Una storia 22

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5Oltre a trovare suo marito più rilassato e meno irritabile, Sophie aveva anche l’impressione che la malattia di suo padre avesse creato una nuova intesa tra loro due. Ma la speranza a cui aveva accennato Lord Randolph sembrava ancora più lontana che mai.
Vedendo che suo suocero era preoccupato per lei, cominciò a parlargli dei suoi piani per istituire una scuola nel paese. Quella più vicina era a Woodstock, molto distante, e i bambini più piccoli tornavano a casa esausti.
Alla fine di febbraio Lord Randolph decise che ormai stava abbastanza bene per poter tornare a casa. Sia George sia Sophie insistettero per convincerlo a rimanere, ma lui scosse la testa.
— Siete tutti e due molto gentili, ma comincio a sentire la mancanza di Londra e del mio club, ed è ora che io torni a casa mia.
— Questa è anche casa tua — obiettò George.
— No, adesso non più. L’ho trascurata per troppo tempo, lasciandola quasi andare in rovina, da quel vecchio testardo che ero. Adesso è tua, mio caro ragazzo, e stai facendo un ottimo lavoro con questo posto. Tornerò quest’estate. Sono sicuro che l’Esposizione mi costringerà a fuggire da Londra: folla e carrozze dappertutto, e una grande confusione anche in Mount Street, sicuramente. A proposito, vi piacerebbe venire tutti e due all’inaugurazione? Mi sono arrivati dei biglietti d’invito con la posta di stamattina.
Sophie ne fu subito entusiasta, ma George, che pareva meno attratto dall’idea, replicò che non si sarebbe mosso da Plummers se gli fosse stato possibile. Due delle sue giumente arabe erano gravide e lui aspettava con ansia l’arrivo dei puledri. — Se Leah e Jassy avranno figliato entro la fine di aprile, sarò libero di venire — fu la condizione che pose.
— Questo però non è un motivo sufficiente perché Sophie non possa venire a stare da me — affermò con fermezza Lord Randolph.
Partì dopo alcuni giorni e la vita riprese il solito andazzo. Sophie fu subito presa dai suoi piani per dotare il paese di una scuola e persino George alla sera esaminava i suoi progetti per la costruzione dell’edificio; tale era il suo interesse che, dopo aver ceduto un terreno per questo scopo, accompagnò Sophie a Oxford per parlare con un costruttore che gli era stato raccomandato. Sembrava molto più tenero con lei, dalla malattia di suo padre, e lei era di conseguenza più felice, ma desiderava sempre di più un bambino. Cercava di non pensarci troppo, impegnandosi a fondo nelle sue varie attività, ma non riusciva a togliersi dalla testa il suo sogno di vedere dei bambini che giocavano accanto al lago. George non toccava mai quell’argomento, ma lei sapeva quanto gli avrebbe fatto piacere un erede.
Comunque i giorni trascorrevano piacevolmente e loro passavano insieme le serate godendo della reciproca compagnia.
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4Con l’avvicinarsi della primavera e il clima più mite, Sophie passava sempre più tempo nel giardino e fu appunto qui, in un pomeriggio di marzo, mentre guardava il giardiniere piantare i nuovi cespugli di rose, che un aerostato e il maggiore Edgar Bryce calarono dal cielo a mandare a catafascio la sua nuova serenità.
Sophie vide da lontano il pallone: lei e Chivers lo osservarono affascinati scendere dolcemente verso di loro, un’enorme palla rosso vivido, blu e oro. Era molto simile a quello che aveva visto salire l’autunno precedente.
— Che strano aggeggio, signora — osservò Chivers. — Perché la gente abbia voglia di salire su quella specie di cesto non riesco proprio a capirlo. A me sembra maledettamente pericoloso.
— Non lo è poi tanto, in realtà. — Sophie sorrise al suo sguardo incredulo. — Io sono salita su uno di quei palloni, l’anno scorso, ma non era affatto pericoloso perché era ancorato al terreno.
Lui le lanciò uno sguardo rispettoso. — Davvero, signora? Trovo che sia stato un gesto molto coraggioso da parte vostra, anche se era legato.
— È stata un’esperienza interessante. Guarda, sembra che stia abbassandosi, ma non può atterrare qui.
Il pallone sfiorò il tetto della casa e le loro teste, ed essi videro chiaramente i due uomini dentro la navicella: uno teneva in mano la corda che controllava la valvola mentre l’altro stava liberando il rampone. Uno dei due le gridò qualcosa, ma lei non riuscì a sentire quello che le diceva e, con il rampone penzolante, l’aerostato superò il lago e gli alberi di un boschetto, atterrando oltre la loro visuale.
— Be’ che mi prenda un colpo! — esclamò il giardiniere. — Dev’essere sceso sul Campo Grande. Che cosa succederà adesso?
— Santo cielo! — Sophie salì i gradini della terrazza, cercando di vedere che cosa stesse succedendo, ma il pallone non si vedeva. — Forse è meglio che andiamo a vedere se è atterrato senza incidenti. Spero che non si sia fatto male nessuno.
La navicella pareva aver toccato terra senza complicazioni. Il rampone si era impigliato nel folto di un gruppo di ontani incolti. Il grande pallone adesso si stava rapidamente sgonfiando, lasciandosi cadere di lato, sbatacchiando come un mostro incontrollabile in mezzo a un garbuglio di corde. I due uomini erano già impegnati a far uscire il resto dell’aria calda, badando che non si lacerasse l’involucro.
— Siete feriti? — chiese loro Sophie, mentre lei e Chivers attraversavano di corsa il cancelletto ed entravano nel campo — Avete deciso voi di atterrare qui?
Il più anziano dei due si raddrizzò e venne verso di lei. — Grazie, signora, molto gentile. Nessuno di noi due è ferito e nemmeno il pallone ha subito danni. Era quasi finito il gas e così quando abbiamo visto la grandezza di questo campo, siamo scesi giusto in tempo. Devo scusarmi per essere entrato in una proprietà privata, perché immagino che questo terreno faccia parte del podere di quella grande casa, o sbaglio?
Sophie si ricordò della sua tenuta da giardinaggio, con il grande grembiule e il largo cappello legato sotto il mento con una sciarpa, e si chiese se l’uomo non l’avesse scambiata per una domestica.
— Sì, il campo è nostro — gli rispose. — Ma quello che conta è che voi siate atterrati sani e salvi. Dev’essere difficile governare qualcosa che ha una specie di sua volontà propria.
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3L’altro le sorrise. Questa volta non la prendeva certo per una domestica. — Non è sempre facile, ma io ho una grande esperienza. Permettetemi di presentarmi, sono il maggiore Edgar Bryce, al vostro servizio.
— Sono venuta a vedere un’Esposizione di palloni vicino a Oxford, l’anno scorso. Erano i vostri? — Adesso che aveva il tempo di guardarlo bene vide un uomo di una quarantina d’anni, di media altezza, dal corpo solido e ben fatto; aveva folti capelli ricci castano scuro, un paio di baffetti ben curati e uno sguardo acuto negli occhi nocciola. Era vestito in modo vistoso, con una giacca verde chiaro dal colletto di velluto, pantaloni e panciotto a scacchi e una camicia ornata di “volants”. Certo era un uomo che si faceva notare, e adesso ricordò di averlo visto in lontananza quel giorno, mentre accompagnava sul pallone in ascesa parecchi passeggeri eccitati, fra i quali Charlie Layton.
Lui le fece un leggero inchino. — Sono lieto di saperlo, signora. Siete salita anche voi? Non ricordo…
— Solo sul pallone legato, ma l’esperienza mi è piaciuta molto. Un giorno o l’altro, forse…
Intanto si era avvicinato il compagno del maggiore Bryce, che si era assicurato che il pallone fosse bene appiattito a terra e che fu presentato come Stephen Fox. Stringendo la mano a quel giovanotto dal viso fresco, Sophie gli disse: — Mi ricordo di voi, signore, dall’autunno scorso. Io sono la signora Randolph e quella è la nostra casa. Avete sorvolato il tetto con molta grazia, anche se a un certo punto temevo proprio che ci sareste atterrati sopra.
— Cerco sempre di evitare cose del genere — rispose ridendo il maggiore. — Ma è da parecchi anni che volo sui palloni e, benché di incidenti me ne siano capitati, grazie al cielo finora non ho mai concluso il volo sul tetto di nessuno.
— Ah, sì, adesso ricordo — fece Sophie ridendo anche lei. — I Palloni di Bryce, ho visto la vostra insegna. Ma adesso che cosa ne farete del pallone?
— Dobbiamo trovare un carro, oppure il giovane Stephen potrebbe andare a noleggiare un cavallo da qualche parte e portarmi in groppa fino a casa vicino a Henley per poter andare a prendere il nostro, se ce ne darete il permesso, naturalmente.
— Ma certo — rispose subito lei. — E potete usare uno dei nostri vecchi carri. Oggi mio marito è via, ma sono sicuro che non avrebbe obiezioni.
— E il suo nome è … ?
— George Randolph, signore. È il figlio maggiore di Lord Randolph, che è il vero proprietario di Plummers e di queste terre.
Vide negli occhi dell’altro un guizzo, subito represso, che la spinse a chiedergli se lo conoscesse.
— Ho sentito parlare di Lord Randolph — rispose il suo inaspettato ospite. — Ma non ho mai avuto il piacere di fare la sua conoscenza. Vivo solo da pochi anni nell’Oxfordshire, e a quanto avevo sentito sua signoria abitava a Londra e questo posto era caduto in rovina.
— Sì, ma poi siamo arrivati noi l’estate scorsa. — Non le venne in mente di chiedergli se conosceva George, perché era sicura che in tal caso lui glielo avrebbe detto. Tuttavia per un attimo aveva visto apparire una strana espressione sul volto di Bryce, quando lo aveva nominato. Se lo avesse conosciuto meglio, avrebbe subito riconosciuto un lampo di malizia, una particolarità del suo carattere che gli aveva procurato non pochi guai. Ma lei non vide altro che un uomo piacente dai modi accattivanti.
Dopo aver mandato Chivers a cercare un carro adatto, Sophie non ebbe esitazioni a invitare il maggiore a bere un tè a casa, mentre Stephen preparava il pallone per il trasporto.
L’uomo accettò, e, lasciando al suo assistente il compito di supervisionare le operazioni di piegatura e di carico, la seguì nella casa. Togliendosi in fretta il grembiule e il brutto cappello, Sophie suonò per il tè. Quando arrivò, Bryce si sedette sulla poltrona di George, bevve il suo tè e rispose alle domande sul volo in pallone.
— Se faccio un’ascensione dal terreno di casa mia — le spiegò — non ho una fonte a cui collegare il gasdotto, così devo usare dei contenitori metallici per l’idrogeno, che è caro ma rende di più. Il gas di carbone è poco affidabile e varia di qualità… ma scusate, non credo che questi aspetti tecnici possano interessare una signora.
— Li trovo interessanti, invece. Dopo aver visto la vostra Esposizione ho letto uno scritto dei fratelli Montgolfier, sono stati loro gli iniziatori di tutto, vero? E l’ho trovata una storia affascinante, piena di ingegno e coraggio.
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3L’uomo era rilassato e aveva uno sguardo divertito negli occhi castani. — Dovete permettermi di offrirvi un volo un giorno o l’altro, signora, per contraccambiare la vostra ospitalità. Durante l’Esposizione avrò la possibilità di effettuare un’ascensione da Hyde Park. È possibile che siate a Londra in quel periodo?
Sophie rispose che lei e George sarebbero stati ospiti di Mount Street per l’inaugurazione e lui la pregò di presenziare all’ascensione. Sorridendo Sophie gli promise che, se fosse stato possibile, lei e suo marito sarebbero venuti, cosa che, per qualche strano motivo, parve divertirlo.
Mentre si guardava intorno e ammirava quella stanza spaziosa, con evidenti segni di prosperità, Bryce fece qualche osservazione a proposito dei bei quadri e delle preziose porcellane esposte in una vetrina. Completamente a suo agio, Sophie gli raccontò dello stato in cui avevano trovato Plummers l’estate prima e dell’esercito di operai a cui avevano dovuto fare ricorso.
— Naturalmente c’è ancora molto da fare. Siamo partiti dalla ristrutturazione delle stalle perché sono i cavalli l’interesse principale di mio marito, e in particolare dei cavalli arabi che ha importato dal Marocco. Quanto a me, adesso che arriva l’estate la mia principale preoccupazione è il giardino. Forse ho bisogno che il signor Paxton mi costruisca una nuova serra.
L’altro si mise a ridere. — Non siete sposata da molto, immagino? — le chiese.
— No — rispose Sophie, sicura di essere leggermente arrossita. — Dall’estate scorsa. Mio padre è dottore a Clapham e, anche se abbiamo una casa molto confortevole, venire qui è stato un grande cambiamento per me.
— Dev’essere un’impresa tale da mettere alla prova qualsiasi signora, ma devo dire che questa stanza mostra un gusto eccellente.
Lei lo ringraziò per il complimento, chiedendogli a sua volta se era soddisfatto del suo recente trasferimento.
— Uno zio mi ha lasciato la sua casa, una dimora piccola e confortevole con un bell’appezzamento di terreno, l’ideale per le mie necessità: una casa grande con poca terra sarebbe stata inutile per me: i miei palloni esigono vasti spazi.
Tutto di lui trasudava successo e sicurezza di sé e Sophie pensò che probabilmente l’uomo aveva anche ereditato una somma considerevole che gli permetteva di dedicarsi al suo passatempo. Ma il resto del discorso di Bryce la convinse che i suoi palloni non erano per lui solo un semplice diversivo.
Mentre le elencava le molteplici potenzialità degli aerostati, per esempio la possibilità di usarli per scopi militari, oltre che per gite di piacere, il maggiore osservò che la gente pareva sempre desiderosa di guardarli e spesso prendeva parte attiva allo spettacolo, e che già avevano avuto un’accoglienza entusiastica in America.
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4Arrivò il signor Fox annunciando che stava per partire con il carro e, con grande sorpresa di Sophie, il suo ospite non diede segno di volerlo seguire.
Così rimasero seduti a chiacchierare, e Sophie cominciò a chiedersi se l’uomo non stesse aspettando il ritorno di George. Che motivo poteva avere di volerlo conoscere, se non per ringraziarli entrambi della loro ospitalità? Si stava appunto chiedendo se non era il caso di invitarlo a cena quando con un certo sollievo sentì che George era arrivato.
— È tornato mio marito — esclamò, anche se la voce di George nell’ingresso rendeva superflua quella spiegazione. — Sarà lieto di fare la vostra conoscenza, maggiore Bryce.
— Voi dite, signora? — fece l’altro, risposta che lei trovò piuttosto strana. Ma capì ben presto che cosa intendesse.
La porta si aprì e George entrò, ben disposto a mostrarsi cortese nei confronti del visitatore inaspettato di cui il signor Street ignorava il nome. Ma si fermò impietrito sulla soglia, la faccia accesa da un improvviso flusso di sangue.
— Buon Dio!
— La stessa esclamazione che è venuta in mente a me! — Bryce si alzò in piedi. — Be’, è proprio una strana coincidenza, Randolph. Non vi tendo la mano perché prevedo la vostra reazione.
— E avete maledettamente ragione — replicò George. — Che diavolo credete di fare qui a casa mia? Prima ve ne andrete meglio sarà.
Sophie era stata presa da un grande stupore, mentre assisteva a quella scena. — Che cosa significa tutto ciò, George? — chiese dopo qualche istante. Il maggiore è qui perché l’ho invitato io.
— Ma io no. — George non si era mosso dalla porta e rimaneva là fermo, la mano ancora sulla maniglia.
— È evidente che tu e il maggiore Bryce vi conoscete — esclamò Sophie, spostando lo sguardo dall’uno all’altro. — Anche se lo ignoravo, fino a questo momento. E voi — fece, rivolgendosi a Bryce — non mi avevate detto che…
— Non me l’avevate chiesto — fu la sua divertita risposta, e lei si chiese che cosa trovasse di buffo in quell’incontro per farlo sorridere in quello strano modo. — Quando sono atterrato questo pomeriggio — continuò Bryce — non avevo idea di chi fosse questa proprietà, ma devo ammettere che appena me lo avete detto, ho ceduto alla tentazione di cogliere alla sprovvista vostro marito, per vedere come fosse cambiato in questi ultimi sette anni. Il tempo ha operato grandi cambiamenti su di lui. Grazie a questo posto, mi sembra — e inclinò con grazia il capo — e a una moglie incantevole.
— Be’ — ribatté Sophie, ben poco ammansita dal complimento — trovo che vi siete comportato in maniera subdola. Quanto a te, George, il maggiore è nostro ospite, quindi vieni a sederti.
— L’ultima cosa che voglio è stare in sua compagnia — sbottò scortesemente George. — Tu non sai nulla di questa storia, quindi ti pregherei di lasciarci soli.
3Bryce si buttò su quella sfortunata ammissione. — Ah, così non ne sa nulla? Questo è tipico da parte vostra, Randolph, sempre il solito bugiardo. È un’arte in cui siete un maestro, quella dell’inganno. Dunque non avete detto niente del vostro passato alla signora, eh? — Il maggiore cominciava a divertirsi, non c’era niente che gli piacesse di più di una baruffa.
Ricordandosi che la porta era ancora aperta e che orecchie curiose potevano sentire la conversazione, George la richiuse ed entrò nella stanza. — Quello che ho detto o che ho taciuto a mia moglie non vi riguarda. Ma voi siete un vile mentitore quando insinuate che io l’abbia ingannata. Naturalmente lei è al corrente della storia a cui alludete, anche se a grandi linee. Non ho ritenuto necessario entrare nei dettagli — concluse seccamente.
Edgar Bryce posò il gomito sul ripiano del caminetto e si mise a ridere. — Ah, delle mezze verità. Be’, siete sempre stato un bastardo disonesto, e a quanto pare non siete cambiato. Comunque io vi considero in parte responsabile del suicidio del mio amico.
Con un’esclamazione sbigottita Sophie lanciò un’occhiata a George, la cui faccia era cupa di rabbia mentre attraversava a grandi passi la stanza.
— Come osate? E in casa mia, per giunta! — Poi, ricordandosi della presenza della moglie che se ne stava là irrigidita dallo stupore per quello che sentiva, le ordinò di uscire dalla stanza. — Ti ho già pregata di lasciarci, voglio ricacciare i denti in gola a quel bastardo!
Lei non si mosse, ma rimase a guardare inorridita quei due uomini, uno cinicamente divertito, l’altro che ribolliva di emozioni che la lasciavano stupefatta. Comunque con molto buon senso si rifiutò di obbedirgli. — No2 di certo. Finché rimango qui spero che non ti comporterai come un ragazzino. Che cos’è tutta questa storia?
— Lascia perdere — le rispose George con voce tremante. — Obbediscimi, per favore.
— Non credo che lo farò finché non ti sarai calmato un po’. Maggiore Bryce, forse sarebbe meglio che foste voi a lasciarci.
— Volentieri — replicò questi in tono sardonico. — Credo di aver ottenuto abbastanza in un solo pomeriggio!
— L’avevate programmato? — chiese George. — Siete atterrato di proposito sul mio terreno su quell’abominevole aggeggio?
Il maggiore si strinse nelle spalle. — No, questo è successo per caso. Non avevo idea che giocaste a fare il signorotto di Plummers, anche se sapevo che era di proprietà di vostro padre. Che coincidenza, non vi pare? Così abbiamo avuto l’opportunità di sfogare tutto il nostro rancore per quello che è successo in passato. — E guardando Sophie continuò: — È chiaro che vostro marito non è stato del tutto franco con voi, signora, perché non credo che voi sappiate quello che c’è stato tra noi.
George avanzò a grandi passi, rovesciando il fragile tavolino da tè e tutto quello che c’era sopra. E al di sopra del rumore della porcellana che si rompeva, risuonò lo schiocco di un ceffone sulla guancia del maggiore.
Sophie rimase senza fiato e ancora più sbigottita quando Bryce contraccambiò lo schiaffo senza la minima esitazione.

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14 pensieri su “Una storia 22

  1. Caro Antonmaria

    Leggevo col sorriso l’ inizio del capitolo, contenta della serenità nell’ andamento coniugale di George e Sophie, dopo qualche mese dalle nozze. Risolta la malattia di Lord Randolph, sembravano in una nuova fase che poteva lasciare ben sperare per la coppia.
    Che cambio e colpo di scena, poi!
    Più che letti, i dialoghi è come se li avessi assistiti; perché, Antonmaria, avete reso benissimo lo stato dei tre personaggi principali del capitolo:
    – George che, ricevendo a sorpresa il colpo basso di Bryce che lo raggiunge nella sua residenza, è adirato al massimo e teme per la sua posizione rispetto la moglie, alla quale non aveva mai rivelato i dettagli della sua remota tresca con Emily.
    -Sophie, nello sconcerto totale perché non avrebbe mai immaginato che il maggiore e George si conoscessero e che, quell’ ospitalità al malcapitato per l’ apparente panne dell’aerostato, avrebbe causato una lite furibonda tra i due. Vorrebbe spiegazioni dal marito, come sarebbe giusto perché ombre in una coppia non dovrebbero essercene. Dopo lo stupore, la riflessione ed il conseguente avvilimento per il crollo delle illusioni che aveva maturato sulla lealtà del marito, che stesse affezionandosi a lei e che, magari, presto avrebbe potuto essere possibile esaudire il suo desiderio di maternità.
    -Il maggiore Bryce, invece, è evidentemente compiaciuto della riuscita del suo piano. È incredibile la versione dell’ atterraggio avvenuto fortuitamente su Plummers. Gode sicuramente della zizzania portata nella coppia. Non mi è, a tuttora, chiara la finalità di tale sceneggiata; forse ha qualche mira su Emily e teme che la donna e George siano di nuovo amanti?

    Come detto, si assiste ad una rappresentazione letteraria che appaga l’ assimilazione delle situazioni, per la meticolosa definizione dei dialoghi, delle azioni e reazioni dei personaggi. Siete sempre Meraviglia, Antonmaria.
    Grazie.
    Con Stima e Affetto,

    Maria Silvia

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  2. Arrivano i problemi.
    Mi sembrava un po’ troppo rose e fiori.
    George è un illuso che però pecca di arroganza mentale.
    Sophie è la classica ragazza cresciuta nella bambagia che, dopo sposata, si scontra con la realtà. Quella cruda.
    Adesso, però, le cose si complicano.
    Sto friggendo per sapere come continua.
    Ciaoooo
    🙂

    Isabella

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  3. Qualche anno fa, forse, un atteggiamento così “risoluto” sarebbe stato condannato senza remore. Figuriamoci durante l’epoca vittoriana.
    Per cui, spero, di aver raccolto tutta la drammaticità di quanto lei ci racconta. Quella drammaticità che lei ci sta raccontando come un cronista, un Notaio, attento agli eventi e loro mutazioni.
    Proprio bravo.
    Buon pomeriggio

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  4. Un capitolo degno, pieno e soprattutto importante per tutta la storia.
    Capisco che qua si pretende e quello che scrive sei tu.
    Ma sei bravo e sai misurare la temperatura a tutti.
    Bellissimo.
    Sarà dura attendere fino al prossimo capitolo.
    Buona giornata

    Your Lilly

    🙂

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  5. Finalmente qualcuno che gliele sbatte sul muso a quello str+++ di George. Un farabutto che si fa i caxx suoi e che non vuole saperne di essere una persona per bene. Emily (quella troy) gli piace, sbava se la porta a letto (e la zoxx che ci sta, ma poi fa la preziosina).
    Sophie che soffre ma, da gran signora e non sa cosa fare.
    Anzi glielo dico io cosa fare.
    Presente Bobbit?😉

    Spero soltanto che, il Maggiore Bryce, gli rompa il sedere a botte. Ma che caxx vuole? Prima cornificano il marito e dopo vuole ragione?
    George vaxxanc!
    Ciao Ninni.🙂

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  6. Da qualunque lato la si osservi e la si viva, questa vicenda avvolge i sensi del lettore e colpisce diritto nel cuore delle emozioni che riesce a suscitare.
    I dialoghi sono serrati e l’atmosfera che si respira avvicina la mente ai luoghi in cui la vicenda si snoda e prende forma.

    Appassionanti poi, i diversi personaggi, guidano e sorreggono tutta la trama con i loro intrecci passionali e la spiccata linearità degli atteggiamenti e delle intenzioni.
    Di questo capitolo apprezzo soprattutto la personalità che “appare” del Maggiore, dal suo insolito vestiario, all’eccessiva quanto decisa impertinenza di comportamento. Questa sua malcelata volontà di sfida e questo suo porsi con aria canzonatoria e beffarda con la certezza di colpire nel segno in direzione di George e delle sue bugie.

    Mi piace altresì l’evoluzione del personaggio di Sophie che pare pian piano svegliarsi dal quel sonno e da quella vita, che con la vita reale poco c’entra davvero.

    E il vostro stile scrittorio Milord, così fluido, scorrevole ed impeccabile; rende ogni capitolo assai pregevole, stimolando curiosità ed impazienza nei confronti di un seguito che, fuor di ogni dubbio, sarà ricco di sorprese ed estremamente interessante.

    I Miei Rispetti
    Ni’Ghail

    Slàn

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  7. Ecco l’azione portata dal Milord.
    Bryce e George, la medesima faccia di due lati della medesima medaglia.
    Un capitolo, questo, che fa riuflettere e che induce a pensare sulla vita e su quelle certezze che la vita stessa prima ti fa avere e dopo ti nega.

    George George, non essere così volubile.
    Sophie potrebbe stancarsi e tutto quell’amore che riversa potrebbe diventare un’arma a doppio taglio.
    Un capitolo bello e potente.
    Buon pomeriggio

    Annelise
    Milano, 4 gennaio 2016

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