Naris

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Giungendo a Pi-Ramses, non si poteva non restare impressionati. La capitale di Ramses il Grande era circondata a ovest e a nord dalle Acque di Ra, uno dei rami del Nilo, a est e a sud dalle Acque di Avaris, un canale che ricordava i tempi dell’occupazione degli hyksos,
che avevano cacciato i fondatori del Nuovo Impero.
Il grande porto ospitava una quantità impressionante di imbarcazioni di stazza diversa: molte navi destinate al commercio, ma anche una flotta da guerra pronta a intervenire in caso di necessità. La presenza dell’esercito era d’altronde molto forte, distribuita tra caserme ben attrezzate, e i cavalli destinati ai carri erano molto ben curati.
Intorno al porto erano disposti depositi, granai, laboratori mentre il palazzo reale e i ministeri si trovavano nel centro della città. Dalla residenza del faraone partiva l’arteria principale che conduceva al tempio di Ptah, il Modellatore, che creava il mondo grazie al Verbo. Attraverso alcuni viali si raggiungevano altri due santuari, quello di Ra, la luce divina, e quello di Amon, il Nascosto, che durante la battaglia di Qadesh contro gli ittiti aveva armato il braccio del sovrano. Il quarto tempio, dedicato al temibile Seth, dio del Male e del Caos, era stato eretto in disparte, sul lato opposto del canale che collegava le Acque di Ra con quelle di Avaris. Il faraone non dimenticava di rendere omaggio alle divinità asiatiche, tra cui Astarte, per dimostrare che il cuore della sua capitale accoglieva tutte le potenze creatrici, egizie e straniere.
Pi-Ramses era stata soprannominata “la città turchese” per via del colore delle piastrelle che ornavano le facciate delle case, e una canzone popolare recitava: “Che gioia vivere qui, il piccolo viene rispettato quanto il grande, l’acacia e il sicomoro dispensano ombra, gli edifici risplendono d’oro e di turchese, il vento è dolce, gli uccelli giocano in prossimità degli stagni”.
La nuova capitale traeva ispirazione dalla pianta di Tebe e il re si augurava che sarebbe durata quanto Menfi: il vero fondatore della Città turchese non era forse lo stesso Ra?
La campagna tutt’intorno era ricca e verdeggiante, e forniva agli abitanti tutto il necessario per vivere bene: cipolle, porri e olive erano particolarmente rinomati, e mele, melagrane, uva e fichi avevano il sapore del miele. Il bestiame disponeva di pascoli rigogliosi e i canali erano ricchi di pesci. Dal lago di Horus si estraeva il sale. I numerosi granai, pieni d’orzo e di spelta, erano così alti da toccare il cielo! E agli scribi non mancavano mai papiri e cannucce per scrivere, di cui si rifornivano dalle vicine paludi, dove vivevano miriadi di uccelli.
“Una gran bella città!” disse il capitano del Cormorano a Naris. “Il nostro re non ha lesinato sulle spese e ha fatto bene.”
Alcuni soldati si avvicinarono all’imbarcazione, stupefatti per l’entità dei danni subiti.

“Stenderò subito un rapporto per le autorità e descriverò in lungo e in largo la tua prodezza. Sarai ricevuto a palazzo e ti daranno una medaglia. A proposito, ragazzo, come ti chiami?”
“Dimentichiamo l’incidente. Se siamo sopravvissuti a questo vortice il merito è tutto vostro. Io non sono che un passeggero come gli altri.”
Detto questo, Naris si allontanò lasciando il capitano a bocca aperta.
Ovviamente aveva sentito parlare di Pi-Ramses, ma era la prima volta che la vedeva davvero. E già sognava di tornarci con Marsinkara, una volta sposati. Dove si era nascosta e come faceva a sopportare quell’esilio inaspettato? Una volta al sicuro sarebbe stata così saggia da aspettare il suo ritorno.
“Vuoi che ti faccia da guida?”
Un ragazzino sui dodici anni dallo sguardo sveglio era fermo ai piedi della passerella.
“Mi chiamo Humar, sono figlio di un ortolano e conosco tutti gli angoli della Città turchese. Tu, piuttosto, sei appena sbarcato e ti sei già perso.”
Naris sorrise.
“Sei perspicace, Humar.”
“Attenzione, niente è gratis.”
“Un piccolo papiro nuovo e un calamo saranno sufficienti?”
Il bambino fischiò entusiasta. Non si aspettava un simile malloppo. Avrebbe potuto permettersi varie paia di sandali, un gonnellino e dei dolci.
“Ti porto a vedere i laboratori e le vetrerie”, dichiarò il piccolo dai capelli rossi. “Potrai fare acquisti e comprare dei regali per la tua fidanzata. Domani, come ha annunciato il re, si festeggia il nuovo anno! Mangeremo, berremo, balleremo e navigheremo sui canali: un’esperienza degna di essere ricordata.”
Trascinando con sé il nuovo cliente, il ragazzino si avviò rapido verso i negozi che lo pagavano per i suoi servizi. Naris ebbe così la possibilità di ammirare ceste, stoffe, ceramiche e suppellettili di ogni tipo.
“Non c’è niente che ti piace?” si meravigliò Humar.
“Vorrei vedere il palazzo.”
“Ovvio, andiamo! Ma ti avverto, è impossibile avvicinarsi. Le guardie non scherzano con la sicurezza del faraone. Domani, invece, lo vedremo da vicino, a condizione di farsi largo a gomitate e aprirsi un varco attraverso la folla. Conosco un ottimo punto da dove potremo osservarlo quando eseguirà il rito delle offerte al Nilo. Ti interessa?”
“Sono molto tentato. A te piace Ramses?”
“Ah sì, puoi starne certo. È un re proprio bravo. Come dice mia madre, non ci manca da mangiare, viviamo al sicuro, le imposte sono basse e i giudici onesti. E poi le ha suonate ai barbari e l’esercito ci protegge. Ramses è il migliore dei migliori.”
Rassicurato sulla popolarità del padre, Naris seguì la sua guida per la quale la Città turchese non aveva effettivamente segreti. Più si avvicinavano al centro più aumentavano gli uomini e le donne eleganti. Con le loro tuniche plissettate gli uomini dimostravano la loro appartenenza all’élite e le donne facevano a gara sfoggiando abiti rossi, verdi o beige chiaro e gioielli provenienti dai laboratori di oreficeria.
Il palazzo reale troneggiava al centro di un vasto insieme di edifici amministrativi, le cui facciate erano ornate di migliaia di piastrelle azzurre, che riflettevano il bagliore dei raggi del sole.
Humar si fermò.

“Com’è bello… e che fortuna ho a vivere qui! Bene, e se ora andassimo a mangiare un boccone?”
“Mi dispiace, ho degli impegni.”
“Lavori in un ministero?”
“No, ma ho una missione urgente da portare a termine.”
“Ah… non sarai mica qualcuno d’importante?”
Dalla sacca di cuoio Naris estrasse un piccolo scarabeo in steatite.
“Questo è il simbolo delle metamorfosi felici. È per te, Humar. Abbine cura, ti proteggerà.”
Il bambino contemplò affascinato l’amuleto: non poteva credere che fosse diventato suo.
“Prendilo, ti prego.”
“È mio… proprio mio?”
“Sì, proprio tuo.”
Pur essendo estroverso, Humar rimase senza parole.
Guardò il suo benefattore che si dirigeva verso il palazzo reale. Ai piedi della scalinata monumentale erano appostati alcuni soldati della guardia d’onore.
“Non di là”, urlò il piccolo rosso di capelli. “Non ti faranno passare.”
Naris non gli diede ascolto e proseguì il suo cammino.
Mentre si avvicinava, una delle guardie sguainò la spada e gli altri uomini brandirono le lance. Alla vigilia della festa del nuovo anno l’accesso dall’entrata principale era vietato.
Humar si morse il labbro.
“Ora gliene diranno quattro”, mormorò tra sé.
La calma di Naris sorprese i militari. Non c’erano dubbi che quello scriba si fosse perso, ma non era armato e non aveva l’aria pericolosa.
Il giovane mostrò il sigillo all’ufficiale.
“Principe Naris… Seguitemi, vi prego. Vi conduco ai vostri appartamenti.”
Vedendo il suo cliente salire i gradini della scalinata monumentale, Humar rimase talmente sorpreso che per poco lo scarabeo non gli cadde di mano.
Solo un membro della famiglia reale poteva beneficiare di un privilegio simile.

Lo scarabeo è il simbolo di tutte le mutazioni: del passaggio dalle tenebre alla luce, dall’adolescenza all’età adulta, dalla cecità alla consapevolezza. Lungo il suo cammino, Naris incorrerà in grandi trasformazioni, che imparerà a dominare grazie al suo sapere.

Alcune volte le apparenze ingannano a favore di un “destino” superiore, oppure di una “grandezza” superiore.

Cordialità

13 pensieri su “Naris

  1. Un senso di bellezza sia nella scrittura, che in tutto questa che sembra la prima parte di un racconto più grande.
    Il fascino dell’oriente e dell’antico Egitto colpisce a fondo.
    Sono convintissima che diverrà una delle storie più belle scritte qua.
    Buona giornata

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  2. Finalmente ecco Ninni e la sua scrittura.
    Ci porterai a sognare sulle rive del Nilo e ci porterai, per mano, lungo la Capitale dove il grande faraone vive.
    Ecco una storia che varrà la pena di leggere e di assaporare.
    Grazie milord, siete uno spettacolo per gli occhi.

    babi

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  3. Cosa ci potrebbe essere di più entusiasmante della prospettiva di leggere il romanzo di uno scrittore, appassionato egittologo quale siete Voi Antonmaria, ambientato nella magia e nel mistero caratteristici solo dell’ Antico Egitto.
    Già da questo inizio, ci calate in uno dei periodi più fiorenti di quell’ età storica, quello a guida di Ramses. Un grande faraone per l’ impronta importante che lasciò, nonostante la sua breve regnanza, coi monumenti da lui fatti erigere e, soprattutto, per la cura che ebbe per assicurare benessere ai sudditi e, con le parole, ne avete già reso immagini molto eloquenti.
    Già ci può piacere Naris, il protagonista, che, reduce da chissà che calamità della quale ne danno testimonianza i danni consistenti all’ imbarcazione, approda a Pi-Ramses, città gioiello retta dal padre Ramses. Appunto ci può essere gradito per il carattere affabile, umile, generoso, onesto e, par di capire, di sentimenti sinceri, trapelati dai dolci pensieri che gli suscita la sua amata Marsinkara. Tutte virtù, in qualsiasi tempo, che rendono ‘grande’ una persona.

    Il ‘destino’ di Naris, di cui Kren date accenno nel finale, mi fa attendere con curiosità il seguito, sicuramente imprevedibile come è nel Vostro stile narrativo.
    Sempre grazie, leggerVi è delizioso.
    Vi Stimo e…moltissimo di più.

    Maria Silvia
    Vostra Sil

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  4. Caro Milord, vi seguo sempre anche se non lascio commenti per non disturbare. Questa vostra storia, come sempre, coinvolge il lettore dalle prime righe. Per chi ama l’antico Egitto, come me, già ci si sente coinvolti senza se e senza ma.
    Grazie Milord per questa meraviglia.
    Con il rispetto e l’amicizia di sempre: accettate i miei più cordiali saluti

    Orofiorentino

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