Monique

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“Perché a volte è così difficile spiegare il comportamento di
certe persone? Perché non si tiene conto abbastanza del fatto che
un essere umano è la somma di tutte le creature che egli porta in
sé, ignorando il più delle volte chi siano quelle creature e cosa
vogliano realizzare attraverso lui.”
Omraam Mikhaël Aïvanhov

Senza titolo-1

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1Inevitabilmente, quando Nadette si trovò a sguazzare in uno stagno poco profondo, la giumenta nera guadagnò terreno, e in breve Tesle tendeva una mano decisa verso le briglie di Nadette. Monique si spostò sulla sella e Nadette scartò, allontanandosi da Tesle, ma Monique si girò a guardarlo, e un secondo scarto della giumenta bianca la disarcionò. Durante un istante terribile sentì sotto di sé il vuoto, poi atterrò, senza farsi gran male, nel fango dello stagno.
Rimase immobile per un momento, troppo stordita per rialzarsi. Tesle fu subito da lei, si lasciò scivolare dalla sua giumenta e le s’inginocchiò vicino.
“Monique!” chiamò con voce inquieta. “Tutto bene, vero? o ti sei fatta male?”
Appoggiata al gomito, lei lo guardò sbigottita. La camicetta imbevuta d’acqua rivelava le linee dolci del suo seno.
“Mi sono sporcata e basta” rispose. La sua ostilità stava cedendo davanti alla palese ansietà che traspariva dagli occhi di Tesle. Poi scosse la testa, e l’onda dei capelli le circondò il viso.
“Credo di essermi comportata come una stupida” riprese. “Ti chiedo scusa, Tesle.”
“Oh, Monique!” esclamò Tesle, alzandosi di scatto. Poi, con violenza si passò una mano tra i capelli. “Per amor del cielo, tirati su!”
Monique lo fissava, consapevole più che mai della sua forza, della sua personalità, e del bisogno che lei ne aveva.
In tono deciso disse: “Aiutami, Tesle, a meno che tu non abbia paura di sporcarti le mani.”
Scuro in faccia, Tesle le tese meccanicamente una mano. Era fresca, ma lei ebbe l’impressione che le bruciasse la pelle. L’aiutò senza sforzo a rialzarsi, ma la lasciò subito andare e si girò ad afferrare le briglie di Consuelo.
Monique si sentì chiudere la gola. Provava il desiderio violento di abbracciarlo, di stringersi a lui. Ma riprese il proprio sangue freddo e si costrinse a pensare a Bertrand e al pericolo, veramente terribile, che aveva corso, ricercando il contatto di quell’uomo. Per qualche istante lei lo aveva spinto a commettere un’azione per la quale lui l’avrebbe disprezzata ancor più di quanto non facesse già. E per cosa? Per un capriccio! Per il desiderio di un momento che le aveva fatto mettere da parte ogni altra considerazione.
Tesle si voltò verso di lei, l’espressione sempre tesa.

“Sei pronta?” domandò. E al suo assenso: “Bene, torniamo alla fattoria”.
“Alla fattoria?” disse Monique con orrore. “Non voglio!”
“Vuoi andare in città in questo stato?” ribatté lui, freddo e indifferente.
Monique abbassò gli occhi su camicetta e pantaloni sporchi di fango e si toccò i capelli in disordine.
“Io… Per forza, no?” acconsentì, alla fine.
Tesle esitò un poco, poi sospirò.
“Andremo alla capanna” decise.
“D’accordo.”
“Muoviamoci!”
Tesle salì in groppa a Consuelo e tenne le briglie di Nadette mentre Monique si metteva faticosamente in sella. Poi, in silenzio, la ragazza seguì la giumenta nera che filò a un galoppo sostenuto attraverso la palude.
Non occorse loro molto tempo per arrivare alla capanna, ma Monique non avrebbe saputo dire quanto. Poi, davanti alla casetta dal tetto di paglia, lei si lavò con l’acqua del pozzo. Tesle era entrato per bere qualcosa. Toltasi il fango dalle mani e dalle braccia, le venne voglia di sfilarsi almeno la camicetta per ripulirsi collo e spalle. Ma la cosa era ovviamente impossibile, e si accontentò di sbottonarla per gettarsi addosso un po’ d’acqua che le ruscello lungo la schiena.
Era persa nei suoi pensieri, quando Tesle uscì dalla capanna e la raggiunse con il suo passo silenzioso, un po’ felino. Immediatamente lei cadde in preda alla confusione e, in un silenzio pieno d’imbarazzo, strinse i lembi della camicetta, Tesle restò a squadrarla, sempre più furioso.
“Cosa stai facendo, maledizione?” la rimproverò, brusco. Ma i suoi occhi si attardavano sulla pelle setosa della scollatura.
“Avevo caldo” spiegò Monique, sulla difensiva. “E volevo rinfrescarmi.”
Tesle le osservava le guance imporporate, con intensità.
“Non puoi comportarti in aperta campagna come se fossi nel bagno” disse, secco. “Chiunque potrebbe sorprenderti. Quale sarebbe, allora, la tua reazione?”
Con dita tremanti Monique stava cercando di riabbottonarsi la camicetta.

6“Non potevo aspettarmi altro da te, come rimprovero, vero? Bene, mi hai sorpresa. E allora? Cosa mi farai?”
Gli occhi di Tesle divennero color grigio scuro, quasi nero.
“Cosa vuoi che faccia?”
Sotto quello sguardo, le dita di Monique s’immobilizzarono: questa volta era andata troppo lontano. Per tentare di ridurre la tensione che era scesa tra loro, con un rapido movimento cercò di mettere il pozzo tra lei e Tesle. Ma Tesle fu più svelto: prima che lei potesse sfuggirgli, la mano di lui le si rinchiuse intorno a un braccio. Poi Tesle l’attirò inesorabilmente a sé, imprigionandola alla vita flessuosa. Monique si dibatté, ma invano. Lui la strinse ancor più contro di sé, tanto che lei poté sentirne ogni muscolo irrigidito del corpo, dal petto, alle braccia, alle cosce. Fu una tortura raffinata. Poi Tesle piegò la testa, col dorso della mano spostò i lunghi capelli di Monique e le posò sulla nuca le labbra ardenti.
“No, no, Tesle. Per favore, no” pregò lei, scuotendo la testa.
La bocca di Tesle le accarezzava adesso il collo.
“Perché no?” mormorò lui. “Perché non devo prendere quello che è mio? E tu sei mia… Lo sai!”
Con brutale abilità, le fece fare un mezzo giro, sempre abbracciandola, e le cercò le labbra. Monique strinse le mascelle. Era una follia, ma se l’era voluta.
Tesle si impazientì. Una mano risalì verso le labbra di Monique e le aprì. La bocca dell’uomo si abbatté su quella tenera corolla con avidità e passione.
Il corpo di Monique si abbandonò, facendosi docile, e, senza più resistere, si modellò al suo. Ora lei gli si aggrappava disperatamente: le mani risalirono lungo il petto virile, si persero nei capelli della nuca, si allacciarono. Ma quando le dita di Tesle scivolarono sotto la camicetta per cercare il tepore della pelle nuda, Monique tentò disperatamente di ricuperare il suo sangue freddo. Erano soli, lontani chilometri da ogni abitazione, e sebbene lei facesse una fatica enorme a rimanere padrona di sé, era necessario che lottasse per raggiungere il suo scopo. Sia per Bertrand, sia per lei stessa.
Con uno sforzo sovrumano si strappò da Tesle e si diresse verso la capanna riassettandosi la camicetta. Quando finalmente si voltò, Tesle le voltava le spalle. Poi si chinò sul pozzo a bagnarsi viso e collo. Passò la mano umida sui capelli e si raddrizzò, stirandosi con stanchezza. Quando alla fine si girò verso di lei, la sua espressione le toccò il cuore, tanta era l’amarezza e la tristezza che vi lesse.
In silenzio, Tesle si accostò alla giumenta nera e si rimise in sella, poi tornò verso la donna e la guardò dall’alto con disprezzo.

“Sali!” ordinò con voce dura.
Monique obbedì, non senza una leggera esitazione. Tesle spronò la sua cavalcatura e si allontanò senza più curarsi di lei. Mantenne una certa distanza tra loro fino ai sobborghi di Arles. Qui, poco prima di arrivare all’albergo, la fece smontare. Lei lo guardò senza capire. Le labbra di Tesle abbozzarono una smorfia.
“Non ci tengo a entrare in città” disse freddamente. “Non avrai comunque difficoltà a ritrovare l’albergo. In caso contrario, potrai sempre chiedere. Qualunque uomo, ne sono sicuro, sarà felicissimo di farti il servizio…”
Non attese la sua reazione e se ne andò, lasciandola più disperata di quanto fosse mai stata.
Il mattino dopo arrivò, senza che Monique avesse tentato di mettere ordine nella sua confusa situazione. Durante tutta la sera precedente e fino a notte fonda era stata troppo immersa nel suo dolore per potersi strappare da qualcosa che somigliava a una paralisi. Anche se alla fine aveva finito con l’addormentarsi, il suo sonno era stato turbato da incubi in cui Tesle le portava via Bertrand, o sua madre nascondeva il bambino in modo tale che lei non poteva trovarlo.
Alzatasi dal letto, stanca e con gli occhi pesti, si sedette davanti allo specchio e vi si esaminò, come per trovare un’ispirazione nei suoi lineamenti tirati.
Ma non poteva ricordare niente altro che il viso di Tesle, quando si era voltato verso di lei, davanti la stanza, e il suo disprezzo e la sua amarezza, peggiori di ogni accusa. Perché era tanto arrabbiato con lei? La prendeva forse per una che ama far soffrire? Non capiva che anche lei si era torturata quanto lui? Che tutti i suoi sensi avevano anelato a un soddisfacimento che non c’era stato?
Si prese il mento tra le mani, i gomiti appoggiati al piano di legno lucido. Tornarono a tormentarla le immagini del passato. Rivide la ragazza, giovane e inesperta, che tre anni prima era arrivata in Camargue… ed esplose in un pianto a dirotto, singhiozzando.
Fu in quel momento che lesse quella lettera, nascosta e sgualcita sotto al cuscino:

“Monique, amore, io devo sapere quanto mi ami.
Devo saperlo ..”

Sorrise, terse le lacrime e si spogliò davanti a quello specchio, pronta ad amarlo come mai aveva fatto …
Pronta per quel nuovo amore caldo e totale.
“Eccomi  …”
Amore e dolore in un abbraccio.
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56 pensieri su “Monique

      • Gentile Milord…
        Non ho parole per commentare questo brano. Lo ‘sente’ il Cuore, la mente non potrebbe giudicare tramite le parole. Ed ogni Cuore lo sente a suo modo, lo sente se Ama. Mi permetto, con il rispetto che Vi si deve, di ritenere che Amiate. Perché sì…siete un eccellente scrittore, ma mai si arriverebbe a trasmettere tanto se non si sapesse (sentisse) dell’ Amore, questo io umilmente penso.
        Letto, riletto, e rileggerò…sento che le Emozioni che mi salgono mi fanno sentir bene.
        Siete sempre Meraviglia, Milord…
        Grazie, con illimitata Stima
        Maria Silvia

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      • lady Maria Silvia

        Trascorriamo buona parte del nostro tempo in amenità che non fanno bene al “nostro” passaggio su questa terra. Già miseranda condizione di noi umani, il panorama che ci si presenta, all’atto della nascita, diventa triste al pennsiero di qualche piccola considerazione.
        Sappiamo noi vivere l’esperienza della nascita, combattendo per essa? Il “busillis grave si riversa oltre la nostra conoscenza.
        Abbiamo, dunque, situazioni in cui l’essere senziente, oppure vivo si mischia con il “bisogno” naturale di vita. Questo bisogno si tramuta in imperativo allorquando, da bisogno essenziale si giunge a quello primario. Spesso, molto spesso, sottaciamo alle pulsioni primarie per una forma dipubblicità personale. nel nostro caso, Tesle offre nuova vita, attraverso il grigio del rigore, apparentemente ottuso, e l’offerta di un nuovo bianco.
        Come dire: dopo un abuia notte, esiste sempre n’alba radiosa.
        Grazie per aver scritto, mia signora.
        Cordialità

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  1. Eppure l’ho letta e riletta millanta e millanta volte e non riesco a non pensare che oltre quelle parole ci siano, soltanto, vuote parole.
    Un silenzio impenetrabile. Una distanza incolmabile per un desiderio inesauribile.
    Oltre le parole…
    Sempre

    Salutità

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    • AB

      Grazie per aver commentato.
      Di contro notammo (e questa ne é una pecca tutta nostra) che non potendo stabilirne il vostro sesso, Vi risponderemo in modo generico.
      Nulla di personale, credeteci, ma riferirci ad una persona, comunque, e in senso generico, spesso potrebbe assumere significati strani. A titolo esplicativo, generico ed e sclusivamente come esempio:

      -Sei insignificante
      -Vuota
      -Assurda
      -Stupida
      -Odiosa
      -Maleducata

      Ovviamente, nella genericità della persona, in senso lato.
      Nel ringraziarvi, dunque, per aver sentito il bisogno di scrivere, sì, Vi confermammo che oltre le parole del racconto, in esse, ci sono parole, termini e immagini che travalicano il racconto stesso.

      Cordialità

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  2. Viviamo nei silenzi e per i silenzi ci si allontana.
    Questo racconto breve, mio signore, parla dell’incomunicabilità dell’amore.
    Quella incomunicabilità, sottile, che spazia dal sentimento all’iper sentimento. Ma sai, riesci a immaginare quante volte l’abbia letta?
    Quante volte?
    Mi è sembrata, quasi, come il biglietto di un messaggio perso dentro una bottiglia e in fondo al mare, che riemerge dopo anni e anni.

    Per cosa viviamo Ninni?
    Per cosa?
    Quali possono essere quei sentimenti che si contrastano?
    La disperazione?
    Il ricordo?
    Oppure scoprire che una lettera, antichissima, possa essere una spiegazione a tutto?
    Il passato che ritorna …

    Le passé que j’ai jamais oublié et qui apparaît soudainement devant vous comme un rêve que vous faites toujours.

    Non ho tempo, adesso, ma torno.
    Ciao Milord
    Bisousssss

    Annelise … in spagnolo

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    • madame Annelise Baum

      Avete toccato, direttamente, il momento magico di quella parola che esplica il pensiero stesso del racconto.
      Riuscimmo ad esprimere l’inesprimibile? Se sì con quale immagine poi?
      La disperazione di una quotidianità, di per sé difficile e quasi irraggiungibile e la forza di una idea che travalica i silenzi e le situazioni.
      Il ricordo? Situazioni delicate e trasformate da una vita illusa dalla realtà.
      Una vita spesa e dispersa nei meandri e nelle pieghe del tempo, intesa a rincorrere quei fantasmi del passato che corrono e corrono senza fermarsi mai a raggiungere la meta.
      Il nostro eroe, la meta forgiata dalla passione, a quanto pare, intenderebbe raggiungerla grazie alla sensualità del “ridotto d’immagine”.

      Una forma e forza indiscutibilmente forte e decisamente bella.

      Grazie per aver passato alcuni preziosi istanti del vostro tempo a scrivere.

      Cordialità

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  3. Eppure mi sembra chiarissimo, Annelise.
    Non sembri tu l’oggetto di quel racconto.
    E’ tutto molto contrastato, diretto, forte e debole. Tu non lo conosci … così!
    Il mio è il tempo, è il modo…
    Ça va sans dire …
    Lui lo sa …
    Tu no, signora francese

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  4. Una fra le tue migliori immagini, caro Ninni.
    Un’immagine checolpisce al di là della storia intrinseca.
    Leggo tanto e quel tanto mi fa riflettere
    Ciao

    PS: qui, stamattina, non so da quale parte sia uscito, ma si parlava di te e di quando ci hai raggiunto.
    Un abbraccio e …sono sicuro che non te lo aspetti, tanti saluti da Canepa.
    Non si logga neanche a pagarlo.

    Ciao Nì..

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    • Sir Spillo

      Vi ringraziammo, pregiatissimo Signore.
      Ricambiammo, con affetto, il saluto a un grande Direttore quale Canepa. Grande amico e fedele persona nella quale riconoscemmo la bellezza della dignità e dell’onestà.
      Abbiate i nostri saluti più cordiali

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  5. Un bel racconto e molto sentito.
    Io non so, ne posso sapere se è dedicato o meno… ma è bello e si legge con bellezza.
    Ciao milord, ma come fai a riempirci il cuore e l’anima di tanta bellezza?
    Sei inesauribile. Poi, ti dirò, tutte le tue storie migliori (non voglio offendere i tuoi romanzi che sono bellissimi) sono nate negli intermezzi.
    Mi sarebbe piaciuto essere Monique

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    • lady Eleonora Bisi

      Un racconto breve dedicated mia signora.
      Un’immagine “compressa” che dovrebbe parlare altre lingue e su per l’iper sottile, rivolgersi su altri linguaggi.
      Se riusciste a decifrarne i contenuti ecco, la storia è, anche per voi, dedicated.

      Abbiate le nostre migliori cordialità

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  6. Forte.
    Una passione forte e bella che sprizza sensualità e fatalità in tutti i modi e in ogni modo.
    Sì, è vero e me lo sono chiesta molte volte di come riesca a mettere su carta delle emozioni così.
    Emozioni così forti, belle e insomma, molto sentite.
    Bello il racconto.
    Bello l’incipit, perfettamente espllcativo di Aïvanhov

    Questa è cultura milord. Questa è cultura profonda e mi sento in obbligo di ringraziarti…
    Ciao e …

    Giorgia

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  7. Un bel racconto. Serio, ma forse troppo” allegorico.
    Ne ho viste almeno tre di allegorie. Dalla fine di un amore, alla sua rinascita.
    Mi chiedo, caro Ninni, ma come fai?
    Come fai a rendere con parole quello che si vive per una vita?
    Ciao.
    Complimenti

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    • Valerio B.

      Grazie milord. Come voi ben conoscete, l’allegoria ci è nota e assieme a questa conviviamo per la maggior parte della nostra quotidianità.
      Una quotidianità all’insegna della dignotà umana e dei suoi propri scopi.
      Grazie e cordialità

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  8. La forza di un dolore che non è fatto per essere fine a se stesso, ma un dolore che serve a non soffrire più.
    Che forza milord.
    Un pensiero alto, altissimo per un racconto sempre più in alto.

    I will write all this in the hope that you can understand everything I want to tell you and I can do

    Bye

    Kate

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    • lady Kate

      Un dolore del tutto simbolico, milady. Un dolore esistenziale che si rivolge alla costanza temporale di una situazione sentimentale complessa.
      Fortunatamente l’uomo, non si imbarca in assurdità che non può gestire, ma riflette, ogni tanto, nella sua propria condizione.
      Grazie per aver scritto e cordialità

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  9. Leggo stupita di una bellezza tra le righe, una bellezza che incanta.
    Milord, avete scritto un racconto che è una perla e una bellezza che mi ha colpita per la grazia e la pulizia.
    L’esigenza dell’introspezione come riflessione dell’anima umana, ecco cosa ho letto.
    Permettetemi un abbraccio milord

    Vostra Anna

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    • Lady Anna Blu

      Avete toccato il giusto tasto, milady.
      Quello introspettivo e trascendente la propria condizione alla ricerca di qualcosa che possa dare significati, importanti, alle tante facce della condizione umana.

      Abbiate le nostre migliori cordialità

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    • Don Amedeo d’A.

      Vi ringraziammo per questa sintesi che ha affondato il suo pugnale nella questione primaria.
      La macerazione più profonda dell’umana anima

      nel ringraziarvi, augurammo sincere cordialità

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  10. Ecco cosa mi piace di te. Una caratteristica che ho sempre amato: sapere interpretare e decifrare le singolarità, in tutto un contesto di emozioni e situazioni.
    da andarci giù di testa.
    Senza singolarismi o personalismi.
    Dio quanto amo quest’uomo.
    😀

    Apri un po’ la finestra, milord, scusami ma sento fetore di beccamorto.
    Sembra che le Amebe Bianche dopo avere infettato i mari, siano passate a infettare i laghi belli e trasparenti di montagna.
    Apri le finestreeeee.
    Ciao

    😀

    lamanuinfoiatissimadelsuomilord

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  11. “Perché a volte è così difficile spiegare il comportamento di
    certe persone? Perché non si tiene conto abbastanza del fatto che
    un essere umano è la somma di tutte le creature che egli porta in
    sé, ignorando il più delle volte chi siano quelle creature e cosa
    vogliano realizzare attraverso lui.”
    Omraam Mikhaël Aïvanhov

    Spesso dovremmo porci questa domanda, anche davanti a sentimenti così contrastanti ma assoluti.
    Un racconto meraviglioso che nasce in un chissà quale secolo e che termina, se termina in un chissà quando.
    Siete spettacolare nell’intensità delle parole e dei dialoghi.
    Con un’ammirazione grande, vi mando un abbraccio

    Giovanna

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    • lady Giovanna Orofiorentino

      L’assolutazza di una forma emozionale, mia signora, si trasonde, alcune volte, nell’espressione pià semplice del bisogno di amare.
      Ma lo stesso atto dell’amore, intendemmo, comporta illusione. Illusione che mai finbisca, illusione che possa perpetuarsi, illusione nella consapevolezza di piacere sempre, comunque e ovunque.
      Intere schiere di “umani” hanno lasciato questa terra nell’illusoria speranza che il loro passagio avesse avuto un “senso” stretto.
      Questo racconto è ad essi dedicato, quale aggiuntività alle passioni umane che, nella loro interezza, assumono la bellezza divina.

      Grazie per aver scritto, mia signora.
      Abbiate le nostre migliori cordialità

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  12. Sento il profumo di bellezza e la profondità di una storia che colpisce per la sua umanità, da non confondere con il senso umano e carnale di Tesle.
    Un uomo tondo che punta e prova la sua donna, portandola ai parossismi per studiarne l’individualità.
    Direi che è geniale, è grande, è fortissimo.
    Siete un mago in questo, caro e dolcissimo Milord.
    Noi spaziamo dall’antico al nuovo senza tralasciare il momento ed ecco che, voi giocate con le paure e i comportamenti per lasciarci una morale profonda che colpisca il nostro cuore.
    Sono affascinata.
    Tanto.

    Se me lo permettete vi lascio un abbraccio

    Elena

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    • Elena Stiglio

      Vi ringraziammo milady, per la ricercatezza delle parole e la bellezza dell’immagine che ci donaste.
      Noi ci adeguiamo alla qualità di quello che leggiamo. E quando soddisfatta, sentiamo ed ascoltiamo, in silenzio, la sua voce che parla al cuore.ù
      Vi ringraziammo milady
      Abbiate le nostre migliori cordialità

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  13. Questo racconto è creato per essere diviso e sudduviso in momenti.
    C’é il momento del bello e quello del buono.
    C’é il moment del grande e quello del piccolo … c’é il momento dell’indifferenza e quello della dolcezza,
    Abbiamo e nutriamo di questi momenti che si inseriscono in una più ampia visione d’insieme.

    Molto bello e molto specifico.

    Un bacio

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  14. Ninni,
    La Profondità di ciò che hai scritto è pari solamente alla grande Forza Evocativa delle Immagini Create.
    Una Passione che lacera ed è lacerata dal suo stesso impeto, dalla sua stessa necessità di esistere e così come la Vita stessa che si perpetua nelle passioni, nei dolori e nella necessità di continuare a credere che il Sogno posso un giorno trovare la via per la Realtà.

    Mi è piaciuto molto.
    I Miei Rispetti

    Ni’Ghail
    Slàn

    ___

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    • Nì Ghail
      La lacerazione di una passione, dolce amica, avviene quando la stessa lacerazione distrugge tutti gli elementi che la crearono per modificarsi.
      Dunque come un senso di rinascita, si trasforma in qualcosa d’altro. Ecco Monique vede e intuisce e .. capisce

      Grazie mia signora, rimanemmo colpiti.
      Quanto distante è la via per la realtà ..

      Cordialitazioni

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  15. Come un canto isolato dal piacere di vivere e che s’illumina della luce propria e statica dell’universo stesso.
    Ninni che bel brano..
    Mi ha ricordato, i alcuni tatti Bulgakov (ma non il maestro e margherita, un’altro).
    Sono incantata e sviata dall’arte di raccontarci la vita umana in una serie di eventi che messi insieme fann storia.
    Ho notato che se li separiamo, non viviamo e vibriamo all’unisono, senza sapere o capire Muti nell’attesa del tempo e di conoscere una storia di ordinario amore.

    Grazie milord.

    Un bacio

    Elena

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    • Elena Simonin

      Lontano, oltre quelle colline là, le vedi?
      Dentro quell’aria pena di paglizze d’oro, le senti?
      Dentro queste mani, ora indurite e piene di te,
      esiste un piccolo mondo.
      Un mondo di silenzi e di sguardi.
      Un mondo pensieri colorati da musiche inesistenti.
      Ecco vedi?
      Questo è il mio incubo

      Grazie milady
      Cordialità

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