U-Boot XI

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1U-HAH – Ovest delle isole Faroe – 7 maggio 1945 ore 22.30
Il Generale Walter Stahlecker aveva trascorso gli ultimi tre giorni a visitare il vascello nei minimi particolari; tutti a bordo si erano stupiti di vederlo girare per la sala macchine e, più in basso, ad ispezionare le batterie, oppure, ancora, controllare minuziosamente il carico della sua roba nelle stive di prora o il sistema idraulico di carico dei siluri, e ogni volta si faceva spiegare in maniera esaustiva il funzionamento di ogni singola attrezzatura, facendo domande e memorizzando le nozioni nuove.
Più volte il nostromo fu stupito nel vedere il generale mettere in relazione attrezzature e sistemi di bordo che magari gli aveva spiegato ore prima: sicuramente non era un tecnico, ma aveva la curiosità e la costanza di sviscerare un tema finché non lo considerava concluso.
Walter dal canto suo aveva scoperto che mal tollerava gli spazi angusti del sommergibile e temeva di soffrire della privazione di aria fresca e di grandi spazi, in più l’idea di attraversare un campo minato, in cui potevano morire perché qualcosa era andato storto, lo riempiva di ansia che aumentava ancora di più il suo disagio e la sua fobia degli spazi angusti.
Si era quindi deciso a visitare l’intero mezzo e di tenere la mente occupata in modo da ridurre l’ansia e di non accorgersi del tempo che passava.
E così era stato, aveva cercato di capire come funzionava il mezzo su cui si trovava ed era rimasto profondamente colpito dalle soluzioni tecniche che permettevano la navigazione subacquea e anche una gran silenziosità: senza dubbio avevano perso la guerra non certo per mancanza di ingegno.
Finalmente, come calcolato dal comandante, dopo tre giorni avevano superato il Rosengarten e, una volta calato il buio, si erano azzardati ad emergere per qualche minuto per far prendere un po’ d’aria fresca all’equipaggio.
Walter sospettava che fosse una gentilezza espressamente per lui.
Di ciò fu lieto e ringraziò molto il comandante, il quale finse perfino di essere stupito mentre con aria divertita faceva alternare l’equipaggio sulla plancia. Infine si erano immersi nuovamente a quota snorkel per ricaricare le batterie.
Walter si trovava nella sua stanza, immediatamente dopo aver cenato con il quadrato ufficiali, quando risuonò l’allarme.
Nelle sue ‘lezioni’ dei giorni passati aveva imparato che l’allarme veniva dato in maniera generica, ‘ai posti di combattimento’, e non si specificava mai da dove la minaccia provenisse.
Fu così che Walter corse verso la camera di manovra per verificare cosa stesse succedendo, con il cuore che batteva a mille per il terrore che il loro sommergibile fosse stato identificato da un aereo.
Infatti, quando aveva pianificato il piano con l’ausilio di molti esperti, cercando i punti deboli in ogni fase della sua missione, avevano riconosciuto che l’unico neo, incidenti esclusi, per la navigazione con U-HAH sarebbero stati gli attacchi aerei.

7“Comandante, cosa sta succedendo?” ad apostrofare Manfred era il Generale che appena aveva sentito l’allarme si era allarmato e precipitato da lui
“Generale abbiamo avuto un contatto a circa 10000 metri davanti a noi, dal suono delle eliche e dei diesel sembrerebbe un nostro sommergibile, ma non possiamo averne la certezza fin quando non ci saremo avvicinati di più” fu l’esaustiva risposta di Manfred
“Comandante il contatto ha appena eseguito una virata stretta e potrebbe sentirci tra pochi secondi” il capo sonar fece risuonare le sue parole nel relativo silenzio della stanza
“Confermo che è uno dei nostri, un sommergibile di grossa stazza molto probabilmente un tipo XB signore” continuò il capo sonar.
“Eccellente” disse il generale e Manfred si girò a guardarlo cercando di capire cosa volesse dire, ma poi vedendo il volto bendato del generale capì che questo commento sarebbe rimasto tale senza possibilità di scrutare la mimica facciale e quindi aggiungere qualcosa al significato.
Manfred si soffermò a pensare per quanto tempo ancora il generale avrebbe portato le bende, che cominciavano ad essere ingiallite dal continuo uso e contatto con la pelle e si chiese se Walter Stahlecker in realtà non si vergognasse delle sue ferite al volto.
“Comandante, devono averci individuato perché hanno fermato le macchine e sento che hanno aperto i tubi di lancio di prua”
“Maledizione, ci hanno scambiato per dei nemici.
Quota periscopio.
Telegrafista attivi l’antenna subacquea e mandiamo un messaggio in morse sulle nostre frequenze abituali” fu la pronta risposta di Manfred
“Signore antenna pronta, che messaggio devo inviare”
“A sommergibile tipo XB da sommergibile tipo XXI: siamo amici, portiamoci a quota periscopio per continuare comunicazione” rispose al telegrafista il comandante Dorf.
“Fuori periscopio” ordinò al suo secondo
“Capo sonar tienimi informato su cosa stanno facendo, Ufficiale alle armi tra quanto saremo un bersaglio?”
“Tra tre minuti comandante” rispose l’ufficiale alle armi con una piccolissima esitazione prima del numero perché stava ancora facendo dei calcoli con il cronometro alla mano
“Capo sonar?”
“Comandante ancora nulla”
“E se non avessero ricevuto il messaggio o lo reputassero fasullo e una trappola?” questa volta era il generale che sembrava piuttosto preoccupato
“No signor Generale, escludo che non lo abbiano ricevuto: hanno tutti i sensori subacquei puntati su di noi e anche se la loro antenna fosse danneggiata ci sentirebbero con il GHG. Se poi lo ritengono una trappola allora siamo…”
“Comandante hanno chiuso i tubi siluri e stanno emergendo” interruppe il capo sonar.
Manfred non ritenne più necessario finire il suo discorso, abbozzò un sorriso al Generale, dopo di che si mise guardare dal periscopio in direzione del sommergibile tipo XB

4“Comandante le ordino di non rivelare il nostro numero identificativo a nessuno, compreso il sommergibile che abbiamo appena intercettato” sussurrò Walter all’orecchio del comandante Dorf che era impegnato con il periscopio.
La notizia lo prese alla sprovvista perché sussultò, si staccò dal periscopio e lo fissò, infine con faccia irritata gli chiese con un bisbiglio
“E cosa dovrei dirgli, visto che è nelle procedure di comunicazione quella di identificarsi?”
“Gli dirà che siamo U-873 e che siamo di pattuglia nell’Atlantico, in caso. Ogni altra domanda specifica dovrà aspettare una mia risposta”
“Signorsì Generale” masticò Dorf
Il comandante tornò al periscopio, ma fu abbastanza evidente che quest’ultimo ordine non gli era piaciuto per niente
“Ancora nulla. Capo sonar a che distanza sono?”
“8000 metri signore, a questa andatura credo ci vorrà circa mezz’ora prima di essere ad una distanza di circa 2000 metri che dovrebbe essere sufficiente per comunicare tramite periscopio”
Walter, grazie al suo corso sul sommergibile dei giorni precedenti, sapeva che il periscopio era dotato anche di una luce con cui si poteva segnalare, in alfabeto Morse, con altre imbarcazioni.
U-873 non era una sigla inventata a caso, infatti una delle ipotesi era che U-HAH avrebbe potuto incontrare altri U-Boot e avrebbe dovuto identificarsi, quindi per ogni settore Walter sapeva la sigla di un U-Boot da usare, anche se il quadrante con maggior probabilità di incontrare qualcuno era questo, visto che la loro rotta sarebbe presto divenuta ‘inconsueta’.
A tal proposito si ricordò che gli ordini che il comandante aveva ricevuto dovevano ormai averlo portato alla meta, cioè d’ora in avanti la rotta l’avrebbe data Walter.
Sorrise all’idea di comandare un sommergibile e sperò che il comandante avrebbe continuato con la sua ubbidienza cieca e assoluta senza porsi o porgli troppe domande.
Per quanto riguardava il sommergibile che avevano intercettato, se il suo piano era stato eseguito da tutti alla lettera, immaginava già di sapere quale fosse: il vero U-234.
Per un momento ebbe l’immagine del comandante Dorf che apprendeva che il numero di serie dell’altro U-Boot era il suo stesso e che cominciava a capire, ma l’immagine scomparve ben presto, scacciata dalla consapevolezza che Manfred non avrebbe potuto capire tutta la trama.
U-234 non era un codice dato per sviare i nemici, bensì era un’assicurazione sulla vita.
Walter aveva architettato tutto affinché il suo sommergibile facesse la parte del viaggio più pericolosa non lontano da U-234 e si servisse di questo numero magico come scudo.
Infatti, U-234 era il numero di sommergibile che Walter aveva barattato con gli americani per avere una rotta sicura attraverso Rosengarten, per avere dei documenti originali per la sua destinazione e infine per la benevolenza degli Stati Uniti, per il prossimo futuro, sulle attività dell’Organizzazione.
Walter aveva fatto riempire U-234 di tutto ciò che gli americani avrebbero sognato di avere: era il sommergibile dei balocchi, qualcosa che avrebbero fatto di tutto per avere e che in effetti avevano fatto.
Questo pensiero lo riempì di orgoglio, non solo aveva organizzato un piano complicatissimo e funzionante, ma l’aveva orchestrato con l’aiuto inconsapevole di chi aveva giurato di distruggerlo: certo la Storia non ne avrebbe mai saputo nulla, ma forse proprio questo aspetto era quello più affascinante e cioè esser riuscito ad ingannare pure lei.
“Comandante, siamo a 2500 metri dal contatto che ha ridotto la velocità a due nodi circa”
Walter si riprese dai suoi pensieri, l’attesa era volata, ma ora doveva restare concentrato per gestire la comunicazione tra i due battelli ed evitare che informazioni non dovute fossero indebitamente scambiate.

3“Grazie Capo sonar. Fuori periscopio”
Manfred aveva trascorso l’attesa fingendosi interessato alla mappa e alla rotta, non avevano più ricevuto ordini per cui suppose che a breve il Generale gli avrebbe fatto sapere la nuova rotta. Tutto ciò lo faceva passare per un tassista e la cosa ovviamente lo innervosiva, ma era anche conscio che il generale stava agendo su un piano preciso e ben architettato, lo aveva constatato con il passaggio di Rosengarten, per cui, pur non capendo, avrebbe obbedito.
Dopo una rapida escursione del periscopio sui 360°, per controllare cosa ci fosse nei paraggi, si focalizzò nella direzione del contatto e vide un flash di luce
“U—8-7-3- d-i- p-a-t-t-u-g-l-i-a” segnalò rapido Manfred e aspettò di leggere la risposta
“U—2-3-4- i-n- m-i-s-s-i-o-n-e” tradusse dai flash ricevuti.
Manfred si staccò dal periscopio e guardò il Generale, che lo stava fissando imperturbabile dietro la maschera dei bendaggi, ma capì dagli occhi che stava aspettando una sua reazione.
“Lei sapeva già tutto, non è vero?” gli chiese Manfred
“Non ne avevo la certezza” rispose il Generale
“Immagino che non mi fornirà una spiegazione, altrimenti lo avrebbe già fatto, spero solo che tutto ciò abbia uno scopo” commentò amaro Manfred mentre tornava al periscopio per vedere se Fehler gli comunicava qualcosa in più
“Ovviamente Capitano, sia lei che il comandante Fehler siete stati scelti per le vostre missioni, tra una rosa di numerosi candidati perché avevate le doti richieste. La segretezza e la riservatezza fanno tutte parte di questo piano”
“R-o-t-t-a- 2-1-8- p-e-r- 3- g-i-o-r-n-i” lesse ancora
“Generale che rotta devo comunicargli?”
“Mhmm … 218° per 720 miglia a otto nodi” rispose il generale Stahlecker dopo un rapidissimo controllo sulla mappa stesa sul tavolino a fianco
“Ma è esattamente la loro stessa rotta, allora viaggiamo insieme?” chiese stupito Manfred
“Sì comandante faremo questa parte del viaggio insieme, gli comunichi pure che saremo la loro scorta per i prossimi tre – quattro giorni”
Manfred segnalò le notizie apprese dal generale e si chiese che faccia avrebbe fatto Fehler, ma poi concluse che sicuramente era contento di fare quel pezzo di Atlantico in compagnia.
Infine gli comunicò che eventuali ordini gli sarebbero giunti via Kurier, come istruito da Stahlecker, e fu stupito nel leggere dal periscopio di Fehler che avevano intercettato una comunicazione radio parziale, in cui si diceva che Hitler era morto e che la Germania era governata da Dönitz.
Manfred lo riferì immediatamente al Generale in un sussurro perché non voleva che la notizia si spargesse a bordo, creando panico o peggio ammutinamenti.
“Mi sembra che tutto ciò non cambi la nostra missione né tanto meno i suoi ordini, che le sono stati impartiti proprio da Dönitz” fu la secca risposta che ottenne dal generale.
Manfred comunicò a Fehler la fine della conversazione e i due sommergibili si inabissarono nuovamente a quota snorkel per ricaricare le batterie, uno con la consapevolezza di non essere più solo nell’ostile immensità dell’Atlantico, l’altro con la certezza di essere una pedina in un gioco mortale.

1Corinthia – Quadrante C25 – 22 agosto 2009 ore 22.30
Fred si stava godendo un buon the caldo seduto sul tetto della plancia della Corinthia. Quel posto lo aveva scoperto dopo la prima settimana a bordo quando, in una pausa, aveva esplorato una scaletta che partiva dal ballatoio esterno della plancia e saliva.
Era la via di accesso per la manutenzione all’antenna radio e al radar e disponeva di un comodissimo spiazzo proprio sul tetto della plancia: Fred aveva chiesto il permesso di trascorrerci del tempo e così faceva ogni volta che voleva restare un po’ da solo, oppure trovava gli spazi confinati del battello troppo soffocanti.
Ultimamente aveva preso l’abitudine di venirci la sera dopo aver cenato, per prendersi in tutta pace e tranquillità un the caldo e osservare le stelle e il mare.
L’abitudine del the era piuttosto recente e dovuta alla convivenza forzata con così tanti inglesi, ma soprattutto perché aveva visto Kate che lo prendeva sempre e aveva voluto provarci anche lui.
La settimana era stata un inferno, avevano lavorato incessantemente per trovare quanta più roba possibile, avevano cominciato a trovare dei cannoni con l’effige di Giorgio I, di cui spuntavano solo alcuni elementi, che avevano dissotterrato usando una turbina che spingeva acqua verso il fondo e spostava quindi i sedimenti che si erano depositati in centinaia di anni.
Avevano trovato anche un’ancora e svariate palle di cannone di calibri diversi, che li aveva fatti sospettare che a bordo la HMS Victory avesse almeno tre tipi di cannoni.
A tal proposito i ragazzi del ROV avevano ideato e costruito un triangolo graduato da infilare nelle varie bocche di cannone che man mano ritrovavano per risalire al calibro e poterli classificare e registrare.
Contemporaneamente la Lost Treasure si era mobilitata e Rey, il loro esperto in preservazione e catalogazione degli oggetti ritrovati, sarebbe arrivato a bordo nel giro di un paio di giorni, mentre Phil, il loro legale, stava preparando i documenti insieme a Kate da presentare al tribunale di Londra per dichiarare il ritrovamento e aggiudicarselo.
Kate aveva preparato una relazione tecnica molto approfondita, correlata di parecchie fotografie tratte dalle telecamere dei ROV, con molti passaggi tratti dal preziosissimo libro del ‘700 che si era portata dietro.
Sfortunatamente oggi sarebbe stata la sua ultima sera, perché l’indomani sarebbe partita a bordo del MOB per tornare a Guernsey, e di lì volare a Londra per trovarsi con Phil e presentare l’istanza al tribunale.
Le sarebbe mancata molto anche se, in quest’ultima settimana, si erano riusciti a vedere giusto ai pasti.
L’attrezzatura che aveva testato, ormai alcune settimane prima a Pensacola, era stata spedita e sarebbe arrivata nel giro di qualche settimana, così avrebbero potuto trovare molti più oggetti, soprattutto quelli ormai coperti da uno spesso strato di sedimenti, e i loro lavori sarebbero avanzati più rapidamente.
Fortunatamente Fred non aveva altri impegni, perché i prossimi mesi li avrebbe trascorsi a bordo della Corinthia, a fare il lavoro dell’ultima settimana, ininterrottamente.
Tutto questo lavoro aveva, ovviamente, reso le sue ricerche sul sommergibile ‘argentino’ estremamente lente, frammentate e sporadiche. Ciononostante aveva continuato a documentarsi, spesso la notte prima di addormentarsi, e aveva continuato a riempire i suoi folder sul computer con dati e pagine internet rilevanti.
Proprio quella sera, visto che anche le stelle avevano deciso di restare celate dietro le nubi, aveva deciso di fare il punto della situazione riassumendo un po’ tutto quello che aveva messo insieme, ma, forse a causa della stanchezza, non sembrava venir a capo di nulla, così si era messo a giocare.
Il gioco consisteva nell’inventarsi una storia che avesse tutti gli elementi di quella faccenda e che avesse un senso, ma che soprattutto non tralasciasse nulla di ciò che aveva trovato. Ovviamente la cosa più ovvia era partire dalla fine e ricostruire la storia a ritroso fino a scoprirne l’inizio: il gioco non garantiva la veridicità, ma sicuramente una verosimiglianza, che era tutto ciò di cui Fred aveva bisogno per potersi presentare da John Merryan e chiedergli il coinvolgimento per recuperare il sommergibile.
Ebbene i dati di cui poteva dirsi sufficientemente sicuro erano un sommergibile incastrato nelle sabbie della foce di un fiume a Mar del Plata in Argentina.
Dalle sue ricerche sulle dimensioni della ‘sagoma’ riprese da Google Earth, aveva potuto risalire abbastanza facilmente al modello del sommergibile, che con tutta probabilità era un Tipo XXI, cioè il padre dei sottomarini moderni: elevata autonomia subacquea, grande silenziosità, miglior confort per l’equipaggio e ottima linea idrodinamica che gli garantiva una velocità sott’acqua di tutto rispetto.
La Germania nazista si era dotata di questi ‘gioielli’ solo alla fine del 1944 – primi del 1945 e non aveva avuto modo di schierarli appieno.

1Questo U-Boot così silenzioso, perché elettrico, e con una notevole autonomia sott’acqua, era virtualmente invisibile e quindi un ottimo mezzo di fuga. La prima domanda che sorgeva spontanea era: “mezzo di fuga per chi?”
Fred aveva deciso di pensarci in un secondo tempo, sicuramente era qualcuno di molto potente e influente per potersi permettere quel tipo di mezzo, visto che molti altri gerarchi nazisti erano fuggiti in Sud America ma principalmente su navi di linea.
Tra le ipotesi che gli frullavano in testa c’erano parecchi nomi importanti dell’oligarchia nazista: Hitler in primo luogo, il web era disseminato di blog che spiegavano come fosse fuggito da Berlino verso l’Argentina, dove aveva concluso la sua vita; a comprovare questo c’erano pochi indizi come la mancanza di un cadavere e la non corrispondenza dei resti conservati in Russia con il DNA di un uomo di mezza età.
Martin Bormann era un altro candidato eccellente: eminenza grigia del nazismo, morto a Berlino mentre cercava di scappare, il cadavere non fu mai trovato nel dopoguerra, malgrado le precise indicazioni di testimoni sul sito. Vennero poi rinvenute, a metà degli anni ’70, delle ossa, durante la costruzione di immobili nella zona indicata, e dal confronto del DNA con un figlio fu accertato che erano quelle di Bormann; unico neo è che le ossa fossero frammiste a terra non originaria dell’area berlinese, ma delle Ande.
Infine Heinrich Müller, capo della Gestapo, di cui si avevano notizie fino al 1 Maggio 1945 nel bunker di Hitler, da allora fece perdere le proprie tracce. Si diceva fosse fuggito con Bormann, che avesse preso un volo per l’Austria, e di lì attraverso l’Italia, si fosse imbarcato, sotto falso nome, per il Sud America, altri lo immaginavano a bordo di U-234 per garantire che l’uranio arrivasse nelle mani degli americani, e una volta consegnato lo immaginavano arruolato nella CIA. Molte le testimonianze che lo davano per vivo in Cile, Bolivia, Argentina, Panama e Brasile, ma mai nessuno riuscì a prenderlo o a dimostrarlo.
Un altro paio di candidati erano di minor importanza e quindi Fred li teneva giusto come sostituti dell’ultimo momento.
Il motivo per cui il suo ‘enigmatico’ personaggio fosse fuggito in Argentina era l’unico dato storico su cui poteva contare: all’epoca dei fatti l’Argentina restava uno dei pochi paesi che ancora parteggiavano per la Germania, nonostante le pressioni Americane e la dichiarazione di guerra pro-forma. Inoltre Farrel, il presidente Argentino, ma soprattutto Peron, il suo ministro della Guerra e futuro presidente, speravano di modernizzare il loro paese con le conoscenze tedesche
Il viaggio invece non era assolutamente un problema, bastava vedere l’esempio di U-530 e ancor di più di U-977 del comandante Gridler, e ciò lo indusse a credere che anche il suo sommergibile fosse partito dalla Norvegia e in particolare da Kristiansand, che all’epoca era il porto meglio rifornito e più sicuro della stremata e martoriata Germania.

2A tal riguardo gli si accese una lampadina: U-530 era stato il primo sommergibile ad arrendersi a Mar del Plata il 10 Luglio 1945, mentre U-977 si era arreso il 17 Agosto 1945. Sull’interrogatorio del suo comandante comparivano domande specifiche se avesse sbarcato qualcuno clandestinamente, perché, nelle sere precedenti alla resa, dei pescatori avevano notato dei fari di automobile segnalare verso il mare.
Fred sorrise e tutto gli sembrò chiaro: U-530 aveva fatto da apri pista, poi vedendo che gli Argentini avevano arrestato l’equipaggio e lo avevano spedito negli Stati Uniti, come da convenzione firmata proprio sul finire della guerra, avevano optato per gli sbarchi in clandestinità e con l’occultamento del sommergibile che con tutta probabilità veniva auto-affondato.
U-977 invece era stato l’ultimo, quello che aveva chiuso il gruppo, probabilmente la scorta armata del sommergibile che trasportava il suo protagonista.
Così la storia filava e aveva un senso, anche se in effetti era puramente indiziaria, nel senso che Fred non aveva una singola prova da portare a John, solo una magnifica storia.
“Disturbo?” la voce dolce e suadente di Kate era inconfondibile e infatti Fred non si girò neppure per controllare se fosse lei.
“Affatto, sono lieto che tu mi abbia trovato e sia venuta a trovarmi” rispose Fred gentile
“A dire il vero lo sapevo già dove ti nascondevi tutte le sere, ma non ho mai voluto disturbarti, ma è la mia ultima sera e volevo stare un po’ con te”
Fred le sorrise mentre lei avanzava dalla scaletta verso il punto dove lui si era seduto, anche lei aveva una tazza di the fumante e indicandola le disse
“Sono stato io a contagiarti?”
Kate rise a si sedette di fianco a lui, si guardò attorno e poi fissò il cielo che tra le nuvole faceva intravedere ogni tanto una stella
“Adesso capisco perché ti rintanavi qui sopra: romanticismo o nostalgia?” chiese Kate
“Sono proprio un libro aperto?” scherzò lui “in effetti è un buon posto per rilassarsi e tagliare un po’ con il lavoro, mi permette di vedere sempre il mare e le stelle sono un’ottima compagnia”
Kate restò un po’ in silenzio, sorseggiando il suo the
“Volevo ringraziarti Fred, senza di te sarei ancora al quadrante A1 a scandagliare sabbia come tutti gli altri negli ultimi trecento anni”
“Non devi proprio, ricordati che la prima a formulare l’ipotesi della tempesta che portò fuori rotta la Victory e l’affondò sei proprio tu”
Kate sorrise ed annuì con la testa
“Già, ma quello che ha fatto i calcoli e ha ipotizzato il quadrante C sei stato tu. E poi sei stato tu a spronarmi a lasciare il quadrante A1”
“Grazie” aggiunse ancora Kate con voce dolcissima e scendendo di tono.
Fred non osò replicare e per un istante si perse nei bellissimi occhi verdi di Kate che invece restò un attimo a contemplare il suo viso, scrutandone ogni particolare.
Fred non seppe dire come fosse successo, lui era distratto, stava sognando rapito dagli occhi di Kate, non si era accorto che lei si fosse avvicinata e ne fu consapevole solo quando le sue calde e morbide labbra premettero sulle sue come la cosa più naturale del mondo: il tempo si fermò, la notte divenne calda, l’aria cominciò a profumare di primavera e Fred fu certo di aver udito delle campane, mentre la baciava con passione.
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43 pensieri su “U-Boot XI

  1. Siamo entrati nel vivo. Mamma, ma allora Walter sapeva benissimo cosa stava succedendo.Non lasciavano nulla al caso.
    Mi meraviglio che Manfred si meravigli, ma credo che avrà tempo di meravigliarsi ancora…
    Non ti conoscono
    🙂

    Fred e Kate?
    Oh mon Dieu. Labbra contro labbra e suono di campane.
    Da arrossire. Fred sembra la tua copia.
    🙂
    Accetti scommesse sui due?
    🙂

    Bacino e café au lait!
    🙂

    Bonjour mon trésor.
    Annelise pour toi

    Bisoussssssss

    a Paris

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    • Annelise Baum

      Indiscutibilmente, milady, Walter in quanto generale sa e conosce perfettamente la missione del sommergibile.
      Apparentemente, almeno così sembra, sapeva di incrociare anche l’altro battello.
      Per quello che riguarda Fred riteniamo che certe “cose” possano succedere no?
      Buona domenica milady.

      Cordialità

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  2. Eccoci nel pieno della storia che suppongo ci accompagnerà fino alla fine. Sei riuscito, caro Ninni, con ottima maestria a rompere i momenti del viaggio. Ecco l’altro sottomarino e solo una mente diabolica come la tua 🙂 poteva organizzare un approccio in questo senso. La missione con gli americani e nello stesso tempo la messa in sicurezza di Walter.

    Geniale.

    E poi ci sei tu e quel pezzo di sventola di Kate.
    Ops, pardon.
    Abbiamo il buon Fred e la signorina Kate.
    Hai sentito le campane vero?
    Ah ah ah ah ah

    Ciao Nì e buona domenica.
    Complimenti, bello proprio

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    • Spillo

      Le digressioni sul viaggio son cose che capitano.
      Intanto, dobbiamo considerare, che siamo in guerra. Una guerra che non risparmia nessuno. Una guerra sul filo delle ideologie (che come tutte le ideologie sono affascinanti e suggestive da qualsiasi parte arrivino) che in borderline viene consumata per la sopravvivenza, da qualsasi parte la si osservi.

      Le campane, di solito sono un bel sintomo d’innamoramento, no?
      Buona giornata

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  3. PS: dall’lato oscuro della Luna (in the dark side of the moon), gli ex amici si riempiono la bocca “sullo scampato pericolo” e sulla contentezza sul tipo: “… sono scomparsi lettori (uno dei quali con mia grande gioia) … “.

    Della serie: “quando la merda diventa profumo di rose!”
    Vediamo stavolta che dirai per difenderla.
    Buona domenica

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      • Eleonora Bisi

        Non credo sia o possa essere motivo di dibattito?
        A limite esiste un Luogo delle chacchiere, ma suggerirei di lasciar morire tutto.
        Il silenzio è la miglior risposta a qualsiasi cosa, soprattutto se reputata non giusta.

        Grazie comunque.
        (Per ogni altra cosa vale la mia risposta a Spillo più in su)

        Buona domenica

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    • Spillo
      (Sospendo il Voi)

      Io capisco, anzi comprendo perfettamente che, in nome di una antichissima amicizia, ti renda disponibile a tante cose (e così, probabilmente, farei anch’io) e che sicuramente alcune affermazioni, come quella che hai fatto adesso, siano fatte appunto a fin di bene (salvo poi diventare peggio della cura).
      Ma c’é una questione sulla quale, assolutamente, non derogo.

      Se una persona, per anni, viene da me considerata molto speciale, non è certo a causa di un diverbio personale (reale, irreale o surreale quanto ti pare), che diventi meno speciale.
      O lo si è, oppure non lo si è.
      E quando lo si è, lo si è sempre, a prescindere.
      Nel caso specifico, il soggetto di cui si parla, è e resta una persona speciale.
      Gli eventi che hanno causato questa o quella diversa considerazione sono, assolutamente, estranei alla persona che stiamo considerando.
      Il fatto che, in un dato momento, venga a mancare accordo, armonia ecc. non vuol dire che il nominativo “in esame” sia diverso da prima.
      Mi sono spiegato?
      Io la penso in questi termini e l’ho sempre pensata in questo modo.

      Se poi non c’é più quel corrispettivo o quella reciprocità che ho sostenuto nel passato, la cosa mi lascia del tutto indifferente, rimanendo comunque e sempre convinto di quanto affermo.
      Per cui, amico mio, adesso che sai e conosci il mio pensiero in merito, t’inviterei allo “smorzamento” dei toni, dispensandoti dal riferirmi altro.
      Ti ringrazio per la, non richiesta, solerzia.
      Grazie e buona domenica

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  4. Eccoci al capitolo domenicale. Il capitolo importante, quello che corona tutta la settimana con un romanzo molto bello e completo.
    Devo dire che la fine del capitolo mi ha sorpresa perché ero talmente immersa nella lettura e nel suo svolgimento, tanto che mi sono lasciata prendere la mano, che sono rimasta a bocca asciutta.
    Ma adesso? Proprio sul più bello? E Fred?

    Mi piace come si muove Manfred. Sembra di vederlo: gli ordini non sempre logici del generale e lui che deve ubbidire ma ha lo spirito del guerriero, del combattente.Mi piace.
    Se penso che devo attendere una settimana per sapere come continua …
    Buona domenica milord.

    🙂

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    • Louise

      Di solito quando ci si fa sedurre da un evento, ecco che il suo finale (prosecuzione in questo caso) arriva inaspettato, sorprendendoci.
      Manfred, pur essendo il comandante del battello, vive una situazione anomala: soggetto ad altrui volontà per “Ordini”!
      Una situazione incresciosa, dunque.
      Cordialità milady

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  5. Ho respirato il profumo del mare durante la navigazione mentre, di notte, eravamo in superficie con il sottomarino per cambiare aria.
    Una serata calma che si perdeva dentro gli occhi di Manfred.
    Poi ho rivissuto quei momenti di tenerezza mentre Fred mi ha baciata delicatamente.
    Che caldo, sono arrossita a fuoco mentre Fred mi stringeva forte.
    Bellissimo e non ho parole, non le trovo

    Buona domenica Milord., mi piacerebbe tanto, tantissimo sapere come continua …basta, soltanto aspettare il prossimo capitolo, no?

    🙂

    Bisousss

    🙂

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    • Eleonora Bisi

      Chissà quante volte, sollo la volta stellata nella profondità degli orizzonti marini ci si è sentiti come voi.
      I profumi salmastri, snorzati dal vento, penetrano anche sotto pelle mentre il silenzio è accarezzato dalle onde che carezzano i bordi della nave.
      E’ in questi frangenti che si consumano le più belle storie e i più dolorosi inganni.
      Grazie per esserci
      Buona domenica a voi

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  6. Un capitolo bello e liscio come l’olio. Un capitolo che è la conseguenza più bella di quanto ci avevi preparato ad avere.
    Quanta storia è passata attraverso i racconti dei nostri genitori che ci parlavano di una guerra, la più brutta (ma le guerre sono sempre brutte).
    Qua sembra che il tuo sia un racconto di prima, anzi primissima mano. Come se Manfred fosse un tuo parente stretto, strettissimo.
    Non parliamo di Fred poi.
    Mi sembra qualcuno d mia conoscenza …
    🙂

    Ok Nì, buona domenica e buona giornata.
    Ciao

    🙂

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    • Gianluigi Top

      Le guerre sono orribili, ma necessarie! La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.
      (Carl Von Clausewitz)

      Non è da escludere che Manfred potesse esser stato un parente.
      Stessa cosa per Fred.
      Grazie ciao e buona domenica

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  7. Proprio un bel capitolo scorrevolissimo e pulito.
    L’ho letto tutto d’un fiato milord e mi ci sono travata dentro.
    leggere per capire fa bene.
    Capire per leggere fa ancora meglio.
    Bello proprio.
    Come l’altra volta me lo sono stampato.
    Buona domenica milord

    Giorgia

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    • Giorgia Mattei

      Dobbiamo ammetterlo: venne abbastanza scorrevole, è vero. Ma a quanto pare il refusaccio maledetto non è soltanto una nostra opzione.
      Anche voi vi ci siete travata dentro
      Grazie milady very very gretings

      🙂

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  8. Uh, che bello sentire le campane con un bacio non a mezzanotte 🙂
    Bel capitolo, denso, corposo , ma scorrevole nelle due storie, che presto,immagino ,si intrecceranno. Complimenti Milord e buona serata.

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  9. questo viaggio sotto i mari e dentro le persone mi piace tantissimo e apre come sempre tante riflessioni e gioiosi ricordi,grazie Milord , schegge di mare e giochi di potere tornano e ritornano come la risacca con intrigante puntualità 😍

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    • arielisolabella – Lady Lea

      Un viaggio nel profondo dell’introspezione che tocchi, a quota periscopio, l’animo dei singoli.
      In particolari condizioni abbiamo un profondo stress che porta emozioni.
      Ecco che bisogna stare attenti.
      Viaggiare sottotraccia.
      Ascoltare il battito …
      Il cuore …
      Sussurrando le parole e i pensieri …
      Per potere ascoltare …

      Grazie a voi milady

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  10. Con una precisione e racconto, con una cronaca da fare invidia a qualsiasi bravo cronachista.
    I dialoghi sono la sua specialità. Precisi, puntuali e coinvolgenti.
    Ottimo
    Buona serata

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  11. Ho letto tutto con moltissima attenzione ai particolari. Un capitolo molto bello che si è addentrato, con stile, dentro la storia. I fatti narrati sembrano, davvero, tratti dal quotidiano mentre la preparazione ai giorni nostri, con tutte e sue sfumature, ci da la misura e il quadro più perfetti per la storia stessa.
    Complimenti davvero.

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  12. L’ho letto piano, lentamente, quasi a non volermi perdere nelle parole, ma sentire e sentirmi parte di quel disegno creato per la fuga. Ho sentiro il rumore dei motori del sommergibile e ho sentito la risata di Fred.
    Ho sentito anche le campane.

    🙂

    Ma che bello.
    Aspetto il prossimo
    Buona notte milord

    Susi

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  13. Circe – Lady Susi

    Vi scrivemmo l – e – n – t – i – s – s – i – m – a – m – e – n – t – e ringraziandovi per l’attenzione riservataci.
    C – o – r – d – i – a – l – i – t – à

    😀

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  14. Eccomi al mio posto di combattimento con matita, gomma e maschera antigas.
    Ho fatto un fine settimana da incubo, ma sono qua.
    Un capitolo bello, che fila, scritto benissimo approfondito e strategicamente perfetto.
    Bè, una scrittura così solo da te me la posso aspettare, non certo da scrittorucole della domenica che si lanciano in progetti editoriali (faccio qui e faccio là) impossibili, risibili e ridicoli.

    Abbiamo Walter che controlla dall’alto e Manfred che è costretto a subire ma, nella sua intelligenza fa il “controllo lucido”: ovvero lascia che tutti cantino … per cantare lui per ultimo.

    Fred, finalmente ce l’ha fatta. ha vinto la sua naturale riservatezza e timidezza (mi ricorda qualcuno in particolare e qualche milord in generale)
    ahahhhaaahahahahahaha

    Bello sul serio.
    Buona giornata milorderrimo

    🙂

    lamanuallegramalgradotutto

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  15. Buongiono buongiorno buongiorno
    Mamma che capitolo.
    Manfred deve averne uno per capello davanti al generale che da le disposizioni goccia per goccia.

    Fred, cielo. Ma Fred? Che amore.
    Mi ricorda qualcuno … quel qualcuno che mi fece proprio la fotografia del mio profilo. Proprio questa.
    Ma te la ricordi?

    🙂

    Sono ancora sballata da we che è stato un po’ allucinante.
    Lì come va? Qua stamattina sembrano tutti in coma.
    Buona giornata milord.
    Bacetto

    Lilly

    🙂

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    • Lilly Simoncelli

      La posizione del comandante Dorf, sinceramente,non è tra le più agevoli. da un lato è il comandante del sottomarino e in quanto resposnabile della nave ha il diritto di gestire qualsiasi cosa. Dall’altra c’é un generale delle SS che sembra non cedere un passo.
      Non vorremmo, personalmente essere al suo posto.
      Fred sembra aver subito il fascino di Kate.
      Chissà come andrà a finire.

      Vi ringraziammo milady.

      Cordialità

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  16. Una bellezza che va centellinata e con grande rispetto.
    C’é tanto lavoro dietro il capitolo. Questo capitolo.
    L’argomento e e il tema trattato richiedono impegno e pulizia, come sempre fai.
    Walter si comporta da generale delle SS e non potrebbe essere diversamente.
    Manfred e Fred due facce di una stessa medaglia: Tu!
    Non ti conoscessi.

    Bello bellissimo Nì.
    Ciao mio bel milord. Un bacio.

    Isy

    🙂

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    • Isabella Ozieri

      Già, Manfred e Fred sembrano la stessa persona ma proiettata in tempi diversi.
      L’impegno, iconografico, storiografico e tecnico è enorme milady.
      Ma non possiamo lamentartcene però.
      Abbiate una serena giornata corroborata dalla nostra gratitudine.

      Cordialità

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  17. Un capitolo bello bello.
    Come si vede quando c’é la passione che si scrive un fatto, un bellissimo romanzo in questo caso, con una bellezza mai vista.
    E con che proprietà.
    Manfred, sono d’accordo coi tanti, è un bravo che però deve tenere la testa bassa. Non mi piace quel generale.
    Fred quanto mi piacerebbe essere al posto di Kate.

    😉

    Che bello, ma adesso sarebbe bello poter sapere come continua
    Ciaoooo

    Elena

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