Mambo

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Dov’è, dov’è?
Dov’è quel cuore, dov’è
datemi un coltello, un coltello per favore
dov’è quel cuore bandito che ha tradito
il mio povero cuore, lo ha smontato e finito
dov’è

Tu reggimi la mano e poi dimmi se il suo cuore
è vicino o se è andato tontano
se ingiro per l’Europa, occhi neri
il suo cuore si è seccato, è diventato una scopa
dov’è se d’amore è proprio vero che non si muore, non si muore
cosa faccio nudo per strada mentre piove
e c’è di piu,
non dormo da una settimana,
per quel cuore di puttana

sono andato al cinema e mi han mandato via
perché piangevo forte e mangiavo la sua fotografia
e tu, e tu
datemi un coltello, un coltello per favore
dov’è quel cuore marziano
se ne è andata sbattendo la porta e avevo in mezzo la mano
dov’è la diva del muto
è una minaccia per tutti il suo cuore, il suo cuore ad imbuto
dov’è, dov’è
scende dal tram e si avvicina e fa due passi
di Mambo
si sente molto furba e carina dice:
con te non ci rimango
io col cuore in cantina, ma sono un uomo e dico:
vattene via
leva il tuo sorriso dalla strada
e fai passare la mia malinconia
e porta via gli stracci, i tuoi fianchi e quella
faccia da mambo

e la tua falsa allegria per trasformare in sorriso
anche l’ultimo pianto
tu, si, proprio tu. Tu, si proprio tu, che non hai mai paura
chiedi se qualcuno ti presta la faccia
stai facendo una brutta figura
La mia regina del mambo
se ci ripenso preferisco ritornare in cantina
che avere te, ancora al mio fianco. Tu, tu….

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5 pensieri su “Mambo

  1. Non è una sviolinata… a volte la musicalità di Dalla mi piace, altre meno ma le parole… le parole sono poesie in musica.
    Un vero peccato questa perdita, anche per me.
    Le consiglierei il riascolto di ” cara ” che, a questo punto inserirei in scaletta.
    😊
    Buona serata.

    "Mi piace"

    • Dalla, il poeta dell’uomo … sulla terra.
      Il poeta bolognese per eccellenza.
      Quando morì, quasi per una muta intesa, tutti (o quasi) i bolognesi misero casse acustiche alle finestre e nei balconi.
      Le strade di Bologna risuonavano delle sue canzoni. Camminare sotto i portici, Pavaglioni, era emozionante.
      Ricordammo “quanto è profondo il mare, Caruso, Futura, Mambo lungo il tragitto del nostro rientro a casa.

      Agli angoli, ai semafori, si respiravano le note di Caruso e i “Te voglio ben’assaie, ma tanto tanto bene sai” come un ultimo, commosso saluto dal maestro.
      Dopo quel giorno, le strade, tacquero per sempre.

      Grazie e cordialità

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