

    Ciao

    L.

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    • – Sto ascoltando:
      – ABBA –
      ___________________
      * Gold Anniversary
      (Adesso) — I have a dream
      The winner takes it all
      – Dancing queen
      – Take a chance on me
      – Chiquitita

      mein dame Hilde Strauß

      Avete visto e letto con quella profondità che vi compete mia signora.
      Vi ringraziammo senz’altro aggiungere altre espressioni.

      Un tr.’. fra.’. abr.’. anche a voi

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