U-Boot IX

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1U-HAH – Rosengarten – 4 maggio 1945 ore 05.30
Manfred stava per bussare alla porta del Generale Stahlecker, come da ordini ricevuti il giorno prima dall’illustre ospite. Questi voleva essere presente durante il passaggio del Rosengarten per accertarsi che ciò avvenisse esattamente secondo le direttive impartite dall’ammiragliato.
Manfred si era convinto che l’ammiragliato avesse ottenuto una mappa dettagliata del campo minato e perciò aveva ordinato una rotta così a Sud rispetto alla norma.
Ciò lo preoccupava molto, infatti era da anni che si parlava di mappe segrete del Rosengarten, più o meno efficaci, ma ogni volta che gli Alleati catturavano un equipaggio e dall’interrogatorio venivano a sapere che avevano passato il campo minato, cambiavano qualcosa lanciando mine con gli aerei, senza contare che un campo minato in mare non era per nulla fisso, come quelli a terra.
A parte le mine galleggianti che erano ovviamente preda delle correnti e del vento, anche quelle ancorate spesso si divincolavano dalla catena e cominciavano a vagare; infine si vociferava che gli Inglesi avessero messo a punto un nuovo tipo di mina il cui innesco era acustico, basato cioè sul rumore prodotto dai generatori e dalle eliche.
Con questo spirito Manfred si apprestava a svegliare il Generale e a comportarsi da ‘bravo soldato’ esattamente come aveva fatto fino ad ora, eseguendo alla lettera gli ordini.
Lo stesso Generale si era complimentato con lui e la sua ciurma per l’efficienza e la precisione con cui stavano svolgendo il loro lavoro.
Ovviamente parte degli elogi erano dovuti all’impeccabile manovra che, il giorno prima, avevano eseguito per sfuggire al cacciatorpediniere che aveva incrociato la loro rotta.
Infatti verso le 10 del mattino, mentre Manfred era in camera di manovra come sua abitudine durante il suo turno di guardia, era stato avvertito di un contatto a 300° e circa undici miglia di distanza. Il contatto successivo aveva confermato rotta di intercettazione della loro e classe: Destroyer britannico.
L’ufficiale in seconda aveva temuto che li avessero già identificati, ma Manfred sapeva che non era possibile poiché il Sonar Inglese o ASDIC aveva una portata molto inferiore rispetto alla loro tecnologia il GHG appunto.
Aveva deciso quindi di immergersi rapidamente e proseguire con una velocità ridotta per non farsi scoprire, ma ciò non era bastato perché, infatti, verso le 11 del mattino avevano notato una brusca virata del Destroyer che si metteva al loro inseguimento.
Manfred aveva adottato la sua manovra di evasione standard da quando lo avevano messo a bordo dei tipo XXI: velocità quattro nodi in modalità elettrica silenziosa e profondità di 80 metri.
Il Destroyer li aveva sorpassati lanciando qualche bomba di profondità, fortunatamente troppo lontane o troppo profonde per causare il minimo danno ed era poi tornato indietro per un’altra rotta evitandoli. Erano rimasti così per un paio di ore fino alla conferma della perdita di ogni contatto e infine avevano ripreso la loro andatura.
Il generale si era materializzato in camera di manovra appena uditi i primi scoppi delle bombe di profondità, allarmato, e probabilmente credendo che il suo viaggio fosse giunto alla fine, si era poi ripreso e complimentato con tutti per l’eccellente lavoro e aveva comunicato a Manfred l’intenzione di essere presente per il passaggio del Rosengarten.
Bussò energicamente alla porta e restò in attesa.
Pochi istanti dopo la porta si aprì e Manfred si trovò di fronte il suo ospite già vestito e pronto, anche le fasciature sul volto erano state cambiate da poco e Manfred si chiese se in futuro si sarebbe mai trovato a vedere il volto del Generale.

7“Generale siamo arrivati ai confini del Rosengarten, siamo poco a Nord delle Shetland approssimativamente 61°34’ Nord e 2°12’ Est, abbiamo già avvistato qualche mina galleggiante alla deriva, le batterie sono state ricaricate tutta notte con lo snorkel e abbiamo quindi circa 300 miglia di autonomia in immersione, probabilmente anche di più visto che sono nuove. A parte un paio di avvistamenti di aerei che ci hanno costretto ad immersioni rapide, posso affermare di essere perfettamente in tabella di marcia, Generale”
“Eccellente Comandante, mi complimento con lei per la sua estrema efficienza: sono molto contento di averla scelta per questa missione”
Manfred sorrise, in effetti era molto gratificante essere elogiati da un generale, soprattutto se delle SS, durante un’operazione bellica, tuttavia i suoi timori prevalsero e quindi si fece serio nuovamente, Walter lo notò e probabilmente capì
“Comandante non abbia timore, l’ammiragliato sa quel che fa” fu la risposta del generale alla faccia di Manfred
“Generale, con tutto il rispetto, sono convinto che l’ammiragliato basi i suoi ordini su una mappa del Rosengarten, ma quello che mi preoccupa sono un nuovo tipo di mine ad innesco acustico che si basa cioè sul rumore delle nostre eliche”
Il generale si fece pensieroso, poi sorrise o almeno così sembrò dietro le bende
“Comandante Dorf, ma siamo a bordo di un tipo XXI, cioè un sottomarino elettrico e quindi silenziosissimo e lei stesso è giunto fino a meno di 500 metri da un’unità nemica, un cacciatorpediniere se ricordo bene, che sicuramente era attrezzato per scoprire eventuali sommergibili e lei teme delle mine che per quanto sofisticate, non saranno mai come l’orecchio di un operatore sonar britannico”
“Generale, le mine sono ancorate al fondo con un peso morto e una catena e quindi la sua mappa o è dannatamente precisa oppure rischiamo di agganciare una catena e trascinarci un gingillo da 150 chilogrammi di tritolo con i timoni posteriori o le alette anteriori”
Il generale annuì
“È la mappa che usano i sommergibili alleati per fare incursioni sulle coste norvegesi”
Manfred fece per replicare qualcosa, ma poi le parole del generale iniziarono a fare effetto e quindi aprì la bocca, poi la richiuse, colpito da ciò che aveva udito.
Il sorriso tornò sul volto di Manfred che fece un cenno al generale e si diresse verso la camera di manovra.
“Comandante siamo a 50 metri e stiamo scendendo a 200 metri di profondità, velocità tre nodi, siamo in modalità silenziosa, il Nibelungo è operativo e ha rilevato un varco di fronte a noi tra le catene delle mine” ad accoglierli fu Hermann, l’ufficiale in seconda nonché amico di Manfred che l’aveva richiesto espressamente quando aveva avuto l’ordine di trasferimento su U-HAH
“Molto bene Hermann. Rilevazioni del Nibelungo ogni dieci minuti” fu la risposta professionale di Manfred che nel frattempo aveva già elaborato i dati del suo ufficiale e aveva conteggiato che una rilevazione del loro sonar, il Nibelungo appunto, ogni dieci minuti circa corrispondeva ad avere un’immagine ogni circa mille metri, distanza questa soddisfacente per la risoluzione del Nibelungo visto che gli oggetti che stavano individuando erano delle catene con mine e non delle navi.
Il silenzio calò sulla camera di manovra dopo l’ultima ripetizione degli ordini, il timoniere periodicamente ripeteva la profondità raggiunta, ogni 25 metri come da richiesta del comandante, passarono così i 75 metri e i 100 metri di profondità quando i primi scricchiolii si cominciarono ad udire. In realtà furono più dei suoni tetri come di metallo che si accartocciava ma questa era solo l’immaginazione degli occupanti il sommergibile.

4Walter si guardò attorno per capire cosa succedeva, ma non vedendo panico capì che doveva essere normale. I suoni che udiva sembravano come il lamento di un grosso cetaceo morente e per una strana combinazione gli venne di associare l’immagine al termine ‘Delfini di Acciaio’ che era il nome con cui i militari italiani chiamavano i loro sommergibili.
“Sono i rumori delle lamiere che si assestano man mano che la pressione idrostatica aumenta. Basta pensare che adesso la pressione è circa dieci volte superiore a quella che avevamo poco fa, quando eravamo in superficie” evidentemente il comandante si era accorto che Walter non era familiare con la vita sottomarina.
“150 metri” annunciò preciso il timoniere e la nave gli rispose con un altro lamento metallico
“Comandante quanto durerà l’attraversamento del Rosengarten?” chiese Walter per spezzare quel silenzio angosciante che lo circondava
“Circa un giorno completo. Normalmente ci vuole molto meno, ma questa rotta lo attraversa tutto, mentre normalmente lo aggiriamo e ne attraversiamo solo una minima parte” fu la pronta risposta di Manfred.
Il comandante cominciava a piacergli, era giovane, certo, ma non per questo inesperto, del resto il suo curriculum parlava chiaro, inoltre aveva delle doti di comando ormai rare negli ufficiali tedeschi, logorati da questa guerra che doveva essere rapida e di spostamento e invece li aveva impantanati.
“200 metri” concluse il timoniere quasi in concomitanza con il ‘ping’ del Nibelungo che li informava che erano dentro una specie di corridoio.
“Profondità raggiunta e ali a zero signore” fu la risposta del timoniere agli ordini impartiti dall’ufficiale di seconda.
“Adesso ci livelliamo e aumentiamo la velocità a cinque nodi” tradusse il comandante a Walter che ormai si era quasi abituato ai gemiti metallici che il vascello continuava ad emettere, lui come risposta annuì.
“Tra tre giorni saremo al punto indicato negli ordini Generale. Resteremo in immersione per tutto questo tempo per cui le trasmissioni radio saranno tagliate fino ad allora, come le accennavo le batterie dovrebbero garantirci l’autonomia necessaria a raggiungere la destinazione, in caso di necessità ci riporteremo alla quota snorkel qualche ora prima del dovuto”
“Eccellente Comandante. Approfitterò allora di tutto questo tempo affinché lei o qualcuno dei suoi mi mostri questo gioiello della tecnica nazista nei dettagli”
L’imbarazzo si dipinse sul volto del comandante e del primo ufficiale, Walter pensò di aver probabilmente chiesto qualcosa di sconveniente ma, sicuro del suo grado, non si curò della cosa e, in effetti, gli ufficiali si ripresero subito
“Certamente Generale, le assegnerò il nostromo per farle vedere nei minimi particolari il sommergibile e per soddisfare ogni sua curiosità, solo, le consiglio di adottare una tenuta da lavoro perché molti posti sono accessibili tramite varchi angusti e potrebbe sporcarsi nel giro per il mezzo.”

1Corinthia – Quadrante C25 – 15 agosto 2009 ore 10.30
Il robot subacqueo stava raggiungendo la sua destinazione sul fondo del mare, Fred sorvegliava l’operazione dal monitor installato nel container di comando del ROV.
Pur essendo il terzo viaggio in quella zona da quando il giorno prima avevano udito il beep dell’ecoscandaglio, Fred restava sempre affascinato da ciò che la telecamera del ROV, Remote Operated Vehicle, riprendeva: gli sembrava quasi di volare se fissava a lungo lo schermo e la sensazione gli piaceva molto.
L’equipaggio del ROV era americano, della California, e respirare un po’ di aria di casa fu un’inaspettata e piacevole sorpresa, la compagnia per la quale lavoravano era anch’essa americana ma, acquistata da poco da una società petrolifera italiana: il gruppo Eni.
Il pilota, colui cioè che con il joystick comandava il robot nella navigazione subacquea, era molto esperto, nella discesa precedente era arrivato a identificare delle strane conformazioni sulle barre di metallo, infatti questa volta erano scesi con un attrezzo apposito per ripulire le incrostazioni.
L’attrezzo era una specie di mola che girava a basso numero di giri, era in plastica dura per evitare di rovinare il manufatto caso si fosse trattato di qualcosa di storico.
Oltre ai piloti, che erano due per coprire le ventiquattro ore, c’erano anche due tecnici di cui uno era l’esperto elettronico e l’altro l’esperto meccanico. Il ROV era principalmente un agglomerato di eliche, telecamere e braccia robotiche tenute insieme dalla schiuma di galleggiamento per rendere il peso della macchina neutrale in acqua, cioè in caso di perdita di potenza non sarebbe né affondato né riemerso, ma sarebbe rimasto in quella posizione.
Il monitor cominciò a mostrare il fondo fangoso interrotto a tratti da roccia, segno che il ROV era ormai pochi metri sopra il fondo del mare che in quel punto era a circa 100 metri di profondità. Il pilota controllò le coordinate del suo velivolo e cominciò a muovere il joystick per far avanzare il ROV fino al punto identificato, che raggiunse poco dopo.
Fred che amava il mare, vi aveva speso buona parte della sua vita, trovò naturale pensare alla telecamera montata a bordo del ROV come agli occhi di una manta che fluttuasse nel mare. La visibilità era stranamente molto buona e non disturbata dal torbido come gli era capitato nella prima discesa, quindi il cumulo di lingotti di metallo gli si presentò in maniera abbastanza chiara: certo bisognava avere degli strumenti per capire che quelle forme vagamente rettangolari erano dei lingotti e che quel colore marrone rossiccio era metallo arrugginito visto che le barre erano incrostate da alghe e altri sedimenti marini.
A tradire un po’ quella conformazione di barre accatastate in maniera caotica erano stati dei forellini regolari che comparivano sul lato di una di queste e che avevano potuto identificare soltanto nella seconda discesa.
Kate le aveva bollate come delle piastre per il fissaggio lungo le paratie di legno della nave.
Ovviamente quella di Kate era stata una speranza più che una prova di qualcosa che si aspettava, ma sul finire della seconda discesa avevano appunto identificato dei rilievi sui lingotti che, però non era stato possibile identificare per le troppe incrostazioni.
5Kate sosteneva che se fossero state parte della zavorra della HMS Victory i lingotti sarebbero stati marchiati con dei simboli della marina Britannica dell’epoca, o almeno così sosteneva l’illustre autore del libro che Kate aveva portato con sé.
Da qui l’idea di ridiscendere con un attrezzo adatto a rimuovere, almeno in parte, le incrostazioni per sincerarsi della provenienza dei lingotti.Kate aveva speso tutta la notte tra internet e il libro per cercare se le riusciva di trovare quale simbolo fosse in voga, all’epoca della costruzione della Victory, per la marchiatura delle zavorre. Sfortunatamente aveva trovato solamente una citazione che riguardava un’altra imbarcazione, la HMS Fowey, che era stata ritrovata al largo della Florida e la cui zavorra era marcata con una freccia o feone come era indicato in araldica e che in effetti era un simbolo molto caro alle forze armate britanniche da tempo immemore.

Ovviamente Kate era poi crollata e così la mattina presto Fred l’aveva trovata addormentata sulla poltrona della sala comune con il computer acceso davanti a lei.
L’aveva svegliata gentilmente e l’aveva poi accompagnata fino alla sua stanza, in tempo per ricevere la preziosa informazione e prometterle che se avessero trovato dei segni sulla zavorra l’avrebbe svegliata.
La telecamera del ROV inquadrò il suo braccio meccanico che brandiva il nuovo attrezzo, il pilota azionò il comando per sincerarsi che la mola funzionasse e questa cominciò a ruotare in acqua, infine si avvicinò fino al punto sui lingotti dove credevano che ci potesse essere qualche informazione.
Quaranta minuti più tardi le operazioni erano nuovamente ferme, questa volta il problema era la visibilità. Infatti, non appena avevano cominciato ad usare la mola e a rimuovere i primi sedimenti, questi avevano cominciato ad andare in giro per tutta l’area circostante, in più il ROV, non avendo un punto a cui agganciarsi era costretto ad usare una maggiore spinta con le eliche per contrastare la reazione contraria dovuta all’operazione di rimozione dei sedimenti, la spinta aggiuntiva alle eliche si era tradotta in un getto di acqua maggiore verso il fondo sabbioso che aveva spinto quindi una maggiore quantità di sabbia verso l’alto, questa tendeva poi a sedimentarsi nuovamente creando quindi una situazione tipo tormenta di neve.
Il pilota aveva confermato che l’unica soluzione era quella di fermare tutto ed attendere che la sabbia si sedimentasse nuovamente, quindi aveva portato il ROV ad una quota di sicurezza e si era messo in stand-by.
Fred decise di uscire, pregando l’equipaggio del ROV di chiamarlo, quando avessero reputato la visibilità accettabile per riprendere le operazioni.
Non si faceva illusioni, sapeva che ci sarebbero volute almeno un paio di ore per tornare alla normalità, in una situazione così delicata non volevano certo azzardarsi a prendere dei rischi non necessari.
Decise quindi di andare in plancia per dedicarsi alle sue ricerche private. La plancia non era certo il posto più tranquillo della nave, ma lui lo preferiva proprio perché non amava i posti troppo silenziosi o deserti: Fred era una persona solare e di compagnia pur non avendo alcun problema a restare da solo.
Durante il suo addestramento e poi nella sua carriera militare aveva imparato che non si è mai soli, e poter contare su una squadra o degli amici spesso è l’elemento che fa la differenza.
In plancia trovò Kate che stava sorseggiando un caffè e parlando con il comandante che pur essendo burbero e di poche parole, con Kate aveva una dolcezza e una gentilezza diversi che con gli altri: evidentemente anche lui era stato colpito dall’incantesimo della ragazza.
Kate vide Fred e gli sorrise
“Novità Oberleutnant zur See?” gli chiese lei con un sorriso.
Fred la guardò con stupore perché in effetti non aveva capito cosa Kate gli avesse detto
“Oberleutnant zur See era il grado minimo per comandare un U-Boot tedesco, credo corrisponda all’incirca al grado di Sottotenente di Vascello” si spiegò meglio Kate “e visto il tuo interesse recente per i sommergibili credevo potesse interessarti”
Fred sorrise

1“Veramente mi hanno congedato come Comandante e non come Sottotenente, in ogni caso io su un sommergibile ci sono stato e ho anche l’addestramento per assaltarne uno con i mini sommergibili degli incursori” cercò di restare serio, ma evidentemente i suoi occhi lo avevano tradito perché Kate si portò una mano alla bocca per nascondere un sorriso
“Lo terrò presente in caso di necessità” rise lei
Il comandante della Corinthia li guardò con un sopracciglio sollevato dopodiché si diresse verso il computer per controllare il bollettino meteo.
“Siamo di nuovo fermi perché il ROV solleva troppa sabbia nell’operazione di rimozione dei sedimenti, quindi dobbiamo attendere che si ridepositi sul fondo” tagliò corto Fred per riassumere la mattinata di lavoro.
“Molto bene, perché nella notte ho pensato molto e ho deciso che se questi lingotti appartengono alla zavorra della Victory, allora il resto del carico della nave giace proprio davanti a noi” affermò sicura Kate “è una questione di fisica, la nave si è squarciata sotto la linea di galleggiamento e la zavorra è caduta, lasciando i resti in balia del vento e del mare e considerato che proveniamo da est in direzione ovest e questi sono i primi resti che troviamo, necessariamente la parte restante si deve trovare di fronte a noi”
Il ragionamento di Kate non faceva una grinza e Fred lo soppesò a lungo, se non fosse che c’erano da chiarire un paio di punti, tra cui se quello che avevano trovato fosse la zavorra, e successivamente se fosse quella della Victory, ma Fred non ebbe il cuore di puntualizzarlo alla collega, che si stava spendendo così tanto per questo progetto.
Due ore più tardi stavano scendendo verso il container del controllo ROV, il pilota li aveva informati che la visibilità era tornata accettabile e che sarebbe tornato in posizione a breve con il robot.
Quando entrarono nel container Kate si mise la giacca a vento, infatti dentro il container era mantenuta una temperatura costante di diciassette – diciotto gradi per non danneggiare l’attrezzatura elettronica, mentre fuori la temperatura era piacevolmente sopra i ventiquattro.
Il ROV era già in posizione, su uno dei lingotti si vedevano chiaramente i segni della mola utilizzata per ripulirlo dalle incrostazioni, il pilota si avvicinò con destrezza e cominciò a zoomare sul lavoro fatto. Con un po’ di esercizio si riuscivano a distinguere delle lettere M I O disposte ai vertici di un ipotetico triangolo.
“M.I.O.” ripeté ad alta voce Fred e si girò verso Kate per vedere se la cosa per lei aveva qualche significato.
Kate guardò il monitor, poi provò a girare la testa da un lato e poi dall’altro, infine si fece pensierosa, si illuminò con un sorriso e poi eccitata si rivolse a Fred
“Non MIO, è al contrario: WiD dove la ‘i’ è l’asticella della freccia e WD sta per War Department.
L’abbiamo trovata, l’abbiamo trovata è la zavorra della Victory!” la sua esultanza era contagiosa.
Fred sorrise, contento, perché, in effetti, anche se non fosse stata la Victory era comunque qualcosa di coevo e quindi di notevole interesse per loro, poi il suo lato operativo prese il sopravvento e cominciò a ragionare esattamente come il suo capo amava, e per cui lo aveva assunto.
“Kate, chiama immediatamente John e dagli la buona notizia. Io parlo con il comandante e suddividiamo il quadrante C25 in sotto quadranti da battere a tappeto.
Chiamo anche i miei amici di Pensacola e mi faccio spedire la nuova attrezzatura che ho testato prima di venire qua.”
Lo disse tutto in un respiro solo, riprese fiato e continuò “Disdici tutti i tuoi appuntamenti: ci fermiamo una settimana in più come minimo!”
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In via, assolutamente, eccezionale sospendo unilateralmente e soltanto per oggi, il Voi.
Buona domenica a tutti

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43 pensieri su “U-Boot IX

  1. Buongiorno
    Io sono particolarmente colpita dalla dovizia delle sue pubblicazioni. Ho letto e con molta cura, sia la sua biografia, che la presentazione nel profilo.
    Inredibile.
    Ho dovuto leggermi due capitoli precedenti di questo bellissimo romanzo per poter capire meglio.
    E sto leggendo, mi creda, genialità pura.
    Bellezza e storia vermente bella.
    Un capitolo elegante.
    Vado a leggere il resto e la ringrazio per questa domenica iniziata così bene.
    Buona domenica

    Fran

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    • Franci Mira

      Ti ringrazio per la lettura alla biografia (un atto da me dovuto a chi ha la pazienza di leggermi) che, però, non è aggiornata.
      Ho aggiornato, nei contenuti però, la mia presentazione, a carattere personale, sull’avatar.
      la storia del presente romanzo, è incentrata sulla seconda guerra mondiale, con riscontri al presente storico, come da indicazione di alcune lettrici e lettori che si sono federati.
      Ho aderito di buon grado e dunque …
      Se, poi, sono riuscito a farti trascorrere qualche minuto in semplicità, ma con interesse, senza annoiarti me ne rallegro.
      Grazie per la gentilezza e buona domenica

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  2. La prima parte, molto tecnica e, probabilmente scritta su basi reali, devo rileggerla per capire meglio manovre e affini. Comunque molto professionale. Mi ricorda una serie di libri di McNab, e le loro copertine.
    Mai letti perchè non è propriamente il mio genere la strategia e l’azione, li trovavo maschili.
    Qui però, la sua arguzia di inserire Kate come personaggio femminile, mi intriga a livello di curiosità, e mi fa leggere con interesse. ( anche per la sua bravura, certo).
    Rileggerò, e per curiosità, se li troverò, mi andrò a ricercare qualche cosa in google. Una puntata meticolosa, sempre più convinta che lei abbia provato l’esperienza nei sottomarini. Ma è possibile che ogni volta è così?😊😊😊

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    • Lady Nadia

      Sì, abbastanza tecnica.
      Ho preferito ricreare il clima di navigazione dentro un battello sottomarino da guerra.

      Sì, è vero, ho provato un’esperienza dentro un sottomarino della Marina Militare e fu un’esperienza dolorosissima legata ad un evento infausto e infelice, dai risvolti tragici. In quel frangente ci furono dei morti e io, in prima persona, rischiai moltissimo, ma pur amando molto la marineria, ho prestato il mio contributo alla Repubblica italiana nelle fila dell’Esercito, Fanteria leggera d’assalto.
      Dopo la Scuola Allievi Ufficiali, (sono nato, infatti, come Bersagliere Sottotenente), dopo dieci mesi, sono passato nel gruppo Paracadutisti incursori d’assalto (Gruppo Arditi) al 9° Reggimento Col Moschin, e la mia permanenza, fino a ricoprire l’incarico di Comandante di Compagnia, si concluse al grado di Capitano. Mi posi in “Licenza illimitata provvisoria” (sarò posto in quescenza al compimento del sessantacinquesimo anno di età), per abbracciare l’attuale professione.

      Di Andy McNab posso dire che probabilmente ci siamo conosciuti nel 1989 a Torrecilla en Cameros, in Spagna, nell’ambito di una esercitazione congiunta tra corpi speciali incursori NATO. Ovviamente non potrei giurarci perché, Andy McNab, è uno pseudonimo. Quello che mi colpì, però, di questo sergente delle forze speciali britanniche è che, praticamente, sembrava il mio speculo: avevamo le stesse passioni (Donne, motori, armi, paracadutismo, arti marziali, birra, ecc. ecc.) e grandissimo amore per la scrittura con i medesimi sbocchi professionali (lui si congedò nel 1991-2) proprio per scrivere.
      Mi è sempre rimasto il dubbio che fosse lui…
      😉

      Grazie per il commento molto bello e appropriato

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  3. E’ esaltante poterti leggere e soprattutto leggere delle pagine così belle e perfette sotto ogni profilo.
    Tu comunichi.
    Tu comunichi con noi e ci fai vedere un mondo che potremmo “leggere” soltanto nei cinema.
    Invece ce l’offri con una gentilezza, un garbo che insomma …
    Buona domenica tesoro d’un Milord.
    Io ti conosco e so, perfettamente, cosa provi …

    Bacio con il cuore

    Lilly

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    • Lilly Simoncelli

      Grazie cara lily. la caratteristica peculiare di una regia letteraria è rappresentata dalla sceneggiatura. Ecco, come ben sai, la sceneggiatura è importante nell’evoluzione di un dato discorso.
      E’ una soddisfazione importante osservare che ci sono persone che sanno capire, comprendere.
      Ti ringrazio per la consueta gentilezza.
      Ciao

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  4. La bellezza, almeno ne vedo dei risvolti così forti, è viverla questa storia.
    Viverla profondamente e follemente. Una storia maschia.
    Virile e piena di profumi bellissimi da respirare.

    Poi, devo dire che la parte che riguarda il contemporaneo è splendida.
    Un interesse, quello domenicale per leggere che mi ha fatto crescere.
    Caro milord le auguro una domenica splendida e piena di soddisfazioni.
    Glielo auguro col cuore.

    Anna

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    • Anna Blu

      Grazie per l’elegante raffinatezza con cui ti esprimi.
      Esporre un concetto su un mondo concettuale non sempre riesce. E’ difficile. L’impegno c’é, soprattutto nel confezionare un prodotto che possa essere fruibile, facendo affabulazione e informazione.
      Grazie e ciao

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  5. Molto bello. Mi ci sono persa proprio come se fossi lì presente.
    Sono sicura che saprei riconoscere Manfred dal profumo del suo dopobarba.

    Kate mi piace sempre di più.
    Qualcosa l’ha ispirato milord?
    Una perezione proprio.
    Buona giornata

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  6. Mi sono trovata tra sbuffi di vapore, olio di macchina mentre il sottomarino era sott’acqua.
    Ma come fai? Mi hai fatto vivere un’esperienza che è particolare. E’ difficile far rivivere certe scene.

    Bravissimo milord

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    • Micaela B.

      Visto come è frenetica la vita dentro un sottomarino? Considera che è la stessa di una nave da guerra, ma al chiuso, in uno spazio ridottissimo e praticamente senz’aria.

      Grazie per aver scritto.
      Buona gionataa

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  7. Un brano bellissimo dove la bellezza, la dovizia di particolari e la pienezza del racconto sono una potenza.
    Inutile dirti che non potevo aspettarmi di meno.
    Bello proprio.
    Ciao milord

    Un bacio

    PS: ho letto tutto. se fossi stata in te io non avrei neanche avvisato. A trattare con gli ignoranti … e non ti credere: chi tollera certe cose, facendo il paciere, è connivente.
    Ciao, sei un grande.

    manu

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    • Manuela Rovati

      Grazie.
      Come sempre sei gentile e molto generosa. Cerco, con molta umiltà, di fare del mio meglio.
      Buon pomeriggio a te.

      PS: E’ difficile che mi faccia calpestare.
      Io porto sempre il massimo rispetto a tutti e ne ricevo picche? Bene, che picche siano. Figurati se prendo paura!
      Si diventa sempre più diffidenti quando noti che, molto spesso, le persone si rivelano nient’affatto per come erano sembrate, per come si erano presentate!
      Ho voglia di ridere, ma tanto, come se non avessi mai pianto. Noi che abbiamo l’ Anima sotto pelle, vediamo con mille occhi nascosti: a volte è un bene, a volte è una sofferenza.
      Le parole, infatti, sono uguali per tutti, è come le usiamo che ci si differenzia …
      Io sono l’ eccezione e non mi interessa competere. Mi distinguo in ogni caso.
      Evviva la modestia!
      Grazie

      Ciao Manu

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  8. Sopraffatta da altre situazioni, riesco solo ora a leggere questo capitolo che conferma il fascino della storia. Un intreccio non semplice, ma chiaro a chi legge e che si dipana pian piano tra passato e presente e tra vari tipi di suspance. Qui abbiamo le mine e poi il ritrovamento: l’emozione di Fred e di Kate è stata anche la nostra.
    A presto,
    Marirò

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    • Lady Marirò

      L’importante, mia signora, è che vi siate liberata, anche momentaneamente, dalle situazioni correlate alla vostra vita, giusto per poter respirare aria di sana e genuina trascendenza entropica.
      Voi, milady, siete un’autentica lettrice che, oltre che guardare, sapete soprattutto vedere.
      E di questo vi ringraziammo.
      A presto e grazie per aver scritto.

      Cordialità

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