Ignoto Militi

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1Mentre l’Italia usciva faticosamente dalla Grande Guerra il colonnello Vincenzo Paladini di Onorcaduti (l’Ufficio centrale delle cure e onoranze ai caduti in guerra), con un seguito di 150 ufficiali e di 35 cappellani oltre a settemila soldati, si mise alla testa di una vasta opera di ricerca delle salme insepolte e di una più generale operazione di riordino dei cimiteri di guerra esistenti.
Erano 760 i cimiteri da dismettere, altri 1400 quelli da ampliare, 30 quelli da fare nuovi di zecca. Furono recuperate 70 mila salme sepolte al di fuori delle aree cimiteriali segnalate dai cappellani militari, altre 150 mila furono estumulate da piccoli cimiteri di prima linea e trasportate in altri cimiteri più facilmente raggiungibili, circa 200 mila sepolture vennero assestate e ad oltre duemila tombe di ignoti venne dato un nome. E tutto il resto? I senza nome rimasti tali andarono a far parte della categoria “dispersi”.
E questo era stato il lavoro preliminare.
Fu un colonnello dell’aeronautica, Giulio Douhet, a farsi venire l’idea di decretare solenni onoranze a un ipotetico soldato senza nome in rappresentanza un po’ di tutti i caduti di guerra. Una riedizione in termini militari e nazionali dell’everyman di medievale e più pietosa tradizione.
Il Paese in effetti stava contando i suoi infiniti morti, i 650 mila deceduti in guerra dell’elenco ufficiale, e non c’era comune che non stesse costruendo il suo monumento ai caduti con liste sterminate di concittadini scomparsi. Quelle pietre un po’ annerite sono lì nelle piazze d’Italia con i loro ordini alfabetici di povera gente morta al fronte.
Ed ecco all’improvviso questa idea di Douhet. Era il luglio 1920 e l’ex colonnello di origine nizzarda, da poco riabilitato dopo la condanna a un anno di prigione scontata nel carcere militare di Fenestrelle nel 1916 per aver passato all’onorevole Bissolati notizie contro il comandante in capo Luigi Cadorna, aveva raccolto unanimi consensi nel corso di una riunione dell’Associazione reduci; la sua proposta era considerata “splendida”: onorare un soldato sconosciuto qualunque in rappresentanza di ogni soldato del Paese.
Douhet ce l’aveva certamente ancora con Cadorna, non aveva mai mandato giù il disinvolto modo con cui l’ideatore delle decimazioni per far osservare la disciplina aveva poi addossato il disastro di Caporetto – l’aveva scritto in quel famoso Bollettino – più ai soldati che alle negligenze e alle manchevolezze del Comando supremo. Douhet spiegò, infatti, in quei giorni su “Il Dovere” che la vittoria era venuta dal soldato italiano “gettato nudo ed inerme contro il cemento armato ed il filo d’acciaio, a far da facile bersaglio alle armi nemiche”.
Douhet era un ufficiale d’aviazione, nutriva un’altra concezione della guerra, diciamo più cavalleresca, meno legata alla carneficina di massa.
La sua attenzione al povero soldato carne da macello ed eroe simbolo da riscattare piacque subito innanzitutto alle organizzazioni combattentistiche e patriottiche ma anche oltreconfine a una serie di paesi (Francia, Belgio, Inghilterra e Stati Uniti), che la fecero propria e la realizzarono in tempo record ancor prima che il Parlamento italiano legiferasse in proposito.
La proposta di legge fu presentata, infatti, nell’agosto 1921, relatori al Senato il senatore Del Giudice e alla Camera Cesare De Vecchi. L’11 agosto il provvedimento – diventato la legge 1075 – venne promulgato e al ministro della Guerra veniva demandata la definizione di come procedere. In quel gabinetto, retto dal socialista Ivanoe Bonomi, il ministro era Luigi Gasparotto, interventista ed ex combattente, originario di Sacile in Friuli.
Il ministro costituì subito un Ufficio dedicato e inviò una lettera al Comando del Corpo d’Armata di Trieste e all’ispettore per le Onoranze alle salme dei caduti di Gorizia. Per conoscenza le disposizioni furono inviate anche a tutti gli alti comandi militari e ai sindaci di Udine e Aquileia.
A presiedere la Commissione fu chiamato il tenente generale Giuseppe Paolini, ispettore per le Onoranze ai caduti di Gorizia nonché una delle 367 medaglie d’oro assegnate durante il conflitto. Suo braccio destro era il colonnello Vincenzo Paladini. Partecipavano al lavoro di ricognizione l’ufficiale medico maggiore Nicola Fabrizi e il cappellano militare don Pietro Nani. Il sindaco di Udine secondo la legge era chiamato poi a designare quattro militari che dovevano completare la commissione. I nomi, si apprese in seguito, gli erano stati “caldeggiati” dal ministro Gasparotto. Erano il tenente degli Arditi Augusto Tognasso di Milano (mutilato con trentasei ferite), il sergente Giuseppe De Carli di Azzano Decimo (medaglia d’oro), il caporal maggiore Giuseppe Sartori di Zuliano (medaglia d’argento e di bronzo), il soldato Massimo Moro di Santa Maria di Sclaunicco (medaglia d’argento).
Le ricerche dovevano essere condotte “nei tratti più avanzati” dei principali campi di battaglia: San Michele, Gorizia, Monfalcone, Cadore, Alto Isonzo, Asiago, Tonale, Monte Grappa, Montello, Pasubio, Caposile. In ogni campo doveva essere riesumata la salma di un caduto non identificato. Le undici salme dovevano essere sistemate in casse di eguali dimensioni fatte allestire a Gorizia e poi entro il 27 ottobre traslate nella cattedrale di Aquileia.

2Ad Aquileia la madre di un caduto in guerra avrebbe scelto “il milite ignoto” indicando una delle undici casse. La cassa scelta doveva essere poi rinchiusa in una di zinco e il tutto infilato in una terza cassa di legno lavorato. A quel punto il feretro sarebbe stato trasportato su un apposito convoglio ferroviario a Roma. Le altre dieci casse sarebbero invece rimaste ad Aquileia dove il 4 novembre, in contemporanea con la cerimonia di Roma, sarebbero state tumulate nel camposanto retrostante la basilica.
A Roma la cerimonia prevedeva un passaggio da Santa Maria degli Angeli e poi il trasporto fino al Vittoriano in quel 4 novembre 1921, terzo anniversario della vittoria.
Già, il Vittoriano: il posto del milite ignoto sarebbe stato quel mausoleo finora inutilizzato, quello costruito con grande lentezza a partire dal 1884 su progetto dell’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi e inaugurato finalmente nel cuore di Roma nel 1911, rimasto da allora vuoto. Poco importava ora che sul suo progetto si fossero scannati decine di architetti e che sull’esecuzione gravasse l’ombra nepotista di Zanardelli che al vicino ed economico marmo “peperino” delle colline intorno a Roma aveva preferito il “botticino”, assai più costoso e fatto venire dalla “sua” Brescia.
In quel mausoleo imponente che era infilato nel centro di Roma, dove mettere però il feretro del soldato sconosciuto?
Il generale Fochetti, incaricato dal ministro, studiò il Vittoriano e ne ricavò quattro possibili sacelli, due interni (che vennero esclusi proprio perché interni al monumento) e due esterni. Uno era tra le statue che rappresentavano le città liberate – poi sostituite da are –, l’altro che alla fine prevalse era ai piedi della statua della dea Roma. Lì sarebbe finita la cassa del soldato sconosciuto, dietro una lastra di marmo “botticino” con la scritta in latino “Ignoto Militi”.
Questo era dunque il piano. La prima mossa era quella di trovare gli undici soldati senza nome.
Le ricerche iniziarono il 3 ottobre. Il tenente Tognasso ne tenne un prezioso diario, da cui sono ricavate anche queste successive note.
La Commissione partì dalla zona di Rovereto. Si cercò in giro, fuori dai cimiteri, ma non furono trovati soldati ignoti insepolti. Allora si riesumò una salma di ignoto nel cimitero di Lizzana che guarda verso la Vallagarina. Su 7849 caduti, gli ignoti di quel camposanto erano ben oltre 3800. Scavarono e alla fine apparve un fante con la divisa addosso e le giberne. Don Nani benedì la salma, che fu poi introdotta in una cassa di legno. Per cuscino sotto la testa gli furono messi da un soldato alcuni ramoscelli di abete. Il feretro fu avvolto nel tricolore e portato via.
Poi via via furono riesumati gli altri dieci che mancavano all’appello. Il secondo milite fu cercato sul Pasubio, in un piccolo cimitero non molto distante da Porte del Pasubio, dove la Commissione andò a scavare tra le 164 tombe esistenti.
Il terzo fu trovato sull’Altopiano di Asiago, sul monte Ortigara, dove c’erano tredici cimiteri di guerra. Ma il soldato ignoto fu scelto tra due salme che, riparate da un groviglio di filo spinato, erano rimaste insepolte: ne fu scelta una, forse fu tirato a sorte tra i due corpi.
Per il quarto soldato si andò sul Monte Grappa. Non c’era ancora il Mausoleo, solo una dozzina di piccoli cimiteri. Ma la salma venne fuori di nuovo da una tomba isolata, in una valletta, la cassa poi fu portata giù a valle a dorso di mulo.
La quinta salma era sul Montello, stavolta proveniente dal cimitero di quota 176 di Collesel delle Zorle.
Dal territorio del Piave venne la sesta e di nuovo da un cimitero, quello di Ca’ Gamba. A quel punto con sei casse la commissione fece sosta a Udine.

3Poi la ricerca riprese e la settima salma fu cercata in Cadore, in un altro piccolo cimitero non distante da Cortina d’Ampezzo. Le sette salme raggiunsero Gorizia.
Ora si poteva puntare all’Alto Isonzo e in particolare al Monte Rombon, che restituì l’ottava salma nascosta dietro una parete di roccia.
Fu il Monte San Michele a fornire la nona salma, quella di un soldato sepolto sotto un piccolo strato di terra con in mano ancora il moschetto.
Le ricerche per la decima salma furono condotte nei pressi di un ossario nella zona di Castagnevizza del Carso. Il soldato era ricoperto da una piramide tronca di pietre.
L’ultimo soldato sconosciuto venne dalle fonti del Timavo. A farlo individuare fu un pezzo di elmetto che fuoriusciva dal terreno. In realtà quel soldato era sepolto in una sorta di fossa comune, con una decina di altri commilitoni. La Commissione provvide allora a dare sepoltura a tutti.
Era il 24 ottobre e la ricerca era finita.
A questo punto bisognava scegliere tra gli undici resti. La scelta sarebbe stata compiuta dalla madre di un caduto. Certo, ma quale mamma prescegliere? Circolarono allora i nomi di una friulana, Anna Vicentini vedova Feruglio, due figli e un genero caduti. Poi si accennò a una livornese indigente che, scomparso il figlio, era andato a cercarlo tra centinaia di esumazioni, nei cimiteri del fronte, ma invano. Poi si ipotizzò una popolana di Lavarone. La scelta infine cadde su una triestina, che aveva perso il suo unico figlio.
Era Maria Bergamas, madre di Toti che aveva disertato l’esercito austriaco per arruolarsi in quello italiano ed era andato a morire il 18 giugno 1916 sul monte Cimone. Il suo corpo però non era mai stato identificato, anche Toti Bergamas era diventato un milite ignoto. Forse il suo corpo, così pensavano nella sua famiglia, era stato sepolto nel bosco delle Marcesine, solo che quel piccolo cimitero era stato poi sconvolto dai tiri dell’artiglieria austriaca.
E così chi meglio di sua madre, la mamma di uno scomparso, avrebbe potuto indicare la cassa giusta?
Venne quel giorno. Il 28 ottobre, terminato il rito religioso, Maria Bergamas avanzò da sola sotto la navata della cattedrale di Aquileia gremita come non mai. Era diretta verso le undici casse allineate di fronte all’altare. La donna avanzava oscillando sul corpo vestito di nero e prese a passare in rassegna i feretri. Quando arrivò davanti alla penultima cassa, la decima, lanciò allora un grido, pronunciò il nome del figlio, poi si inginocchiò ad abbracciare il feretro. La scelta era compiuta.
Il convoglio ferroviario col milite ignoto impiegò quattro giorni per arrivare a Roma, dove fu accolto il primo novembre con oltre 1500 corone depositate sul treno stazione dopo stazione (120 le soste effettuate) nel viaggio dal Nord alla capitale.
La cerimonia finale avvenne il 4 novembre. Le bande, i Savoia, i gerarchi e tutti gli alti gradi militari, i decorati, le bandiere dappertutto, solo il cielo sembrava non collaborare: rimase coperto tutto il giorno. Fu suonata anche l’Ave Maria di Gounod. Salve di artiglieria furono sparate da tutti i forti di Roma. A piazza Venezia il re e la corte furono accolti dal governo, Ivanoe Bonomi in testa. Non era previsto alcun discorso. Quando l’affusto di cannone con la bara arrivò ai piedi del Vittoriano furono ordinati l’“attenti” e il “presentat’arm”. Le regine (Elena e la madre) e le principesse piangevano. Il feretro fu infine infilato nel sarcofago, mentre i tamburi rullavano.
Alle 10,36 del 4 novembre 1921 il sacello fu finalmente chiuso.
Il re chiese allora al generale Paolini se il segreto del luogo da cui era stata prelevata la salma era da ritenersi ben custodito. Il generale rispose che al corrente era solo un militare, il tenente degli Arditi Augusto Tognasso. Allora il re lo avvicinò chiedendogliene conto. Ma Tognasso gli rispose: “Mi dispiace, ma ho dato la mia parola di ufficiale”.
Ivanoe Bonomi scrisse poi che la cerimonia del milite ignoto aveva provocato “la trasformazione spirituale della Nazione, perché non imprecava più contro tutto ciò che le ricordava la guerra, ma si raccoglieva commossa e riconoscente attorno ai suoi morti”.
Il “Corriere della Sera” il primo novembre 1921 annotava sull’ala di popolo che a Roma aveva accolto il carro-feretro: “È sfilato tra due ali di gente prona, tra cui erano i fascisti in giubba nera, cattolici con il nastrino tricolore… e socialisti con i distintivi della falce e martello”. Il quotidiano socialista “Avanti!” ricordava a sua volta il 4 novembre 1921 che quel milite ignoto era certamente un proletario e l’articolista se la cavava con l’invito: “Onoratelo maledicendo la guerra!

Ignoto il nome,
folgore il suo spirito,
dovunque è l’Italia.
Con voce di pianto
e d’orgoglio
dicono,
innumeri madri,:
è mio figlio!

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Io sono figlio d’Italia e non dimentico “Chi”,
per permettermi oggi di parlare con voi,
morì senza neanche poterci dire
qual era il suo nome.
Ninni Raimondi

91 pensieri su “Ignoto Militi

  1. Ho sempre conosciuto, del Milite ignoto, quello che ci hanno raccontato, un po’ per dovere, a scuola.
    Mai approfondito e mai tentato di approfondire.
    Mi è sempre sembrato un argomento importante, ma marginale.
    Una specie di riconoscimento fatto all’Italia; un monumento da mettere in qualche piazza.

    Sono distrutta dopo avervi letto Milord.
    E distrutta è poco.
    Grazie per quello che leggo, ma tornerò
    Con tanta stima
    Vostra

    Eleeonora

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  2. Milord.

    Un dolore così forte. Un dolore che non sapevo da dove potesse arrivare. Un dolore che mi ha preso nella mente e nel cuore. Come è possibile non pensare o riflettere su questi mali che ci prendono e per i quali siamo immersi dentro, tanto da non accorgecene…

    Mi avete presa alla sprovvista e come me, ho paura, anche altri.
    Finiti i passaggi durante i giorni comandati, avete sacrificato (ma non è un sacrificio, almeno per me) la giornata di festa, a metterci, con un vostro articolo bello e pressante, davanti a un fatto compiuto.

    Senza andare molto avanti, ci avete fatto vedere che “il mondo in cui siamo pacificamente immersi”, ha delle nicchie che per ignoranza o pigrizia non vediamo.
    Ho letto, con tantissima commozione, la vostra considerazione finale:

    “Io sono figlio d’Italia e non dimentico “Chi”,
    per permettermi oggi di parlare con voi,
    morì senza neanche poterci dire
    qual’era il suo nome.
    Ninni Raimondi”

    Soltanto una grande e fortissima commozione mi prende..
    Una commozione che non riesco a controllare.
    Una commozione che mi fa pensare ai miei nonni e al loro sacrificio per la Patria. Grazie per averci ricordato che la Patria è la mamma delle nostre mamme.
    Grazie per avermi ricordato la mia bella Italia, una terra generosa grazie ai suoi figli generosi e alcune volte mal ripagati.
    Un abbraccio all’Ignoto Militi.

    Una buona domenica a voi Milord.

    Annelise

    da Parigi, con un pensiero all’Italia…

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      • Ninni,

        quel grido di donna che echeggia lontano, mi ha distrutta, uccisa.
        L’elemento dolore che ho letto riecheggiare un po’ dappertutto (e come non si potrebbe se l’Ignoto Militi è morto per permettere a me, a te e a tutti di potere oggi parlare?).
        Un sentimento bello, grande e forte che pervade un po tutti, ma che tu sei riuscito a portare in alto grazie ai tuoi altissimi valori di Onestà, dignità e profonda giustizia.
        Ti ammiro molto per questo e quanto vorrei, quanto mi piacerebbe che “alcune persone a te molto importanti” fossero state presenti durante una delle tue più alte manifestazioni, appunto di onestà, dignità, correttezza e giustizia.
        Sì, è vero, le tue decisioni sono dolorose e a volte incomprensibili.
        Però dopo un po’, ti si ammira proprio per quello.
        Ti rispetto e ti ammiro non sai quanto.
        E con te, rispetto e ammiro chi fa lo stesso e … “chi” ti ama!
        Ti lascio un abbraccio, mon cheri, e un grazie per essere riuscito, ancora una volta e grazie alla poesia, a emozionarci a tal puntoi che mi sono commossa nuovamente rileggendo.
        Grazie cheri.

        A Paris

        Annelise

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  3. Caro Ninni,
    leggo un passaggio che mi mette davanti alla più grande mortificazione della mia vita.
    un passaggio che mi lascia senza parole e mi prende, bloccandomi il respiro.
    Il Milite Ignoto, o come meglio sarebbe parlarne nei termini più corretti nei confronti della Patria: l’Ignoto Militi!

    Hai fatto un resoconto lucido, perfetto e approfondito che non ha dato spazio o adito ad altro se non metterci davanti a un pezzo di storia patria.
    Un pezzo fondamentale.
    In una società piena e infarcita di selfie, foto e Grandi Fratelli, ecco che c’é un passaggio che ci prende e ci riempie di ignominia se non riusciamo a parlarne.
    Il sacrificio, e non simbolico, di un uomo rimasto incognito, ci permette oggi di parlare e rapportarci.
    Quel sacrificio che ci tocca e ci prende, oggi, ci mette davanti alla nostra coscienza.

    Quel povero uomo, così solitario e sconosciuto, che potrebbe essere un nostro fratello, cugino, parente o magari noi stessi.
    Un piccolo uomo che credeva in qualcosa in cui noi, oggi, non vogliamo più credere, ma che ci mette davanti a un grosso problema di coscienza.

    Un grande uomo per noi.
    Grazie Ninni, per la tua prosa raccontata, ma piena di effetti.
    Sei una delle poche persone che veramente stimo in questo panorama di aridità.
    Un amico fidatissimo di onestà e soprattutto di giustizia.
    Grazie amico mio.
    Ti stimo tanto.
    Buona domenica a te

    Un abbraccio forte

    Francesco

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  4. caro Ninni, mi preme lasciarti il mio passaggio, urgente e seguente, perché per mancanza di tempo non riesco a scriverti come vorrei.
    Un brano, questo che mi ha preso in tutta la sua estensione. Un branco che è forza e potenza.
    Un brano in cui dovremmo riflettere un po’ tutti.

    Un brano scritto con forza e pulizia come sai fare.
    Un brano che ti eleva, se possibile, ai vertici e alle più grandi vertici di una grande e bella amicizia.
    Grazie.
    Grazie, anche, per l’esistenza di persone come te, reali, schive, altruiste e soprattutto giuste.
    Ti stimo.
    Tornerò sull’argomento.
    Ciao e buona domenica

    Louis

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  5. Leggo con interesse e commozione questo suo brano e oltre a mettermi davanti la coscienza, mi fa considerare che, ingiro, non si legge tanto di questo.
    La ringrazio per averci dato questo spintone.
    Ci vuole sa?

    le auguro buona domenica.
    Con molta stima. mi creda

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    • Iribarne

      Oggi, sereno, si leva il destino
      ché trema quel cielo,
      ché trema il desio.
      Lontano fra valli
      quell’urlo vorace,
      di spari e bombe
      quell’urlo nutrito.
      Alto è il vessillo,
      di trombe lo squillo,
      nascente al mattino,
      quel sogno infranto.
      Uno schianto e pallor,
      l’occhio vaga oltre la piana,
      Silenzi e sussurri,
      dolore e lacrime.
      Lontano il calor
      di desco ché nudo,
      solleva il ricordo
      morente del giorno

      (nr)

      Grazie e cordialità

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  6. Io sono figlio della mia Patria…

    Questo è un giuramento che viene fatto dai nostri soldati appena diventano, appunto, soldati.
    Anche noi abbiamo il monumento al soldato sconosciuto, ma non sapevo che questo uso nasceva dall’Italia.

    Caro Ninni, il momento del dolore e del ricordo arriva quando ci racconti, con la naturalezza più grande e possibile, di alcuni fatti che ti, Vi er mi riguardano.
    la storia di chi è morto per la libertà non solo dovrebbe essere raccontata, ma ricordata per darci la misura di dove si vive.

    Caro Ninni, mi hai fatto riflettere e mi hai lasciata silenziosa.
    nessuno potrà mai dimenticare tutta la bellezza dei suoi figli, sopra tutto quando hanno fatto il loro dovere senza chiedere nulla in cambio se non la gioia di avere dato il sangue per la Patria.
    Sono commossa…
    Ciao e buona domenica

    Kate

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    • Kate

      Dimmi, o Divino,
      l’oscuro astro e vestigia
      fumanti.
      Parlami dei canti e dolor,
      dei pianti e giuramenti
      che solo un mistero
      svelava nel tempo.
      Parlami e dimmi,
      di baci e dolore,
      nei canti lontani,
      nei ricordi perduti

      (nr)

      Grazie e cordialità

      "Mi piace"

  7. Ninni,
    ogni tuo articolo impegna la mia mente, il cuore con uno schiaffo violento alle coscienze.
    L’ho sempre detto che sei la persona migliore che abbia mai conosciuto.
    Un uomo buono, giusto, bravo, sincero ….
    Un pezzo memorabile questo.
    Ti bacio

    Melissa
    Buona domenica

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  8. Ninni!
    Un brano che mi ha tolto il respiro. Leggo di un dolore di madre che non trova più ilproprio figlio.
    forse perché non ho mai avuto la fortuna di averne di figli.
    Milord, non riesco a scrivere.
    Ho gli occhi un po’ bagnati…

    Grazie Ninni, per tutta questa bellezza che fa sognare e vivere di un presente nato anche grazie al sacrificio di tanti ragazzi senza nome.
    Mi hai disfatta da tanta bellezza emozionale.
    Leggo della considerazione che nutri verso i tuoi lettori e non posso fare altro che confermare la giustezza del tuo carattere, la bontà dei tuoi pensieri e la classe di un uomo onestissimo.
    In questo caso verso la storia.
    Buona domenica Ninni.

    Anna

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  9. Caro Antonmaria

    In questi tempi in cui dilaga prorompente una crisi di valori, Voi dimostrate, coi Vostri pensieri, le Vostre parole ed il Vostro comportamento, di non adeguarVi. Per questo essi sono di sollievo e sorriso per l’ Anima di chi Vi segue perché significa che non tutto sta marcendo in questo mondo.
    Chi Vi segue, azzardo parlare anche per altri perché leggo i loro commenti, è evidente traggano giovamento interiore nel leggerVi e, per i più fortunati, nell’ avere un rapporto amicale con Voi.
    Spero questo Vostro elaborato sia letto e meditato da più persone possibile, ed anche dai giovani, perché si tende a dare per scontate tante cose di cui beneficiamo e che non sono state per magia, come appunto una di queste potrebbe essere che l’ immolazione di tanti uomini, in maggioranza ragazzi e conseguente dolore per i loro cari e familiari, ha consentito il concetto di ‘Patria’.
    Dovrebbe essere recuperato il valore della coscienza, a partire da chi ci dovrebbe rappresentare nelle istituzioni, oggi è molto un ‘fare finta’. Si pensa e si agisce esclusivamente egoisticamente, coloro che si prodigano per fini collettivi in modo concreto senza teatralità sono pochissimi.
    Ho letto con commozione e, altrettanto tanta, riflessione perché delle domande alla propria coscienza vien da farsele.
    “Io sono figlia d’ Italia e non dimentico ‘Chi’, per permettermi di parlare con Voi, morí senza neanche poterci dire qual era il suo nome”

    Antonmaria, grazie dal mio Cuore

    Maria Silvia

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    • Maria Silvia

      Tra le rocce, il vento e la neve
      siam costretti la notte a vegliar,
      il nemico crudele e rabbioso,
      lui tenta sempre il mio petto a colpi.
      Il suo sangue l’ha dato all’Italia,
      il suo spirito ai fiaschi del vin.
      Farem fare un gran passaporto
      o vivo o morto dovrà ritornar.

      Genitori piangete piangete,
      se vostro figlio non dovesse tornar.
      Vostro figlio è morto da eroe
      sull’alte cime del Monte Cauriol.
      Non ti ricordi quel mese d’ Aprile
      quel lungo treno che andava al confine
      e trasportava migliaia di alpini
      su su correte, è l’ora di partir.

      Dopo tre giorni di strada ferrata
      ed altri due di duro cammino
      siamo arrivati sul Monte Canino
      e a ciel sereno ci tocca riposar.

      Se avete fame guardate lontano
      se avete sete a tazza la mano
      se avete sete a tazza la mano
      che ci rinfresca la neve ci sarà.

      (nr)

      Grazie e cordialità

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      • Caro Antonmaria

        Vi ringrazio per la poesia, stilisticamente perfetta, che mi avete dedicato in risposta, e per le suggestive strofe, talmente efficaci da lucidarmi gli occhi per la commozione.
        Io non posso sapere della guerra, ma Voi avete saputo commuovermi con dei versi figurativi il dolore di chi ne è partecipe in prima persona, e di chi sacrifica un proprio Affetto, in qualità di genitore, per la Patria.
        Mi inchino al Vostro talento letterario, alla Vostra sensibilità, alla Vostra genialità, alla Vostra nobiltà interiore.
        Con Affetto,

        Maria Silvia

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      • Cara Lady Theresa Elizabeth Warren

        È sempre un piacere ritrovarLa e leggerLa.
        Grazie per aver apprezzato il mio commento.
        Visitare questo pregiato luogo creato da Ninni, e frequentato da lettori di evidenti qualità personali, infonde ottimismo, perché dai commenti si evince salvaguardia degli umani valori.
        Con Ammirazione e Simpatia, Le rivolgo un cordiale saluto.

        Maria Silvia

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    • Cara Maria Silvia,

      ti confesso che ho impiegato un po’ di tempo per scriverti. Ho letto e riletto il tuo scritto, milte volte. E mi sono lasciata trasportare dalle tue parole che, oltre l’analisi lucidissima e la disamina veramente profonda, davano.
      Il concetto di “Patria”.
      Hai affrontato un tema che Ninni investe da tanto.
      Direi da anni nella sua battaglia contro il degrado morale e il lassismo imperante.
      Mon Dieu, non sono una puritana, questo no, ma se tutto quello che nella nostra “intimità” viene sbattuto sulla bocca di tutti (Il nostro privato) non riusciamo più a vivere.
      Una vergogna che stiamo vivedo in quest’era di cinismo più completo.
      La figura dell’Ignoto Militi, proposta da Ninni, è importante. Poche volte e quelle poche sono state sottil come fogli di carta velina, ho letto di quell’eroe che rappresenta il figlio di tutte quelle madri, le madri d’Italia, che combatterono coraggiosamente credendo in un ideale.
      Ti ringrazio Maria Silvia per avermi (ti ho lertta come se mi avessi scritto personalmente) dato la conferma e l’opportunità di una terza via.
      la via della passione autentica negli ideali che nascono da un’idea: il sentimento di Patria.
      Grazie.
      Con tantissima stima

      M.

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      • Cara Annelise

        Ti ringrazio per avermi letto con tanta attenzione e per avermi dedicato un così bel commento.
        Un merito grande di Ninni è aver convogliato in questo spazio, con le Sue interessanti pubblicazioni, tante persone che si ritrovano in valori importanti, quali ad esempio la Dignità morale e l’ Amore per la propria Patria (trasmessoci appunto dai tanti ragazzi immolatisi anonimamente).
        Ricambio la Simpatia con un augurio per una notte serena.

        Maria Silvia

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  10. Un brano che fa riflettere.
    E fa riflettere veramente tanto sia come spessore, che come bellezza e pulizia.
    Leggo tanti commenti molto belli che coprono tutto il post. Ispirato alla bellezza più profonda, Milord.
    Il Milite Ignoto ecco una figura che ci parla di guerra e di morte.
    Una morte disperata, solitaria e insignificante.
    Eppure noi oggi ricordiamo l’Uomo.
    Allora onore a quell’Uomo, uomo vero, re di mille battaglie che non può essere sporcato, neanche, dall’avere un nome proprio, tanto è alto rispetto a noi.
    Grazie Ninni.
    Grazie davvero.
    Buona domenica

    Elena

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  11. Un brano che mi ha raggelata. Sono presa nel silenzio di questa stanza e mi sembra di trovare un mondo che mi ha, da sempre, tenuta fuori.
    Mio padre era un partigiano e mi insegnava, fin da bambina, a non pronunciare la parola Patria perché, per lui, il concetto stesso era superato. Anarchico sfegatato non riconosceva né le identità culturali di un popolo, né quelle “civili”.
    E così sono cresciuta dentro l’ovatta e dentro una teca di vetro che mi ha, da sempre, tenuta lontana.
    Poi, crescendo, ho iniziato a valutare.
    Vedevo la sofferenza, il disagio e tutto il resto. Ho assistito alla morte dei miei zii (due) che reduci di guerra erano ricoverati in un istituto.
    Oggi, a cinquantuno anni, mi ritrovo decisamente e con una fortissima tendenza, politica, a destra.
    Oggi, conservatrice, mi rifugio nella storia della Patria. Quella storia che mi da la bellezza di esserci e di capire il periodo.
    A parte, nello stesso periodo, c’é l’Ignoto Militi.
    Mi ha sempre e da sempre affascinata questa figura di eroe oscuro. Un uomo che potrebbe essere chiunque, ma che noi oggi ricordiamo per il simbolo che rappresenta: il figlio della patria.
    Quella Patria che osanniamo e che è la terra dei nostri padri.
    Grazie milord.

    Grazie per permettermi di scrivere.
    Un rispettoso abbraccio

    Buona sera

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  12. La figura del Milite Ignoto si impone alle nostre coscienze.
    Si impone allanostra fede nel sacrificio e impone rispetto.
    Grazie Milord per avere, con il tuo gesto, regalato un momento di profonda riflessione.
    Grazie davvero

    Silvia

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  13. Caro Milord, conoscevo perfettamente tutta la storia di come è stato scelto il Milite Ignoto. Mi ha sempre profondamente commosso perchè significa Patria, al di là di qualunque colore politico. Quando sono a Roma vado sempre davanti a quel monumento e ringrazio, nel mio cuore, tutti quelli che sono morti convinti di difendere le proprie case, le famiglie. Sì: convinti, perchè l’onore della propria Patria è una bandiera che ci portiamo dentro fino all’ultimo fiato.
    Quante volte ho pensato a quella povera madre che ha dovuto scegliere una bara, quale strazio ! Anche lei è stata all’altezza del compito che aveva eseguito suo figlio. In quel momento erano tutti suoi figli, come si fa a preferire un figlio ad un altro? Fino a cadere distrutti dal dolore su una bara.
    Questa storia dovrebbe essere raccontata ai giovani, senza politica, solo per far capire che il luogo dove si nasce è nostro con amore e dedizione, poi si può essere cittadini del mondo.
    Sono orgogliosa di essere Italiana e lo sarò sempre.
    Grazie Milord per questo vostro esposto così necessario per far conoscere o ricordare. Siete sempre fonte di grandi valori. Vi prego di perdonare se ribloggo questo post, mi è troppo caro.

    Grazie: la vostra forza, la vostra serietà è una strada da seguire.

    Sempre con ammirazione

    Giovanna

    La storia siamo noi

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    • Orofiorentino – Lady Giovanna

      Sangue di Giuda,
      che feristi nel cuore,
      ecco il figlio
      morir di dolore.
      Spari, botti e inferni
      in terra, qui nella guerra,
      sappiam di dolor morir.
      Ecco lontano,
      la tromba che chiama,
      sì, vittoria brama
      qui vivi o morir.

      Grazie e cordialità

      La storia siamo noi

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  14. caro Ninni,
    ti confesso che ho letto più di una volta per capire.
    Un brano che prende il cuore e che regala quei momenti di intimità con il mondo che ci circonda,
    Però devo documentarmi su tutto.
    Tornerò a brevissimo.
    Voglio scrivere e renderti il merito che meriti anche verso i tuoi lettori.
    Un caro saluto e a più tardi..
    Buongiorno

    Theresa Elizabeth Warren

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    • Theresa Elizabeth Warren

      Tamburi rullanti
      e spade clanganti.
      Armi e fanti,
      tutti avanzanti.
      Eccomi, o Dio,
      dal tratto bonario,
      ch’é del Calvario,
      s’imbatte malvagio.
      Prega o soldato,
      per l’anima tua,
      poi sara portato,
      fuor da le mura

      Grazie e cordialità

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    • Hilde Strauss

      Il vento foriero di vendette
      clamava l’ardor patrio.
      Ei, urlando vittoria
      clamava la pugna.
      Salve mater tenebrosa,
      che al sanguine dona,
      mestizia e fortune.
      Or più ignora,
      dei patri destini,
      ch’eran confini,
      tra il cielo e il morir

      Grazier e cordialità

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  15. Vi viamo la nostra identità nazionale nelle diversità stesse che la stassa identità ci porta.
    Come ho letto più in su abbiamo le varie estrazioni: anarchici, comunisti fascisti, sinistrorsi e destrorsi…
    Tutti accomunati dall’accordo di massima che la Patria, nostra casa comune, che tanto ci regala in termini di democrazia (magari ultimamente un po’ meno) al momento della propria difesa chiama a raccota i suoi figli.

    Grazie Ninni, amico mio (e ne vado orgoglioso di mostrare la nostra preziosissima amicizia), per questa impronta divulgativa e speciale.
    Ti ringrazio davvero tanto.

    Un saluto a chi conosco

    Enrico

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  16. Al soldato sconosciuto
    basta una poesia,
    un pensiero tra il rumore del nuovo mondo
    ed il sapore dolce-amaro di una lacrima di madre,
    sospesa nel tempo.
    _______

    Ungaretti scriveva:

    Cessate d’uccidere i morti,
    non gridate più,
    non gridate
    se li volete ancora udire,
    se sperate di non perire.

    Hanno l’impercettibile sussurro,
    non fanno più rumore
    del crescere dell’erba,
    lieta dove non passa l’uomo.
    __________
    Milord, le vostre parole hanno l’impercettibile sussurro del ricordo e portano con sé quella scia di memoria il cui profumo non dovrebbe mai spegnersi nelle coscienze e nei cuori delle persone che calpestano questa terra grazie al sacrificio di tanti.

    E dove non passa l’uomo spesso, non passa nemmeno più l’ombra di una memoria; non per cattiveria o mancata volontà, piuttosto per l’evolversi della vita che ci fagocita con le sue quotidiane ovvietà.
    Voi MIlord, siete quella Voce che rende più brillante la verità e la memoria. Abbiamo bisogno che non smettiate mai di ricordarci chi siamo. Per Non Dimenticare.

    I Miei Rispetti
    Ni’Ghail

    Slàn

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  17. caro Ninni,

    una sera di tanti anni fa, parlammo di mia madre e dell’educazione all’italiana che aveva riversato in questa poera unica figlia. Erano gli anni in cui lei, ancora in formissim, insegnava lingua e letteratura italiana (classica ovviamente) nella locale Università di Boston.
    Sono cresciuta al canto di Dante, Petrarca, Boccaccio … e ancora Carducci, De Amicis, Pascoli…
    Perdonami amico mio.
    Questa tua letteratura, questo tuo stupirci con commenti meravigliosi che hanno dell’incredibile mi ricordano un’altro grande vostro poesta, ma che considero proprio come patrimonio dell’Umanita.
    Parlo di Gabriele D’Annunzio.

    Credo che non ci sia, al mondo, nessuno che possa eguagliarlo per intensità, pulizia e forza drammatica.
    Io, adesso, leggo tanto Gabriele D’Annunzio creato dalle tue mani.
    Ninni Raimondi scrive D’Annunzio.
    Forse sarebbe più bello scrivere: Ninni Raimondi e Gabriele D’Annunzio, con la stessa mano, scrivono della passione romantica italiana, in versi.
    Sono stupita da quello che leggo.
    Fuoco, passione, ardore, umonità ed essere ‘giustamente’ uomo, parlano di te e della tua forza drammatica.
    Meravigliata che tanta bellezza si possa infondere e effondere tutta intorno con fragore.
    Grazie amico mio.
    Grazie davvero

    Ho letto quella poesia per risposta e sono rimasta colpita dalla bellezza così grande..
    Che grande fortuna ho nell’avere conosciuto un grande letterato come te.
    Grazie grazie amico mio.
    Ti lascio un saluto e saluto tutti quelli che mi seguono
    Buona giornata

    Theresa Elizabeth Warren
    Boston

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  18. Sì, è vero, condivido perfettamente quanto scritto dalla gent.ma signora Warren.
    Credo di averlo scritto recentemente.
    Leggo, in questa pagina che considero aurea, lo spirito di Gabriele D’Annunzio.
    Uno spirito giovane e forte, che reca valore e da corpo e forza a quanto indicato nel Post , dando la giusta dimensione, nel Pantheon degli eroi, al grande eroismo dedicato alla Patria.

    Leggo i suoi versi, e sono confortato dal fatto che “Io c’ero” quando la sublimità dei suoi versi furon composti.
    Grazie, mi creda.
    Grazie

    Con profonda stima e ammirazione

    Amedeo

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    • Amedeo d’A.

      Anche se fosse che il cielo,
      questa notte
      strappasse il suo velo;
      anche se fosse un nuovo giorno,
      e il silenzio intorno,
      celasse il primo canto;
      anche se fosse,
      tornerei al suol natìo
      e strapperei, o Dio,
      il sorriso per la Vittoria,
      di questa terra grande
      e di gloria

      Grazie e cordialità

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  19. Gent.mi Sigg.
    Theresa Elizabeth Warren
    Don Amedeo d’ A.

    Innanzi tutto, vorrei esprimere la mia Stima nei Vostri confronti.
    Vi ho letto con commozione, pensando a quella che avrebbe provato Ninni nel leggerVi.
    Il grande Gabriele D’ Annunzio è il Suo Letterato di riferimento, dunque il paragone è per Lui una grande soddisfazione. Soddisfazione che merita, non solo per l’ impareggiabile talento letterario equivalente a quello di D’ Annunzio, ma, non da meno, per le Sue Virtù umane. Ninni è Uomo giusto leale, valoroso.

    Un cordiale saluto,

    Maria Silvia

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    • Maria Silvia
      Pregiatissime Signore e Signori

      Leggo con commozione i vostri apporti che sono, a dir poco, perfetti.
      La nostra scrittura, figlia di nostra madre che tanto tempo ci dedicò, curando la nostra formazione letteraria, si rivolge a voi con spirito umile e fruttoso.
      Il tema propostovi non era facile.
      Trattare del figlio di tutte le madri d’Italia comportò un peso enorme.
      Per tal cosa, Vi ringraziammo per tutto quello che ci donaste.
      E mutuando una frase proprio dal sommo Vate della letteratura, il nostro Gabriele D’Annunzio, Vi lasciammo il Suo proprio motto, seguito dal nostro.

      Io ho quello che ho donato!
      Vis vis vis – Nulli secundus

      Grazie e cordialità

      —————–

      Oggi, il mattino regala
      il canto, il vento e la pace.
      Col bimbo in braccio,
      ancor negli occhi il pianto
      aveva atteso ansiosa
      il suo passar;
      la grande guerra rotto avea l’incanto
      l’Italia i figli suoi dovea chiamar;
      partiron quel mattin
      verso l’Italo confin…

      Parte il reggimento,
      il reggimento di papà,
      alto il vessillo al vento
      che un dì la gloria bacerà
      Parte il reggimento,
      il reggimento di papà.

      Campane a festa,
      pace vittoriosa,
      ritornano dal fronte i bersaglier
      tra l’altre mamme
      intrepida ed ansiosa
      la sposa attende
      ancor con il suo piccin
      Tra evviva canti e fior,
      sfilano lieti i vincitor.

      Torna il reggimento,
      il reggimento di papà,
      alto il vessillo al vento
      baciato dalla gloria va
      torna col cuor contento
      che al casolar ritorno fa
      Torna il reggimento

      …ma non ritorna più papà.

      Bimbo alza la testa,
      il pianto tuo non far brillar,
      del babbo tuo le gesta
      la Patria non potrà scordar;
      il sangue che ti ha dato
      un dì di sprone a te
      sarà quando sarai soldato
      nel reggimento di papà.

      Grazie e cordialità

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      • Un rarissimo pezzo di bellezza.
        Un classico della lingua e letteratura italiana che fonde proprietà di linguaggio e potenza letteraria.
        Ninni sei una scoperta continua.
        (Ti ho scritto una mail. Il telefono sembrava spento e anche Skype)
        Ciao

        Glg

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      • Ninni,
        ho preso tutto.
        Mi sono stampata tutte le poesie e particolarmente questa dedicata a Maria Silvia (buona sera).
        Bellissima. Milord, se me lo permetti, sei meraviglioso (e molto più bello di D’Annunzio)

        Buona sera

        Giorgia

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      • Caro dott. Raimondi

        le confermo che, su questa lettura ci si sofferma per profondità, sentimento patrio, e struggimento.
        Ho letto tutte le poesie e mi complimento con lei per la genialità e l’inventiva.
        Un patrimonio della letteratura che offre con generosità a tutti.
        La ringrazio.

        Bruno

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      • Notevole proprio Ninni.
        Un post, una pubblicazione di rilievo.
        Una perfezione maniacale. Sei un portento e devo sottolineare che soltanto il tuo altissimo senso di dignità e moralità potevano creare un evento letterario così enorme.
        Ciao e veramente complimenti.

        Enrico

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      • A.I.,
        rimango, profondamente commosso e senza parole per l’espressione di pulizia e beltà che ho letto.
        Mi associo, senza indugio, al corale e meritatissimo applauso a scena aperta.
        Voglia accettare i miei migliori omaggi.

        Amedeo

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      • Ninni,

        Non ti nascondo che sono estremamente confusa e emozionata per aver letto tanto e soprattutto tanto di bello.
        Sei proprio speciale.
        Grazie per questi momenti di bellezza che difficilmente possono dimenticarsi.
        Grazie.

        Theresa E.

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      • Ninni,
        Sono, oltre che la tua bravura e profonda umanità, la tua dignità di uomo integerrimo, onesto e bravo.
        Il tuo profondissimo senso di giustizia che pervade tutti quando ti esprimi o agisci.
        Una bella, anzi bellissima persona.
        Credimi è un onore poterti avere come amico. Un’amico che onora e rende migliori chiunque.
        Grazie milord.
        Con grandissima e profonda commozione, grazie

        manuela

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      • Ninni,

        con questa poesia/ode hai abbinato un commento al Post in essere.
        Anzi, hai scritto un compendio poetico che si può riassumere in un atto di profonda Umanità, umiltà e bellezza.
        Una poesia che lascia e tralascia nulla al caso.
        Una metrica precisa e attenta.
        Cosa dire?
        Mi hai affascinata come sempre.
        Un bacio mio signore (vorrei informare le signore presenti che, io a Ninni, il bacio lo dò casto!!!)
        Ciao e un abbraccio

        Sony

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      • Caro dott. Raimondi,

        ne approfitto, rubandole un po’ di tempo, per associarmi al coro di voci, variegate per la verità, ma univoche: lei ci ha strappato il cuore-a tutti- e l’ha messo in tasca.
        Ho riletto (avevo dato una scorsa molto rapida, purtroppo, preso da mille cose durante la giornata) e riletto le sue poesie, lasciando per ultima questa qui su.
        Di sentimenti forti e portati fino all’eccezione oltre, ne avevo letto (e lo avevo letto proprio dalla sua penna), ma mai così a carattere sovrumano.
        Adesso, dopo avere letto poesie e commenti, mi creda, non posso esimermi dal sottolineare l’importanza della rettitudine e dell’onestà che fuoriescono dalla sua persona.
        Qualcosa che spiazza tanto è forte, in ogni anfratto, accompagnato dal Suo altissimo senso di giustizia, che ha permesso di dedicarci questo pezzo sull’Ignoto Militi e le poesie profonde e perfette, tutte! (Segnalo, ai suoi lettori, anche le foto in bianco e nero scelte proprio per lasciare un messaggio forte)
        Quella giustizia che, oggi, ci mette qua, seduti a questo tavolo per leggere delle verità in versi, dolore in pensieri e profondità in vedute.

        Cosa dirle prezioso dottore?
        Non rimane che ringraziarla per la grande lezione di umanità che oggi qui apprendiamo e che volentieri accolgo come ulteriore conferma della gran persona che lei è.
        Dignità, senso dell’onore, senso di giustizia e rettitudine.
        La pongono oltre qualsiasi espressione che le si potrebbe ascrivere.
        Grazie mi creda.

        Vittorio

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      • Preg. mo Don Amedeo d’ A.

        La ringrazio per la considerazione che ha riservato alle mie riflessioni.
        Colgo l’ occasione per dirLe che, altrettanto Le sue, hanno catturato la mia attenzione. Vorrei rivolgerLe il mio plauso per la appropriatezza e raffinatezza delle Sue esposizioni.
        Un cordiale saluto.

        Maria Silvia

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      • Gent. ma Lady Theresa Elizabeth Warren

        Le Sue considerazioni sulla mia persona mi fanno davvero molto piacere perché mi onorano. Ella è persona che stimo e più La leggo, Lady Theresa Elizabeth, più è piacevole Meraviglia per l’ Anima.
        RingraziandoLa, La saluto cordialmente.

        Maria Silvia

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      • Gentile Signora Sonia

        Grazie per aver colto la nota romantica, talvolta è inevitabile scrivere senza che i Sentimenti affiorino.
        Ho davvero apprezzato le Sue parole.
        Un cordiale saluto.

        Maria Silvia

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  20. Ninni

    Siete una meraviglia di bravura.
    Condivido quanto Vi scrissero altri commentatori.
    Meritate questo e altro. Oggi leggo poesia, pura poesia che da e ci riempie di purezza e profondità.
    Grazie con commozione per la bella serata indimenticabile.
    Un grazie a lady Maria Silvia che ci ha regalato un commento e un’emozione, profondi
    Un grazie a Calliope, musa della poesia, che ci ha regalato un momento così bello. Un momento di grande soddisfazione e gioia.
    Grazie gentilissime Signore e un grazie a voi Signori
    Grazie Milord

    Vostra
    Anna

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    • Anna Blu

      Una parola, una parola sola,
      dal cor s’infrange
      e eleva al ciel,
      un canto.
      O bel suolo dei padri,
      onor di figli e madri,
      ascolta questo figlio,
      attrincerato:
      possa questa man
      difender dall’invasor,
      la casa, la donna, il figlio.
      Possano le braccia,
      operar amor e concordia;
      possa esservi serena visione
      del domestico focolare
      e aprir la mano
      in pace e bontà

      Grazie e cordialità

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  21. Sono colpita e profondamente anche. Una classe nello scrivere ineccepibile. Ti conoscevo una bravura così profonda, milord, ma stai eccellendo in tutto. Versi belli, profondi e metricamente perfetti. Quasi musicali direi.
    Posso definirti il poeta delle genti che lascia la sua bellezza e purezza a tutti.
    Un esempio di rettitudine e dignità.
    Grazie Milord.
    Grazie davvero

    Annelise

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  22. Scusate, scusa Ninni, ma arrivo adesso.
    Una poesia il Post, una poesia le risposte.
    Sei sempre un uomo unico. Una di quelle persone che non esiterei un attimo a stringere con affetto.
    Mi incanti proprio.,.
    Buongiorno a te e un buongiorno a tutti.

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  23. eccomi a scrivere, finalmente.
    Una passione e una voglia di giustizia che ti pervade e ti consola per il bene e la bellezza che dona.
    Un bene inscindibile che cost passione e amore.
    Grazie Ninni
    Grazie di tutto…
    Grazie a nome della mia dignità

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  24. Milord, come non essere commossi dai vostri versi, così pieni di struggente bellezza. La speranza che fa vivere fino al momento più tragico per poi trasformarsi ancora in nuova speranza. Le lacrime di un bambino che trovano la forza in un domani dove lui sarà degno di suo padre. Forte e generoso, sicuro nel suo dovere.
    Milord, voi siete la Poesia, la Sensibilità, la Dolcezza a cui tutti guardiamo con rispetto e dedizione.
    Un abbraccio da chi Vi stima immensamente.

    Giovanna

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