Col coltello fra i denti

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Col coltello fra i denti

Lo spettacolo d’orrore più bello siamo noi.

Questa faccia con cui amiamo, con cui moriamo, non è la nostra; né queste cicatrici sempre fresche al mattino; e nemmeno queste parole che invecchiano nel breve volgere di un giorno.
La notte accoglie le nostre mani come fossero delle intruse, come se il suo regno non fosse il loro, non fosse una loro invenzione.
Solo a fatica, pericolosamente, i nostri sogni abbandonano la propria pelle per mostrarsi alla luce diurna e implacabile. La nostra miseria vive fra le quattro mura sempre più anguste della nostra disperazione. E questa miseria, realmente nostra, non riesce in alcun modo ad abbattere quelle mura.
Così viviamo murati, senza possibilità di comunicare, limitati nell’odio e nell’amore. E cerchiamo l’uscita — la vera, la sola — e sbattiamo la testa contro il muro. A questo gioco, c’è chi vince la rabbia e chi perde l’amore. Ormai non è più tempo per le confusioni — la Rivoluzione è un momento, il rivoluzionario tutti i momenti. Non si può confondere l’amore per una causa, ad esempio per la patria, con l’Amore. Non si può confondere l’adesione a modelli etnici con l’amore per l’umanità e la libertà. Non si può confondere! Chi ama il proprio paese natale resti nel suo paese natale; chi ama il folclore non si trasferisca in città. Essere poveri non è condizione sufficiente per guadagnare il cielo o l’inferno.

Non essere morti non significa necessariamente essere vivi, così come non scrivere non sempre equivale ad essere analfabeti. Ci sono morti nelle tombe assai più presenti in vita di quanto si pensi e persone che, senza aver mai scritto una riga, hanno fatto per la parola più di una intera generazione di scrittori.

L’azione poetica implica: un’attitudine appassionata nei confronti dell’amore, un’attitudine intransigente nei confronti dell’amicizia, un’attitudine pessimistica nei confronti della Rivoluzione, un’attitudine minacciosa nei confronti della società. Le visioni poetiche sono autonome e la loro comunicazione esoterica. I profeti, i riformisti, i reazionari, i progressisti sgraneranno gli occhi e subito li chiuderanno per la vergogna.

Li chiuderanno come tutto sommato fanno di solito e sprofonderanno nelle loro profezie. Daranno uno sguardo sotto la propria cintola e poi serreranno gli occhi con vergogna. Si abbandoneranno senza ritegno alla falegnameria delle loro tavole di valori e le brandiranno sopra le nostre teste come modelli di vita, d’arte, d’amore, e poi chiuderanno gli occhi con vergogna davanti alle più crudeli manifestazioni della vita, dell’arte e dell’amore. Ma non importa, perché so di non essere solo nella mia disperazione e nella rivolta. Lo so per la luce che passa da un uomo all’altro quando qualcuno fa il gesto di uccidere, per quella che si spegne in ogni uomo alla vista dei massacri, lo so per le parole che urlano, per quelle che sanguinano, per quelle che lacerano le labbra, lo so per i giochi selvaggi dell’infanzia, per uno stendardo nero sul cuore, per la luce crepuscolare aguzza come un coltello nell’occhio, per le città che si abbordano durante le tempeste, per quelli che si avvicinano a petto scoperto sul far della notte — uno alla volta si mordono i polsi e cantano —, lo so per gli animali feriti, per quelli che cantano nei supplizi.

È per questo, per non essere frainteso né ora né mai, che dichiaro la mia rivolta, la mia disperazione, la mia libertà, che dichiaro tutto ciò con un coltello fra i denti, una frusta in mano e perché nessuno si avvicini a meno di mille passi .

Tranne te amore mio
tranne te
amore mio

Mio ragno magico
aggrappato al mio petto

con le zampe aguzze
piantate nel mio sesso

e con la bocca
nella mia bocca

nei tuoi capelli

Conto gli anni
della mia infanzia
li appunto
con spilli d’oro
su di un cuscino
bianco

Un anno
due anni
un secolo

uno spillo adesso
nella gola
di questo uccello
così vicino
e così vivo

Un altro spillo
l’ultimo
il più grosso

nel mio stesso plesso.

Amore mio
nei tuoi capelli
calcolo i giorni
e le notti

e la distanza
che va dalla Terra alla mia infanzia
e che nessun aereo
ha ancora percorso

Conto le città
e i popoli i vivi
e i morti

e mi restano da contare
ancora parecchi capelli
ed anni e anni
mi resteranno da contare.

Difendimi finché
avrò contato
il tuo ultimo capello

Cordialità

9 pensieri su “Col coltello fra i denti

  1. Interferenze, linee spezzate, un bianco e nero che non lascia speranze.
    Difficile leggere Dio di me stesso senza sentirsi punzecchiati dagli spigoli improvvisi
    o unti dalle disciolte linee ondulate di un disegno.

    Un brano, il suo, che prende l’intelletto e lo trasforma in qualcosa d’altro.
    Una lirica che sa di bellezza e della momentanea assenza, propiettata in un grande futuro.

    Bello e molto suggestivo.

    grazie per queste sue manifestazioni di bellezza letteraria.

    Amedeo

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  2. Ho colto le due parole più ricorrenti: Rivoluzione e Amore.
    La vita, così diversa dall’ uno all’ altro, ha stessi punti fermi per tutti quanti.
    La propria vita è pregiata dalle rivoluzioni, se s’ intendono quei moti intimi e delle idee e delle azioni rivolti sempre a salvaguardare l’ Amore; quelli rivolti alla concordia con gli altri nella nostra interazione con loro sono un passo. Il passo di ognuno è di per sè una rivoluzione straordinaria.
    Forse, mio Caro Kren, il mio non poter essere pessimista, nonostante le evidenze di questi tempi opachi, sta nell’ essere sostenuta dalla Fede e dall’ avere accanto un Uomo esemplare. Egli ne ha gran merito se non mi viene mai meno la positività: non lo si deve conoscere per poi non trarne l’ istinto dell’ imitare le Sue Virtù. Son certa che, chi ne ha conoscenza personale o conoscenza tramite la Sua professione, abbia potuto fare significativi passi rivoluzionari per stare meglio con se stesso e con gli altri.

    Ciò che di Voi si legge, mio Caro Kren, inevitabilmente si conserva nel cuore e la poesia che chiude questa pagina si imprime nel profondo.

    Grazie.

    Maria Silvia
    Vostra Sil

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