Un bastardo in meno

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Attentato a Strasburgo, errori e blitz falliti: il flop degli 007
Il terrorista era già noto ai servizi.
A 29 anni ha già 27 condanne, nessuno l’ha fermato

L’attentatore di Strasburgo Cherif Chekatt, due anni di galera fatti e processato per 27 reati, radicalizzato nell’Isis!
Era schedato “S”, una sigla che indica persone molto pericolose, ma era libero di andare dove voleva e quando gli pareva.

A 29 anni Cherif Chekatt ha subito ben 27 condanne per rapine, violenze, tentato omicidio, estorsioni: un curriculum che non gli ha impedito di entrare indisturbato martedì sera nella “presqu’ile” di Strasburgo, con pistola e coltelli nello zaino.
Nessuno ha controllato: i filtri polizieschi piazzati all’ingresso dei ponti che danno accesso al centro storico non hanno funzionato.
Si rimane senza fiato davanti all’elenco degli errori, delle omissioni e delle ingenuità dei servizi di sicurezza francesi.
Per loro Cherif è un “terrorista ibrido”: nel senso che lo tenevano d’occhio più per i suoi trascorsi criminali che per una possibile appartenenza ad ambienti jihadisti.
Si era radicalizzato in carcere, in Francia e in Germania, come tanti altri terroristi prima di lui.

Come Mohammed Merah, l’assassino dei bambini ebrei di Tolosa.
Come Khamzat Azimov, il ceceno ventenne (cresciuto proprio a Strasburgo, nel quartiere popolare di Elsau) che nel maggio scorso uccise a coltellate un passante in rue Monsigny, a due passi dall’Opera di Parigi.

Tutti schedati “S”.
Tutti pronti a gridare “Allah Akbar” prima di colpire.
Tutti liberi di entrare in azione.

Come Cherif sia riuscito a sfuggire alle pattuglie di polizia e di militari con cui si è scontrato durante la sparatoria e nel corso della fuga, è un mistero.
Come abbia potuto far perdere le proprie tracce, ferito a un braccio, in una città che secondo le autorità era stretta in una morsa, è altrettanto incomprensibile.
Ma c’è di peggio: Martedì mattina, la polizia aveva fatto un’irruzione in casa sua, nel quartiere di Koenigshoffen, perché aveva le prove della sua partecipazione a una rapina effettuata nell’agosto scorso ai danni di una banca di Eckbolsheim, nel Basso Reno.
Peccato che le teste di cuoio si siano recate sul posto verso le 7 del mattino, quando lui se n’era già andato e non in piena notte, come si fa quando si vuole sorprendere qualcuno.
Nell’abitazione hanno trovato testi in arabo, una granata, munizioni, un fucile Long Rifle: quel che bastava per far presagire il peggio.
Invece non è successo niente, non è scattato l’allarme, non sono state protette le strade che fiancheggiano il mercatino di Natale, meta ogni anno di migliaia di turisti.
Omissione grave, tenendo conto che Strasburgo e in particolare il mercatino, erano già stati presi di mira da Al Qaeda nel dicembre del 2000, quando una cellula terroristica venne smantellata poco prima di passare all’atto.
Spari al mercatino di Natale, Strasburgo blindata.

Le polemiche sono roventi:
Laurent Wauquiez, capo dei Républicains, il partito dell’ex destra gollista, mette sotto accusa la gestione dei “fichiers S” da parte della polizia:
“Quanti attentati commessi da personaggi schedati con la “S” dobbiamo ancora aspettare prima che siano prese le misure adeguate?”, ha protestato.

A sua volta Marine Le Pen ha chiesto che “vengano immediatamente espulse dalla Francia” tutte le persone che compaiono nel fichier S: un elenco che secondo l’ex primo ministro Manuel Valls comprende ventimila nomi.
“La legge non ci consente di espellere persone che non hanno ancora compiuto atti illegali. E sorvegliare tutti è impossibile”, replicano al ministero degli Interni.

È stato ucciso, l’assassino terrorista, in un blitz delle forze speciali Cherif Chekatt, che martedì sera ha fatto fuoco al mercatino di Natale di Strasburgo, uccidendo tre persone e ferendone 14.
L’uomo è stato notato da una passante che, incrociando il killer per strada, si sarebbe resa conto della somiglianza con il ritratto diffuso dall’avviso di ricerca testimoni e avrebbe telefonato al 17, il numero della polizia “distratta”.
Fermato mentre camminava per strada in Rue du Lazaret, casualmente, nel quartiere di Neudorf, dove aveva fatto perdere le tracce 48 ore fa, dopo aver commesso l’attentato.
Aveva con sé una pistola e un coltello, quando tre agenti l’hanno interpellato, ha iniziato a sparare per primo (almeno così dicono) contro i poliziotti, che lo hanno successivamente “neutralizzato”.

L’Isis rivendica: “Era un nostro soldato”!

Un bastardo in meno, comunque!
Il nostro pensiero va ad Antonio Megalizzi e a tutte le vittime colpite.

Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani!

E’ sospeso il “Voi”
Cordialità

42 pensieri su “Un bastardo in meno

  1. Sarebbe interessante sapere chi ha contribuito alla radicalizzazione di questo soggetto. Il sospetto é che questo criminale arcinoto alla polizia sia stato usato da qualcuno che aveva altri interessi, ad esempio di distrarre l’opinione pubblica (si pensi a stragi in Italia come piazza Fontana e i depistaggi).
    Come faceva una persona sorvegliata ad avere un arsenale simile? Mi viene in mente la storia della pistola procurata all’attentatore di Charlie Hebdo da un doppio agente.
    L’attentatore morto, la procura ferma l’inchiesta con il segreto di stato.

    Speriamo (ma nutro fortissimi dubbi) che nelle prossime ore si abbiano particolari più precisi su come si siano realmente svolti i fatti, in modo da chiarire quella che, al momento, appare una soluzione fin troppo semplificata…. Cioè parrebbe che il ricercato N° uno di tutta la Francia, il cui ritratto era presente in ogni vetrina di negozio, su ogni palo della luce di Strasburgo, nonché sulle prime pagine di tutti i quotidiani, non solo non se ne resta rintanato nel suo rifugio ma, addirittura, se ne esce, in quello che oltretutto è il suo quartiere e nel quale è conosciuto, in modo che chiunque possa notarlo… Difatti l’immancabile “signora” lo vede e chiama la Polizia.
    Le cose, per carità, possono essere andate anche così ma che qualche dubbio possa sorgere è pure vero…. anche per il fatto che non sia stato ferito e catturato, cosa che per una squadra di agenti speciali non sarebbe dovuto essere un gran problema.
    Guarda caso è arrivata la rivendicazione dell’Isis subito dopo che era morto stecchito!

    Sembra un’azione di “distrazione” di massa e giunta a pallino, considerata la fortissima crisi istituzionale in Francia.
    Non mi fido dei francesi, mai fidato dei francesi.

    N.B:: Un elicottero era pronto a mettere in sicurezza il Presidente Macron in caso di tentativo di Colpo di Stato durante gli scontri dei gilet gialli.
    Non mi fido dei francesi, neanche se ‘a dire le loro “sciocchezze”‘ dovessero farlo in Chiesa e durante la confessione.
    Non mi fido!

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  2. A quanto pare un radicalizzato con circa 20 condanne non è da considerare pericoloso e quindi può circolare armato e indisturbato.
    Eppure una soluzione drastica ci sarebbe.
    Non dico altro perché qualcuno si scandalizzerebbe accusandomi ………………

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    • Spillo

      Le guerre vanno fatte tutte le volte che ci sarà da dichiararle, e vincerle in fretta.
      Abituarsi ai morti per terrorismo come ci siamo abituati ai morti del sabato sera, in nome della qualità della vita è il frutto di una decadenza, ma è anche offrire il fianco a “chi” non sa raccoglierli.
      Ottusi

      Grazie

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  3. La Francia, cosi` come ogni Paese NATO, ha le mani insanguinate.

    La responsabilita`, alla fine, e` di chi ha scagliato la prima pietra.
    Ma ovviamente queste critiche non sono permesse, soprattutto non per bocca di chi comprensibilmente cerca vendetta e che viene, come previsto dalla sceneggiatura, sempre immediatamente abbattuto.

    Buongiorno a lei dottore

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    • Seamur

      Caro Direttore,
      l’improvvisa trasformazione di uno spettacolo bello, tranquillo e felice in una spettacolo orrendo, terrificante e atroce, operata dall’irruzione a Strasburgo di Gog e Magog in versione jihadista radicalizzato e solitario, ci mostra quanto sia fragile e vulnerabile, dal punto di vista antropologico, una civiltà fondata sulla rimozione della morte dal contesto sociale.
      Una civiltà che rischia di collassare se la morte rimossa torna in qualche modo a presentarsi inesorabilmente quale realtà simbolica e dato materiale per effetto della scelta omicida e suicida di chicchessia.

      Grazie per essere intervenuto

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  4. Forse si può tirare un sospiro di sollievo e sperare che tutti i feriti ce la facciano, ma anche in questo casa si segue lo stesso copione: attacco – uccisione.

    Quasi mai un attentatore viene arrestato dalla polizia.
    Così non si saprà mai se l’attentatore ha pianificato l’attentato da solo o se ci sono stati altri che lo hanno spinto.
    La storia che ci viene raccontata è semplice e sembra logica: Piccolo criminale senza prospettive decide prima di essere arrestato di dare un senso alla sua vita fallita.

    L’ideologia islamista serve a questo: compiendo un atto “eroico” (dal loro punto di vista) ci si redime o almeno si ottiene la fama di avere compiuto un atto da martire.

    Buna giornata
    Amedeo

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    • Amedeo d’A.

      Questa estensione (concettuale e pratica) della guerra che pervade tutti i campi (da quello finanziario e commerciale a quello mediatico e tecnologico) offre ai deboli la possibilità di attaccare i forti, altrimenti invincibili sul campo di battaglia tradizionale.
      Ma l’Occidente civilizzato non vuol sentirsi dire che, ogni tanto, sbaglia e sbaglia grosso con tutti.
      Così, poi, arrivano i terroristi

      La ringrazio per aver scritto

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      • Se uno Stato vuole, ha tutti i mezzi per sconfiggere un problema di illegalità interna, che emerga come violenza, sopraffazione, guerriglia, separatismo, ecc…

        Normalmente, un qualsiasi governo ha la capacità di mettere in campo dei mezzi assolutamente preponderanti e decisivi per la soluzione dei problemi interni.
        Grazie a lei per avermi risposto.
        Buona giornata

        Amedeo

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      • Amedeo d’A.

        Se questo non avviene, è molto spesso perché nel governo c’è qualche gruppo di potere che ha la forza di sostenere quelle illegalità interne, di condizionare l’azione governativa e di impedire allo Stato di occuparsene con tutti i mezzi di cui dispone.
        Un mio spassionato parere.
        La ringrazio, come sempre

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  5. Uno cosí bisogna ucciderlo subito, perché altrimenti potrebbe parlare, e chissá quale veritá ne uscirebbe.
    Era ferito, penso che volendo, sarebbero riusciti a prenderlo vivo, dico volendo

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  6. Ma chi e cos’è l’ISIS?
    sembra salti fuori a comando. Quanto agli attentatori, stranamente sempre identificati meno di 2 minuti dopo l’attentato, muoiono sempre, anche quando si arrendono disarmati, come accadde non ricordo se nel primo o nel secondo attentato, e senza aver neppure ferito nessuno di quelli che trovarono nella fabbrichetta/negozio.

    Appunto

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  7. In effetti non si capisce perche sia stato ucciso.
    Ferito ad un braccio, bastava colpirlo nell’altro.
    Abbiamo a che fare con agenti addestrati oppure terrorizzati, che avrebbero sparato a chiunque?
    Ed hanno avuto anche elogi e complimenti.
    Non sono un complottista ma non trovo altra spiegazione: doveva morire per distrarre chi o da cosa?
    .

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  8. Nel corso del tempo, dopo tante vittime e tanto dolore, non ho timore che mi si incolpi di insensibilità, se non di razzismo, se, parafrasando una frase celebre, mi sia fatta la convinzione che la bacatura atavica degli islamici sia così radicata che anche chi, come l’ ennesimo attentatore della cronaca, nasce in Europa e non intende integrarsi. Si tramandano l’ obiettivo dell’ islamizzazione del mondo per guadagnarsi il loro aldilà. L’ islam, una pseudoreligione che non persegue gli obiettivi con la Concordia e il Bene, bensì con la discordia e il male.
    È da superficiali generalizzare, ma da tanti comportamenti (anche se non estremi come gli attentati) si evince che la gente musulmana, pur scegliendo di insediarsi in Europa, non vuole integrarsi e, dopo tanti orrori con il sacrificio di tanti innocenti in casa europea, è inevitabile, appunto generalizzare. Gli ingressi indiscriminati e il poco rigore verso chi entra e non si comporta da integrato, favoriscono nefaste situazioni.
    Mi sono permessa considerazioni molto personali nel generale, nel particolare di questo ultimo attentato, come dite Voi mio Caro Kren, tanti aspetti della dinamica degli eventi che hanno portato all’ abbattimento dell’ assassino insospettiscono e fanno azzardare che si sia voluto offuscare la concreta realtà.
    E indignano certe superficialità emerse a carico della polizia francese. L’ infame soggetto, seppur ancora giovane, continuava ad essere incline a delinquere nonostante il curriculum di condanne (27). Addirittura aveva iniziato che era proprio bambino, meritandosi il riformatorio. A casa sua, trovare un arsenale non era stato sufficiente per gli agenti per una rigorosa caccia all’ uomo per assicurarsi che non delinquesse ulteriormente.
    In Italia, fortunatamente, l’ aria è cambiata e si sta respirando un po’ più serenamente. Anche se l’ inquinamento dei falsi buonisti è sempre in agguato, i danni che potrebbero ancora fare sono limitati.
    Grazie, mio Caro Kren. Avete dato voce alle vittime, che non devono solo suscitare pietà, ma devono scuotere davvero cuore mente volontà di chi ha il potere di cercare di evitare altri massacri.

    Maria Silvia
    Vostra Sil

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    • Maria Silvia

      E’ chiaramente in atto una forte accelerazione degli eventi connessi al terrorismo.
      La strategia di chi muove le leve di questo fenomeno ha impresso un ritmo incalzante alla realizzazione del nuovo tipo di conflitto mondiale: quello tra civiltà e culture differenti, ed in particolare tra Islam e Occidente. La successione delle esplosioni, e l’innalzamento del livello generale di ansia, odio e paura stanno producendo un allargamento rapido delle aree grigie nell’atmosfera psichica della Terra. Questo ha una influenza diretta sull’interiorità di ognuno di noi.
      E’ una sfida crescente alle nostre capacità di trasformare i fatti, i pensieri ed i sentimenti negativi in occasioni di crescita.
      L’unica risposta positiva possibile a questo “avvitamento” negativo della situazione, accuratamente gestito dalle forze oscure, è quella di adottare una strategia cosciente di ribaltamento degli impulsi negativi.

      Per prima cosa occorre seguire con estrema attenzione, lucidità e grande disincanto i tentativi crescenti di condizionarci. E quindi evitare di chiudersi e “passare all’offensiva” per trasformare in Bene quello che si presenta come Male, attraverso un aumento deciso delle nostre attività ispirate dal rispetto nei confronti degli altri, nella vita quotidiana di ognuno.
      Rispettare gli altri significa fare quello di cui le persone intorno a noi hanno bisogno per la loro crescita, senza egoismi.

      E che noi, proprio noi, possiamo dare del nostro tempo, della nostra capacità, dei nostri talenti, del nostro denaro: Rispettare significa dare pezzi di sé, in senso letterale, senza chiedere nulla in cambio.
      Come fa il Sole con la Terra.
      E significa anche informarsi a vicenda, chiarirsi le idee, sostenersi, darsi fiducia e speranza in questi tempi di grande sfida.

      Grazie per aver scritto,
      con stima

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  9. Tornando a svolgere il filo, per così dire, antropologico delle precedenti considerazioni, occorre inoltre sottolineare che i terroristi hanno smesso da tempo di suicidarsi in pura perdita e mettono in gioco la loro stessa morte in modo offensivo ed efficace, seguendo un’intuizione strategica che coglie con esattezza il limite dell’avversario, la sua fragilità e la sua vulnerabilità, nell’esclusione della morte dal proprio orizzonte di vita.
    Circostanza, questa, che riporta alla mente quel passo famoso della “Fenomenologia dello Spirito” in cui Hegel dimostra che il riconoscimento fra le autocoscienze si basa non sull’amore, ma sul conflitto, in quanto il riconoscimento implica dolore, sofferenza e antagonismo.
    È nel conflitto che, secondo il filosofo di Stoccarda, l’autocoscienza che, pur di essere riconosciuta, non teme la morte ed è disposta a sacrificare la sua stessa vita diventa il signore dell’autocoscienza che, pur di aver salva la vita, rinuncia al riconoscimento e diventa servo.
    Si può così constatare che, ancora una volta, il parametro essenziale della lotta per il riconoscimento (e oggi del conflitto fra le civiltà) è l’atteggiamento assunto nei confronti della morte, definita da Hegel con un’espressione potente “il padrone assoluto”.
    In conclusione, si conferma anche su questo versante delle riflessioni qui sommariamente esposte come la capacità dei terroristi di dare un senso sia strategico sia culturale ai propri gesti omicidi e suicidi risieda nell’esplicita dissacrazione, compiuta da ‘kamikaze’ disposti a sacrificare le loro esistenze, dell’unico valore socialmente celebrato in Occidente: quello di una vita in grado di fingersi eterna.

    La domanda inquietante che sorge a questo punto è allora la seguente: non è forse vero che contro un terrorista disposto a morire ‘senza se e senza ma’ le nostre difese saltano quasi tutte, essendo organizzate intorno ad un principio fondante che a noi pareva indiscutibile: “se fai questo, muori”?
    In altre parole, proprio perché la nostra economia, intesa non solo come produzione di beni ma anche come stile di vita, ci ha abituati a sopravvalutare la vita e a occultare la morte, che cosa succederà ora che è proprio su quel punto che veniamo colpiti con paradossale simmetria?

    Chi è un “terrorista”
    Chi sono questi ragazzi che si suicidano? Se facciamo due conti, su quanti giovani negli ultimi mesi si sono fatti saltare in aria uccidendo innocenti in giro per il mondo, il numero che viene fuori è impressionante… Qualcuno li disprezza come nemici oscuri da odiare e basta, qualcuno dice che rappresentano un mistero, qualcun altro che si tratta di problemi psichiatrici…
    Ma sono tante giovani vite spezzate, veramente tante… E’ possibile liquidarle cosi?
    In effetti come stanno le cose? Cosa spinge un ragazzo in genere di buona famiglia, con una cultura spesso medio-alta, a trasformarsi in un suicida-omicida?
    A ben guardare alla base c’è la stessa cosa che spinge tanti di noi in occidente verso vere e proprie epidemie di depressione, di attacchi di panico, verso forti e crescenti crisi esistenziali…
    Alla base c’è che l’occidente sviluppa al suo interno ed esporta con prepotenza un modello di vita e di civiltà che è un vero e proprio deserto dell’anima. Un modello le cui linee portanti si basano sul soddisfacimento e sullo sfruttamento industriale degli istinti più bassi, dei sentimenti più poveri. E questa cosa non funziona né per l’umanità occidentale né per quella del resto del mondo. Perché nei cuori di tutti gli uomini sta silenziosamente crescendo il desiderio di “ideali”, di una vita che dia soddisfazione alle sfere più alte del nostro essere. Questo deserto dovrebbe essere popolato di ideali e trasformato in un giardino dello spirito. Invece la nostra società occidentale lo riempie solamente di “miraggi”, di elementi virtuali che certo non tolgono la sete.
    Anzi la aumentano

    Cordialità

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    • Uccisioni, schiavitù, amputazioni, credi che sia troppo?
      Lo stesso Profeta disse che il popolo non sarebbe stato d’accordo, ma questa è una guerra e non siamo stati noi a volerla.
      Non facciamo tutto questo perché vogliamo il vostro male, anzi lo facciamo per offrirvi qualcosa” fece una pausa, rivolse i palmi verso il cielo in segno d’offerta e poi continuò:
      “Il Giorno del Giudizio è vicino e noi vogliamo che tutti gli esseri umani vadano in paradiso, l’Islam non è una religione avara: vogliamo vedervi tutti laggiù con noi.
      Spiegazione rilasciata da un Imam sul perché del terrorismo.

      Lo scopo dello Stato Islamico è una guerra di civilizzazione totale (dal loro punto di vista fanatico) che punta alla morte di milioni di persone bruciate vive, crocifisse, decapitate o uccise con un solo colpo alla nuca, a causa di una disputa inconciliabile sulla natura di Dio.

      Grazie Ninni
      Buona giornata

      Maria Luisa

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      • La guerra alla fine dei tempi indaga e ricostruisce politicamente e storicamente la mentalità che sorregge il terrorismo islamico.

        Si usano molti termini per nominare lo Stato Islamico:
        ISIL acronimo di Stato Islamico di Iraq e Levante;
        ISIS acronimo di Stato Islamico di Iraq e Sham (il termine arabo che indica Levante);
        gli oppositori dello Stato Islamico di lingua araba lo chiamano Daesh che in realtà è anche un gioco di suoni che richiama le parole offensive “calpestare” e “rozzo”.

        I capi dell’ISIS prevedono, per chi pronuncia questo termine (Daesh), una punizione che va da una serie di frustate fino al taglio della lingua.

        Ecco qua la “bellezza dell’appartenenza”

        Grazie

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  10. Ma che cosa è un ideale?
    Per dirla in modo semplice e pratico, la spinta verso un ideale è quella tensione verso il Bene che c’è in ognuno di noi. Verso quell’ordine superiore fatto di giustizia, di bellezza, di saggezza e di amore, che sentiamo in noi, e che vorremmo vedere ovunque. Si tratta in effetti dell’impulso a ritrovare quel mondo spirituale che esiste realmente… Che è anzi la vera realtà, nella quale eravamo prima di nascere, e della quale abbiamo una forte ed inconscia nostalgia.

    Quello che non ricordiamo è che siamo qui sulla Terra proprio per ricostruirlo noi, con le nostre forze, lavorando nel mondo della materia e delle relazioni con gli altri. La nostra crescita consiste proprio nel ricordare un po’ alla volta il progetto e nel metterlo in pratica in questo mondo.

    La nostra vita si compie nel rendere nostro e nel realizzare un ideale divino.
    Ma come si fa a sapere se un ideale è corretto o deviato?
    Grazie Ninni, un apporto davvero mirabile

    Anna

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    • Nel ringraziarLa, cara Anna, condivido appieno il Suo intervento.
      Ideale, dovrebbe essere, come ben Lei esprime, propensione al Bene nel contesto collettivo.
      In questi tempi, c’ è davvero bisogno di trasmettere messaggi come il Suo, di pensieri positivi e concrete azioni costruttive la Concordia e che recuperino quella Bellezza verso la quale si è diventati accecati, ma che, usando attenzione e sentimento, possiamo notare in tanti spettacolari esempi della Natura circostante cosicché da recuperarla interiormente.
      Buon pomeriggio.

      Maria Silvia

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    • Anna Blu

      I terroristi europei, così come ora quelli islamici, così come gli integralisti nazisti, fascisti, comunisti, ecc.. si sono sempre mossi per un ideale che in partenza appariva nobile, superiore, positivo… senza rendersi conto degli elementi di deviazione che poi li hanno coinvolti in terribili tragedie. Questo è avvenuto e avviene perché ogni volta a quell’ideale è mancata la linfa vitale di ogni vero ideale: l’amore puro.

      Altre considerazioni ogni volta sono diventate prevalenti, e questo ha fatto sì che impulsi positivi si trasformassero in immani vortici oscuri.
      Ho letto varie e varie volte interrogandomi.
      Buona giornata

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