Una storia 6

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Il ballo con cui i Willsher davano il benvenuto al 1850 era uno degli avvenimenti mondani più popolari dell’inverno: come ogni anno l’invito a questo ricevimento era tra i più ambiti. Con le sue spaziose case intorno al2 Parco, Wandsworth era considerato un ottimo indirizzo per i gentiluomini della City adesso che la zona era servita dall’eccellente servizio ferroviario dalla stazione di Clapham.
Al loro arrivo a Wandsworth, gli Sterling furono accolti da lanterne appese ai rami spogli degli alberi, finestre illuminate e un viavai di carrozze lungo il viale di accesso alla casa. Mentre scendeva dalla sua, il dottor Sterling non poté evitare un fremito di orgoglio per le sue due figlie. Althea era stupenda nel suo abito rosa con le ruches, una sciarpa di mussola sulle spalle nude, e, nella massa di capelli biondi acconciati con eleganza, una rosa di seta rosa dello stesso colore del mazzetto che portava alla vita. Forse era vestita in un modo troppo ricercato per una ragazza della sua età, ma in questo campo gli era impossibile interferire nelle decisioni della sua ostinata consorte. Secondo lui stava molto meglio Sophie, che in fatto di abbigliamento aveva la sua opinione personale: indossava il suo solito vestito blu, dalla gonna ampia e gonfia sopra un gran numero di sottogonne. Anche la sua acconciatura era la solita, con i capelli raccolti sulla nuca e due ciocche di riccioli ai lati del viso. Chissà se avrebbe fatto meglio a informarla che i Randolph avrebbero preso parte al ballo e che Lord Randolph aveva proposto un matrimonio tra lei e suo figlio. No, meglio di no. La soluzione migliore era che la ragazza fosse semplicemente presentata a quei lontani parenti e si sarebbe visto in seguito se avesse trovato il giovane di suo gusto o meno. Quanto a lui, si era limitato a rispondere al suo titolato cugino che era favorevole a un incontro tra le due parti, ma che non voleva fare pressioni su Sophie. Era la sua preferita, la sua compagnia più cara, e non desiderava perderla se non per un uomo che lei potesse amare. Non aveva parlato della faccenda a sua moglie, per evitare drammatici cambiamenti di comportamento che avrebbero messo tutti in imbarazzo.
Fino a quel momento i Randolph non erano tra quella compagnia sfarzosamente abbigliata. Nel salone lungo si ballava, mentre nella sala da pranzo era stato approntato un buffet per la cena, che sarebbe stata servita alle undici. Nelle sale, decorate da rametti di agrifoglio e sempreverdi, c’era un’atmosfera di festa, mentre i servitori si aggiravano tra gli ospiti con vassoi carichi di coppette d’argento di punch fumante. Sophie e Althea avevano tutte le intenzioni di divertirsi, specialmente Althea, che venne subito catturata e invitata a ballare da un conoscente. Poi arrivò un gentiluomo che faceva l’agente di cambio in città a invitare Sophie per la prima danza: la ragazza, che lo conosceva da parecchi anni, accettò il suo braccio e si accinse a godersi la quadriglia e quelle poche chiacchiere che ci si poteva permettere tra le varie figure della danza. Nel giro di mezz’oretta, il carnet di ballo di Althea era già pieno, mentre quello di Sophie aveva un numero rispettabile di prenotazioni.
Più tardi, durante un intervallo tra le danze, fece la sua comparsa nella sala George Randolph. Era solo, perché al loro arrivo suo padre si era subito affrettato a cercare il dottor Sterling e a impegnarlo in una seria conversazione; i due erano scomparsi nella biblioteca. George aveva avuto una mattinata stancante nell’ufficio del signor Warburton, dove aveva dovuto affrontare conti e bilanci che gli avevano fatto toccare con mano la difficile situazione economica in cui versava la famiglia. Dopo questa spiacevole esperienza aveva cercato di fare visita a un paio di vecchi amici, ma senza successo. La vita non era rimasta ferma e immutabile dalla sua partenza, sei anni prima, e così avevano fatto le persone. E si sentiva ancora ribollire di rabbia. Odiava l’idea di essere costretto a sposarsi per soldi. Mentre perlustrava il salone chiedendosi quale potesse essere la signorina Sterling, il signor Warburton, che gli si era avvicinato per parlargli, sobrio e impeccabile nel suo abito di sera nero, si offrì di presentarlo agli Sterling.
George abbassò su di lui i suoi occhi scuri con un’espressione poco gentile sulla faccia. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza dell’avvocato. — Sapete bene, Warburton, chi è la persona che mio padre desidera che io conosca.
Abituato a trattare con quei difficili Randolph, il signor Warburton non fece commenti e si limitò a guardarsi intorno nel lungo salone. — Ah, eccole là, la signorina Sophie e la signorina Althea. Sono in piedi accanto alla madre, la signora vestita di viola seduta vicino a quello specchio dorato. Permettetemi di…
Ma George fece un cenno di diniego. Se proprio doveva farsi avanti, se la sarebbe cavata da solo senza Warburton. Così attraversò il salone con passo deciso.

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— La signora Sterling? Posso essere tanto sfacciato da presentarmi da solo? Mio padre dev’essere impegnato con vostro marito e come sicuramente sapete, noi siamo imparentati. Mi spiace solo di non avere ancora avuto il 3piacere di conoscere voi e le vostre incantevoli figliole, a causa della mia prolungata permanenza all’estero. Io sono George Randolph.
Aveva parlato con i modi eleganti e il linguaggio forbito tipici di un uomo che aveva trascorso parecchi anni negli ambienti diplomatici, il che mise subito in agitazione la signora Sterling. Era dal giorno della visita di Lord John che, nonostante la reticenza del marito a soffermarsi su quella faccenda, lei era decisa a conoscere il futuro Lord Randolph di Redesdale.
— Come state, signore? È un piacere. Anzi speravo proprio, visto che siamo parenti… Posso presentarvi le mie figlie, la signorina Sophie e la signorina Althea.
Lo sguardo di George si era subito posato su Althea, mostrando un deciso interesse, se pur controllato, unito a uno scintillio di speranza. Ma non ci mise molto a capire l’errore e il suo guizzo di interesse svanì. Non c’erano dubbi su quale delle due fosse la maggiore e fu a lei che si rivolse. — Signorina Sophie, è un grande piacere fare la vostra conoscenza. Buona sera, signorina Althea.
Il tutto in un tono di estrema cortesia: aveva da tempo imparato a nascondere alla gente le sue reazioni, che erano sempre decise e spesso irrevocabili.
Sophie, invece, era così abituata a vedere i giovanotti affascinati da sua sorella che le venne da sorridere mentre gli prendeva la mano, sempre però tenendo lo sguardo fisso al primo bottone del suo panciotto. Dopo avere scambiato qualche parola con sua madre, George le chiese il permesso di ballare con lei. Convinta che solo l’etichetta gli avesse impedito di chiedere a Thea se ci fosse ancora spazio per una danza con lui sul suo carnet, Sophie gli posò la mano sul braccio proteso e si allontanò insieme a lui, mentre Althea fu subito invitata da un giovane ufficiale.
Sophie, che amava ballare e sapeva che quella era una delle cose in cui eccelleva, sulle prime non disse niente, limitandosi a seguire il ritmo della musica con il suo cavaliere, che trovò altrettanto abile nella danza. Ma le fu inevitabile chiedersi che cosa ne pensassero di lei Lord Randolph e suo figlio. Non aveva forse in un certo senso rubato loro l’eredità Crabtree da sotto il naso?
Dopo la visita di Sir John, che si era fermato a pranzo, suo padre le aveva parlato del desiderio di sua signoria che le loro due famiglie riallacciassero i contatti, dicendole che lui non aveva fatto obiezioni. Altro non aveva aggiunto. Ma Sophie, che era tutt’altro che stupida, era convinta che la sua mutata situazione economica dovesse avere a che fare con questi approcci da parte di Lord Randolph. E la cosa la metteva a disagio. Che scopo poteva avere questa proposta? Le era venuto uno sgradevole sospetto, ma l’aveva scacciato dalla mente. E adesso ecco qui questo cugino, che ricordava solo vagamente per averlo visto una volta da bambina, che la teneva tra le braccia in un giro di valzer. Alla fine si costrinse a guardarlo in faccia.
Aveva i capelli scuri e gli occhi, sotto le sopracciglia dritte e ben disegnate, erano di un color castano così intenso che ci si sarebbe aspettato uno sguardo caldo e comunicativo. Ma quell’aspettativa veniva delusa. Da quello sguardo duro trapelava invece una sfumatura di… di diffidenza, forse? O di profonda sfiducia nella vita? La pelle olivastra, abbronzata dal sole del sud, dava a quel volto una bellezza che forse sarebbe venuta a mancare con una carnagione più chiara. La bocca era il tratto più bello di quel viso. Anche se quel suo modo di tenere le labbra serrate, come per non lasciarsi sfuggire parole che potessero tradirlo, gli dava un’aria da persona chiusa e introversa, se appena affiorava un sorriso, questo gli trasfigurava il volto. Era il suo modo di fare, però, che non aveva nulla di accattivante e chi gli stava vicino aveva l’impressione che lui avrebbe preferito essere altrove: in quel momento, nella fattispecie, impegnato a ballare con Althea, pensò rassegnata Sophie. Al contrario, quando si degnava di sorridere, otteneva l’effetto opposto. Adesso, però, non stava affatto sorridendo.

— Sono appena tornato dall’estero e credeteci e per questi balli abbiamo già dato — esordì. — Mi sembra un peccato che le nostre famiglie non si siano frequentate prima, visto che ci separa solo un breve viaggio in carrozza.
— Forse — rispose lei secca — ma temo che Lord Randolph si muova in ambienti molto diversi dai nostri. — L’altro inarcò le sopracciglia.

— Quando conoscerete meglio mio padre, capirete che questo è un aspetto a cui lui non dà la minima4 importanza. E lo stesso, a quel che ho sentito, vale per la nostra comune prozia. Mi terrorizzava, quand’ero bambino, ma non faceva questo effetto a voi, mi pare di aver capito.
— A me piaceva molto, invece. — Sophie, che si era accorta di aver usato un tono troppo duro, prima, continuò parlando con più calore. — Non la conoscevamo quasi, fino a pochi anni fa, quando non ne volle sapere del suo medico e il signor Warburton le ricordò che papà era dottore anche lui e non abitava molto distante. Per cui, siccome personalmente non amo messaggi privati da nessuno, le suggerii di mandarlo a chiamare. Mi faceva piacere farle visita, ma non ho mai visto vostro padre da lei.
— Credo che andasse a trovarla di tanto in tanto. Noi la vedevamo più spesso quando eravamo piccoli ed era ancora vivo lo zio Crabtree. Ma poi abbiamo iniziato la scuola lontano, dopodiché mio fratello Maurice è andato in mare e io a Oxford. Lei intanto si isolava sempre di più, chiudendosi in casa, e mio padre ha fatto altrettanto dopo… — S’interruppe. Stava per dire “dopo lo scandalo”, ma serrò le labbra immediatamente.
Chiedendosi che cosa stesse per dire, Sophie non poté fare a meno di osservare che ci era voluta la morte della prozia per riunire la famiglia.
— E la sua eredità — aggiunse lui, pentendosi immediatamente delle parole che gli erano sfuggite, perché sentì subito la ragazza irrigidirsi tra le sue braccia.
— Capisco — fece lei. — Adesso sì che capisco. Credetemi, tutta questa storia mi è odiosa. Vi prego, riportatemi da mia madre.
Poiché il ballo non era ancora terminato, George ignorò la sua richiesta. — Vi chiedo perdono, ho detto una cosa abominevole. Non intendevo insinuare…
— Quello che intendevate dire non ha importanza — lo interruppe lei. — Non credo, signore, che questo sia un argomento che sono autorizzata a discutere con voi.
— Non credete che sia proprio questo che intendono i nostri rispettivi padri? — Poi, molto sorpreso dalla smorfia di ripugnanza che le leggeva in faccia, aggiunse: — Vi chiedo di nuovo perdono, signorina Sterling. Non avevo nessuna intenzione di offendervi. Sono stato a lungo all’estero e temo che questo abbia avuto un pessimo effetto sulle mie buone maniere. Ma poiché noi siamo cugini, non siamo poi così vincolati dalle restrizioni dell’etichetta.
— Forse avete ragione. — Non vedeva l’ora che la danza finisse, per poter scappare, ma non voleva attirare l’attenzione liberandosi e tornando da sola al suo posto. Così aggiunse freddamente: — Voglio accettare le vostre scuse, signor Randolph. Quanto a me, se solo potessi dare tutto quel denaro al British Museum, vi assicuro che lo farei, anche se sono convinta che nessuno mi crederebbe se glielo dicessi.
Lui rise. — Sì, capisco, dev’essere una situazione ben strana per voi, come d’altro canto anche per noi tutti. Chi si sarebbe mai sognato che la vecchia fosse così ricca? Non vi è mai passato per la mente che questo sarebbe stato un motivo di maggiore coesione per le famiglie coinvolte?
— Quanto a questo — rispose lei francamente — trovo che sia successo proprio il contrario. Ha già causato discussioni nella mia e io sento questa enorme ricchezza come una macina da mulino appesa al collo.
— Mi spiace. E vostra sorella?

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— Oh, in lei non suscita altro che visioni di vestiti nuovi, e lo sa il cielo di che cos’altro! Ha solo diciotto anni. Ma non è questo che intendevo dire.
— No — mormorò lui. Si allontanarono in un passo di danza, e quando si riunirono di nuovo, George aggiunse: — Comunque quello che conta è che voi e l’eredità siate in mani sicure.
E così si ritrovò anche lui ad aver detto qualcosa che non intendeva dire, perché subito la ragazza inarcò le sopracciglia, chiedendo senza mezzi termini: — Nelle vostre?
Accidenti, lo aveva proprio messo con le spalle al muro! — Non ho detto questo, signorina Sterling. — Cercò di riparare alla sua gaffe, ma prima che potesse spiegarsi meglio, Sophie riprese a parlare.
— Credo che preferirei rimanere zitella che essere soggetta a tanto interesse.
— Questo sarebbe un gran peccato. Ma Londra è piena di cacciatori di dote, sapete? E un membro della famiglia non rientra necessariamente in questa categoria.
— Spesso si può trovare anche di peggio nella propria famiglia.

Lui non poté negare che ci fosse una certa logica in questa frecciata. — Posso capire come sia fastidioso per voi parlarne, anche se sono certo che è proprio di questo argomento che i nostri genitori stanno discutendo in questo stesso momento. Li ho visti andarsene insieme. Vedete, adesso, dopo sei anni di lontananza da casa, io scopro che mio padre vuole ancora essere lui a organizzare il mio futuro e probabilmente anche il vostro.
E ancora una volta, spinto dalla rabbia e dal suo disgusto per l’intera faccenda, aveva parlato troppo. Se ne accorse vedendola arrossire dal collo alla radice dei capelli e prendere un’aria così desolata che si sentì dispiaciuto per lei. — Signorina Sterling — aggiunse in un tono di voce più pacato. — Mi sto comportando come uno zoticone insensibile e privo di tatto. Vedete, io me n’ero andato di casa in seguito a una rottura con mio padre e adesso lui e io abbiamo deciso di ricominciare daccapo, cercando di lasciarci il passato alle spalle e in un certo senso rappezzare la situazione che si è creata in sei anni di lontananza.
Posso dunque chiedervi di dimenticare questi ultimi dieci minuti?

.  Segue

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26 pensieri su “Una storia 6

  1. Caro Antonmaria

    Probabilmente non sono l’ unica che stava attendendo il capitolo del ballo e conseguente conoscenza di George e Sophie.
    Un passaggio sorprendente.
    Avevate, Milord, già delineato il carattere dei due giovani, tra l’altro simili tra loro, indisposti a conformarsi agli schemi del periodo corrente e del rango familiare, e lo confermano nel loro primo colloquio. Confido in uno sviluppo della trama che faccia trionfare il diritto alla propria individualità, che onori il diritto di decidere secondo se stessi e, quindi, che tuteli l’ autonoma facoltà di vivere dignitosamente e con soddisfazione interiore.
    Mi perdo, piacevolmente, nell’ immaginare, in attesa del seguìto.

    Grazie, Antonmaria.

    Maria Silvia

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    • Donna Maria Silvia

      lasciaste, fra queste pagine, un commento che è la somma di tutta una profilazione al commento stesso.
      Sì, è vero, i due ragazzi, lungi dall’imbarazzarsi per la situazione creatasi, hanno dimostrato una certa maturità, con il loro comportamento schietto ed onesto.
      Cosa attendersi, di più, da due egregi esponenti della migliore borghesia londinese?

      Una storia che, comune a molte famiglie mitteleuropeee, si compone di un diktat genitoriale che, in questo caso, si scontra con uno spirito indipendentista rappresentato dal figlio.
      E’ da dire che, nello specifico, George era reduce da “sei” anni di allontanamento dalla famiglia per cui …
      Una disamina la vostra, mia signora, che con onestà analizza questo transito delle umane miserie.
      Lo stato dell’arte, al momento, sono queste battute che, a nostro umile parere, sono già un inizio.

      I diverbi generazionali ci sono e sono stati sempre protesi all’imposizione del nuovo sul vecchio in assenza, però, di una specifica esperienza.
      Qua assistiamo allo scontro-incontro tra due realtà generazionali.
      Il vecchio, con tutta un’epoca alle spalle, ma con la sofferenza in termini economici e l’insostenibilità della propria idea verso l’evoluzione sociale.
      Il nuovo con l’intraprendenza tipica, la voglia di respirare e godere la vita e la voglia di nuovi sbocchi.
      Ovviamente in media stat virtus ma, questa kultur latina, nella Gran Bretagna di fine secolo, era totalmente assente.

      Sulla pesantezza storiografica ci affideremmo, volentieri, alle vostre parole, ma siamo attentissimi a non dimenticare che trattasi di un raccontino.
      Il rimanente è lettura.
      Vi ringraziammo, mia signora, per le gentilissime espressioni, al nostro indirizzo.

      Abbiate le migliori cordialità

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  2. Un capitolo bello.
    Ho letto di ballo, musica di sottofondo e lanterne sugli alberi. Un ballo fatto secondo i dettami “Fin de siecle” che mi ha fatto sognare. Un’ aria che, insperata, mi parla di lontani fascini e di sogni dietro i vetri di ragazzine per bene.
    L’orchestra, le toilette delle signore e non ultimo, la tua magistrale descrizione degli abiti dele ragazze.
    Mi è sembrto di vederle, di sentirle, di respirarle.
    Una bellezza descrittiva non comune.
    Vengo, però, al pezzo forte.
    I due ragazzi si affrontano.
    L’uno impacciato perché, in pratica, obbligato dalla “ragion di Stato” della famiglia. L’altra guardinga e prevenuta con tutto e soprattutto dagli occhi rapaci che la circondano.

    Ninni, non potevi descriverli meglio, ti assicuro.
    Un duetto che, dopo le prime battte, diventa un duello.
    Gaffe su gaffe.
    Reazione su reazione e ancora gaffe …
    Il giovane rampollo sente tutta la disperazione di una serie di sproloqui non voluti, ma necessari magari…
    Ho avuto la sensazione che, con la sua pulizia e schiettezza, il govane Randolph, si sia trovato a malpartito nel recitare una parte che non gli compete.
    Senza molte sostanze magari (ma ne avrà responsabilità?), ma onesto e franco..
    Eppure, c’é quella ragion di Stato che incombe.
    Giustissima la reazione di Sophie, ma cosa avrebbe dovuto fare la poverina…

    Un capitolo scritto sull’orma dei sottintesi e dei dialoghi molto ben curati, appunto, nei sottintesi ..
    Un capitolo speciale, degno del precedente …
    Mi è piaciuto proprio.
    Un incontro che mi ha spiazzata (lo immaginavo un po’ diverso)…
    Bello.

    Buongiorno milord.
    Ti auguro una splendida giornata
    (Ho iniziato le prove, finalmente)
    Un caro saluto per tutti…
    da Paris

    Annelise

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    • Vi ringraziammo per e espressioni generosissime, Madame.
      La trama tentammo, in tutti modi, di tenerla aderente alle realtà umane e antropologiche della nostra civiltà occidentale.
      Sperammo di esserne un “Notaio” attento.
      Abbiate le nostre più sincere cordialità

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  3. Ecco che ti leggo, caro Ninni.
    Leggo un capitolo pieno di sottintesi. Si scontrano due modi di vedere: quello rigido delle famiglie e quello chiaro e aperto di due ragazzi che, per formazione caratteriale, sanno agire e reagire con la giusta forma ai fatti della vita.
    Per forma intendo dire e riferirmi alle caratteristiche eccezionali a cui vengono sottoposti. George, molto concreto e all’apparenza onestissimo, si realizza davanti la chiarezza e il senso della dignità personale.
    Sophie è una giovane donna che non trascende ad alcun compromesso, sia con gli altri, che con se stessa.

    Due persone fatte l’uno per l’altra sembrerebbe, ma … ancora non lo sanno.
    Cosa ci farai soffrire, caro Ninni, in questa storia che gia affascina?
    Staremo a vedere, anzi a leggere.
    Buona giornata

    Francesco

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    • Spillo

      Come già spiegammo, non esiste una ricetta particolare per imbrattare questa pagina di pixel.
      Basta un po’ di osservazione e tendere l’orecchio quando, i protagonisti, chiacchierano.
      Ovviamente bisognerebbe non lasciarsi ingannare dagli eventi.
      Cordialità

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  4. Diventa sempre più interessate il Vostro racconto Milord.
    E’ molto coinvolgente ed è difficile non rimanere incantati dalla bellezza della storia e dalla trama che Voi sapete portare avanti con molta bravura, dando quel tocco di mistero che suscita la curiosità e rendendo il dipanarsi delle vicende molto scorrevoli e piacevoli da leggere.
    Congratulazioni!!
    Ossequi e cordialità.

    lady Giorgia Mattei

    🙂

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    • Giorgia Mattei

      Già, non si scrivono in due minuti.
      Certo, l’impegno per mantenere quanto promesso (Uscite il Lunedì, Mercoledì, Venrdì e Domenica) è grande.
      Il problema, più che altro è rappresentato dalla limitazione della tastiera e dalla prosecuzione della storia stessa.
      (In questo caso gli appunti la fanno da padroni)
      Grazie per le generose espressioni, milady
      Cordialità

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  5. Mi ero dimenticata quanto scrivi bene.
    Sto leggendo da circa un’ora e sembra di leggere un romanzo/cronaca.
    Un balcone, un’ampia finestra aperta su quel mondo che, esaurita la spinta, è rimasta nella nostra memoria.
    Che bel racconto/romanzo.
    Ciao milord

    Elena Simonin

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  6. Un capitolo difficile da scrivere e difficile da commentare.
    Sei andato sulle sensazioni e dentro un’analisi che prende.
    i tono discorsivi sono dentro quelli emozionali. reazioni istintive che hai descritto con bravura ecezionale.
    Sembra di avere assistito ai dialoghi; di essere lì, presenti.
    Oppure di averle viste passare davanti, nei loro splendidi abiti…
    Grazie per queste descrizioni magistrali.
    Buona giornata

    Louis

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  7. La scena del ballo, con annessi e connessi, è semplicemente fantastica. Ottima la descrizione delle due figure, dei pensieri, delle parole dette e non dette, delle reazioni.
    Qui si va incontro a un vero capolavoro.
    Consentitemelo Milord: Vi abbraccio proprio!
    Un capitolo bellissimo…

    Anna

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  8. Caro dottor Raimondi.
    Io intervengo molto raramente, leggendo e fruendo con soddisfazione alle sue proposte.
    Questa volta sento il bisogno di manifestargliela questa soddisfazione.
    Scritto bene, con sostanza e forza narrativa.

    Buongiorno.

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  9. Stai facendo un lavoro bellissimo e prepriamente presente.
    Mi spieghi, caro Ninni, come fai?
    Qua non stacchi la testa un minuto dalla storia che, puntate o non puntate, si evolve nella sua placida linearità.
    Colpita è dir poco e se devo aspettare fino a domani sera, allora aspetterò. Voglio proprio sapere come matura tutto.
    Ciao.
    (Trattami bene Sophie: le voglio bene)
    bacio

    La Manu

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  10. Milord, riuscite a trasportarmi in un’altra dimensione.
    Giuro che è difficile, così, subito .
    Ho osservato “i due” mentre parlavano e le gaffe che rotolavano come pietre.
    Sophie, una ragazza che nella sua tranquillità del quotidiano è stata sbalzata all’onor delle cronache.
    Avete usato, anche, l’usuale idea familiare: la primogenita è la cocca di papà. Infatti, Sophie, continua a comportarsi così.
    Certo il carattere improntato alla mitezza la dice lunga.
    Staremo a vedere.
    Capisco che un certo tipo di puntate non si scrive in due secondi e che, con un tipo di scrittura bella, pulita e perfetta, sia difficilissimo (almeno così come ce li proponete: a dir poco perfette come puntate),parlo con egoismo) vorrei poter leggere di continuo e fino in fondo.
    Stando a quanto promesso, però, attenderò fino a dopodomani.
    Incentivo, ma sto bassa: non vorrei intaccare la qualità.
    Bellissimo tutto.

    Bravo milord.

    Elena

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  11. Questa volta, caro Ninni, non mi limito a pigiare il Like.
    Questa volta te lo dico: mi piace proprio.
    Ciao
    Ambientazione scenica, dialoghi e perché no, scenografia fotografica, sono perfette. Mi piace perché curi, tutto, nei particolari.
    Ciao

    Un saluto a chi conosco

    E.

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    • Vintrix

      Vi ringraziammo delle belle espressioni che elargiste con tanta generosità.
      Ci vedemmo nelle vesti di un “Notaio” che annota, pedissequamente le evoluzioni storiografiche in una società epocale.
      Grazie

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