EXODUS

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Esiste una porta che conduce all’immaginazione e bisogna attraversarla per diventare consapevoli; le sue chiavi sono i simboli. Si possono portare idee al di là di quella porta… ma bisogna farlo sotto forma di simboli.
Cappellano-Psichiatra

Ci fu un rumore.
Lo udì piuttosto distintamente. Un suono metallico. Poi ancora: un ticchettio.
Aprì gli occhi e si trovò immerso nel buio, un’assoluta mancanza di energia luminosa o mancanza di ricettori per individuarla.
Sono cieco?
Ancora il rumore.
Non riusciva a localizzare da dove provenisse, ma era là fuori… ovunque fosse quel là fuori. Avvertiva l’aria fredda in gola e nei polmoni. Ma il suo corpo era caldo. Si rese conto di essere dolcemente sdraiato su una superficie morbida. Stava respirando. Qualcosa gli solleticò il naso, un debole odore di pepe.
Si schiarì la gola. – C’è nessuno?
Nessuna risposta. Parlare gli faceva male alla gola.
Che cosa sto facendo qui?
La superficie morbida su cui si trovava formava una curva all’altezza delle sue spalle per tenergli sollevati il collo e la testa. Gli avvolgeva i fianchi e le gambe. Aveva qualcosa di familiare. Gli risvegliava associazioni lontane. Era… cos’era? Sentì che avrebbe dovuto ricordarsi di una simile superficie.
Dopo tutto io…
Ancora il ticchettio.
Fu colto dal panico.
Chi sono?
La risposta gli giunse lentamente, come staccandosi da un blocco di ghiaccio che conteneva tutto ciò che avrebbe dovuto sapere.

Io sono Kren Jor.
Quel ghiaccio si sciolse in una cascata di ricordi.
Io sono il cappellano-psichiatra della nave interstellare Exodus.
Noi…
noi…

Alcuni ricordi, però, restavano congelati.
Si sforzò di mettersi a sedere, ma delle cinghie al petto e ai polsi glielo impedirono. Poi sentì le cinghie dei polsi slacciarsi.
Sono in una cella d’ibernazione!
Non ricordava di essere stato ibernato. Forse la memoria si risvegliava più lentamente della carne. Interessante. Ma aveva pochi ricordi in quel momento, immobili nel loro blocco di ghiaccio e terribilmente fastidiosi.
Ho fallito.
La Base lunare mi aveva ordinato di far saltare la loro nave piuttosto che lasciarla vagare nello spazio e trasformarla in una minaccia per l’umanità.
Avrebbe dovuto inviare la capsula con il messaggio alla Base… e far esplodere la nave.
Qualcosa glielo aveva impedito… qualcosa…
Ma ricordava il progetto ora.

Progetto coscienza.
E lui, Kren Jor, aveva giocato un ruolo fondamentale in quel progetto. Cappellano-psichiatra. Aveva fatto parte dell’equipaggio.
Equipaggio Ombelico.
Non aveva riflettuto molto sulla simbologia di quel nome.
I cloni avevano compiti più importanti.
Tutto l’equipaggio era composto da cloni, e tutti si chiamavano Hel come secondo nome. Hel significava clone, così come Manf oppure Jos significava figlio di.
Tutto l’equipaggio… tutti cloni.
Erano capi-squadra inviati nello spazio per risolvere il problema della creazione di una coscienza artificiale.
Un lavoro pericoloso.
Molto pericoloso. La coscienza artificiale aveva una lunga storia di ritorsioni contro i suoi creatori. E lo faceva con una violenza feroce.
Anche molti non-cloni erano morti tra mille agonie.
Nessuno riusciva a spiegarlo.
Ma i direttori del progetto sulla Base lunare non desistevano.
Continuavano a inviare nello spazio equipaggi formati da cloni.
Tornarono alla mente alcuni visi, mentre ripensava ai nomi: un certo Bria, una Genn, una Sil …
Kren Jor… Kren Hel Jor…
Gli sembrò di rivedere il proprio viso in uno specchio da tempo scomparso: capelli chiari, lineamenti affilati… sprezzanti…

E le navi interstellari trasportavano altri, molti altri. Trasportavano cloni Colonizzatori, colonie di geni in celle d’ibernazione. Carne a poco prezzo da sacrificare in esplosioni distanti, che non avrebbero recato alcun danno ai non-cloni. Carne a poco prezzo mandata a raccogliere informazioni per i non-cloni. E ogni nuovo viaggio nel vuoto procurava qualche informazione in più agli attenti equipaggi dotati di ombelico mentre quelli che si trovavano nelle celle d’ibernazione…
Io mi trovo in una di quelle celle adesso.
Colonizzatori, bestiame, piante… ogni spedizione trasportava tutto il necessario per ricostruire una nuova Terra. Quella era la ricompensa che promettevano loro per spingerli ad andare avanti. E la nave… una morte certa se non fossero riusciti a creare una coscienza artificiale. La Base lunare sapeva che navi e cloni erano a buon mercato dove si trovava abbondanza di materiali ed energia a poco prezzo… proprio la situazione che si verificava sulla luna.
Il ticchettio.
Chi lo stava tirando fuori dalla cella d’ibernazione?
E perché?
Jor ci pensò un po’ mentre tentava di allargare la propria coscienza al di là di quell’oscurità.
Chi? Perché?
Sapeva di non essere riuscito a far esplodere la nave dopo che questa aveva rivelato una propria coscienza… usando Creatore come contrassegno sul computer che avevano costruito.
Non aveva fatto esplodere la nave. Qualcosa glielo aveva impedito…
La Nave!
Altri ricordi lo sommersero. Erano riusciti a far sì che la nave acquistasse una forma di coscienza artificiale e questa li aveva portati lontanissimo, fino al sistema di Tau Ceti.
E là non c’era alcun pianeta abitabile.
La Base lunare lo sapeva da tempo.
Nessun pianeta abitabile.

Faceva parte della frustrazione interna al progetto. A nessuna nave sarebbe stato permesso di scegliere la via del santuario di Andromeda. La Base lunare non poteva permetterlo. Sarebbe stata una tentazione troppo forte per l’equipaggio di cloni: crescere i propri successori, permettere ai propri discendenti di trovare Andromeda. E al diavolo il progetto Coscienza! Se si fosse verificata una simile circostanza, il cappellano-psichiatra aveva il compito di schiacciare il bottone dell’autodistruzione.
Vincere, perdere o pareggiare… erano comunque destinati a morire.
E solo il cappellano-psichiatra lo sapeva. Le navi interstellari e il loro carico di cloni avevano un compito: raccogliere informazioni e trasmetterle alla Base lunare.

La Nave
Era così, naturalmente. Avevano creato ben più che la coscienza del loro computer e del suo sistema parallelo, quello che Creatore aveva chiamato “Hel”. Avevano creato la Nave. E la Nave li aveva portati attraverso lo spazio in un batter d’occhio.

Destinazione Andromeda.
Dopo tutto, quello era lo scopo, ciò per cui il loro computer era programmato. Ma dove non esistevano pianeti abitabili, la Nave ne aveva creato uno: un pianeta paradisiaco, il sogno di ogni uomo. La Nave l’aveva creato, ma poi aveva posto quella terribile domanda: – Ora dovete decidere come adorarmi!
La Nave aveva assunto le caratteristiche di Dio.
Jor non aveva mai capito di quale dei due si trattasse: Il Bene o il Male. Ma aveva avvertito un potere spaventoso anche prima che formulasse quella insistente richiesta.
– Come mi adorerete? Dovete deciderlo!
Nessuno aveva risposto.
Non erano mai riusciti a soddisfare la richiesta della Nave. Ma avevano paura. Avevano imparato ad avere profondamente paura.
Ecco il rumore.
Ora riconosceva quel suono: il monitor del deibernatore che stava riportandolo allo stato di veglia.
Ma chi aveva attivato il processo?
– Chi c’è?
Il silenzio e l’impenetrabile oscurità furono l’unica risposta.
– Sono io, Hel e torno dal passato.
Ecco: mi svegliai con nelle orecchie la voce …
Le matrici stavano per ricongiungersi oltre il tempo, in quel pianeta nuovo.

16 pensieri su “EXODUS

  1. I destini si incrociano con altri destini.
    Ecco che la storia dell’Uomo nasce e rinasce nella bellezza e nella perfezione della propria umanità. Cosa ne sappiamo noi, comunque, di questa “Umanità” persa e vilipesa?
    Abbiamo qualche esempio, forse, nella storia. Ma quando il dolore, l’afflizione, la disperazione ti coinvolgono lasciando agli occhi del prossimo, la semplice dedica che si riduce ad una frase: per favore aiutatemi.
    Ecco l’esodo, quell’Exodus che ti prende e coinvolge con forza.
    E si cerca di respirare l’aria.
    Quell’aria buona che vuol dire libertà.
    Ma qua, Milord, lasci alla tua umanità, il risultato che una persona “superiormente elevata” possa assimilare.
    La fuga, l’Exodus, diventa una via per rinascere.
    La Nave diventa il Creatore.
    Si ricrea un modo di vivere, di nascere, di tornare alla vita e si spera, di smettere di essere il clone di se stessi.

    Grazie Ninni, con Helsinki e adesso con Exodus, stai marcando il viale dell’Intimo umano.
    La nostra stessa ragione di vita.
    Che bellezza, che qualità e che bella iniziativa. Ci stai viziando.
    Che forma letteraria di comunicazione importante e definire, così, i motivi e la propria esistenza.
    Il proprio significato.
    Grazie davvero.
    Ciao

    Annelise
    M.

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  2. Un racconto, apparentemente, semplice e leggero.
    Apparenza infatti.
    Sei riuscito a coniugare l’esigenza di sfogare l’essenza umana che è dentro di noi, nel lessico divino. Soltanto tu potevi riuscire in questa impresa. Che armi hai usato?
    Quella della fantascienza sociale, come è tuo uso e quello della dialettica per immagini.
    Immagini, già. le immagini che, come una sorta di mazza chiodata, sferrano un colpo mortale a tutti gli orgogli e a tutte le sofferenze narrate e non narrate.
    Qua, per esempio, per quello che mi è sembrato di capire, trasbordi la parte sana dell’Umanità, in una nuova dimensione. Quella dimensione che, aprendosi alle novità, ci da la misura in cui viviamo.

    Vivere.
    Già.
    Vivere cosa e di cosa?
    Ogni giorno la nostra ripetitività assassina ci fa precipitare negli abissi dell’indifferenza e allora ti chiedi: c’é forse altro davanti a noi?
    E quell’altro ci appartiene o no.

    La catarsi è dietro l’angolo, anche se non sappiamo di quale angolo si parli.
    Eppure la fuga è ammessa, quamdo si è costretti dal bisogno. la vita, però, può riservare altro.
    La vita può regalarti, per esempio, di tramutare quel bisogno/necessità, in qualcosa d’altro.
    Quel qualcoosa d’altro che, a sua volta, si tramuta in una rinascita creatrice.
    Avrei da parlare e scriverne per ore e ore, senza peraltro giungere ad una qualche conclusione accettabile.
    Già, ma quali potrebbero essere le conclusioni “più” accettabili rispetta ad altre?

    L’encomio della bellezza letteraria, nell’incanto della introspezion più acuta.
    Permettimi, caro Nini (so che non lo gradiresti) di applaudirti a scena aperta.
    Questa è musica letteraria.
    Grazie a te.

    Babi

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  3. Ecco un nuovo brano che ci riflette a vita stessa eentro le pareti della intrspezione più profonda.
    Riesce, come è riuscito, a rappresentare il tema stesso della vita, in una rappresentazione di morte che usa metamorfosi, nella vita stessa.
    L’esodo, quella decisione di abbandonare il passato, sia esso vero, falso, buono o cattivo.
    Un abbandono che costa, spesso, un dolore lancinante in tema di sofferenza interiore e passionale.
    lei, però, non si è fermato all’apparenza ingannatrice della pulsione umana.
    Lei ha approfondito i concetto stesso di uomo e di sensibilità.
    La fuga diventa una Nave.
    La Nave si trasforma in forza creatrice. Giusto per traghettare quell’umanità esausta in qualcosa di nuovo.
    La nave crea.
    Crea nuovi destini e nuove pulsioni che porteranno ad una crescita morale e spirituale dell’Umanistà stessa.
    Quella crescita che è portatrice, prennunciandolo di un nuovo umanesimo di condivisione e amore.
    Grazie a lei e alla sua raffinata cultura noi, oggi, questa sera, possiamo assistere alla lettura di una delle più belle pagine che, presso la Sua dimora, abbia mai letto.
    Grazie anche da parte della mia coscienza e dignità umane.

    Grazie e buona serata

    Amedeo

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  4. E’ da un po’ che mi aspettavo un capolavoro nuovo.
    Ed eccolo in tutta la sua prorompente narrazione, la tua penna eclettica.
    Si, condivido con una lettrice:
    Exodus si insinua, egregiamente, nella sfera delle emozioni e assieme a Helsinki, ci porta in una dimensione tutta nuova. Una dimensione inesplorata e da esplorare.
    Il desiderio dell’uomo di crescere.
    ma crescere con felicità o almeno, preservandosi dal dolore. Sono piacevolmente colpita di come, in poche battute (non è un racconto/immagine/emozione particolarmente lungo) metti a nudo la vera indole dell’uomo e le sue catarsi. Mi ricorda profumi di silenzio. Mi ricorda pomeriggi assolati alla ricerca del prorpio scopo della vita che, in apparenza, sembra quasi scontato nella sua inutilità.
    C’è altro, caro Milord.
    Molto altro e ce lo metti all’attenzione con quella brutalità psicologia che soltanto un “Cappellano-Psichiatra” può fare.
    Come un Pontefice da Cappellano ci guidi attraverso i viali dei nostri bisogni incogniti e alcune volte, sconvolgenti.
    Come psichiatra metti a nudo le nostre coscienze regalandoci, o evidenziando, la via per la risluzione emozionale e di passione da ricostruire.
    La ricostruzione?
    Forse, ma, molto meglio di tale forma, ci regali addirittura la Creazione.
    Noi creiamo e veniamo creati.
    Triste quell’uomo che non comprende quanto Dio abbia creato se stesso.
    Grazie caro Ninni.

    Grazie e buona serata

    Anna

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  5. Caro Antonmaria

    Un brano che incanta per squisitezza scrittoria e per acutezza nell’ avvalersi di simboli e metafore per affrontare un argomento delicato quanto misterioso: la Coscienza, scindibile in intimo interiore ed intimo esteriore, uno dei due è un clone.
    Un sogno che è risveglio da uno stato di catalessi, che non aveva evitato il recupero dei ricordi, e per fortuna. Ricordi correlati alla Coscienza.
    Quindi la metafora della nave, ovvero un’ entità di essenza divina, che traghetta da un mondo ad un altro per un nuovo inizio, dopo quello primordiale, per la ricostruzione della terra, Hel, perduta, nei millenni dopo che fu fatta esplodere dalle armate del male. Hel era il pianeta del bene. Nonostante lo sfacelo, le matrici primordiali fu impossibile distruggerle e mantennero il compito di ricongiungersi per, appunto, riconvertire l’ Umanità dal male al bene.
    Ad ogni generazione c’ è qualche miracolo.
    Un miracolo che è ricerca di qualcosa al di là della precedente situazione.
    Situazioni perdute? Ormai distanti? Situazioni di cui avere nostalgia?
    Forse si … e forse no. La nostalgia, quella che consuma e che fa soffrire la si prova, quasi sempre, nella speranza che quel periodo possa tornare.
    Alcune volte, o forse per fortuna, speranza vana.
    E qui ci viene in aiuto la Nave.
    Il traghetto che dalla disperazione, dalla paura e terrore, ci porta verso un nuovo mondo.
    Periodo scontato di rinnovo di fronti. Si abbandona il distrutto per qualcosa da costruire che inevitabilmente, però, verrà nuovamente distrutto.
    La Nave, però, questa forza di volontà allargata e comune, da semplice involucro di creature, si trasforma in creatrice di passioni, “cloni” e perché no, nuove speranze che si riveleranno, fortunatamente, coese nel ricreare e in alcuni casi, ricomporre matrici originali.
    Non un cambiamento, ma una creazione in piena regola.
    Una creazione piena di speranza, amore e soprattutto, consapevolezza.
    Non tutto è mai perduto…

    Grazie, Antonmaria, per tanta profondità, bellezza, perfezione e meraviglia.
    Con immensa Stima e profondo Affetto.

    Maria Silvia
    Vostra Sil

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    • Dearest Maria Silvia,

      scrivi …
      “Alcune volte, o forse per fortuna, speranza vana.”
      Your comment is very the best that I’ve read.
      Quello che hai scritto, my dear, è veramente dettato dal cuore con quella voglie e quella sensibilità che lascia confusi tanto è bella,
      Ti ho letta e ti ho riletta e come ho dedicato a My Lord, lo ripeto anche a te, unico verbo possibile a quello Suo:
      Tu puoi.
      Si tu puoi cambiare, con questa bellezza e modificare il mondo con la tua, la VOSTRA, dolcezza tutto.
      Grazie per essere così.
      Excuse me per il mio brutto italiano, ma era un obbligo che ti rendessi quel merito che meriti.
      Parole potenti che colpiscono il cuore.
      Soltanto tu puoi rimanere in his side.
      Un abbraccio da molto lontano.

      Your Kate fm LA, Ca, Usa

      (Questa te la dedico, ve la dedico)

      🙂

      Hi!

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      • Dearest Kate

        Tramite le Tue parole, che ho letto con commozione, il Tuo abbraccio si è fatto davvero sentire. Con simpatia, lo ricambio.
        Ti ringrazio per la generosità e la Tua considerazione mi onora.
        A me e Ninni hai lasciato messaggi bellissimi, altrettanto bellissime le Tue canzoni che ci hai dedicato. Il Tuo talento è risaputo e meriti il successo che riscuoti nel mondo.
        Ho letto con commozione anche le parole che hai rivolto a Ninni, non avresti potuto trovarne di più appropriate per definire l’ Uomo Meraviglioso che è per i valori di lealtà e giustizia che possiede, per la sua sensibilità, la sua bontà e umanità, il suo coraggio, la sua umiltà nel non ostentarsi mai, il suo talento e il suo genio nello scrivere, la sua infinita cultura. Ce ne sarebbero da elencare di qualità parlando di Ninni!
        Grazie davvero tanto, detto col cuore.

        Maria Silvia

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    • Lady Maria Silvia

      Per ritrovare se stessi bisogna prima perdersi.
      Quante volte si è sentita questa frase?
      Centinaia di migliaia di giovani in tutto il mondo, tutti i giorni, vivono una vita che non sentono propria.
      Quanti sogni e progetti che avevamo da piccoli si sono trasformati in realtà? Quanto della nostra vita immaginaria corrisponde alla realtà?
      Cresciuti in un’ epoca dove l’ avvocato faceva l’ avvocato e il dottore faceva il dottore, una volta terminati gli studi abbiamo trovato di fronte a noi un muro di gomma difficile da superare.
      Nei tempi moderni, vivere la vita sognata è diventato privilegio di pochi.
      Durante questa battaglia della sopravvivenza, dove con master e lauree ci ritroviamo se ci va bene a fare tutt’altro, molti di noi si sono sentiti perduti e hanno perso la speranza di veder realizzati i propri sogni.
      Qualcuno è emigrato all’ estero mentre molti sono caduti in depressione
      Altri, rassegnati, hanno preso strade diverse.
      Per non parlare dei casi più disperati.
      Cosa dovremmo fare?
      Semplice: ritrovare se stessi … dopo essersi persi.

      Partendo da una visione positiva della situazione negativa nella quale ci si trova, partiamo dal fatto che se non ci si fosse persi, non avrebbe senso ritrovarsi.
      Liberarsi del proprio passato, tenendone presente l’insegnamento offerto

      Cercare, dunque, di eliminare tutti quei fattori che hanno portato a vivere una vita non propria.
      Sia che siano eventi esterni, oppure interni.
      Il cambiamento è un percorso ad ostacoli, una maratona piuttosto che una corsa di velocità.
      Anche se si è incastrati in una quotidianità che blocca, si deve iniziare ad agire passo dopo passo verso la direzione che si vorrebbe prendere.
      Prendere la Nave creatrice e iniziare a creare.
      Il mondo e gli altri ne saranno più felici.

      Grazie per l’appropriato commento, mia signora.
      Abbiate le nostre cordialità, Lady Sil

      Ninni
      Kren

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      • La riflessione con la quale mi avete risposto, Antonmaria, è lettura dell’ inquietudine diffusa di chi vive il tempo corrente.
        È privilegio di pochi realizzare le proprie aspirazioni. A volte, chi non può, diventa vulnerabile e può perdersi abbandonando i buoni propositi alla base degli anni propedeutici la vita vera e propria, quella cruda superata la gioventù.
        Ma io penso che, per prima cosa, ci si debba porre davanti lo specchio per un confronto sincero con se stessi. A se stessi non si può mentire, porterebbe ad una disistima personale che sarebbe ancor più distruttiva degli agenti contrari della cruda realtà. La Dignità non va svenduta mai e se ciò rimane ferma convinzione sarà facile ritrovarsi nel caso ci si fosse persi. Ritrovare il bene, dopo aver individuato il male e dunque averlo voluto esorcizzare, sarà una conquista definitiva per sempre.
        Ti ringrazio, Antonmaria, per avermi pregiato di una risposta così significativa, a tutti gli effetti una riflessione integrativa il testo base.
        Vi Adoro Proprio!

        Vostra Sil

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  6. Una pagina di rara, anzi, rarissima bellezza.
    Una pagina che si commenta da sola e che riempie il cuore di tanta speranza.
    Il terrore della fuga che diventa speranza e forza creatrice, è l’assoluta descrizione del bene.
    Anche il principio clonistico è raffigurato con quella perfezione stilistica che soltanto la tua impronta poteva dare.
    Viviamo tempi bui nella rappresentazione del sentimento
    Grazie per queste perle bellissime.
    Buongiorno

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  7. Leggo tanta umanità come sempre, and sempre hai regalato a chi ti segue con sincero affetto, con passion and … love.
    Potere leggere un tuo racconto bello e grande riesce a muovere le corde del cuore con tutta quella forza che merita.
    Una forza che nasce dalla voglia di migliorarsi in questo mondo di sadness.
    Per fortuna esistono uomini come te.
    Uomini che mettono a disposizione del mondo la bellezza dell’anima e la pulizia della persona stessa, portando bellezza and pulizia qualsiasi cosa tocchino.
    Tu puoi farlo Milord.
    Tu puoi farlo dall’alto della tua statura e dall’alto della tua pulizia.
    E quando l’umanità avrà bisogno di una guida, di un aiuto di qualcosa per cui vivere, per cui sperare, allora si ricorderà di te.
    Della tua bellezza che affascina e colpisce appena ti si parla.
    Di quella pulizia gentile, ma fermissima che ti parla della speranza… non come ultimo aiuto, ma come motivo della vita stessa.
    Ti ammiro, vi ammiro (You and Silvy)
    Many Tanx my Lord.

    Tu puoi cambiare il mondo con la tua bontà. Tu sei LA NAVE:
    You can anithing
    an angel in the wings

    Your Kate
    fm L.A., Ca, Usa
    kissess xxx

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  8. La forza dell’identità che non s perde.
    Proprio quella identità che, dentro il cuore, fa ben scoprire la bellezza della propria dignità.
    Ed è proprio bella quella dignità che accompagna il nostro operato e ci pone negli altri per quello che siamo:
    Persone vere.
    Grazie Ninni per questo tuo ulteriore scritto che significa tanto e per la grande umanità che regala.
    Ti stimo davvero tanto.
    Ciao

    Lilly

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