U-Boot VII

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1Kristiansand – Norvegia – 1 Maggio 1945 ore 01.45
Sotto un lampione del lungomare di Kristiansand il comandante Heinz Gridler era raggomitolato nella sua giacca blu scuro pesante, con il cappello bianco ben calcato in testa per combattere il freddo norvegese che ancora faticava ad allentare la presa, specialmente la sera.
In mano reggeva una birra in bottiglia che sorseggiava lentamente, mentre guardava l’orizzonte.
Una pattuglia era passata poco prima e probabilmente gli avrebbero chiesto i documenti, ma a poca distanza, dopo aver notato i gradi, si erano limitati al saluto militare dileguandosi.
Heinz non aveva uno scopo ben preciso, si trovava lì in attesa che il suo obiettivo gli si presentasse e da buon comandante di sommergibili sapeva aspettare in posizione senza perdersi mai d’animo.
La sua ciurma l’aveva lasciata a bordo del sommergibile, l’U-977, ufficialmente per una cena al circolo ufficiali. In realtà era stato fuori ben di più bevendo qualche birra al circolo e poi aspettando sul lungomare.
Heinz era un lupo di mare, amava l’odore di salmastro e il vento, si sentiva più a suo agio su un vascello che beccheggiava che sulla terra ferma, ma quella sera non avrebbe barattato quel lampione per nessun altro posto.
Ad un tratto scorse un’increspatura nel mare, in direzione della collina, dove, sotto, c‘era il bunker, e capì che la sua attesa era terminata: finalmente avrebbe visto U-HAH.
Aguzzò la vista per cercare di vedere meglio la sagoma del grosso sottomarino, ma riuscì a scorgere solo la vela e memorizzò ciò che vide.
Complice una luna molto luminosa U-HAH era ben visibile come una grossa balena scura, Heinz vide che sulla vela c’era del movimento, probabilmente il comandante Dorf era sulla torretta, e per un momento visualizzò il viso del giovane comandante. L’aveva intravisto quella sera al circolo ufficiali, poi aveva notato che si era diretto verso il suo vascello e così Heinz si era preparato per l’attesa.
Sapeva che avrebbe salpato quella notte, non perché avesse dei presentimenti o perché fosse un indovino, ma perché la notizia gli era stata data in maniera confidenziale e sicura.
Heinz tornò a fissare la vela del grosso sommergibile che si stava inabissando, cercò di memorizzare il maggior numero possibile di elementi e caratteristiche perché gli sarebbero tornate utili quando avrebbe poi dovuto riconoscerlo in mezzo al mare.
Finì con un ultimo sorso la sua birra e scagliò la bottiglia in mare, per sfogarsi della lunga attesa e guardò la traiettoria fino al contatto con il mare, idealmente in direzione di U-HAH.

2“Buona fortuna comandante Dorf, ci rivedremo là fuori”
Gridler si accorse che aveva verbalizzato un pensiero e si guardò attorno un po’ circospetto per vedere se qualcuno avesse potuto sentirlo: nessuno. Bene.
Decise che era abbastanza alticcio ed infreddolito per rientrare, e così si diresse verso il porto militare in direzione del suo U-977.
Lungo la strada verso il suo battello rifletté a lungo sui suoi ordini, li aveva letti e riletti, li aveva capiti ma non li condivideva. Soprattutto non gradiva che un illustre gerarca si imbarcasse con loro: d’accordo ormai la Germania era sconfitta ed umiliata, non erano certo più in grado di essere offensivi.
Così aveva cominciato a pensare alla sua missione più in termini personali che di ordini ricevuti, e piano, piano aveva preso coscienza che in realtà il suo sommergibile non sarebbe stato un mezzo di attacco o difesa, ma un sistema per garantirsi la fuga.
Ottimo pensò, anche da ubriaco riesco a recitare la mia parte a perfezione, se dovessi essere catturato sarò sicuramente convincente.
Il segreto dell’Organizzazione è salvo, anche se agli ordini sarò costretto ad apportare qualche modifica.
In fondo mentire non era poi così difficile, bastava dire delle verità parziali, eliminare qualche dettaglio qua e là, e la tua ‘verità’ sarebbe stata credibile esattamente come quella vera: che la Germania fosse sconfitta era vero e che la sua missione potesse essere interpretata come una fuga pure. Ovviamente mancavano alcuni particolari, piccole cose non dette e che ormai aveva giurato di non dire.
Sorrise, quando era stato avvicinato qualche settimana prima con quella proposta assurda e il miraggio di una vita ricca e facile, non avrebbe mai immaginato che avrebbe sposato la causa fino in fondo: aveva dato i migliori anni alla sua nazione, aveva offerto la sua vita, se fosse servito per difenderla, e ora che tutto stava crollando era giunto il momento di fare il punto e di cominciare a pensare a sé stessi.
Quando Heinz giunse, meccanicamente, al suo battello era ormai convinto che le scelte che aveva fatto erano per il meglio, per sé, per la sua ciurma anche se inconsapevole, e in un certo senso anche per la sua nazione.
Guardò il suo U-Boot e sospirò, come tutti i comandanti era innamorato del suo vascello e del resto non avrebbe potuto essere diversamente: il legame che si creava era unico e la simbiosi ti teneva in vita.
Il suo sospiro però era in parte di amarezza perché sapeva che lo attendeva una missione non priva di difficoltà e pericoli e, malgrado ogni rassicurazione, l’esito non era poi così scontato.
Si guardò indietro e rimirò il panorama di Kristiansand addormentata nella notte puntinata da qualche sporadica lampadina per illuminare dove necessario, rifletté che quel panorama esprimeva bene la situazione attuale: dietro di noi c’è solo oscurità e nessun ritorno.
Guardò quindi di nuovo il suo sommergibile e gli sorrise, sì, pensò, in effetti quella era la loro unica via di fuga verso un futuro migliore.

3Corinthia – Canale della Manica – 9 agosto 2009 ore 10.30
Fred stava sorseggiandosi un caffè in un angolo della plancia della Corinthia, mentre questa procedeva lentamente, scandagliando il quadrante che avevano concordato, alla ricerca di qualche traccia della HMS Victory.
La sua giornata era cominciata presto, si era coricato quasi subito dopo aver scoperto l’ubicazione del fantomatico sommergibile, ma ovviamente non era riuscito a prendere sonno perché aveva la testa piena di pensieri. Si era ritrovato a pensare già come organizzare una campagna all’estuario di quel fiume, con che fondi, e con che mezzi.
Dopo un’ora di riflessioni aveva deciso di navigare ancora un po’, e aveva avuto la pessima idea di inserire in Google le parole ‘sommergibile affondato Argentina’ e si era ritrovato circa 21000 documenti sull’argomento, di cui la maggior parte si riferiva ad avvenimenti della seconda guerra mondiale.
La cosa lo aveva interessato molto e così aveva seguito liberamente alcuni link e aveva ‘navigato’ per internet per un bel po’.
Tra le molte pagine che aveva visitato, numerose erano di Wikipedia, la nota enciclopedia online, che aveva letto avidamente e da cui aveva appreso che erano anni che si discuteva sull’esistenza o meno di sommergibili inabissati nell’estuario argentino che si chiamava Baia di Los Loros.
La notizia l’aveva infastidito e così si era rimesso a letto e alla fine si era addormentato. La sveglia del cellulare aveva suonato implacabile alle 6.30 e, con difficoltà, si era alzato, lavato, vestito e recato in mensa per una colazione che lo svegliasse.
I suoi primi pensieri erano stati ovviamente per tutte le notizie del giorno precedente, alla fine della doccia già si era persuaso che il fatto che la notizia fosse già nota non cambiava nulla: gli altri probabilmente mancavano di metodo e da quello che aveva letto il loro problema maggiore erano le maree, molto significative, che cambiavano il paesaggio e i punti di riferimento.
In più, verso la fine della colazione, si era convinto che il governo Argentino avesse fatto ostruzionismo per evitare di essere implicato in qualcosa di inopportuno che avrebbe potuto danneggiarne l’immagine pubblica.
Infine per le 7.15 si era presentato in plancia, si era messo a guardare il monitor dell’ecoscandaglio che stava già operando da meno di un’ora e che, come previsto, non aveva rilevato nulla.
Fred aveva scambiato qualche chiacchiera con il comandante della Corinthia, Francis McLahan, inglese di nascita ma sempre vissuto in mare con la sua famiglia, tra pescherecci e supply, e aveva imparato ad apprezzarne la scarna conversazione che era un’ottima alternativa all’estrema noia del monitor che aveva cominciato a fissare.
Guardò l’orologio e si accorse che la mattinata sembrava non passare mai; per un momento rimpianse di non essere nel mediterraneo, imbarcato su un mezzo italiano dove è tradizione che, verso le 10.30, venga portata in plancia della focaccia appena sfornata, per alleviare il turno agli uomini di guardia.
Provò a concentrarsi sul suo compito e ritornò allo schermo: in realtà questa fase del lavoro, cioè identificare il sito, era quella più lunga e noiosa.
Infatti, normalmente servivano settimane e mesi se non addirittura numerose campagne diverse per identificare il sito di un affondamento e nel frattempo si scandagliava minuziosamente il tratto di mare interessato in attesa di un ‘beep’ della macchina.
Fred decise quindi di accendere il suo portatile personale e di connettersi ad internet, un po’ per sbrigare un po’ di lavoro con le email e un po’ perché voleva approfondire il discorso dei sommergibili.

4In particolare aveva scoperto che a guerra finita, circa due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca, ben due sommergibili tedeschi si erano arresi in quella stessa zona alle autorità Argentine e già all’epoca si vociferava di un convoglio ben più nutrito di sommergibili.
Fu così che, in poco tempo, trovò e cominciò a leggere moltissime notizie, esattamente come la notte precedente, trovò persino gli interrogatori dei due comandanti che si arresero alle autorità argentine nel luglio e nell’agosto 1945.
Come era sua abitudine, Fred salvò tutte le pagine che riteneva interessanti, e che avrebbe approfondito a tempo debito. In particolare fu colpito dalla trascrizione dell’interrogatorio dell’equipaggio di uno dei due sommergibili: U-977 comandato da Heinz Gridler che aveva anche stabilito il record, dell’epoca, per maggior numero di giorni trascorsi in immersione.
Fred era stato sui sottomarini nucleari e sapeva che al confronto con gli U-Boot erano delle navi da crociera, sia per spazi a disposizione che per confort, e pensare che li aveva trovati claustrofobici: chissà come si erano sentiti gli uomini di U-977 a restare chiusi in quella ‘scatoletta’ per ben sessantasei giorni consecutivi senza mai riemergere, tutta l’impresa era ammirevole.
Per un attimo fu tentato di chiamare Sten e chiedergli se riusciva a recuperare gli originali degli interrogatori che erano stati fatti in Argentina da personale americano, per una strana convenzione che avevano gli stati all’epoca dei fatti.
Sorrise pensando alla faccia che avrebbe fatto il suo amico ad una richiesta del genere, poi decise di desistere, almeno per il momento, da quell’idea un po’ strampalata.
Fu allora che Fred si accorse che in plancia si era materializzata Kate e che si stava aggirando curiosa osservando ogni singola console.
Era vestita con la tuta arancione con la scritta ‘Lost Treasure’ sulle spalle, che loro normalmente utilizzavano per i lavori manuali all’esterno, e le scarpe da cantiere con la punta rinforzata in metallo: fortunatamente non aveva messo l’elmetto arancione con il logo della loro ditta.
Il comandante la stava fissando, probabilmente pensando che la ragazza era fuori posto, così anche i due ragazzi che erano in plancia. Kate finalmente vide Fred e lo salutò con un sorriso, subito gli si avvicinò per chiedergli del lavoro e di come aveva trascorso la notte.
Come previsto Fred registrò la lamentela sui canali televisivi ‘sconci’, ma fu sorpreso di notare che per il resto Kate si era trovata molto bene, aveva dormito sodo tutta la notte e aveva indugiato a colazione la mattina. Nessuna lamentela per le dimensioni minimali della cabina né tanto meno per quelle del bagno.
Fortunatamente la tuta arancione di Kate non evidenziava assolutamente il suo fisico, così vestita non attirava particolari sguardi o interessi, Fred stesso fu contento del suo abbigliamento perché non sarebbe rimasto distratto.
“Cosa stavi guardando in internet?” chiese Kate fissando il PC di Fred in maniera un po’ inquisitoria
“Mi stavo facendo una cultura sui sottomarini della seconda guerra mondiale affondati da queste parti, in modo da poter fare il brillante quando ne troveremo qualcuno!”
“Interessante, in effetti ce ne dovrebbero essere un po’ proprio da queste parti e se ricordo bene tutti affondati tra il 1944 e il 1945”
Fred la fissò con stupore.

5“Sei veramente incredibile” le rispose
“Perché?” sorrise lei con fare angelico “ho la passione per la Storia e tutto quello che ha una vaga attinenza con la Storia mi resta appiccicato alla memoria, del resto ritengo che lo stesso valga per te, solo che invece della Storia potrebbe essere riferito a qualsiasi cosa che abbia attinenza con le armi, o sbaglio?”
Fred si corrucciò, in effetti la sua memoria era molto fotografica, ma capiva che Kate non si stava riferendo solo a quello e così rifletté velocemente sulla teoria di Kate.
“Beh, in effetti non l’avevo mai vista sotto questa luce, in effetti se mi permetti di generalizzare la tua teoria, posso affermare che la mia memoria funzioni meglio con le cose che mi interessano, quindi hai ragione sulle armi, ma anche battaglie e strategie militari”
Kate sorrise, soddisfatta di aver segnato un punto a suo favore, in fondo lei come donna in un ambiente così maschilista partiva svantaggiata e per pareggiare la situazione l’unica era buttarla sul campo culturale.
Fred aveva cominciato a pensare velocemente e così in una frazione di secondo aveva ideato un piano infallibile per utilizzare la sconfinata conoscenza della collega senza necessariamente metterla a conoscenza di tutta la storia. Chiudendo le pagine di internet, che aveva aperto per documentarsi sui sommergibili scappati in Argentina, lasciò quella con la foto dell’U-977 ben in evidenza per qualche istante e poi la rimpicciolì con non curanza.
“Aspetta, aspetta un attimo, torna a quella pagina con la fotografia in primo piano” lo bloccò subito Kate che stava guardando interessata le pagine internet di Fred.
“Quale questa?” le chiese aprendo di nuovo la pagina con U-977 e congratulandosi con se stesso
“Si esatto” gli rispose “ma questo non centra nulla, è U-977 un U-Boot che si arrese agli argentini nell’agosto del 1945, e che fu fonte di infinite polemiche perché molti lo additarono come il vettore con cui molti gerarchi nazisti fuggirono in sud America. Addirittura c’è chi sostiene che Hitler inscenò il suicidio ma in realtà fuggì in Argentina in questa maniera. Se ricordo bene ci fu un’altra unità che si arrese nello stesso punto circa un mese prima e ovviamente la cosa risultò estremamente sospetta. Ma come mai lo stavi leggendo?”
“In effetti era una divagazione, seguendo qualche link avevo trovato questo e la cosa mi era interessata subito. L’altra unità che menzionavi è l’U-530 e le voci, che tuttora non hanno trovato una conferma, sono che in realtà furono molti di più gli U-Boot che arrivarono là, anche se solo due si arresero” fu pronto Fred a risponderle.
Kate si fece pensierosa per un attimo
“Stai pensando di organizzare una campagna in Argentina per cercare gli U-Boot perduti?” scherzò lei
“Sì, scommetto che l’armatore ne sarebbe felicissimo e mi sovvenzionerebbe subito” scherzò a sua volta Fred che cominciò a studiare Kate per capire se stava scherzando o aveva già capito qualcosa.

6Kate rise di gusto, in effetti il caratteraccio e l’attaccamento ai soldi di Merryan era risaputo, un’idea così balzana, non provata se non da alcune dicerie e assolutamente priva di ritorno economico, sarebbe stata una giusta causa per il licenziamento in tronco di chiunque avesse osato proporgliela.
“Me lo vedo il ‘vecchio’ mentre stringe la mano alla cancelliera Merkel che con gratitudine gli dice che il popolo tedesco gli è riconoscente per aver restituito una proprietà dal governo ai legittimi proprietari” scherzò Kate
Fred rise, Kate non sospettava, lui aveva avuto qualche informazione interessante. In alcune pagine internet che aveva letto avevano trovato conferma delle parole della collega, lo spunto che un eventuale sommergibile fosse servito per far scappare qualche gerarca nazista poteva anche essere un movente accettabile.
Restavano da capire alcune cose, prima di tutto come fosse possibile che un sommergibile della seconda guerra mondiale riuscisse a navigare dall’Europa all’Argentina senza rifornimenti, e senza essere intercettato, ma il fatto che altri due sommergibili ce l’avessero fatta indicava che la cosa non era impossibile; ultimo ma non meno importante era capire chi fosse stato a bordo di quel mezzo e perché darsi così tanto da fare per affondare il sommergibile, invece di arrendersi alle autorità argentine.
Fred pensò che avrebbe avuto molto tempo per svolgere le sue ricerche in maniera discreta, mentre si trovava a bordo della Corinthia e in più, con un minimo di attenzione, avrebbe potuto attingere alla conoscenza di Kate che sembrava ferrata su qualsiasi argomento storico.
“Per quanto riguarda la Victory, invece, ancora nulla, abbiamo cominciato a setacciare il settore ‘A1’ come da programma, e come immaginavamo non ha prodotto alcun risultato. Sono sempre più convinto della nostra teoria che la nave fu preda di una violenta tempesta che la portò a Ovest di Casquets inabissandola, e non che affondò vittima degli scogli perché il faro di Casquets era spento” Fred cambiò discorso
“Già, eppure le cronache dell’epoca riportano che HMS Victory affondò il 5 ottobre del 1744 durante una tempesta al largo di Alderney e ci fu chi giurò di aver sentito i cannoni della nave sparare per segnalare il pericolo. Da allora la stanno cercando in queste acque senza alcun risultato” Kate era molto preparata su questo progetto, in effetti era il suo primo progetto come responsabile, un ruolo dirigenziale che ‘l’armatore’ aveva voluto assegnarle per la sua grande conoscenza, affidabilità e serietà nel lavoro
“Sir John Balchin, era uno degli ammiragli più esperti che la flotta britannica di re Giorgio II avesse, mi è sempre risultato strano che proprio lui si fosse incagliato su questi isolotti visto, i molti anni di servizio specialmente nel pattugliare la Manica” Fred sarebbe stato ore a sentire Kate parlare, non sapeva come mai ma la Storia raccontata da lei era interessante, ricca di sfumature che non trovavi sui libri o in internet, insomma sembrava che raccontasse storie a cui aveva partecipato piuttosto che freddi rapporti di un epoca lontana.
Forse fu proprio la sua espressione rapita che fece interrompere Kate per un istante e farla arrossire
“Scusami sono di nuovo partita per la mia strada e ti stavo raccontando un mucchio di cose che magari non ti interessano”
“Al contrario, stavo giusto pensando che se avessi avuto te come professoressa di Storia a scuola probabilmente adesso farei il tuo stesso lavoro, quindi se hai tempo e non ti dispiace vorrei sapere altro sull’ammiraglio Balchin”
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68 pensieri su “U-Boot VII

  1. Sei entrato nel pieno.
    Bello come capitolo, ma credimi, non saprei da dove iniziare a scrivere anche se la voglia è tanta. Sono rimasta con la testa in sospeso.
    Aspetto aspetto e aspetto, ma ormai ci siamo.
    Dunque dunque, Fred si da un bel da fare.
    Hai interpretato benissimo lo spirito di un Comandante di una unità, qualsiasi bandiera possa avere.
    Dalle foto vedo che Fred si da da fare.
    (Brutto fedifrago che non sei altro: fred è vero?)
    Carina Kate (Chi sarebbe la biondina?).

    Ciao Ninni figo.
    Bacino

    😀

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    • Indiscutibilmente Fred si dovrà dare molto da fare in quanto, sembrerebbe, che la ricerca (da stabilire, comunque, cosa e dove) è laboriosa.
      La situazione sembra maturare e dunque …
      Grazie per esserci.

      Cordialità

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  2. mamma che bello.
    L’azione è iniziata e sono a seguire questa storia brillante e bellissima. ma come fai? Dalla poesia dell’Antica dama, con una letteratura delicata, appassionata, gentile e pulita a questa che è executive, bella, cronistica e evocativa.
    Soprattutto i dialoghi.

    Bellissima…
    Mi piace come hai cucito gli anni 2000 a quelli della seconda guerra mondiale. Le due rette stanno viaggiando speditamente fin quando non s’incontreranno.
    Intanto ci hai messo il sottomarino ritrovato in Argentina (nella foto) e già la dice lunga.
    Ma quante ne sai?
    Iniziamo con l’album di Fred e Kate?

    (Belle le immagini: hai fatto scoppiare il fegato a Manu poverina io dico che stavolta schiatta di brutto)
    PS: io sono più bella di Kate.
    Ciao milorderrimo del mio cuore.

    🙂

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    • Si si, canta oca, che ti ha messo quelle foto per farti scoppiare il fegato.
      Ma fatti i cazzi tuoi, stronzetta del mio cuore.
      😀

      Invidiosa vero?
      ahahahahahahahhaahha
      Passa una serena domenica Lilluccia del mio cuore
      ahahahahahah

      😀

      Scusa Ninni l’OT, ma ne prevedo tantissimi…
      A lilly l’hai ammazzata e poi tocca a me prenderla a sberle.
      (Un piacere che non cambierei con nulla)
      Buona domenica

      🙂

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    • Lilly Simoncelli

      Portaste un esempio calzante, mia signora.
      Due rette parallele, come ad esempio, le traversine di un binario ferroviario, non s’incontrano nel presente, ma all’infinito.
      Il sottomarino, illustrato, ci servì quale corredo illustrativo per la storia, nello specifico, ma ‘esattamente’, quel sommergibile, non è in Argentina.
      Grazie milady, cordialità.

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  3. Un gran bel capitolo che, le garantisco, stavo aspettando proprio.
    Ci introduce nel pieno di questa storia che, togliendo il fatto che è scritta magistralmente, ci sta portando in un mondo che molti vorrebbero conoscere, ma che in molti hanno paura ad affrontare.
    Certo che sta opponendo situazioni e fatti che sono inopponibili, almeno in apparenza.
    Certo, se ci fosse stato un Walter in fuga.
    Oppure c’é stato sul serio?

    Abbia una buona domenica

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    • Amedeo d’A.

      La ringrazio per le espressioni.
      La storia, così come concepita (dovevo rimanere aderente al tema imposto) si rivolge – appunto – a quanti hanno paura di parlare dei fatti immediatamente seguenti la fine della seconda guerra mondiale.
      Un Walter in fuga? Sì, don Amedeo. I Walter furono tanti, anzi tantissimi.
      La ringrazio per esserci

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  4. Mi hai tenuto ferma a leggere per forza.
    ma sai che mi incalza? Un mix esplosivo: il buon Fred e quel sottomarino che con il suo carico inizia un viaggio che tutto il sapore dell’arroganza dei potenti, pure quando scappano.
    Sei un mago.

    Buona domenica Ninni.
    Un bacio e un grazie per tutto questo.

    Ciao

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    • Elena Simonin

      Vi ringraziammo per aver definito la storia incalzante.
      Ecco, definiste giusto: quella fuga di Walter, di tutti i Walter, è l’ennesima dimostrazione dell’arroganza dei potenti.
      Quell’arroganza omicida che uccide, anche quando ha smesso di uccidere.

      Grazie a voi milady

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  5. Credetemi milord, da ieri sera ho sbirciat continuamente in attesa del nuovo capitolo. E ho fatto benissimo.
    Una bellezza, potenza e forza insospettate.
    pensi che, almeno è la mia esperienza, certi tipi di romanzi, poi, si perdono in rivoli e rivoletti che stancano.
    Devo riscontrare milord, invece, che vi siete posto come un narratore, un amico fidato che ci sta spiegando come andarono le cose, effettivamente.
    E questo mi affascina e mi fa paura.

    Abbiate una buona domenica milord.

    Vostra Anna

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    • Anna Blu

      Vi ringraziammo della personalissima definizione.
      Non ci poniamo, come ci porremo sempre, quale voce narratrice di fatti o eventi.
      Fummo felicissimi se vi provocammo tale soddisfazione.

      Cordialità, mia signora

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  6. Una bella puntata zeppa di riferimenti e ” indizi” ma… Fred, nonostante l’abbigliamento credo che si sia fatto distrarre ugualmente da Kate, ( a giudicare dal corredo fotografico)ma… mai fidarsi di una donna che ride troppo.
    Aspetto già la prossima puntata per conoscere il proseguo delle vicende anche del 1945.
    A presto.

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    • Lady Nadia

      Riferimenti e indizi, mia signora, li seminammo un po’ qui, un po’ là.
      Dite che Fred si sia fatto distrarre da Kate? E’ probabile.
      Avete ragione sulle risate insistenti.
      Grazie per la fiducia per il prossimo capitolo.
      Buona giornata e cordialità

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  7. Una puntata propedeutica al proseguo del racconto. Si parte (ma quanti sottomarini stanno salpando? due, tre?) e si affilano le armi con la presenza di Gridler, figura losca, almeno al momento, e con Kate che ne sa tanto e forse troppo. E se fosse lei il mittente anonimo delle mail? No, non occorre risposta, Milord, ormai ha capito che amo sbilanciarmi in previsioni, un mio modo per seguire con passione ciò che leggo, ma le risposte arriveranno e saprò attendere.
    Buona domenica. Cordialmente,
    Marirò

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    • Lady Marirò

      Ecco, il mittente anonimo delle mail.
      Occhio lungo milady. Non sapremmo, effettivamente, se corrisponda al vero. Comunque sia il dubbio, ovviamente, si insinuò anche nella nostra testa (posto di averne una).
      Le risposte, credo (e ce lo auspichiamo) arriveranno.
      Eccome!
      Grazie mia signora, lady Marirò.
      Abbiate le nostre cordialità più sentite.

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    • Lady Alessandra Bianchi

      Il passato e il presento sono consequenziali, mia signora. Essi sono in stretto contatto, ovviamente.
      L’evento esplosivo è quando, insieme, s’incontrano nel futuro, ma non con i convincimenti passati, bensì con l’imponderabile dell’ignoto.
      Lì son dolori.

      Abbiate le nostre cordialità

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  8. Come teoria è talmente affascinante che sono andata a vedere in Wikipedia. mamma, avete ragione milord.
    Ne sono scappati in Argentina una marea.
    Tutti in Argentina, buona parte.
    Adesso voglio sapere come continua.
    Ciao

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    • Franci Mira

      E’ un fattore noto, mia signora, che l’Argentina – quasi da sempre variegata terra multiraziale e soprattutto italiana – nelògli anni a cavallo tra il 1946 e il 1965 divenne una terra teutonica.
      Grazie per seguirci.
      Abbiate le nostre cordialità

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  9. Scusi per il ritardo.
    Ho letto con attenzione questo capitolo. C’é soltanto da imparare da lei.
    Uno stile inconfondibile in tutte le sue manifestazioni: sentimentali, diaristiche, melodiche e cronachiste.
    I miei complimenti sul serio.
    Buonanotte

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  10. Un capitolo milord molto bello e molto speciale.
    Mi sono accorta della meticolosità con cui ha descritto tutto.
    bello bello.
    E soprattutto una versione affascinante.
    Bravo proprio.
    Buon lunedì

    Lou

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    • Lady Louise

      La meticolosità, mia signora, ci sta tutta.
      Un po’ una sfida tra noi e gli spettabilissimi lettori che, dietro precisa indicazione, vollero una storia così.
      Grazie, lady Louise.
      Cordialità

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  11. una sensibilità nel racconto che si riscontra, per altri versi,nella cronaca storica che porta i resoconti di come andarono i fatti.
    Un racconto che mi prende.

    Bellissimo milord.

    Mi permetto un abbraccio e un bravo sul serio.
    Buona giornta

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    • lady Rossana Zorzi

      La cronaca storica, mia signora, solitamente, viene scritta dai vincitori e/o decisori degli eventi.
      In questo caso preferimmo far parlare … le paure.
      Grazie per esserci e cordialità

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  12. un bel capitolo scorrevole quanto basta e “pericoloso” quanto basta.
    Non è che se ne siano accorti in tanti.
    Il tuo giochetto è riuscito.
    Bravo.
    Adesso si aprono le porte dell’inferno.
    Ciao e buona serata

    Max

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