La traviata

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” Ah della traviata sorridi al desìo
a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio “
(Violetta, atto III scena IV)

La traviata è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.
È basata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas (figlio), che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo.
Viene considerata parte di una cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi, assieme a Il trovatore e a Rigoletto.
Fu in parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, sul lago di Como.
La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice il 6 marzo 1853 ma, a causa forse di interpreti carenti e – probabilmente – per il soggetto allora considerato scabroso, non si rivelò il successo che il suo autore si attendeva; fu ripresa il 6 maggio dell’anno successivo a Venezia al Teatro San Benedetto in una versione rielaborata e con interpreti più validi, come Maria Spezia Aldighieri e finalmente, diretta dal compositore, riscosse il meritato successo.
A causa della critica alla società borghese, l’opera, nei teatri di Firenze, Bologna, Parma (10 gennaio 1855 nel Teatro Regio di Parma come Violetta), Napoli e Roma, fu rimaneggiata dalla censura e messa in scena con alcuni pezzi totalmente stravolti.
Sempre per sfuggire alla censura, l’opera dovette essere spostata come ambientazione cronologica dal XIX al XVIII secolo.
Secondo i dati pubblicati da Operabase nel 2013 è l’opera più rappresentata al mondo nelle ultime cinque stagioni, con 629 recite.

Trama
La copertina del libretto in una edizione popolare dell’Edizioni Madella di inizio novecento
Ti prego dunque di adoperarti affinché questo soggetto sia il più possibile originale e accattivante nei confronti di un pubblico sempre teso a cercare in argomenti inusuali un confine alla propria moralità
(Giuseppe Verdi nella lettera a Francesco Maria Piave sulla trama della Traviata)

Atto I
(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV)
Dopo un profondo e toccante preludio, il sipario si apre mostrando un elegante salone della casa parigina di Violetta Valery, dove lei, donna di mondo, attende gli invitati. Violetta saluta tra gli altri, Flora Bervoix e il visconte Gastone de Letorières, che le presenta Alfredo Germont, spiegandole che è un suo grande ammiratore e che durante la sua recente malattia si era recato spesso nella sua casa per ricevere notizie. Dopo aver chiesto spiegazioni per il comportamento ammirevole di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa sollecitudine del giovane; il Barone, irritato, mostra il suo disappunto a Flora. Poco dopo Violetta, propone un brindisi, al quale si unisce subito Alfredo, seguito dagli altri invitati, che cantano gioiosamente le lodi del vino e dell’amore.
Si ode quindi della musica provenire dalle altre stanze; Violetta invita gli ospiti a recarsi nella sala accanto. Uscendo, però, si sente male. Sedendosi, invita gli ospiti ad avviarsi e promette di raggiungerli subito. Guardandosi allo specchio, Violetta nota il suo pallore e allo stesso tempo si accorge di Alfredo, che si è trattenuto ad aspettarla. Egli la rimprovera per aver trascurato la sua salute e poi confessa di amarla. Colpita, Violetta chiede da quanto egli l’ammiri. Alfredo risponde che l’ama da un anno, dalla prima volta in cui l’ha vista felice. Incapace di provare vero amore, Violetta propone una semplice amicizia, ma quando Alfredo sta per allontanarsi gli porge un fiore, invitando il giovane a riportarglielo il giorno seguente. Alfredo si allontana felice. Intanto giungono dalla stanza vicina gli ospiti che prendono congedo da Violetta, ringraziandola per la bella e allegra serata. Ormai sola, Violetta nota con incredibile sorpresa che le parole di Alfredo l’hanno scossa. Incerta, decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, come una cortigiana e di rinunciare ad essere finalmente amata seriamente.

Atto II
(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena VII, Scena VIII, Scena IX, Scena X, Scena XI, Scena XII, Scena XIII, Scena XIV, Scena XV)
Quadro I
Alfredo è contento della sua vita con Violetta (De’ miei bollenti spiriti), quando sopraggiunge Annina, la domestica di lei. Interrogata da Alfredo, ella ammette di essere stata a Parigi per vendere tutti i beni della sua padrona coi quali poter pagarelyricsoulwithflowers1112-1 le spese di mantenimento della casa. La somma ammonta a 1.000 luigi e Alfredo promette di andare lui stesso a sistemare gli affari e raccomanda ad Annina di non far parola del loro dialogo con Violetta. Una volta solo, Alfredo si incolpa per la situazione finanziaria (Oh mio rimorso! Oh infamia!)
Violetta entra in scena ed il suo cameriere, Giuseppe, le porge una lettera di invito per quella sera ad una festa presso il palazzo di Flora. Subito dopo Giuseppe annuncia la visita di un signore. Violetta ordina di farlo entrare, credendolo il suo avvocato. È invece Giorgio Germont, il padre di Alfredo, che l’accusa duramente di voler spogliare Alfredo delle sue ricchezze. Violetta allora gli mostra i documenti che provano la vendita di ogni suo avere per mantenere l’amante presso di lei ed il vecchio signore capisce la situazione. Pur convinto dell’amore che lega Violetta al figlio, egli le chiede un sacrificio per salvare il futuro dei suoi due figli. Germont spiega che ha anche una figlia e che Alfredo, se non torna subito a casa, rischia di mettere in pericolo il matrimonio della sorella (Pura siccome un angelo). Violetta così propone di allontanarsi per un certo periodo da Alfredo; ma non basta e il vecchio Germont le chiede di abbandonarlo per sempre. Violetta, senza parenti né amici e provata dalla tisi, non può accettare. Germont le fa allora notare che quando il tempo avrà cancellato la sua avvenenza (Un dì quando le veneri), Alfredo si stancherà di lei, che non potrà trarre nessun conforto, non essendo la loro unione benedetta dal cielo. Stremata, Violetta accetta di lasciare Alfredo.
Rimasta sola, Violetta scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo; non appena terminata la lettera, Alfredo entra agitato perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l’amore di Alfredo (Amami Alfredo), fugge. Alfredo si insospettisce della fuga di Violetta, e riceve la lettera (dal cocchio in partenza) che lei poco prima stava scrivendo. “Alfredo, al giungervi di questo foglio…” è quanto legge e quanto basta per fargli capire che Violetta lo ha lasciato. Quando vede l’invito di Flora sul tavolo, capisce che Violetta è alla festa, e, infuriato, decide di recarvisi anche lui, nonostante le suppliche del padre (Di Provenza il mar, il suol).
Quadro II
Alla festa a casa di Flora Bervoix si vocifera della separazione di Violetta e Alfredo. Durante i festeggiamenti per il carnevale, Alfredo arriva per cercare Violetta, e successivamente Violetta arriva accompagnata dal barone. Alfredo, giocando, insulta in modo indiretto Violetta, scatenando l’ira del barone, che lo sfida ad una partita di carte. Il barone perde ed Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede un colloquio con Alfredo, durante il quale lo supplica di andare via e, mentendogli, dice di essere innamorata del Barone. Alfredo, sdegnato, chiama tutti gli invitati (Or testimon vi chiamo che qui pagata io l’ho), e getta una borsa di denaro ai piedi di Violetta, che sviene in braccio a Flora. Tutti inveiscono contro Alfredo, e arriva il padre che lo rimprovera del fatto. Il barone decide di sfidare a duello Alfredo. Alfredo è innamorato di Violetta che a sua volta dichiara di amarlo.

Atto III
(Scena I, Scena II, Scena III, Scena IV, Scena V, Scena VI, Scena ultima)
La scena si svolge nella camera da letto di Violetta. La tisi si fa più acuta e ormai il dottor Grenvil rivela ad Annina che Violetta è in fin di vita (La tisi non le accorda che poche ore). Violetta, sola nella sua stanza, rilegge una lettera che custodiva vicino al petto, nella quale Giorgio Germont la informava di aver rivelato la verità ad Alfredo e che il suo amato, in viaggio in un paese lontano, sta tornando da lei. Verdi accompagna il parlato della protagonista con un violino solista che accenna il canto d’amore di Alfredo del primo atto Di quell’amor ch’è palpito. Violetta sa che è troppo tardi ed esprime la sua disillusione nella romanza Addio, del passato bei sogni ridenti.
Per contrasto, all’esterno impazza il carnevale. Annina porta una buona notizia: è arrivato Alfredo, che entra, abbraccia Violetta e le promette di portarla con sé lontano da Parigi (Parigi, o cara…). Giunge anche Giorgio Germont, che finalmente manifesta il suo rimorso. Violetta chiama a sé Alfredo e gli lascia un medaglione con la sua immagine, chiedendogli di ricordarsi sempre di lei. Per un momento Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto, ma subito cade morta sul canapè.

Organico orchestrale
La partitura di Verdi prevede l’utilizzo di:
ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti
4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, cimbasso
timpani, grancassa, piatti, triangolo
archi

Banda:
2 ottavini, 4 clarinetti
2 corni, 3 trombe, 2 tromboni, cimbasso
grancassa, tamburello, castagnette
arpa
2 contrabbassi

Brani celebri
Il librettista Francesco Maria Piave
Atto I
Preludio
Libiamo ne’ lieti calici – Violetta, Alfredo e coro
Un dì felice, eterea – Alfredo e Violetta
È strano! È strano…Follie! Delirio vano è questo…Sempre libera – Violetta

Atto II
De’ miei bollenti spiriti – Alfredo
Pura siccome un angelo – Germont e Violetta
Che fai?/ Nulla / Scrivevi?… Amami Alfredo – Alfredo e Violetta
Di Provenza il mar, il suol, – Germont
Noi siamo zingarelle/È Piquillo un bel gagliardo – Coro
Mi chiamaste? Che bramate? – Alfredo e Violetta
Qui testimon vi chiamo
Finale

Atto III
Teneste la promessa – Violetta
Addio, del passato bei sogni ridenti – Violetta
Parigi, o cara – Alfredo e Violetta
Gran Dio! Morir sì giovane – Violetta

Numeri musicali
Atto I
1 Preludio
2 Introduzione
Introduzione Dell’invito trascorsa è già l’ora… (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena I-II

La Traviata – Atto I – Libiamo ne’ lieti calici
Brindisi Libiam ne’ lieti calici (Alfredo, Violetta, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena II
Valzer Che è ciò? – Non gradireste ora le danze? (Violetta, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Alfredo, Coro) () Scena II-III
Duetto Un dì, felice, eterea (Alfredo, Violetta) Scena III
Stretta dell’Introduzione Si ridesta in ciel l’aurora (Coro) Scena IV
3 Aria di Violetta
Scena È strano!… è strano!… (Violetta) Scena V

Lucrezia Bori, Giuseppe Verdi, Ah! fors’è lui (La traviata)

Verdi – Melba – Ah, fors’è lui (Violetta, La Traviata) – 1907
Aria Ah, fors’è lui che l’anima (Violetta) Scena V
Tempo di mezzo Follie!… follie!… (Violetta) Scena V

Verdi – Melba – Sempre libera (La Traviata) – 1904
Cabaletta Sempre libera degg’io (Violetta) Scena V

Atto II
Scena e Aria di Alfredo
Scena Lunge da lei per me non v’ha diletto! (Alfredo) Scena I (Allegro vivo in La Minore)
Aria De’ miei bollenti spiriti (Alfredo) Scena I
Tempo di mezzo Annina, donde vieni? (Alfredo, Annina) Scena II
Cabaletta Oh mio rimorso!… Oh infamia… (Alfredo) Scena III
Scena e Duetto di Violetta e Germont
Scena Alfredo? – Per Parigi or or partiva (Violetta, Annina, Giuseppe) Scena IV-V
Scena Madamigella Valery? (Violetta, Germont) Scena V
Duetto Pura siccome un angelo (Germont, Violetta) Scena V
Transizione Non sapete quale affetto (Violetta, Germont) Scena V
Cantabile Un dì, quando le veneri (Germont, Violetta) Scena V
Transizione Così alla misera (Violetta, Germont) Scena V
Cantabile Dite alla giovine sì bella e pura (Violetta, Germont) Scena V
Tempo di mezzo Or imponete – Non amarlo ditegli (Violetta, Germont) Scena V
Cabaletta Morrò!… la mia memoria (Violetta, Germont) () Scena V
Scena, Duettino e Aria di Germont
Scena Dammi tu forza, o cielo! (Violetta, Alfredo, Annina) Scena VI
Duettino Ch’ei qui non mi sorprenda… (Violetta, Alfredo) Scena VI
Scena Ah, vive sol quel core all’amor mio!… (Alfredo, Giuseppe, Commissario) Scena VII-VIII
Aria Di Provenza il mare, il suol (Germont) Scena VIII
Tempo di mezzo Né rispondi d’un padre all’affetto? (Germont, Alfredo) Scena VIII
Cabaletta No, non udrai rimproveri (Germont, Alfredo) Scena VIII
Finale II
Scena Avrem lieta di maschere la notte (Flora, Marchese, Dottore) Scena IX
Coro Noi siamo zingarelle (Coro di Zingare, Flora, Marchese) Scena X
Coro Di Madride noi siam mattadori (Coro di Mattadori, Gastone) Scena XI
Seguito del Finale II Alfredo!… Voi!… – Qui desiata giungi… (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XII
Scena e Duettino Invitato a qui seguirmi (Violetta, Alfredo) Scena XIII
Transizione Ne appellaste?… che volete? (Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XIV
Arietta Ogni suo aver tal femmina (Alfredo) Scena XIV
Coro Oh, infamia orribile (Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XV
Largo del Finale II Di sprezzo degno se stesso rende (Germont, Violetta, Alfredo, Flora, Gastone, Barone, Marchese, Dottore, Coro) Scena XV

Atto III
New York Philharmonic – Arturo Toscanini – La traviata – Preludio – Atto III –
Preludio
Scena e Romanza di Violetta
Scena Annina?… – Comandate?… (Violetta, Annina, Dottore) Scena I-II-III
Declamato Teneste la promessa… (Violetta) Scena IV
Scena Attendo, attendo… né a me giungon mai!… (Violetta) Scena IV
Romanza Addio, del passato bei sogni ridenti (Violetta) Scena IV
10 Baccanale
Coro Largo al quadrupede (Coro di Maschere) Scena IV
11 Duetto di Violetta e Alfredo
Scena Signora… – Che t’accadde? (Annina, Violetta) Scena V
Tempo di attacco Alfredo! – Colpevol sono… so tutto, o cara… (Violetta, Alfredo) Scena VI
Duetto Parigi, o cara, noi lasceremo (Alfredo, Violetta) Scena VI
Tempo di mezzo Ah, non più… a un tempio… (Violetta, Alfredo) Scena VI
Cabaletta Gran Dio!… morir sì giovine – Oh mio sospiro e palpito (Violetta, Alfredo) Scena VII
12 Finale ultimo
Scena Ah, Violetta! – Voi, signor!… (Germont, Violetta, Alfredo) Scena VIII
Concertato Prendi: quest’è l’immagine – No, non morrai, non dirmelo (Violetta, Alfredo, Germont, Annina, Dottore) Scena VIII
Scena ultima È strano!… – Che! – Cessarono gli spasmi del dolore (Alfredo, Violetta, Germont, Annina, Dottore) Scena VIII

I ruoli vocali
Caratteri generali della vocalità verdiana
La vocalità delle opere verdiane presenta caratteri che variano dai primi agli ultimi lavori. All’inizio della sua carriera, Verdi fu soprannominato “Attila delle voci”: la critica lo accusava di non saper comporre per i cantanti, di non essere in grado di gestire il rapporto tra strumenti e voci e di esser fuori dagli schemi compositivi che avevano caratterizzato le opere degli altri autori (Donizetti, Bellini, Rossini). A differenza dei suoi colleghi compositori, Verdi prediligeva timbri realistici, considerandoli più espressivi. Tra i suoi primi modelli vi furono Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti, ma ben presto se ne discostò adottando criteri del tutto nuovi, che rivoluzionarono anche le tecniche di canto. Verdi indicò un nuovo modo di fare teatro in musica: l’azione scenica drammatica e l’elemento interpretativo avrebbero dovuto avere il sopravvento sulla purezza melodica, sul suono cristallino e sulla prassi belcantistica. Le melodie verdiane costituiscono ciò che più tocca l’esecutore e il pubblico; la loro funzione teatrale consiste nella raffigurazione di stati d’animo, pensieri, sentimenti vissuti dai personaggi e ciò viene espresso dai fraseggi, dal ritmo, dal materiale tematico.
La varietà di colori e d’intensità costituiscono gli elementi principali per costruire un corretto fraseggio, elementi peculiari dello stile verdiano. Verdi pretendeva che i cantanti fossero attori e inserì, nelle partiture, indicazioni precise di ciò che egli esigeva dagli interpreti rispetto al fraseggio, ai colori, ai suoni, agli accenti, perché apparisse chiaro quale fosse la vocalità appropriata.
La vocalità di Violetta
Per rendere al meglio la psicologia del personaggio di Violetta si richiedono tre tipi di vocalità; Verdi riutilizza il modello del soprano lirico drammatico d’agilità avendo necessità di mettere in luce caratteristiche differenti nei diversi atti.
Nel I atto si richiede una vocalità scattante, vivida, capace di piegarsi a civetterie salottiere: la vocalità di soprano leggero (personalità di una prostituta).
Nel II atto la vocalità di riferimento è quella di soprano lirico (personalità di una donna innamorata costretta a rinunciare al suo grande amore).
Il III atto passa a una vocalità di soprano drammatico (personalità di una moribonda che compie un gesto d’amore).

Fanny Salvini Donatelli, la prima Violetta
Il ruolo di Violetta è assolutamente centrale, ed è stato il campo di confronto e anche di battaglia delle grandi primedonne. Si dice comunemente che l’interprete di Violetta deve avere tre voci: una per atto. Agile e dotata di virtuosismo quasi belcantistico per la grande scena del primo atto (È strano…, e in particolare gli impervi vocalizzi di Sempre libera); e una voce intensa e drammatica nel secondo atto – si pensi al lussureggiante duetto che occupa quasi interamente l’atto – con il clou drammatico di Amami Alfredo, in una sola frase musicale un’espansione lirica appassionata condensa la verità dell’opera; infine una voce straziante da malata che vuole ancora vivere nel terzo atto.
In passato questo ruolo è stato interpretato dalle voci più diverse, a partire dalla sua prima interprete nel 1853, Fanny Salvini Donatelli. Il soprano che portò al grande successo La traviata fu Maria Spezia, Violetta nella trionfale ripresa dell’opera al Teatro San Benedetto di Venezia nel 1854. Altre interpreti che lasciarono un’impronta sul ruolo furono Virginia Boccabadati, Marietta Piccolomini, Gemma Bellincioni, Rosa Ponselle, Claudia Muzio, Maria Callas, e poi ancora Renata Scotto, Montserrat Caballè, Beverly Sills, Mirella Freni, Renata Tebaldi, Antonietta Stella, Edita Gruberova, Mariella Devia.

La vocalità di Alfredo
Lodovico Graziani, il primo Alfredo
La voce del tenore verdiano, in questo caso di Alfredo Germont, si caratterizza per un timbro più ampio e squillante, capace di passare da un canto più lirico, doloroso e nostalgico ad uno più declamato e sillabico. I maggiori interpreti furono Francesco Albanese, Gianni Poggi, Giuseppe Di Stefano, Carlo Bergonzi, Gianni Raimondi, Placido Domingo, Luciano Pavarotti, Alfredo Kraus.

La vocalità di Germont
La tessitura di baritono di Giorgio Germont connota il sentimento paterno attraverso questo registro vocale. In Traviata gli viene affidato il ruolo di padre nobile. Tra gli storici Germont si ricordano Ugo Savarese, Tito Gobbi, Aldo Protti, Ettore Bastianini, Rolando Panerai, Renato Bruson.

Tagli e acuti di tradizione
La vocalità di Traviata è stata spesso alterata da puntature e tagli cosiddetti “di tradizione”, inseriti in un secondo momento senza rispettare ciò che Verdi scrisse in partitura. La questione dei tagli e le loro teorizzazioni trovano la massima espressione in uno storico volume firmato da Tullio Serafin e Alceo Toni, le cui posizioni sono contestate articolatamente da Philip Gossett.

I atto
“È strano… Ah, forse è lui… Sempre libera”, recitativo, prima aria di Violetta e cabaletta relativa: l’orchestrazione è tipica delle prime opere verdiane dove sono presenti raddoppi, arpeggi e pizzicati. La voce è tutta scale e gorgheggi sempre più acuti che esprimono assai bene la febbrile allegria che Dumas descrive nel suo personaggio.
L’aria è composta di due strofe, e la seconda spesso è tagliata: secondo Serafin e Toni basta un’unica strofa per rendere al massimo, dal punto di vista drammatico, il momento sentimentale di riflessione e perplessità del personaggio.
Sulla penultima nota della cabaletta, principale inserimento di tradizione è il famoso e tanto atteso Mib5, mai scritto da Verdi.

II atto
“De’ miei bollenti spiriti”, aria di Alfredo. Felice ma inquieto, Alfredo si abbandona all’idea di colei che gli ha cambiato la vita. L’andante dell’aria è molto giovanile, ma spesso possono avvenire fraintendimenti sul tempo, poiché in partitura non è presente nessuna indicazione metronomica.
Tradizionalmente la cabaletta “O mio rimorso, o infamia” è stata definitivamente tagliata con la motivazione che non sia giustificata né dal contesto in cui è collocata e né dal testo. Il taglio è contestato da Gossett: i testi delle sezioni in minore di Verdi sono completamente differenti nelle due strofe, e ognuna, sensibile all’interazione di parola, musica e azione drammatica, ci può far udire la melodia in modo nuovo.
“No, non udrai rimproveri”, cabaletta di Giorgio Germont: molti degli interventi di revisione effettuati da Verdi tra la prima versione del 1853, e la seconda del 1854 riguardano la parte vocale di Germont. Originariamente la cabaletta presentava una tessitura che sfociava in un registro molto acuto e ripeteva più volte il Fa3, un effetto abbandonato nella revisione, che però risulta anche molto meno efficace. Lo ammette anche Gossett: La versione riveduta della cabaletta è al confronto più anodina, una delle ragioni che ha determinato la sua frequente omissione. La cabaletta secondo Serafin deve essere eliminata, come spesso accade, perché più che inutile, impropria

III atto
“Teneste la promessa… addio del passato”: l’aria di Violetta rappresenta uno dei momenti lirici, patetici e struggenti della scrittura melodica verdiana. Di frequente è eseguita solo la prima parte dell’aria – nel suo libro Tullio Serafin afferma che non c’è motivo di ripetere qualcosa che sia già stata ascoltata una volta.
Il taglio è contestato da Gossett, il quale afferma che la parte che spesso si trova ad essere eliminata contiene un tono espressivo più scuro: non a caso Verdi scrive differenti segni d’espressione nell’autografo, indicando all’interprete come differenziare le due strofe.
“Gran dio morir sì giovine” scena e duetto di Violetta e Alfredo: secondo Serafin bisogna tagliare subito dopo l’esposizione della melodia da parte di Violetta per andare subito al Finale ultimo. Serafin afferma che il taglio è utile al miglioramento dell’opera: «Al precipitare della catastrofe risolutiva non importa certo la soppressione di un ultimo breve scambio d’amorosi sensi tra i due amanti, uno dei quali è per rendere l’ultimo respiro», ma il pensiero di Serafin viene contestato da Gossett in quale afferma che tutto ciò che Verdi scrive nelle sue opere non è mai scritto per caso, non è mai superfluo e invece risulta fondamentale ai fini della drammaturgia: «Verdi porta la musica lì dove sente che essa deve andare. Mentre la struttura della frase e la forma melodica sono la quintessenza dello stile verdiano, la concezione di fondo mostra l’intenzione di rispondere alle esigenze del dramma, e segna la maturazione del compositore».
Nella versione del 1853 questa cabaletta era in Re bemolle maggiore e fu trasportata di mezzo tono più in basso – in Do maggiore – alla ripresa dell’opera dell’anno successivo.

Toti Dal Monte
dalmonte7Nacque da Amilcare, maestro di musica, e Maria Zacchello, maestra elementare. Rimasta orfana di madre a soli sei anni, fin da piccola rivelò un’innata predisposizione alla musica, apprendendo con bravura brani di Schumann e Schubert e cantando nella chiesa del suo paese natale, accompagnata all’organo dal padre, il quale, quando Antonietta crebbe, si trasferì con lei a Venezia per iscriverla al Conservatorio Benedetto Marcello e farle studiare pianoforte.
L’allora direttore Ermanno Wolf-Ferrari l’ammise al Conservatorio, ma, dopo sette anni, Antonietta dovette interrompere gli studi proprio alla vigilia del saggio finale, poiché aveva le mani piccole e non riusciva a prendere l’ottava. Il padre decise allora di portare Antonietta dal celebre contralto Barbara Marchisio, che viveva a Mira, non distante da Venezia, per un’audizione di canto. La Marchisio restò talmente impressionata dalla splendida voce della ragazza, che si offrì di seguirla gratuitamente, anche a causa delle non floride condizioni della famiglia Meneghel.
Antonietta frequentò le sue lezioni per quattro anni e fu la sua ultima, e forse più celebre, allieva. Esordì alla Scala di Milano nel gennaio del 1916, nella piccola parte di Biancofiore della Francesca da Rimini di Zandonai. Nel 1922, durante una tournée in America, Arturo Toscanini, che aveva intuito in lei, fin da ragazzina, le doti di una perfetta cantante lirica, la invitò ad esibirsi nuovamente alla Scala per il nuovo allestimento del Rigoletto di Verdi. In questa occasione, ella iniziò ad utilizzare lo pseudonimo Toti Dal Monte, ottenuto unendo il diminutivo del suo nome con il cognome della nonna materna.
Innamorata del baritono Luigi Montesanto, finì per sposare a Sydney il 23 agosto 1928 il giovane tenore Enzo De Muro Lomanto, incontrato durante una rappresentazione de La figlia del reggimento di Donizetti. Da questo matrimonio nacque il 15 aprile 1930 Mary, in arte Marina Dolfin, unica figlia di Toti. Il 7 dicembre 1932 avvenne la separazione consensuale tra i due.
Sono rimaste memorabili le sue interpretazioni di Lucia di Lammermoor, Elisir d’Amore (Donizetti) e Madama Butterfly (Puccini).
Nel 1945 si ritirò dal palcoscenico per continuare, spinta da Renato Simoni, la sua carriera nel campo teatrale assieme alla figlia, nella compagnia di Cesco Baseggio, con la quale recitò testi goldoniani. Ottenne grandi successi anche nel cinema, recitando nei film Il carnevale di Venezia di Giuseppe Adami e Giacomo Gentilomo (1939) e Cuore di mamma di Luigi Capuano (1954), nonché in un cameo di Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno (1970). A lei il poeta Andrea Zanzotto ha dedicato la poesia in dialetto solighese Co l’é mort la Toti, inclusa nella raccolta Idioma.
Toti Dal Monte morì alle ore 21:38 del 26 gennaio 1975, mentre era ricoverata per disturbi circolatori nell’ospedale Balbi Valier di Pieve di Soligo, paese nel quale – in collocazione amena – aveva un’elegante dimora, la cosiddetta Villa Toti di Barbisano. A Pieve di Soligo, oggi, il Museo Toti Dal Monte raccoglie numerose testimonianze e ricordi della sua vita e della sua arte.

Questi articolo lo dedico alla mia mamma che per farmi amare la lirica, scelse proprio quest’opera per farmela conoscere.
Ogni volta che ne parlo con qualcuno, dunque, mi riempio di emozione con grande mestizia.
Piccoli ricordi antichi che ritornano.

Sospeso il Voi, grazie

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43 pensieri su “La traviata

  1. La discografia di Traviata è sterminata, ma le edizioni veramente significative non sono poi tantissime.
    Per le incisioni solo audio (escludendo , per motivi acustici, le “storiche” e le “live”) ti consiglio la EMI 1980 (Scotto, Kraus, Bruson, dir. Muti) o , in alternativa la DECCA ’79 (Sutherland, Pavarotti, Manuguerra, dir. Bonynge).
    Per i video la ripresa scaligera del ’92 (Fabbricini,Alagna,Coni, dir. Muti, regia L. Cavani) oppure quella da Busseto del 2002 ( Bonfadelli, Piper, Bruson, dir.Domingo,

    regia F. Zeffirelli).
    Dottore lei è riuscito in un’opera meritoria e piena di spunti.
    Mi ha fatto diventare bambino e poi felicissimo di questa bellissima sopresa.
    La traviata emoziona anch me, è oltremodo romantica e parla direttamente al cuore.
    Grazie, non le sarò mai abbastanza grato.

    Rilevo, poi, giusto a fianco nella colonna dell’Autore, l’uscita di un suo nuovo romanzo per Mondadori Editore.
    Congratulazioni.
    in fine leggo il numero dei suoi followers in 79.911.
    Un gran bel traguardo.
    Grazie per la splendida serata con la Traviata.
    Buona sera

    Amedeo

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    • Don Amedeo d’A.

      perfettamente d’accordo sui microsolco da lei indicati.
      Personalmene abbiamo ben dieci versioni della medesima opera.
      Le preferite rimangono, sostanzialmente due:
      La versione di Renata Tebaldi, Gianni Poggi e Aldo Protti
      La versione della bravissima Netrebko

      La ringrazio per la considerazione avuta sul nuovo romanzo e sull’aver notato i followers.
      Grazie e buona serata

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  2. Un articolo che è passione. Una grandissima passione per la VERA musica quella sofferta e delle sfumature e dell’approntamento scenico
    Mamma che Dio che sei milord

    Ho potuto l’edizione della Decca e anche una della EMI del 1958 – Lisbona – con Callas,Kraus e Sereni…

    indubbiamente interessante il confronto.

    (Giusto per aggiungermi alla discussione)

    Manuela

    🙂

    Piace a 2 people

  3. NINNI che meraviglia e che belezza proprio. Mi stai regalando dei momenti memorabili vissuti all’insegna del bel canto.
    Il canto operistico è perfetto nella sua esecuzione e nella forza di espressività. A me è sempre piaciuta la Traviata, ma anche la Bohene e il Trovatore (che è u po’ più difficile.).
    Dico che iniziare la Traviata, da parte di tua madre è stata una dìscelta non facile.
    La Traviata è un’opera complessa.
    Non certo da principanti. però è semplice nel suo assunto.
    Si modella con pulizia addosso alle persone e ti prende il cuore.
    Si deve seguire on il libretto, altrimenti ci si perde, ma la bellezza è assicurata.

    Mamma Ninni che centro che hai fatto.
    Su You tube ce ne sono di varie versioni.
    Ne ho vista una, di recente, della soprano russa Netrebko.
    Superlativa.
    Ma le nozze di figaro sono fenomenali.Segnalo il flauto magico.
    Che bella espressione.
    Ciao Ninni, mi hai incantata fino alla radice dei capelli.
    Gazie grazie grazie
    🙂

    Maria Luisa

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    • Maria Luisa Ranieri

      Ti ringrazio per il commento articolato.
      la traviata,come opera lirica e dunque spunto di riflessione, nasce in un contesto romantico di periodo.
      Le grandi rivcoluzioni e conquiste sociali si sono appena affermate.
      Dunque le caratteristiche ci sono tutte per un’opera lirica di questa portata.
      L’approntamento, quindi, con quella attenzione che contraddistingueva il Maestro, fu veramente completo.
      Grazie a te e buona giornata

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  4. Che perfezione stilistica milord.
    Mi hai fatto respirare questa Traviata con la bellezza della perfezione nel racconto. Si anche a me coinvolge e devo dire che ho avuto modo, anch’io di averla seguita sul canale yputube…
    Bella proprio.

    Ecco, non conoscevo alcune particolarità che la contraddistinguono.
    Me ne hai fatto innamorare )e chi non lo farebbe dopo che scrivi in questo modo così bello, pulito e diretto?
    Ninni, mi hai affascinata, ma un bel po’ anche.
    Sto fischiettando l’aria “libiam libiamo nei lieti calici “…
    E mi metto a sognare.
    Io ho la versioner, in disco e rigorosamente microsolco dal suono purissimo, di Renata Tebaldi…
    Madonna, viene giù la casa quando canta quella donna.
    Che voce e che calore.

    Ciao milorderrimo.
    Che bellissima sorpresa.
    un abbracci con tantissimo affetto “operistico”.
    Buonasera a tutti

    Elena

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  5. La bellezza di un articolo e la sua morbidezza.
    Mi sono persa nei meandri di quelle parole musicali, sa te usate Ninni, per seguirti in un vortice che mi ha presa dapprima alla testa, mi ha costretta a seguire il ritmo di Violetta e ascoltare germont.
    Poi mi hai costretta a prendere, di petto, il secondo atto e legere di un Alfredo bellissimo nel suo canto fantasioso ma fermo e gentile.
    Mi hai fatto sognare, grande Ninni. Un sogno che è per pochi, ma non per tutti. Una passione, la lirica, che soltanto gli Eletti possono capire.
    Capire lo sforzo e il avoro di un’Opera confezionata non è da molti
    Onore e onori a te che hai trasposto una passione che è meraviglia e bekkezza.
    Grazie milorderrimo.
    Grazie Ninni, superlativo amico mio.
    Grazie

    Buona serata…

    Sempre libera degg’io folleggiare di fiore in fiore …

    😀

    Melissa

    😀

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  6. anche la mia mamma mi fece amare la lirica iniziando da Traviata 🙂 Lei è una verdiana, papà era un pucciniano. Io non faccio torti a nessuno e li amo entrambi profondamente (…però Puccini fa stillare i miei occhi più spesso… ma i cori e i concertati di Verdi!… Ecco, vedi? Mi è impossibile fare preferenze 🙂

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    • Cyrana for ever

      E’ un piacere, per me, rileggerti dopo tanto, tantissimo tempo, cara Barbara.
      Puccini e Verdi, due mondi un po’ lontani, ma complementari.
      Due modi di interpretare la vita con quelle sfumature che danno la pienezza al tutto.
      Grazie per esserci, come sempre.

      E’ vero, impossibile fare preferenze
      Ciao

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  7. respiro a pieni polmoni un’aria che mi piace.
    La Traviata ecco che un opera lirica, dalla bllissima fattezza, si ripresenta co candore e pulizia.
    Lei, caro dott. Raimondi, è riuscito a farmi accendere gli occhi, ormai stanchi da tanti troppi anni.
    Da ragazzo con una passione grande così e con pochi denari, andavo come loggioniosta.
    Non si cvedeva bene, è vero, ma l’acustica colpiva anche a quell’altezza. seduti su una panca di legno e senza il binocolino che era prerogativa delle signore e dei signori di un certo rango, mi ritrovavo a gustare le migliori arie che il grande Verdi ci ha regalato.
    Il biglietto costava una lira e dieci centesimi.
    La ringrazio per questo suo articolo che mi riempie di autentica gioia.
    Un affezionatissimo loggionista

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  8. Questa è un’opera che non conosco molto bene.
    Mia madre era una patita della Boheme che mi ha condito in tutte le salse. Però non direi la verità se ti dicessi che non la conosco. Una sera, un po’ per noia, ero con il PC a girovagare per internet e mi sono imbattuta, su Youtibe sulla Traviata (abbastanza buona come versione devo dire) e me la sono gustata a schermo intero e con le cuffie inserite.
    Una delizia che rifarei volentieri queta sera (e non è detto che non lo faccia).,
    Grazie per questa meraviglia caro Ninni.
    Grazie per averci riscaldato il cuore e l’anima con lo spirito, sempre bella l’arte che regali in ogni momento.
    Ciao

    Raffaella

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  9. Io ho, una volta, visto un pezzo del Flauto Magico, ma non riuscivo a capire le parole.
    Bella la Traviata e ho visto con quanta passione hai scritto su di essa.
    Bella proprio sul serio.
    vedrò di farne tesoro.
    Grazie buona domenica

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    • Marcella B.

      Benvenuta presso questo spazio web,
      Ci si occupa di letteratura, poesia, giornalismo, senza pretese.
      Soltanto tra persone che sentono il bisogno di esprimersi con pulizia ed educazione.
      Ti ringrazio per gli apprezzamenti e Ti invito, per tua propria informazione, a prendere visione della Natiquette e del Galateo che sono vivi in questo luogo,
      Grazie e buona lettura.

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  10. Caro Antonmaria

    Si potrebbe vivere anche senza musica, ma non è la stessa cosa.
    Se si ha avuto il privilegio, come Te, di essere stato educato alla lirica sin da bambino, è vera fortuna perché quest’ arte forgia una particolare sensibilità alla Bellezza e all’ Armonia, intese in senso lato.
    I racconti su Tua Mamma, me l’ avevano già resa come una donna straordinaria; vi è compreso questo fatto che ha suscitato in Te Amore per la Lirica.
    Non ho potuto, ahimè, altrettanto io avere questo privilegio; tuttavia ho tentato di soddisfare la mia curiosità, in merito, nel corso degli anni.
    Con la precisione e lo stile che Ti sono propri, mi hai illuminato su tanti aspetti e particolari della versione, in oggetto, de La Traviata, che, nell’ ambito del mio modesto bagaglio di conoscenza, è tra le opere liriche che prediligo.
    Prima possibile, per merito Tuo che mi hai stimolato la curiosità, mi creerò l’ occasione per ascoltarla nella versione che suggerisci.
    Mi unisco al coro di complimenti dei Lettori per la selezione del post, e Ti ringrazio con la gratitudine di sempre.
    Con Stima e Affetto,

    Maria Silvia

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    • Cara Maria Silvia,
      No è vero, personalmente mi è impossibile pensare e concepire una vita senza musica.
      Quando scrivo, addirittura, è la musica che mi aiuta.
      Ti ringrazio per le espressioni generosissime al mio indirizzo. In te, sicuramente, sinonimo di bontà, gentilezza ed educazione.

      Ma torniamo alla Traviata.

      Delle Traviate “storiche” va menzionata quella di Toscanini per la direzione precisa, vigorosa, serratissima.
      Molto buona è anche il live del ’58 da Lisbona dove Ghione dirigeva un giovane Kraus e una Callas in stato di grazia.
      L’edizione scaligera, Sgubonius, del ’55, diretta da Giulini e con la regia di Visconti, resta, nel suo complesso, uno dei fiori all’occhiello del teatro milanese per la resa musicale e scenica.
      Di Stefano indulge al verismo ma è un Alfredo animato e vibrante, e la Callas unisce al magistero tecnico-vocale il fraseggio penetrante e uno straordinario vigore di accento.

      E’ percepibile l’alta tensione teatrale di questa recita:

      (A 6:03 la Callas è memorabile quando attacca l’andante “Alfredo, Alfredo di questo core” con una mezza-voce tesa, tagliente, lancinante, ma insieme intensa e sviluppata in perfetta uguaglianza di colore, grazie all’ottimo sostegno diaframmatico. Anche qui si conferma l’assunto: solo la grande tecnica può generare grandi interpretazioni.)

      1. Soprano Annamaria Dell’Oste: mi è sembrata una buona prestazione, migliorando decisamente via via che la situazione si fa drammatica. Mi è piaciuta un po’ meno nella parte iniziale
      2. Tenore: non c’era Gabriele Mangione, ma un sostituto di cui non ricordo il nome. Ha fatto il suo onesto lavoro. Senza infamia e senza lode. Non so com’è in questi casi, ma credo che la parte del rimpiazzo abbia sempre una certa difficoltà intrinseca
      3. Ottimo mi è sembrato Sergio Bologna nelle parti di Giorgio Germont
      4. ho apprezzato la direzione di Michele Mariotti
      5. alla fine un bel po’ di applausi (mi hanno sorpreso quelli per Grenvil – Mahasashi Mori – non perché non sia stato bravo, ma perché la parte è veramente minima (immagino che sbagliare una nota su così poche sia un vero dramma e quindi è lì il valore della prestazione). Certo, era l’ultima serata anche fuori abbonamento. Il pubblico potrebbe rivelarsi un tantino generoso dal momento che, probabilmente, risulta essere composto da un certo numero di “non esperti” come me.
      “Lunge da lei per me non v’ha diletto!….”

      Qui Pavarotti , nel ’65 al Covent Garden, era al quarto anno di carriera. Ma che meraviglia il legato a 0:57 e seg. ( “Ed or contenta in questi ameni luoghi”) e che appoggio, a 1:09 (” Qui presso a lei“)!….

      Spero di averti instillato un po’ della mia passione.
      Grazie e un abbraccio

      Antonmaria

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      • Caro Antonmaria

        È così, sempre!
        È Meraviglia ascoltarTi o leggerTi quando tratti delle Tue esperienze, delle Tue conoscenze apprese con lo studio e delle Tue passioni (come, appunto, quella per la musica).
        Grazie a Te, alla mia curiosità di approfondire cercherò di fornire occasioni.
        Altresì Ti ringrazio per la cura con cui mi hai risposto, addirittura con corredo di brani di ascolto, di gran suggestione emotiva, devo dire.

        Con la Stima l’ Affetto e la Gratitudine di sempre,

        Maria Silvia

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  11. La traviata.
    Angusta trasposizione della Signora delle Camelie.

    Qua, in Francia (a Parigi in special modo) la Signora delle camelie è particolarmente sentita..
    La storia del riscatto di una donna che, trascinata nel vortice della lussuria e dalla aberrazione degli uomini che l’hanno sfruttata, si riprende (ma davanti a chi o cosa? ) dimostrando una sensibilità maggiore dei propri aguzzini

    Il suo riscatto viene pagato dalla vita che ancora le è debitrice di tanto.
    Sere a sopportare uomini che non si sarebbe mai sognata, dentro il letto.
    Ecco che quest’opera ribalta tutto il senso.
    Alfredo, il poverino, all’ultimo si presenta cosparso di cenere.
    E Germont, il padre che, dopo aver fatto il saputello, lascia tutto e dimostra di avere un barlume di coscienza.
    Non mi piace la traviata.
    Non mi piace..

    Non mi piace questa trasposizione scenica sul dolore di una povera donna costretta a fare “certe ” cose.
    Non sono entrata in polemica, ma il cosiddetto “bel canto” non mi piace.
    Buona serata

    Annelise

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    • Annelise Baum

      Non capisco questa tua presa di posizione, Annelise.
      E’ notorio che Marie du Plessis fosse una escort d’alto bordo. Una escort che praticava “la professione” con coscienza e furbizia, dosando sapienza e chiaro/scuri con attenzione.
      Lo stesso Re di Francia le diede un titolo nobiliare (contessa) proprio per ripagarne i servigi.
      Eccellente ambasciatrice e spia, divenne ben presto colei che decideva dei destini dei maggiorenti di Francia.
      Alla pari, in Italia, della contessa di Castiglione.
      Scusa, ma dove l’hai vista la vittima?
      Probabilmente (nella finzione operistica) per la malattia.
      Ma di malati, vittime, ne siamo pieni tutti.

      Beh, che dire, se per te va bene così, allora va bene a tutti.
      Ciao e comunque un grazie (molto stupito e dubbioso).

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      • Ti dirò, caro Ninni.
        Forse ho capito male io e questa “Signora delle Camelie” sarà stata una divoratrice di uomini, quasi come la contessa di Castiglione, ma è vero però che ci sono degli sfruttatori che approfittando del momento si lanciano contro queste povere donne.

        Ti chiedo scusa e chiedo scusa anche a tutti se non ho capito.

        Grazie per la spigeazione

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  12. Caro Ninni,
    finalmente riesco a tornare nelle tue splendide stanze. Ti chiedo scusa per la lunga assenza ma ne sai i motivi. Quanto mi sono mancate queste visite. Ora mi trovo La Traviata, questa meraviglia di opera che ho sempre amato tantissimo. Fortunatamente, sin da neonata in poi ho sempre avuto modo di ascoltare musica. In casa mia, sia babbo che mamma erano due appassionati all’ennesima potenza. Opere, musica classica, musica da camera…tutto. Mamma, buona pianista, mi ha instradato molto alla comprensione di ciò che ad una bimbetta poteva sembrare quasi noioso. Poi, chissà….forse il mio DNA era già forgiato per la grande musica ( senza nulla togliere alla musica leggera; simpatica e piacevole ed anche poetica ).
    Scusa, ho parlato troppo di me. Il tuo post è sublime: letto con immenso interesse. Sei una fonte inesauribile di sapere oltre alla tua stupenda capacità di spiegare in modo chiaro, mai pesante, anche per chi non conosce bene l’argomento. Basta leggere il tuo scritto e già si vola in quell’incanto ch’è la musica, la storia stessa dell’opera in questione. La Traviata….donna che non crede più negli uomini, anzi li usa per avere una vita di bellezza e poi si rende conto che, dentro a se stessa, ha sempre creduto in quell’amore immenso e abbandona tutto per essere finalmente felice. Conoscendo la sua malattia, sa che sarà per poco ma è anche un riscatto che deve a se stessa.
    Che emozione Ninni, mi hai riportato ai tempi della mia gioventù, Di quando la casa era una magia di musica e tutti insieme si passava le serate immersi in tale bellezza.
    Un’altra cosa di cui sono innamorata è il balletto ma qui vado proprio fuori tema.
    Con l’ammirazione di sempre ti lascio un abbraccio pieno di amicizia.
    Cari saluti di tutto cuore

    Giovanna

    La Storia siamo noi

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    • Orofiorentino – Giovanna

      Riesco a risponderti soltanto adesso.
      L’excursus sulla musica lirica ha avuto, per me, il pregio di essere quel piacere che mi ha accompagnato per un lunghissimo periodo e che, nella soddisfazione della condivisione, mi ha dato motivi di gioia personale.
      La Traviata, questo momento musicale, è stata come è, il motivo principale della crescita, personale e musicale.

      Mi ha accompagnato, da ragazzo (quasi sempre) durante gli scambi culturali legati ai miei studi di Conservatorio (da esterno per il pianoforte, per un totale di quindici anni).
      Ho tratto grande piacere nel leggere della Tua afferenza al mondo musicale e quella della tua famiglia che ha tratto bellezze indiscutibilmente gentili.
      Grazie a te e buona domenica

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  13. Ninni caro,

    leggo della tua passione per La traviata di Giuseppe Verdi e non lo sapevo.
    Pensa che ho l’ingresso Alla Scala, si abbonamento per a Traviata che sarà rappresentata il mese prossimo. (non la prima serata, comunque che non sono arrivata in tempo sia per i costi proibitivi, che per le prenotazioni che erano in essere da circa un anno- ma non era vietato così indietro?).
    Una passione, quella lirica, che s scontra con una modernità che non capisco.
    Rocchettari e stupidini che strimpellano e si spaccano in otto dal musicare.

    Ci torno.
    Ciao…

    Anna

    PS: Della Traviata mi piace tutto proprio. Non cambierei proprio nulla se avessi l’opportunità di modificare qualcosa…
    Ciao

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    • Anna Blu

      Ti ringrazio e mi scuso se ho potuto rispondere soltanto adesso, ma sono particolarmente impegnato in questi giorni e non sono riuscito a concludere nulla.
      Per quanto riguarda La traviata, sono felice per te.
      Ciao e buona giornata

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  14. la mia cultura musicale mi permette e mi ha permesso di seguirti.
    Un viaggio dentro l’emozione, la storia della musica, l’artista.
    Affascinante proprio.
    Un saggio che parla di bellezza e di passioni.
    Ti stimo tantissimo.
    Ciao

    Raffaella

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