Una storia 12

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2La cena fu servita in una piccola stanza adiacente e durante il pasto entrambi cercarono di intavolare una frammentaria conversazione. George non toccò quasi cibo. Non riusciva a credere di essere a cena da Emily Horton. Dopo tutti quegli anni di desiderio frustrato, dopo lo shock della notizia della sua morte, eccola là di fronte a lui. Si era tolta il vestito da passeggio e adesso indossava una lunga veste di seta color bronzo, quasi del colore dei suoi capelli, con un lungo filo di perle d’ambra intorno al collo, com’era di moda. “No” pensò tristemente George “Emily non avrebbe potuto vivere con poco.”
Non parlarono del processo: sarebbe stato troppo doloroso. Parlarono invece del periodo allegro e spensierato in cui si erano conosciuti.
— Colpa mia — disse lei. — Non avrei mai dovuto permetterti di accompagnarmi a Richmond, quella sera, ma ero già disperatamente infelice con Lawrence. E quella gita in barca, poi! Ti ricordi la piccola isola che abbiamo scoperto? Ho ripensato spesso a quei momenti. Non sarei dovuta venire con te e tanto meno permetterti di innamorarti di me.
— Non vedo come avresti potuto impedirmelo. Quando penso a quella notte, a quell’albergo di Richmond… e agli altri posti…
Per un attimo il viso di Emily si addolcì al ricordo. — Non dovremmo parlare di questo. Forse c’era troppa passione tra noi due, forse, se le cose non fossero andate come sono andate, si sarebbe consumata in breve tempo.
— Non lo credo affatto — disse lui reciso, poi strinse le labbra quando entrò la cameriera, che servì il caffè in salotto e poi si congedò. Cominciava a calare il crepuscolo ed Emily si alzò e andò a tirare le tende. — Adesso devi tornare a casa anche tu, sta facendosi tardi. Non avevo intenzione di tenerti qui così a lungo.
— Davvero? — fece lui e, dopo essersi alzato dalla poltrona, attraversò la stanza e la prese tra le braccia. — Davvero, Emily?
— Certo che no, anche se vederti dopo tutto questo tempo mi ha lasciata senza fiato. Ma devi sposarti dopodomani e ormai non c’è più posto per me nella tua vita. Sarebbe stato meglio che non ci fossimo incontrati oggi, non credi?
— Non puoi pensare una cosa simile, Emily, e tantomeno lo penso io. Tu sei tornata nella mia vita, e questo niente lo può cambiare. E sei libera, sola… — Cominciò a baciarla ardentemente sugli occhi, le guance, il collo, la bocca, con una passione a cui poche donne avrebbero saputo resistere. Furono travolti entrambi dal desiderio represso di quegli anni. Emily Horton non era immorale, ma era una donna di grande sensualità e da troppo tempo aveva dovuto fare a meno dell’amore. E davanti a George, ormai uomo adulto, non fu più in grado di resistere. Lui la sentì cedere, mentre in lei rinasceva una passione familiare, un desiderio nuovo, e così rimasero insieme a lungo.
Poi lei si riprese e abbassò le braccia che gli cingevano il collo per posargli le mani sulle spalle, scostandolo da sé dolcemente. — Ho vissuto troppo a lungo come se fossi entrata in quel convento che ho rifiutato, e adesso trovarmi tra le tue braccia… — Non finì la frase — Ma non ha senso, la nostra storia è finita da molto tempo, ormai.
— Non è finita ancora — rispose lui a bassa voce, scosso dalla forza del suo desiderio. — Come può essere finita? Lascia che io mi fermi qui da te, Emily, almeno stanotte. Se mi mandi via… non farlo amore, amore caro no! — e mentre la sua bocca scendeva di nuovo su quella di lei, George sentì che la resistenza della donna cedeva a una passione non meno impetuosa della sua.

La mattina dopo alle sei, nella fresca brezza mattutina, George attraversava il parco diretto a Mount Street, il cuore dilaniato dall’angoscia. Dopo una notte come quella che aveva passato, come poteva sposarsi con Sophie l’indomani? Ripensò alle ultime cose che si erano detti nella carrozza, quando l’aveva riaccompagnata a casa, e a come si era sentito inaspettatamente ottimista per il futuro. Che scherzo crudele! E Sophie non meritava certo uno sposo nello stato in cui si trovava lui adesso.

3D’altra parte che cosa poteva fare? Ormai era troppo tardi per potersi tirare indietro. Il contratto di nozze e i documenti erano stati firmati, tutto era pronto, ma al pensiero del viaggio di nozze in Olanda, George si fermò improvvisamente accanto a un albero ed ebbe voglia di sbatterci la testa contro. Che cos’avrebbe fatto? Che cosa poteva fare? Emily era viva, poco lontana da lui, e niente poteva cambiare la situazione. L’aveva tenuta tra le braccia per tutta la notte e la maturità raggiunta in tutti quegli anni passati lontani l’uno dall’altra aveva rinfocolato il suo desiderio e quello di lei. Erano stati di nuovo travolti dalla passione e avevano passato una notte di slanci erotici che non avevano mai avuto, nemmeno al culmine della loro storia passata.
Ma mezz’ora prima, mentre lo accompagnava alla porta, Emily gli aveva detto: — Questo è un addio, mio caro.
E lui si era rifiutato di accettare quel congedo definitivo. — No, è impossibile, come posso starti lontano dopo questa notte? Verrò da te quando sarò di ritorno da… — non riuscì a pronunciare le parole “luna di miele”.
— Sarebbe molto imprudente — aveva replicato lei. — È vero che noi non abbiamo mai peccato di eccessiva saggezza, vero? Ma questa volta avrò io buon senso per tutti e due. Addio, George. — E l’aveva quasi spinto fuori a forza, dicendo che la cameriera sarebbe arrivata a minuti. Al ricordo George si lasciò sfuggire un gemito e si rimise riluttante in cammino. Per fortuna non c’era molta gente in giro. Continuò a camminare per più di un’ora senza meta, sinché alla fine si diresse stancamente verso casa. Beveridge, senza manifestare la minima sorpresa, gli aprì la porta della casa di Mount Street limitandosi a dirgli che sua signoria aveva chiesto di lui.
— Ero al mio club — spiegò George. Odiava mentire, ma in quel momento gli venne in mente che d’ora in poi avrebbe dovuto ricorrere spesso alla menzogna. — Digli che sono a casa e che adesso vado nella mia camera.
Una volta nella stanza, dopo avere congedato Morgan, il suo nuovo cameriere personale, si buttò sul letto. Esausto com’era, sia fisicamente sia emotivamente, dormì tutta la mattina. A mezzogiorno il suo domestico bussò un po’ nervosamente alla porta. Morgan aveva molta soggezione del suo nuovo padrone, timoroso della sua lingua affilata e terribilmente ansioso di soddisfarlo.
— Scusatemi, signore, ma pranzerete qui? Ho saputo che sua signoria rimarrà a letto tutto il giorno per prepararsi alla giornata di domani e ha dato ordine che gli venga portato il pranzo in camera.
— Ho forse suonato per chiamarti? — replicò brusco George, alzandosi a sedere e pensando allo stato in cui si trovava. — No, non voglio pranzare. Puoi prepararmi un bagno, invece.
Poco dopo, seduto nell’acqua calda che con fatica i domestici gli avevano portato su per due rampe di scale, pensò distrattamente che a Plummers avrebbe fatto installare un bagno. La casa pareva insolitamente silenziosa e si ricordò che suo fratello aveva dovuto recarsi all’Ammiragliato, quella mattina. Il suo domestico gli aveva già preparato con cura i vestiti che avrebbe indossato per la cerimonia e George li guardò pensosamente. Morgan stava portando a lavare la biancheria che si era tolto e adesso stava tirando fuori una camicia e dei calzini puliti. Sarebbe stato un buon domestico, pensò George, giovane e volenteroso, e avrebbe presto imparato a conoscere il suo padrone e le sue esigenze, una delle quali era che non parlasse troppo. L’indomani lo avrebbe aiutato a indossare quegli eleganti abiti nuovi: giacca nera, panciotto e pantaloni marrone chiaro, di taglio perfetto, opera di Heath di Oxford Street. Sentendosi autorizzato a spendere liberamente, George si era fatto fare un guardaroba completamente nuovo e aveva trovato estremamente piacevole l’insolita esperienza di poter scegliere senza restrizioni.
Uscì dal bagno e si fece asciugare da Morgan, poi andò a salutare suo padre, lieto che nella stanza le tende fossero semichiuse a causa di quella giornata piena di sole. La notte scorsa doveva avere lasciato il segno sulla sua faccia e non voleva essere visto prima che fosse passato un po’ di tempo e si fosse ripreso.
Lord Randolph, che stava sonnecchiando, si limitò a dirgli che voleva essere in forma per il giorno dopo. — È da molto tempo che non ho giornate felici come quella di domani, mio caro ragazzo. Quella buona figliola diventerà mia figlia e rallegrerà gli ultimi giorni che mi saranno ancora concessi su questa terra.
— Dov’è Maurice?
— È andato all’Ammiragliato.
— Ah, sì, certo. Be’, cenerete solo voi due; io stasera non scendo.

4George lo lasciò, scese lentamente le scale ed entrò nello studio. Qui trovò Warburton seduto a lavorare alla scrivania.
— Buon pomeriggio, signor George. Avevate bisogno di me? Mi pare che sia tutto a posto; solo qualche conto da pagare, ma niente di preoccupante, ormai, vero?
— Ho delle lettere da scrivere — fece George con intenzione e Warburton si alzò subito, raccogliendo le sue carte.
— Queste posso finirle a casa — disse, poi allungò il braccio a stringere la mano riluttante di George, aggiungendo: — Domani sarà un gran giorno per noi tutti. Tanti auguri, signore.
Quando l’altro se ne fu andato, George si sedette, prese un foglio di carta e, dopo avere scelto una penna, non riuscì ad andare oltre a: “Mia carissima Emily”. Che cosa voleva dirle? Voleva supplicarla, implorarla di permettergli una visita dopo il suo ritorno? Dirle che sarebbe stato possibile per loro trovare un modo di stare di nuovo insieme, di nuovo amanti? Ma al pensiero delle settimane seguenti, del viaggio che aveva programmato all’Aia, Amsterdam, Bruxelles, e forse anche in Italia, posò la penna e si prese la testa tra le mani. La sua luna di miele! Santo cielo come aveva desiderato rendere felice Sophie, essere contento lui stesso, non dover più stare attento a ogni penny che spendeva! Il futuro gli era parso pieno di promesse e forse col tempo sarebbe arrivato un figlio. Tutto pareva cominciare ad andare bene, ma adesso? Quella mattina Emily gli aveva ordinato di scordarsi di lei e di quella notte, ma come poteva? Vederla là, gli splendidi capelli sciolti, in una vestaglia azzurra, l’amante seducente che non aveva mai smesso di sognare nei suoi anni d’esilio solitario, come poteva dirle addio? Ma non c’era modo di tornare indietro, era troppo tardi, e per un attimo il suo corpo fu scosso da singhiozzi senza lacrime.
Poi, controllandosi, cominciò a scrivere, strappò la lettera, ricominciò e affidò anche quel foglio al cestino, ma il terzo tentativo lo portò a termine e chiuse con la sua firma. La pregava almeno di permettergli di andare a trovarla di tanto in tanto. Il linguaggio che aveva usato in quella lettera gli era stato dettato da un bisogno così imperioso che lei non avrebbe potuto non riconoscerlo e avrebbe per forza acconsentito alla sua richiesta, pensò. Aveva appena sigillato la busta quando Maurice entrò nella stanza, seguito da Jack Fleming.
— Eccoti finalmente! — esclamò il capitano. — Che diavolo hai fatto? Hai dormito vestito? Volevo che tu venissi con me all’Ammiragliato. — Senza aspettare risposta, continuò: — Ho incontrato Jack sul Mall e siamo venuti a prenderti per portarti fuori a cena a celebrare. — Poi si interruppe di colpo. — Che succede, George? Hai un aspetto terribile. Non dirmi che Sophie si è tirata indietro e non ti vuole più sposare perché non ci crederei.
— Mio caro amico, è successo qualcosa di spiacevole? — fece Jack in tono più pacato. — Forse tuo padre…
George spostò lo sguardo dall’uno all’altro. Aveva il viso tirato e cereo. — La notizia sul giornale era sbagliata. Emily Horton non è affatto morta.
— Buon Dio! — esclamò sbigottito Maurice. — Vuoi dire che l’hai vista? E dove?
— Per strada a Knightsbridge. Ha un appartamento in quella zona e ieri sera sono andato da lei.
Qualcosa nel suo tono fece inarcare le sopracciglia a Maurice, mentre Jack lo guardava attentamente. — George, idiota che non sei altro, non c’è niente di male a spassarsela un’ultima volta prima del matrimonio, ma non con Emily Horton! Sei pazzo?
Fu Jack che, in tono stupefatto gli fece la domanda che avrebbe preferito non fare e di cui non avrebbe voluto sentire la risposta.
— Non vorrai dire che… non avrai…
Ma nessuno dei due aveva alcun dubbio che la risposta fosse affermativa.

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20 pensieri su “Una storia 12

  1. La cosa si fa seria.
    Ma tutto sempre molto bello.
    Ma cosa ti devo scrivere? Il Capitolo è talmente scritto bene che, nei fatti, lo sto vivendo con dolore.
    Emily, questo personaggio senza alcuno scrupolo, ne approfitta di George (che è innamorato e tutto preso e anche un po’ sconvolto. Bisogna capirlo) e lo sta usando con l’arma della seduzione.
    Sicuramente saranno stati anche innamorati , ma quella donna se fosse stata onesta, avrebbe dovuto capire e farsi di lato.

    Lei cede piano piano? Tsé..
    Non ci credo
    E poi George che l’incontra per strada mentre cammina? Non ci credo! Chissà da quanto tempo gli faceva la posta, mon Dieu.
    Ninni, sei riuscito a farmi innervosire e anche parecchio.
    Una storia ottocentesca, scritta con il sentimento e ambientata con intelligenza. Una storia che sta macinando i cuori di tutti.
    Non voglio scusare, poi, eccessivamente George, ma si è fatto prendere la mano.
    Però, poveretto, lui se ne era andato in esilio, sacrificandosi, proprio per lei. Le emozioni per un qualcosa che era stato tanto forte, tanto da affrontare un processo, non possono morire così semplicemente.
    No.
    Ma lei ne approfitta.
    No, Emily è odiosa.

    Sai? Non vedo l’ora di leggere di Sophie.
    Una ragazza pulita e piena di Dignità.
    Non aspetto altro, ça va sans dire…
    Scappo arrabbiatissima!!!

    Annelise
    a Paris

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  2. Io credo che misurare una storia, a prescidere dall’inizio e oppure dal suo esito sia, pressocché inutile.
    La leggo e mi appassiona. infatti vorrei condividere quanto detto dalla sig.ra Giorgia Mattei e Annelise Baum: sentirsi coinvolti emozionalmente, tanto da prendere le parti ora dell’uno, ora dell’altro, non è dato dal personaggio in se stesso, ma dall’autore che lo fa vivere,
    Siamo arrivati, caro milord, alla bellezza della partigianeria.
    I suoi personaggi, nel delinearsi, provocano quelle sensazioni.
    Bella storia, ma bravo chi ‘ha creata.
    Buon giorno

    Furio

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  3. Ciò accade spesso, Milord.
    Sei bravissimo. Non è da tutti farsi odiare perché una è troppo e una gran malcelata Zoc.. e l’altro è un fesso con la patente (più che innamorato è turbato …)
    Sì, aspetto di vedere (pardon sentire e leggere) di Sophie.
    Inutile dire che tifo per lei per Sophie..

    Buona giornata

    G.

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  4. Caro Milord, ho letto tutte le parti del vostro racconto che avete pubblicato ultimamente e che non avevo ancora letto, tutte d’un fiato e devo dire che la storia si fa sempre più interessante e intrigata. Un racconto che si legge molto volentieri da tanto è scorrevole, ma soprattutto per come state facendo svolgere la storia e le varie vicissitudini di Sophie. Un gran bel colpo di scena l’entrata di Emily, che rende il tutto ancora più interessante e che a questo punto fa porre diverse domande a chi legge.
    Cosa succederà ora??
    Il matrimonio sarà celebrato e riuscirà George a mentire continuamente a Sophie??
    Mah chissà…. sicuramente ci saranno dei risvolti molto molto interessanti.

    Complimenti, veramente una bella storia, scritta benissimo e in modo da non stancare, cosa molto importante per chi legge!!
    Cordialità a Voi carissimo.
    A presto.

    Anna

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  5. No dico…
    Gli si deve seccare l’uccello a quel cretino di un deficiente.
    Ma come, non si è accorto che Emily è una rovina famiglie?
    Dove c’é lei c’é soltanto disgarazia.
    Mamma, ma quante ce ne sono in giro…?

    Bravissimo Ninni, mi hai fatto incazzare di brutto…
    Buona giornata

    Silvia

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  6. Emily è lo specchio di un certo tipo di società arrivista e abuffina.
    Non mi sento di dare contro a George. Non completamente.
    Si è giocato, con lui, con il suo sentimento. Poveretto il colpo di binario sui denti lo ha preso lui. E se lo è preso tutto.
    ma nessuno ci pensa?
    Emily lo ha capito.
    Gioro, milord, non vedo l’ora di leggere di Sophie…
    Ser riuscissi a incrociare per stada la signora Emily saprei io cosa farle…
    Mi vergogno di essere donna certe volte.
    E tu sei stato bravissimo a scrivere di questa situazione che, a dispetto di tutto, è veramente realistica.
    Bravo.
    Se riesci a far arrabbiare la gente sei proprio bravo..
    Buona giornata
    (Il capitolo nuovo a quando? Non vedo proprio l’ora)
    Ciao

    Elena

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  7. Un capitolo appassionante per una storia che potrebbe essere veritiera.
    George non mi sembrra colpevole. E’ trasportato da quel dolore che l’amore impone a chi, come lui, è stato avvilito dalla vita.
    Vogliamo ucciderlo per questo?
    Emily è un’altro discorso.
    Mi sembra cattiva…
    Da quando è apparsa, anche con i sorrisetti, sta portando soltanto danno. Non è una cosa buona.

    Bravo Ninni.
    Un caro saluto per tutti

    Kate

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  8. Che venga chiamato “amore fedifrago” o “scappatella” è un rischio che può riguardare tutti noi e dobbiamo quindi essere preparati a riconoscerne le cause.

    Ama me ma non lascia la moglie perchè?
    Uomo sposato che tradisce la moglie mi ama?

    A tutti comunque, corteggiare, ma soprattutto essere corteggiati, crea quella sensazione di “onnipotenza”, di pace profonda con se stessi.
    Ci fa sentire bene e spesso ha poca importanza l’altra persona in sé, quello a cui teniamo davvero è il nostro compiacimento personale, è il nostro sentirci bene in quella situazione.
    Questo vale tanto per gli uomini quanto per noi donne.
    In questo caso chi sta tenendo le redini è Emily Horton.
    Lei sta facendo ballare George a suo piacimento. Si sente viva e vincitrice, pur essendo quella che ha pagato il prezzo più alto (Si George se ne è andato, ma è andato a fare il funzionario d’Ambasciata, mica lo scaricatore e poi ha conosciuto nuovi ambienti stimolanti).
    Emily, in quanto donna, è stata costretta al silenzio e alla fuga. Una brutta situazione almeno, finquando, non ha trovato il modo di rialzare la testa.
    Morto il marito, diventa vedova.
    La bella vedovella.
    Ma vuole riscattarsi…
    Lei, il milord se lo tiene stretto, ma inizia a vagliare offerte per “arrivare”.
    Emily è furbetta e George è, comunque, un povero uomo innamorato che per lei ha sofferto.
    George è innamorato della “situazione” con Emily, non di Emily.
    Perché George aveva iniziato ad apprezzare Sophie che, non è vero o almeno così sembra, sia anonima.
    Sophie è perfetta.
    Classe eleganza, ma soprattutto tanta, tantissima, dignità, ne fanno una donna di genere.
    Un sogno, un punto di riferimento per quegli uomini onesti e bravissime persone che sanno capire, individuandole.
    Una donna così non deve scappare.

    Io la vedo così e ti dico, caro Ninni, che se oggi siamo qua a discutere è grazie alla tua penna che è riuscita a suscitare reazioni.
    E che reazioni.
    Dio quanto sei bravo…
    Ciao Ninni
    Un caro saluto a tutti

    Elena

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  9. Caro Antonmaria

    Per me, che leggo il romanzo per la prima volta, è sempre davvero entusiasmante scoprire le vicende di capitolo in capitolo.
    Finora il romanzo ha avuto una certa, quasi immaginabile, evoluzione. Un matrimonio, quello di George e Sophie, che dopo tante considerazioni avrebbe dovuto accadere per certo.
    Ora, con questo capitolo, non riesco ad immaginare cosa avverrà (come ho avuto modo di dirVi, precedentemente, la mia fantasia è sempre parecchio sollecitata durante l’ attesa del capitolo che seguirà quello appena letto).
    Nel commentare questo passaggio, è difficile controllare la stizza.
    Ovviamente, non giustifico affatto George. Anzi, non capisco perché non comprenda ancora la natura di Emily. La donna è evidentemente senza scrupoli; lo fu già ai tempi della tresca: lei lo abbandonò perché, esaurito il desiderio passionale, di George non avrebbe saputo che farsene dal momento che non avrebbe potuto permetterle la vita agiata a cui mirava. Che soddisfazione, dunque, sarebbe avere accanto una donna con questa mentalità, che non ama sinceramente e che si svende per opportunità? Appunto, spero George si ravveda e comprenda che non è la donna di valori che si possa desiderare al fianco.
    Emily è abominevole, considerato che non è innamorata di George e nè lo considera facente al caso suo da sposare, appunto per la precaria condizione finanziaria dello stesso, perché ha voluto, concedendosi, far riaffiorare in lui l’ antica passione per Lei rovinandogli l’ equilibrio che si era costruito nell’ improntare un futuro con Sophie.
    Scrivo e penso a Sophie, una giovane donna con i più belli, importanti e convinti valori, con una imperturbabile Dignità e sinceramente innamorata di George. Che ingiustizia ingannarla!

    Con trepidazione attendo il seguito.
    Grazie, Antonmaria. Venire qui a leggerVi è davvero bel tempo vissuto.
    Con Stima e Affetto,

    Maria Silvia

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