Due Sicilie

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1.

Ops, quasi ci dimenticavamo:
Il nostro carissimo amico, al quale dedico questa prima puntata e che ci ispirò questa cronaca semi seria, si chiama Rocco Salvatore Farina che quando torna a casa fa sempre le feste al suo padrone: Artù, un simpaticissimo cagnolino juventino!
La cronaca, fedelissima, inizia nell’anno 1767 ed è da noi raccontata perché stavamo proprio là.

..
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2Il primo personaggio di questa storia non nasce quando nasce, ma il 12 gennaio 1767, cioè quando diventa maggiorenne. Da quel momento, finita la Reggenza, diventa veramente il re delle Due Sicilie. parlo di Ferdinando I di Borbone, forse il re più preso in giro di tutta la storia d’Italia. Ma scusate un’attimo: con lo zio pazzo, il padre malinconico, la madre isterica, il fratello maggiore completamente deficiente, lui farà quello che può poveretto, non è certo colpa sua. 
Quando nasce Filippo, l’erede al trono, re Carlo e la regina Maria Amalia vanno pure a ringraziare san Gennaro per la grazia di un maschio dopo ben cinque figlie femmine, di cui quattro fortunatamente morte in tenera età. San Gennaro, che evidentemente già sa come andranno le cose, appena un anno dopo fa nascere un altro maschio, Carlo. Poi si distrae ancora con una femmina, la quale però si affretta ad andarsene dopo pochi mesi, e fornisce un terzo maschio. Noi ci fermiamo qui, questi sono quelli che ci interessano, l’elenco completo sarebbe troppo lungo: la regina ne mise al mondo tredici, anche se parecchi inutilmente. Il fatto si spiega, perché re Carlo, che è un terribile mandrillo come solo i bigotti sanno esserlo, tanto per non sbagliarsi qualche notte, nel suo appartamento il letto non l’ha fatto mettere proprio, così è obbligato ad andare a infilarsi in quello di Maria Amalia, che evidentemente non lo accoglie di malavoglia, anche perché questo passa il governo.
Quando Filippo ha sette anni, i genitori abbandonano la speranza che possa diventare, anche se non un re, uno come tutti gli altri. Allora pensano a Ferdinando, perché Carlo, il secondo maschio, è destinato a succedere al padre sul trono di Spagna. Ferdinando non è questa grande intelligenza, ma è un fanciullone robusto ed esuberante. Messo in mano a buoni allevatori di re, potrebbe anche migliorare. Purtroppo re Carlo diventa Terzo e deve partire per la Spagna con tutto il resto della famiglia. Lascia Filippo, perché non sa che cosa farsene, e lascia arbitro del regno il ministro Bernardo Tanucci, un bravo e onesto Reggente che però sta attento a non far progredire minimamente lo sviluppo mentale del futuro re. Ferdinando cresce così circondato da cortigiani noiosi, ma da servi spassosissimi che lo adottano e lo trattano come un figlio loro; egli parlerà per tutta la vita con il loro dialetto.
Se i napoletani ben educati potessero vedere il re nell’intimità, si farebbero il segno di croce con la mano sinistra, come si dice a Napoli per indicare stupore o sconcerto. Basti dire che era proibito assistere ai suoi pasti, figuriamoci quello che combinava.
0Come il padre, Ferdinando si teneva il più possibile fuori dagli affari di Stato, come se fossero affari che non lo riguardavano, il suo carattere gioviale e chiassoso lo allontanava già da adesso da ogni futuro dovere.
Allo studio delle scienze politiche preferiva le remate nel golfo e le galoppate a Capodimonte, non siamo tra quelli che gli danno completamente torto.
In moglie avrebbero voluto dargli l’arciduchessa Maria Giovanna, figlia della grande Maria Teresa, imperatrice d’Austria, ma morì di vaiolo. Allora fu fidanzato con la sorella, l’arciduchessa Maria Giuseppa. Il giorno prima della partenza per il Regno delle Due Sicilie, Maria Giuseppa morì anche lei, sempre di vaiolo, queste arciduchesse sorelle morivano una dopo l’altra come i fratelli Orazi della storia romana. Ma ce n’era pronta una terza, Maria Carolina. Pare che prima di partire cominciasse a star male anche lei e nacque il panico, alla Corte d’Asburgo, perché le sorelle erano finite, c’era un fratello, Giuseppe, ma per ovvie ragioni non andava bene. Però questa volta Maria Carolina guarì subito e i guai futuri risparmiati dalle sorelle se li prese tutti lei. Anche lei, come Ferdinando, capitò sul trono di Napoli per uno scherzo del destino.
Aveva diciassette anni, lo sposo poco meno di diciotto. Dopo la prima notte di nozze, la mattina il commento più gentile di Ferdinando riguardo alla sposina fu che “sudava come un porco”.
Da parte sua, passati i primi giorni di sbigottimento, Maria Carolina lo osservava, a volte perfino divertita, come un simpatico scimpanzé. Aveva già imparato da lui molte frasi dialettali che, mescolate al suo italiano zeppo di parole tedesche, doveva risultare oltremodo divertente.
Quando giunse in visita il fratello Giuseppe, imperatore d’Austria, per valutare personalmente il quoziente d’intelligenza del cognato, Ferdinando lo pregò di fargli compagnia mentre era seduto sul vaso. A cose fatte, corse con il vaso dietro ai suoi ciambellani, non si sa con quale intenzione. L’imperatore si era già messo in salvo dalla sorella.

3Che cosa sta facendo Ferdinando il 25 marzo 1767? Probabilmente è a caccia a Procida o a Caserta. Se potesse sapere chi sta nascendo in quel giorno e che cosa gli combinerà da grande, non sarebbe tanto allegro. Perché in un villaggio della Francia del Sud sta venendo al mondo uno che, per quel che lo riguarda, al mondo non dovrebbe venire. Il neonato si chiama Gioacchino Murat. Passa un anno, e in un paesello della Corsica ne nasce un altro di quelli buoni: Giuseppe Buonaparte (All’inizio era così e dopo venne cambiato).
Il 15 agosto dell’anno dopo, certamente Ferdinando starà in mezzo al golfo, a pescare. Se potesse sapere chi sta nascendo in quel giorno in un’altra città di mare, e quello che gli combinerà anche lui, si abbandonerebbe addirittura alla disperazione: sta nascendo Napoleone. E così si potrebbe dire di tanti altri, che oggi sono lattanti o non ancora nati, ma da grandi pioveranno a Napoli, per disgrazia sua. Per adesso può campare ancora un po’ tranquillo, poi cominceranno gli arrivi.
Ecco il capitano di marina John Acton, sulla quarantina, deve dare una mano a riorganizzare la flotta, visto che gli inglesi suoi connazionali hanno il vizio di venire ogni tanto con i vascelli davanti alla reggia per chiedere con modi bruschi le cose più impensate. Anche per questo re Carlo ha voluto la reggia di Caserta: per stare a prudente distanza dal Vesuvio, dal mare e dalla terribile plebe di Napoli. Si dà il caso, però, che Acton cominci ad allungare una mano anche sulla regina, la quale porge volentieri l’altra guancia.
Ecco apparire un’altra protagonista: Emma Lyon. Sir William Hamilton, il non più giovane ambasciatore di Gran Bretagna, la presenta in giro come la ex amante di suo nipote con la disinvoltura di uno che dica: è appena uscita dal collegio. Ma non spiega tutta la storia, a noi poi ce l’hanno raccontata coloro che la conoscevano.
Il nipote, Charles Greville, nel 1782 se la prende come amante quasi direttamente dalla culla, quando Emma ha appena diciassette anni. Ciò nonostante ha già un passato che un marinaio definirebbe burrascoso. Il nipote Charles, però, essendo a un certo punto inguaiato di debiti, pensa di regalare Emma allo zio, che in cambio i debiti glieli salderà. Fatto il patto fra gentiluomini, Emma arriva a Napoli e nel 1791, dopo alcuni anni di buona condotta, sapete a che cosa si allude, Sir William la sposa addirittura. Ma in realtà, senza saperlo, il nipote l’ha spedita a Napoli perché possa incontrare il grande amore che la farà passare alla Storia.
4È Horatio Nelson, bel nome britannico-latino. Con lui e con la coppia Acton-Maria Carolina abbiamo completato il quartetto che per alcuni anni farà del Regno delle Due Sicilie quello che vuole.
Dopo la vittoria di Aboukir e la distruzione della flotta di Napoleone, Horatio Nelson sbarca a Napoli come un pavone, per finire direttamente tra le braccia di Lady Hamilton. È passione vera. Nelson vorrebbe portarsela in giro per il Mediterraneo sull’Agamemnon, facendo della nave ammiraglia una garçonnière da ottanta cannoni. Ma lei deve sfruttare ancora un po’ il marito, non gli si può dare interamente. Del resto anche Nelson non è più tutto intero, in ogni battaglia perde un pezzo: prima un occhio, poi un braccio, a Trafalgar una cannonata gli finisce di togliere il resto e non se ne parla più.
Ma forse stiamo correndo un po’ troppo, rischiamo di non accorgerci della Rivoluzione francese. La polizia borbonica entra subito in allarme. Mentre a Parigi lavora la ghigliottina, a Napoli comincia a darsi da fare la forca. Ma quando verrà ghigliottinato Luigi XVI e poco dopo Maria Antonietta, nella reggia si diffonde il terrore. Per Maria Carolina la morte della sorella è un grande dolore. Attraverso le cronache raccontate dagli émigrés, che si sono sparpagliati per tutta l’Europa e molti sono venuti ad aspettare la fine della Rivoluzione sotto il sole di Napoli, abbiamo saputo che Maria Antonietta ha ascoltato con dignità la lettura della sua condanna a morte. Da lei forse non ce lo saremmo aspettato, dopo un passato di sperperi e di orge.
Sebbene avesse le mani legate, dicono che è scesa da sola dalla carretta che l’ha portata davanti alla ghigliottina, in piazza della Rivoluzione. Che è salita sul palco con aria di sfida, senza dire una parola né al popolo né al boia. A mezzogiorno e un quarto preciso la sua testa è caduta nel cesto. In tasca le hanno trovato il ritratto di Luigi XVI e del generale La Fayette, che ha tentato di salvarla.
Qualche mese prima, dopo la decapitazione di Charlotte Corday, il carpentiere Legros aveva alzato la testa staccata della trasognata accoltellatrice di Marat e l’aveva schiaffeggiata; il viso di Charlotte era arrossito, come di sdegno.
Si temeva una replica, ma a Maria Antonietta è stato risparmiato l’atroce oltraggio.

00A Napoli i giacobini cacceranno la testa fuori in ritardo. Dal 9 termidoro sono passati cinque anni. Robespierre è salito sulla ghigliottina, ne ha verificato di persona il funzionamento. Saint-Just un giorno gli aveva scritto: “Io non vi conosco, ma voi siete un grand’uomo”. Lo seguirà sempre, anche adesso su quel palco da loro preferito.
L’“Arcangelo della morte”, il “Giovane atroce e teatrale”, il “Sogno della Repubblica di Dracone” – come l’hanno definito – nel suo Progetto di Costituzione letto all’Assemblea nazionale il 24 aprile 1793, nella parte che si riferisce alle “Relazioni con l’estero”, con la sua voce di ragazzo ha detto queste splendenti parole:

“Il popolo francese dichiara di essere amico di tutti i popoli, rispetterà religiosamente i trattati e le bandiere; offre asilo nei suoi porti a tutti i vascelli del mondo; offre asilo ai grandi uomini, ai virtuosi sventurati di tutti i paesi; i suoi vascelli aiuteranno in mare i vascelli stranieri nelle tempeste.
La repubblica francese non prenderà mai le armi per asservire un popolo e per opprimerlo.
Essa non concluderà trattati che non abbiano per oggetto la pace e la felicità delle nazioni.
Il popolo francese vota la libertà del Mondo.”

Oggi le armate francesi, con vari pretesti, stanno portando la guerra in tutta l’Europa, per tacere dell’Egitto. Stanno asservendo e opprimendo i popoli. I giacobini di Parigi o sono fuggiti o sono stati deportati o se ne stanno con la coda fra le gambe. Dopo il 9 termidoro, Parigi è diventata un bordello. Andando via, il Terrore ha lasciato il posto alla Licenza. Basti dire che il sindaco si chiama Cochon, non occorre la traduzione. A governare la Francia c’è un Direttorio di ladri, sul tipo di Carnot, la Reveillière-Lepeau, Rewbell e il più grande di tutti, Barras, che prende mazzette sottobanco da tutti i regnanti d’Europa. Napoleone, tornato dall’Egitto, mentre prepara il colpo di stato dirà, con la sua abituale eleganza, che “ai giacobini del Direttorio veniva voglia di pisciarci addosso”.
E i giacobini napoletani, con gli orologi che vanno indietro, rischiando il collo per quegli insudiciati ideali, cominciano la rivoluzione adesso. Ci vuole un bel coraggio a farla in un paese – almeno così lo vede Nelson – “di suonatori e di poeti, di puttane e di briganti”.
Madonna, stiamo messi proprio bene.

Alla prossima va e cordialità.

Aderimmo, volentieri, all’istanza dell’amico Diadumeno (noto Avvocato del Foro di Napoli) e mettemmo: L’Inno del Regno delle due Sicilie, compensivo di Testo sequenziale. Grazie

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                                 Bandiera_animata_flag_Due_Sicilie_Marina_Reale

INNO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE
Inno al Re!

Iddio conservi il Re
per lunga e lunga età
come nel cor ci sta
Viva Fernando il Re!

Iddio conservi il Re
per lunga e lunga età
come nel cor ci sta
Viva Fernando il Re!

Iddio lo serbi al duplice
trono dei Padri suoi
Iddio lo serbi a noi!
Viva Fernando il Re!

Iddio lo serbi a noi!
Viva Fernando il Re!

Iddio lo serbi al duplice
trono dei Padri suoi
Iddio lo serbi a noi!
Viva Fernando il Re!

Iddio lo serbi a noi!
(urlato)

Viva Fernando il Re!

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Aderimmo, volentieri, all’istanza dell’amica Marirò e mettemmo: L’Inno ufficiale di Sicilia, compensivo di Testo sequenziale. Grazie

 

Bandiera_animata_flag_Sicilia (1)

INNO UFFICIALE DI SICILIA
Madreterra

Sei tu il sorriso che fa ritornare
sei la Montagna di cui senti il cuore
con l’universo non ti cambierei!
Madreterra di Uomini e Dei

Sei tu l’inverno che riesce a scaldare
l’estate antica che fa innamorare
sei la cometa che io seguirei
Madreterra di Uomini e Dei

Sicilia terra mia triangolo di luce in mezzo al mondo
Sicilia terra mia un sole onesto che non ha tramonto!
Sicilia sei così… il paradiso è qui!

Tra le tue braccia è nata la Storia
sulla tua bocca «Fratelli d’Italia»!
e per difenderti io morirei

(Urlato)
Madreterra di Uomini e Dei
Sicilia terra mia triangolo di pace per il mondo
Sicilia terra mia tu « rosa aulentissima » nel tempo
Sicilia terra mia bandiera liberata in mezzo al vento

(Urlato)
Sicilia sei così… il paradiso è qui!

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Aderimmo all’istanza degli amici che vollero l’inserimento de’: L’Inno ufficiale del Regno del Lombardo-Veneto, da dove proviene la nostra Casa, benché molto più antica e dal Regno di Normandia.

 

Bandiera_animata_flag_Regno_Lombardo-Veneto_Austriaco

INNO UFFICIALE DEL REGNO LOMBARDO-VENETO
Serbi Dio l’Austriaco Regno

Serbi Dio l’Austriaco Regno,
Guardi il nostro Imperator
Nella fede gli è sostegno,
Regga noi con saggio amor!
Difendiamo il serto avito,
Che Gli adorna il regio crin;

2 volte – Sempre d’Austria il soglio unito,
Sia d’Asburgo col destin!
Pia difesa e forte insieme
Siamo al dritto ed al dover;
E corriam con lieta speme
La battaglia a sostener!
Rammentando le ferite
Che di lauri ci coprir;

2 volte – Noi daremo beni e vite
Alla patria, al nostro Sir.
Dell’industria a’ bei tesori
Sia tutela il buon guerrier;
Incruenti e miti allori
Abbian l’arti ed il saper!
Benedica il Cielo e renda
Glorioso il patrio suol,

2 volte – E pacifico risplenda
Sovra l’Austria ognora il sol!
Siam concordi, In forze unite
Del potere il nerbo sta;
Alte imprese fian compite,
Se concordia in noi sarà .
Siam fratelli, E un sol pensiero
Ne congiunga e un solo cor;

2 volte – Duri eterno questo Impero,
Salvi Iddio l’Imperator!
Presso a Lui, sposa beata
Del Suo cor l’Eletta sta;
Di quei vezzi inghirlandata,
Che non temono l’età.
Sulla Mite in trono assisa
Versi il Cielo ogni suo don;

2 volte – Salve Augusto, salve Elisa,
E d’Asburgo la Magion!

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Aderimmo all’istanza degli amici che vollero l’inserimento de’: L’Inno ufficiale del Regno di Normandia  luogo di prima provenienza della nostra Casa.

 

Bandiera_animata_flag_Alta_Normandia

INNO UFFICIALE DEL REGNO DI NORMANDIA
Dieu sauve notre reine!
Ma Normandie.

Dieu sauve notre reine,
l’amour pour la Normandie
Quand tout renaît à l’espérance,
Et que l’hiver fuit loin de nous,
Sous le beau ciel de notre France,
Quand le soleil revient plus doux,
Quand la nature est reverdie,
Quand l’hirondelle est de retour,

J’aime à revoir ma Normandie,
C’est le pays qui m’a donné le jour.
J’ai vu les champs de l’Helvétie,
Et ses chalets et ses glaciers,
J’ai vu le ciel de l’Italie,
Et Venise et ses gondeliers.

En saluant chaque patrie,
Je me disais : « Aucun séjour
N’est plus beau que ma Normandie,
C’est le pays qui m’a donné le jour.»
Il est un âge dans la vie,
Où chaque rêve doit finir,
Un âge où l’âme recueillie
A besoin de se souvenir.

Cantata in inglese in quanto il Regno Normanno, adesso, appartiene alla Corona Britannica. La versione normanna è quella, inconfondibile,  in “maestoso” e cantata nella Cattedrale di Rouen- Normadie

 

63 pensieri su “Due Sicilie

  1. oh mon dieu!
    😀

    Simpaticissimoooooo
    Cose che non sapevo.
    🙂
    Dunque tu eri la?
    ahahahahhahhahahahhahah
    Ci volevano queste risate al mattinoooo

    🙂
    Bonjour mon tresòr, ja suis enchantée
    Bisousssss

    😀

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    • Annelise Baum

      Impariamo sempre, milady. Soprattutto impariamo dalla Storia. Nulla esiste di vecchio, ma in trasformazione per divenire.
      La storia dell’Uomo non invecchia, in quanto è l’uomo stesso.
      Vi ringraziammo milady

      Cordialità

      PS: Vi correggemmo un refusino, mia signora.
      Cordiality

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  2. Buongiorno.
    🙂

    Se il buongiorno si vede dal mattino, allora è un buingiornissimo per tutti.
    Ecco quello che è accaduto nella storia si dovrebbe imparare con il milord presente.

    😀

    ahahaha
    Bello Robespierre ahahaha e bellissimo lo sfigato che voleva sposare le sorelle.
    ahahahahahaha

    ma è verità storica

    😀

    Un portento

    Ciao e buongiorno

    🙂

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    • Spillo

      E il mattino, poi, si svolge dal suo buongiorno.
      Robespierre verificò di persona la bonta della macchina inventata da Guillotten, che la sperimentò personalmente, avvisato da Saint Just, che a sua volta la sperimentò avvisato da …

      😦

      Cordialità

      😦

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  3. non ci potevo credere man mano che leggevo continuavo a chiedermi se era tutta una presa in giro. E invece è tutta la verità ma raccontata che mi sto rotolando dalle risate.

    Grande.
    Un bel buongiorno

    🙂

    Ciao Nì

    🙂

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  4. E io stampo!

    🙂

    bellissimo Milord.
    la storia fatta persona che sorride. La vita dovrebbe essere presa con questo piglio. Con il garbo e con il fatto che “una risata ci seppelirà”.
    mamma …
    Grazie

    🙂
    Mi sento in formissima.
    Colazioneeee

    🙂

    Buongiorno

    Eleonora

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    • Eleonora Bisi

      la storia dovrebbe sorridere sempre mia signora.
      Almeno dovrebbe sorridere all’imbecillità dei posteri che continuano a fare, sempre, gli stessi errori.
      Abbiate le nostre migliori cordialità

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  5. Un passaggio che denota una veridicità dei fatti raccontati, probabilmente, con lo spirito giusto: un po’ di sano umorismo che nulla toglie alla storia, alleggerendo i toni.
    Molto bello

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  6. Certo che è un bell’andare nella storia, camminarci dentro e chiacchierare dei vari personaggi che vanno, sicuramente, ridimensionati in base all’analisi storica del momento.
    Milord, mi avete scioccata.
    Sono rimasta stupita nel leggere le verità storiche … raccontate passeggiando, come una battuta.
    Chissà come potrebbe o dovrebbe essere la Vostra compgna e degna sposa, mio Signore.

    Bellissimo

    Buona giornata.

    G.

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    • Giorgia Mattei

      Nella storia, particolarmente quella nostra, ritenemmo che, comunque ci si deve camminare dentro.
      Per poi venirne fuori e tornarvi dentro.
      L’importante è che si possa capire, per comprendere, in medesime situazioni (che poi sono sempre quelle) cosa fare e/o come comportarsi.
      Come risponderVi, lady Giorgia, in merito e nel merito della Vostra domanda?
      In Onore e passione e rispetto della nostra “Schiatta”, ella dovrebbe essere bionda, gentile e certamente marchigiana.
      Una dolce espressione di San Benedetto, con la Sua propria regola.
      Da rinchiudere, all’occorrenza nella Torre di Jesi, in quanto troppo avvenente e profondamente corteggiata.
      Ma noi, mia signora, fummo benevoli.
      Ella dovrebbe essere regina e imperatrice, alla nostra guisa.
      In tutta quel pianeta “Noir” che la vorrebbe segregata e negletta dall’orrido cardio cerusico.
      Una regina da trarre al nostro fianco!

      Vi ringraziammo
      Cordialità

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  7. Evviva ‘o Re!
    ‘O re, ‘o re, ‘o re!

    Miluorde, m’avite fatt rirer comm ‘nu tacchine.
    ahahahahahahhahahaahaha
    Una storia a “tarallucci e vino” come solo noi sappiamo fare!

    😀
    Bell, bell, bell ‘o verament.

    😀

    Che bella sorpresa. ahahahahah

    😀
    Sarebbe bello potere mettere anche l’Inno del Regno due Sicilie.
    Ma che bello proprio.
    😀

    Salutamme miluorde dalla partenope Capitala

    Don Dudù per servirvi.

    😀

    PS: Ma chill vasc è u vost stemm?

    🙂

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  8. Ottimo bello e scorrevolissimo.
    La storia vista dal Milord è sempre una storia imperdibile.
    Ciao buongiorno, è una bellissima idea.
    Se il tuo amico te l’ha ispirata, che si dia da fare allora, che vogliamo leggere l’altra puntata…
    Ciao Nì

    😀

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  9. Io sono molto lontana da quella realtà.
    Veramente molto lontana. Devo dire, però, che letta in questo modo, aderente alla realtà, intendo, ma con spirito libero e soprattutto umano, la storia diventa amica.

    Bello
    Ciao

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    • Hilde Strauß

      Beh, tranne che per alcune “tangenze” la nostra ci trovò, in parte, al cammino duosiciliano.
      Ma per onestà, in un’altra raccolta, parleremo di Lombardo-Veneto, anche se a ben guardare la nostra discendenza è nordfrancese.
      Grazie milady e cordialità

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  10. Mi piace quando scrivi della storia.
    Hai un modo tutto tuo di raccontarla, fuori dalle righe. Tutto vero, d’accordo, ma il tuo modo di raccontare è come se fosse fatto da uno che viene da lontano e sta descrivendo, in base a quello che vede (e non per quello che succede di conseguenza).
    Come se tu fossi invitato e ti dicessero: ercco quello è Fernando, ecco quello è Robespierre.
    Un racconto senza nessuna prevenzione, ma tanto spirito d’osservazione.

    Bacione milord, scappo.

    Susi

    Ci metto un abbraccio e un grazie

    🙂

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    • Je suspendu le Vous

      Susanna

      Cercare di raccontare la storia e una sua eventuale verità, credo sia compito (ma neanche quello) di chi le cose dovrebbe raccontarle senza coinvolgere nessuno.
      Devo dire che questa iniziativa mi ha preso per una serie di motivi.
      Primo, in quanto amo la storia e il suo studio approfondito.
      Secondo, perché mi piace osservare cose e personaggi come se stessi passando da là.

      Tutto qua.
      Se poi andiamo ad analizzare il fatto che Robespierre provò personalmente la sua “macchina” preferita, si può arguire che … non son tutte rose quelle che profumano.
      Giusto?
      Ciao e cordialità

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  11. Devo dire, caro Ninni, che dopo averci abituati a una lirica piena di sentimento quale quella dell’altro ieri, la poesia intendo (e da questo punto parlo per me) e secondo me dedicata a una persona che non si meritava un cazzo se non un gran calcio in culo e che non merita nulla di nulla, (torno a parlare a tutti) oggi mi trovo abbandonata. sulle ali dell’Ironia e della giusta e intelligente satira, la storia.

    Certo è difficile parlare, già, della storia che in certe situazioni diventa pesante e pallosa. Ma il metodo “Milord” spacca che è una bellezza.
    Bisogna raccontarla senza stare troppo a chiacchierare, come se si fosse ospiti e passanti in quel momento. Cosa vede un passante mentre si svolgono i fatti?
    E se il passante è pure allegro?

    Bello no?

    Grazie Ninni per questa bella puntata che ho gustata con gioia e con qualche risata.
    Il Tuo amico Salvatore Rocco Farina ci ha fatto – a tutti – un gran bel favore a ispirarti.
    Bacetto e buongiorno Milord

    😀

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    • Manuela

      Ogni giorno ha la sua sfida, cara Manuela. nessun giorno escluso.
      Ti ringrazio per aver fatto la notazione sul metodo “Milord”.
      Come ben sai (e sono quasi quindici anni che ci conosciamo) la storia mi piace raccontarla in modi diversi e particolari. Non ultimo quello del :

      -Ops, scusi, Maria Antonietta abita qui?
      -Non più, ha perso la testa
      -No, guardi, lasci perdere il gossip non m’interessa

      Ti ringrazio e buona giornata

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  12. Mi sono divertita un sacco milord.
    Che bello l’Inno delle Due Sicilie, sarà che mi piacciono i motti urlati.
    ahahahahahaha

    Ma che bel buongiorno, sono piegata in due dalle risate.
    Ahahahahahahah
    Ciaoooo

    Sony

    🙂

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    • Sonia

      Cara Sony, un Inno, un motto-sia esso cantato, sia esso urlato- rappresenta molto più di un motivo con delle parole.
      Può essere rappresentativo di un Popolo, come lo fu querllo duosiciliano, oppure uno status, una condizione civile quale può essere quello, appunto, duosiciliano.
      Credo, nello specifico, che si tratti di giusto orgoglio che si tramanda da padre in figlio.
      Un orgoglio che si rifà a numerosi tradimenti verso il popolo e le persone.
      Quest’ultima affermazione vale però, praticamente, per tutti i popoli della terra.

      Ti ringrazio e ti saluto.
      Ciao

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  13. Eccomi collegato co nu sfaccimme e linea e il tablet.
    te la volevo raccontare. Stamattina abevo unaudienza alle niove e mezza e nel corridoio ho visto il giudice. Buongiorno, buongiorno Giudice.
    Come mai sorride quardando quell’oggetto infernale? (e indicava il tablet).
    Non ci crederai, se lo è letto tutto il racconto e abbiamo iniziato con quasi quindici minuti di ritardo e rideva rideva che pareva nu guaglione.
    ahhhaahahahah

    Viva Fernando il Re!

    Rimetto tutto in borsa che devo rientrare.
    Dalla partenope capitale è tutto, a voi il Milord

    aaahahhhahahahahahaha

    Dudù

    🙂

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    • Dudù

      Fino alla Magistratura?
      Beh, non esageriamo. Sto parlando di pasticcini e formaggini, mica di qualcosa di diverso.
      Noto, con piacere, che a refusi sei messo meglio di me.

      (E non ti credere che te ne corregga qualcuno perché non lo farò)
      Grazie per essere passato.

      Viva Fernando il Re!

      Ciao

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  14. Godibilissima puntata, inutile dire che aspetto il resto, sino al “carissimo benso di cavour”, e lì ci sarà poco da ridere per me meridionale. Ferite ancora aperte, si sa…

    L’inno Nazionale delle due Sicilie è molto bello, anche quello della Sicilia lo è.Sono certa che VOSSIA lo conosce.
    Alla prossima, cordialmente
    Marirò

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    • Marirò

      Il parere qualificato di una brava docente siciliana (affiancato da quello dotto di un notissimo professionista campano, l’avv. Dudù) nel merito e di merito, mi lusinga notevolmente.
      Dietro le battute e qualche battutaccia, magari, c’é un certo tipo di lavoro (molto materiale lo avevo già) di approfondimento, vaglio e trasformazione, abbastanza importante.
      Quelle ferite cui dai cenno, perdonami, non sono “ancora” aperte.
      Quelle ferite “sono” aperte!

      Arriveremo a parlare, nel prosieguo, dei gustosissimi passaggi della storia duosiciliana, molto bislacca, in verità. Una storia singolare dove i briganti vengono scambiati per lestofanti e invece erano partigiani che si fecero uccidere fino all’ultimo uomo per mantenere fede al giuramento alla Patria.
      Sai, Marirò, il tempo spesso lenisce e fa dimenticare. Io, personalmente, ho una memoria d’acciaio e non lenisco, né dimentico!

      – Avrei potuto parlare del massacro di Pontelandolfo e Casalduni che fu una strage di rappresaglia compiuta dal Regio Esercito italiano ai danni della popolazione civile dei due comuni in data 14 agosto 1861 dove il piemontese generale Cialdini ordinò la fucilazione di tutta la popolazione dei due comuni (Donne e bambini compresi. Sono state dichiarate città martiri nel 2011 con scuse formali da parte del Governo della Repubblica – giusto per non farsi scappare anche questa farsa -)

      – Avrei potuto parlare dell’eccidio Della Rocca dove un’altro eroe piemontese, il generale – appunto- Della Rocca fece fucilare e comunque uccidere a Isernia e Rionero Sannitico, tutti quanti: briganti e non briganti!.

      – Avrei potuto parlare dell’eccidio di Fenestrelle (8.000 morti e 40.000 deportati)
      Passaggi che non si possono dimenticare.
      Qui, però, faccio dell’ironia e della satira, concetti che reputo altissimi rispetto agli “eccellentissimi” generali piemontesi..

      Ho aggiunto l’Inno di Sicilia, molto bello, che – gravissima mancanza – non conoscevo
      (Avrei potuto inserire, per par condicio, l’Inno del Regno del Lombardo-Veneto, per l’origine del mio Casato, oppure quello di Normandia per lo stesso motivo, ma qui parlo di Due Sicilie e quindi va bene così).

      Grazie per aver scritto e cordialità

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      • Già, gli ”eroi” piemontesi e la loro infame invasione…roba da andarne fieri…e il guaio è che loro fieri ancora lo sono!
        Fatti mai dimenticati.
        Ma non voglio sciupare il tono ironico e divertente del post quindi al prossimo capitolo.
        L’inno siciliano è molto bello, tutti gli inni lo sono specie quando dietro ci sono storie di infamia, di dolore, di forza, di riscatto.

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  15. Accidenti al tempo tiranno, finalmente sono riuscita a leggere questa vostra pagina di storia con calma.
    Splendida dissertazione ironico, real…istica di quei tempi che poi gira e rigira sono sempre uguali nei secoli e nella storia di tutto il mondo.
    Milord, come perdere i vostri scritti? Sarebbe un sacrilegio!
    Un grazie di cuore e….mi punge la curiosità di come riuscireste a far diventare meno noiosa la storia della mia famiglia.
    A presto, con affetto

    Giovanna

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    • Giovanna

      Buongiorno.

      La dissertazione Real-istica vedrai continuarla passeggiando lungo le strade della storia.
      Attraverseremo vie, piazze e Corsi principali.
      Porgimi il braccio, ti condurrò attraverso la storia dei nostri avi per arrivare ai giorni nostri e vedere che … nulla è cambiato.
      Almeno per noi.

      Oddio, milady, pungiti pure ma, tra la noia dei tuoi e quella dei miei avi, sarà una gara dura.
      Anzi durissima.

      😀

      A presto con affetto, ciao

      🙂

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      • Eccomi pronta caro Ninni, ad entrare nella storia: Il tuo braccio sarà una guida infallibile nel corso degli eventi. Se per caso i nostri avi dovessero incontrarsi assisteremo alla singolar tenzone, lancia in resta e al galoppo. Alla fine del torneo: lasceremo ai cani i miseri resti del perdente cavaliere e noi usciremo…a riveder le stelle !!!

        Sei d’accordo?
        Ciao un abbraccio

        Giovanna

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  16. Ho letto, con moltissimo interesse, questa tua puntata sulla storia del Regno delle Due Sicilie, raccontata in modo tragicomica, non senza qualche strale lanciato ora di qua, ora di là.
    Io sono torinese.
    Torinesissimo e quel periodo storico ci pesa come un macigno.
    Va vorreo parlarne in modo un po’ diverso, adesso.
    Le responsabilità storiche coprono e infangano chi le commise e magari (te lo riconosco) una certa classe politica.
    Onta e disonore, dunque, ma quale grande aggregazione, oggi, che può vantare un enorme progresso civile, non è nata da tale “onta”?
    Vedi gli Stati Uniti d’America.
    Vili massacratori di gente inerme, civile e pacifica e veri popoli con diritti totali sulle loro terre.
    Parlo degli indiani d’America.
    Ma potrei parlare, benissimo di altri popoli.
    Per esempio dei “tuoi” Normanni che da quello che mi è sembrato leggere, sono i tuoi antenati.
    Sì, è vero, il Normanno ha portato la cività, “dopo”.
    Ma prima morte e distruzione.

    E così tanti altri.
    Ottimo il tuo pezzo e sicuramente geniale.
    Ma qua la merda è dappertutto.
    Vabbé e mi fermo qua.

    Poi, caro Ninni, ho letto i tuoi ottimi commenti e la tua interazione.
    Ma perché non metti, giusto e proprio per par condicio e per “pacificazione nazionale” anche l’Inno del Regno del Lombardo-Veneto? Dei patrioti, in tal senso ci sono morti credendoci.
    Dai, se ne sei in possesso inseriscilo.
    Personalmente mi farebbe piacere-

    Ciao

    Max

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    • Massimo

      Ci scontriamo generazionalmente portano “mente e non più mente” in due diverse casistiche.
      Da un lato la necessità e dall’altro l’appagamento.
      Sto parlando del Piemonte e del regno duosiciliano.

      Il Piemonte stava per dichiarare forfait, fallimento, distruzione.
      Non ha fatto una gram bella figura il savoiardo: ha immediatamente pensato al cugino e ….
      Nessuna acredine, amico mio, ma quello che racconto è sotto gli occhi di tutti …
      Ciao.

      Ok, ok, inserirò l’Inno del regno del Lombardo-Veneto, ovvero il “Serbi Dio l’austriaco regno …”.
      L’Inno Normanno, sarebbe quello britannico, ma nella versione maestosa incisa nella cattedrale di Rouen, Capitale della Normandie (la mia casa, convenzionalmente, nasce proprio a Rouen).

      Grazie e ciao

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  17. Un racconto che mi ha fatto sorridere e io sono una Milanese doc (si lo so, sarò rimasta l’unica in tutta la Lombardia).
    Mi avete fatto sorridere e in alcuni passaggi, proprio ridere, milord.
    Tutto bello, tutto perfetto.
    E’ bellissimo l’Inno delle Due Sicilie e splendido ed esaltante quello siciliano.
    Se voleste inserire quello del Lombardo.Veneto, ne sarei felicissima.
    Soltanto in questo Blog sto respirando tanta cultura e sotto diverse forme.
    Grazie e buona giornata

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  18. Molto bello e interessante e soprattutto affascinante secondo la versione milordesca.
    Potente e bello.
    Se mi permetti (uso il tu perché ho visto che lo hai sospeso) in qualità di padrone di casa potresti aggiungere l’Inno del Lombardo-Veneto giusto per integrare la multietnicità della comunicazione.

    Aspetto, ovviamente, la continuazione di questo racconto semi-serio.

    Grazie

    Elena

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    • Elena

      Grazie per aver letto e soprattutto scritto.
      Sì, va bene, ok, a richiesta inseriremo l’Inno dell’antico Regno dal quale derivava la nostra casa (anche se risale, in modo certificato, dalla Normandia)

      Salutazioni

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