Voynich II

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New York, cinque settimane dopo

Non appena la limousine accostò di fronte alla torre di vetro nel centro di Manhattan, Ross Kelly scese con un balzo, la valigia in una mano e il computer nell’altra, e si precipitò verso l’ingresso principale. Nonostante la stanchezza, era bello correre dopo essere rimasto intrappolato in un aereo ventiquattr’ore di seguito. Ed era anche in ritardo. Attraversò l’atrio in un lampo, saltò in un ascensore vuoto e premette il pulsante del trentatreesimo piano.
Mentre l’ascensore saliva, Ross scorse il proprio riflesso nella cabina a specchi e aggrottò la fronte.
Indossava un completo costoso e, con la sua abbronzatura, la sua altezza e le sue spalle, avrebbe dovuto avere un’aria da milionario. Invece era soltanto impacciato. Ross pensò che fosse perché l’abito si era sgualcito durante il volo e perché si era vestito in fretta e furia dopo una doccia veloce nella sala della business class della British Airways al JFK, ma in realtà si era sempre sentito, e si vedeva pure, più a suo agio sul campo, con le Timberland, i jeans e il casco di protezione, piuttosto che in ufficio, con indosso giacca e cravatta. Si ravviò i capelli biondicci e indisciplinati che stavano dritti come un groviglio di sterpi.
L’ascensore suonò e le porte si aprirono. Ross si avvicinò a una porta a vetri a due battenti che delimitava una sfarzosa reception. Incise nel vetro c’erano le parole: XPLORE – CONSULENZA GEOLOGICA SPECIALIZZATA IN PETROLIO E GAS.
Un uomo in tuta da lavoro blu stava aggiungendo una riga più sotto: DIVISIONE DELLA ALASCON OIL.
Ross scosse la testa ed entrò. Le voci circolavano ormai da mesi, ma non riusciva ancora a credere che ci fossero stati così tanti cambiamenti da quand’era partito per il remoto bacino petrolifero del Kokdumalak, nell’Uzbekistan sudoccidentale. Si consolò pensando di esser rientrato nel minor tempo possibile, non appena Gail, la sua assistente, lo aveva avvisato della scalata. Dopo un volo interno a Taskent, aveva volato con la Areoflot fino a Mosca e con la British Airways fino al JFK, facendo scalo a Londra. Non era ancora passato da casa a salutare sua moglie.
Gail percorse a grandi passi la reception. Non appena lo vide, il suo volto preoccupato si distese.
“Ross.”
Lui le sorrise.
“Ciao, Gail.”
“Grazie a Dio sei qui. Com’è andata in Uzbekistan?”
“Bene, ma avrei raccolto più dati se non fossi dovuto tornare di corsa.”

Controllò l’ora: le 10.22.
“Dov’è la riunione?”
Gail gli prese la valigia.

“Nella sala conferenze. È già iniziata.”
“Non ti hanno comunicato che il mio volo era in ritardo?”
“A loro non importa niente.”
“E Bill Bamford dov’è?”
“Bamford non c’è più. Ross, tutto il vecchio consiglio d’amministrazione della Xplore è stato destituito.”
“E il passaggio di consegne?”

Gail smorzò il tono della voce.
“Non ci sarà nessun passaggio di consegne. Quei discorsi sul rispetto della Alascon per la competenza specialistica della Xplore e sul desiderio di creare una società erano tutte balle. È una scalata vecchia maniera. Bill Bamford, Charlie Border e gli altri hanno dovuto fare le valigie. Sono stati scortati fuori dall’edificio stamattina.”
“E tu, Gail, cosa farai?”
“Non preoccuparti per me. Posso trovare un altro lavoro quando voglio. Se rimango, lo faccio solo per te.”

Sorrise.
“Perciò, se hai intenzione di andartene, avvisami.”
“Sarai la prima a saperlo. Promesso.”
“Perfetto. Ora, se vuoi salvare il tuo vecchio progetto, è meglio che ti dia una mossa. Quei tizi non fanno prigionieri.” Fece spallucce. “Ma credo tu lo sappia già.”
“Sì, purtroppo”, rispose Ross con un ghigno.
“Lo so.”

Quando la Xplore lo aveva contattato, tre anni prima, stava lavorando come geologo nell’illustre dipartimento di Scienze della Terra della Alascon. Benché la Xplore gli avesse offerto un mucchio di soldi, non era stato solo per quello che si era licenziato e si era messo al servizio della piccola società di consulenza. Essendo una delle compagnie petrolifere più grandi del mondo, la Alascon offriva una formazione eccellente, ma i suoi dirigenti erano persone inflessibili, arroganti e poco amanti del rischio. La Alascon non poteva competere con l’offerta dei membri visionari del consiglio della Xplore: l’opportunità di dedicarsi all’autentica esplorazione e alla scoperta. Adesso sarebbe tornato a lavorare per la Alascon, e la cosa lo preoccupava. Quello che lo inquietava di più, comunque, era la seconda ragione per cui aveva lasciato la Alascon: la più importante. Si passò di nuovo una mano tra i capelli e percorse il corridoio verso la sala conferenze.
Avvicinandosi alla porta, udì la propria voce. Si fermò e guardò attraverso i vetri. Le luci erano soffuse, ma riuscì a vedere i tre dirigenti della Alascon seduti intorno al grande tavolo, lo sguardo rivolto verso lo schermo al plasma su cui Ross presentava la sua teoria sul petrolio antico. Due di loro gli erano sconosciuti: un tizio calvo, anziano, con gli occhiali rotondi, e un uomo lentigginoso con una testa di ricci rossi screziati di grigio. Ma alla vista del terzo, un uomo biondo in un completo nerofumo, gli caddero le braccia: George Underwood, il motivo principale per cui aveva lasciato la Alascon. Mentre Ross studiava il suo vecchio capo, non poté far a meno di notare che, come sempre, l’abito di Underwood era impeccabile. Per un attimo, Ross rimase a guardare, cercando di prevedere la loro reazione.
Sullo schermo, una palla incandescente di zolfo fuso ruotava nelle tenebre dello spazio. Giganteschi meteoriti tempestavano il globo come missili arroventati, sfregiandone e deformandone la superficie già disseminata di crateri. Quel pianeta bruciacchiato sembrava l’ultimo posto dell’universo in cui la vita potesse resistere, men che meno prosperare.
Ross udì la propria voce dal DVD, calma e autorevole, descrivere le immagini digitali: “Ai suoi albori, quattro miliardi e mezzo di anni fa, la Terra era un inferno primigenio, bersagliato da miliardi di asteroidi e comete, la superficie bruciata da radiazioni ultraviolette, mentre eruzioni vulcaniche riversavano gas nocivi nella sua atmosfera informe. Ma quegli asteroidi e quelle comete che cadevano sul nostro pianeta erano carichi di amminoacidi, essenziali per la genesi della vita. Persino oggi, quarantamila tonnellate di meteoriti cadono sulla Terra ogni anno. In queste rocce cosmiche sono stati rinvenuti più di settanta tipi diversi di amminoacidi, otto dei quali sono risultati essere i costituenti fondamentali delle proteine che si trovano nelle cellule dei viventi”.
L’impatto sullo schermo era particolarmente spettacolare.

“Esattamente come gli spermatozoi che bombardano l’ovulo, questi semi di vita precipitarono sul nostro pianeta e, come per miracolo, uno, soltanto uno di questi impatti ha innescato una reazione, una scintilla che ha fatto germinare le forme batteriche primitive. In modo altrettanto sorprendente, quei semi prosperarono, ricavando energia dalle reazioni chimiche del brodo primordiale che li circondava. Prove dimostrano che tutta la vita su questo pianeta, compresa la nostra, si è evoluta a partire da quell’unico, fatidico istante, quell’irripetibile scintilla di vita di quattro miliardi e mezzo di anni fa.”

L’inquadratura si spostò di nuovo, mostrando rocce fossili vecchie di tre miliardi e seicento milioni di anni provenienti dalla regione di Isua, in Groenlandia, e dall’altopiano di Ustyurt, in Uzbekistan, vicino a dove Ross era appena stato.

“Queste prime forme di vita costituirono i fossili, i quali, a loro volta, diedero origine ai combustibili, tra cui il petrolio. Adesso sappiamo che gli idrocarburi possono trovarsi in giacimenti molto più antichi di quanto si credesse inizialmente. Ed è sul petrolio più antico che dovremmo concentrarci.”
“Roba da matti!” esclamò Underwood incredulo, lanciando un’occhiata al collega più anziano.

“Petrolio antico. Accidenti, e io che pensavo che il petrolio fosse già piuttosto vecchio!”
La sua risata autodivertita innervosì Ross, che irruppe nella sala.
“Per ‘antico’, George, intendo un petrolio che abbia duecento milioni di anni in più di quello tradizionale.”

Underwood premette un pulsante sul telecomando e lo schermo tornò a proiettare il logo della compagnia. Poi le tende oscuranti della sala conferenze si sollevarono, svelando lo skyline di Manhattan, scintillante sotto il sole di maggio. Finse di guardare l’ora prima di alzarsi e stringere la mano a Ross. “Ah, è da tanto che non ci vediamo.” Fece un sorriso velenoso.

“Lascia che ti presenti i miei colleghi.”
Ross ricambiò le strette di mano e apprese che l’individuo coi capelli tra il rosso e il brizzolato era il nuovo amministratore; il tizio più anziano, invece, era David Kovacs, l’uomo che aveva gestito l’acquisizione della Xplore.

“Allora, questa faccenda del petrolio antico…” riprese Underwood. “Ci credi sul serio?”
“Certo.”
“E perché, dottor Kelly?” chiese Kovacs.

Ross si mise a sedere.

“Analisi recenti dimostrano che la formazione del petrolio è iniziata molto prima di quanto si pensasse. Il greggio più antico rinvenuto alla fine del millennio aveva al massimo un miliardo e mezzo di anni. Non molto tempo fa abbiamo invece scoperto alcuni giacimenti in Uzbekistan risalenti ad almeno duecentocinquanta milioni di anni prima.
Gli idrocarburi di questo petrolio antico sono il prodotto della decomposizione di creature vissute sulla Terra almeno tre miliardi e duecento milioni di anni fa. Questo indica che gli strati rocciosi millenari contengono riserve inutilizzate che, finora, non hanno costituito una priorità nella ricerca del petrolio. È solo questione di tempo, però, prima che la concorrenza cominci a interessarsene.”
Underwood diede una scorsa ai suoi appunti. “Stai lavorando a questo progetto con un cliente, la Scarlett Oil. È una compagnia piuttosto piccola.”
“Tutti i nostri clienti, qui e oltreoceano, sono pesci piccoli o di medie dimensioni con limitate competenze geologiche interne. È per questo che si rivolgono a una società di consulenza.”
Underwood diede di nuovo un’occhiata agli appunti. “E le percentuali di ritrovamenti di questo petrolio antico?”
Ross sorrise. “Molto superiori alla media.” Nell’estrazione tradizionale, la percentuale di successo media non superava il dieci per cento, persino con le tecnologie più avanzate. Tirò fuori un palmare dalla giacca, lo aprì e lo posizionò sul tavolo. Sullo schermo apparve una mappa geologica del mondo su cui erano evidenziati i diversi sedimenti rocciosi che indicavano potenziali riserve di petrolio. “La mia squadra ha sviluppato un software che riesce a condensare dati sismici, gravitazionali, magnetometrici e geologici, immagini satellitari e la più avanzata tecnologia GPS per identificare i depositi più ricchi. Concentrandosi sui siti rocciosi di più antica formazione, in particolare sulle combinazioni fra strati serbatoio e strati di copertura, siamo in grado di ottimizzare la correlazione causaeffetto tra questi sedimenti rocciosi e il petrolio.” Ross fece una pausa ben studiata.

“La percentuale di successo, secondo le nostre proiezioni, è attualmente prossima al venti per cento. Il doppio della media.”
Underwood annuì.
“Ma non avete ancora dati concreti, giusto? Soltanto proiezioni. “
“È per questo che mi sono recato in Uzbekistan. Per verificarle.” Ripescò una cartellina dalla valigetta e la poggiò sul tavolo. “Abbiamo bisogno di più tempo, ma i risultati iniziali sono promettenti. Molto promettenti.
Alla Scarlett sono entusiasti.”
“Ah, sì, la potente Scarlett Oil.” Underwood si rivolse all’amministratore. “A quanto ammontano i costi?” Pose la domanda come se già conoscesse la risposta. L’uomo girò il computer per consentirgli di leggere lo schermo. “Accidenti. La Xplore ha investito tempo e denaro in questo progetto. Al pari della Scarlett.”
Ross serrò le mascelle, determinato a mantenere la calma. “George, si tratta di un investimento comprovato da dati attendibili che stiamo verificando sul campo. Le tecnologie di ricerca e di estrazione di cui disporremo ci permetteranno di offrire alle compagnie più piccole – la nostra clientela di base – l’opportunità di battere sul tempo la concorrenza più potente.
Compresa la Alascon, a meno che non colga l’occasione al volo.”

Underwood confabulò con Kovacs, poi questi raccolse le sue carte e sorrise a Ross. “La pregherei di non fraintenderci, dottor Kelly, lei ha un’ottima reputazione nel settore. La vogliamo fortemente nella nostra squadra.
Ma l’unica ragione per cui la Alascon ha comprato questa piccola società di consulenza sono i suoi eccellenti contatti e le sue relazioni d’affari con l’Estremo Oriente e l’ex Unione Sovietica. E perché non costava troppo.”
Gettò uno sguardo all’analisi di bilancio dell’amministratore. “Francamente, visto come la Xplore ha speso i suoi soldi, la cosa non mi sorprende.
Dottor Kelly, la Alascon Oil non è interessata a iniziative imprenditoriali speculative in associazione con compagnie petrolifere americane di piccole dimensioni. Da loro abbiamo ben poco da imparare.” Puntò il dito verso Underwood. “Metto George a capo del settore di esplorazione geologica.
Lei e la sua squadra dovrete fare rapporto a lui. So che ha già lavorato per George in passato.” Poi si voltò verso Underwood. “Prego, George.”
Underwood sorrise a Ross. “Vogliamo che vi concentriate sull’ampliamento dei contatti in zone strategiche per l’estrazione petrolifera tradizionale. La ricerca del petrolio antico deve cessare.”
“E che ne sarà dei nostri rapporti con la Scarlett Oil?”
“Non se ne parla. È un pesce troppo piccolo.”

“Ma il progetto sta per dare i suoi frutti! E parliamo di un sacco di soldi.” Aveva dedicato due anni della sua carriera a quella ricerca e ci credeva ciecamente. Raccolse la cartellina dal tavolo. “Lasciate che vi mostri i dati aggiornati. È semplicissimo.”
Underwood lo liquidò con un brusco gesto. “So che è un progetto che ti sta a cuore, ma alla Alascon non interessa il petrolio antico, solo il buon greggio vecchia maniera.”
“Che però presto finirà.” Ross sbatté la cartellina sul tavolo. “Almeno da’ un’occhiata agli ultimi dati, dannazione!”
Underwood lanciò a Kovacs uno sguardo dal significato: Te l’avevo detto che sarebbe stato un osso duro, poi tornò a concentrarsi su Ross. “Ho sempre ammirato il tuo talento. Sei un geologo straordinario e hai davvero la stoffa per trovare il petrolio. Il tuo unico punto debole, però, è che metti troppo spirito d’avventura nell’esplorazione. Per te il mistero è dolce quanto la scoperta, forse anche di più. La Alascon non svolge molta attività di ricerca per ridurre i rischi. La passione, l’avventura e il mistero non hanno importanza, contano solo i risultati. E, se vuoi restare con questa compagnia e incassare il tuo sostanzioso stipendio, ficcatelo bene in testa. Voglio che tu dia ordine alla squadra di cercare giacimenti tradizionali, con effetto immediato.”
Ross non fiatò, continuando a tenere lo sguardo incollato alla cartellina sul tavolo. Due anni di duro lavoro, di lavoro benfatto, ignorati, liquidati come “il progetto che gli stava a cuore”, proprio ora che stavano per dare dei risultati.
Underwood si accigliò e si alzò dalla sedia. “Ci siamo intesi?” Girò intorno al tavolo, si posizionò dietro Ross e agitò il dito verso il basso. Avrebbe potuto puntarlo dritto contro di lui, ma era evidente che quella manifestazione di autorità era intesa a compiacere Kovacs. “Intesi?”
Nell’istante in cui Ross alzò lo sguardo, vide la sua futura carriera con la Alascon riflessa nella faccia rubiconda e nel dito puntato di George Underwood. Era stanco, stressato e ne aveva avuto abbastanza. Si erse in tutta la sua altezza, dominando Underwood, e fissò dall’alto verso il basso il suo capo di ieri e di domani. Sostenne a lungo il suo sguardo, finché Underwood non perse la pazienza e distolse gli occhi. Ross afferrò la cartellina e la strappò accuratamente in due, poi in quattro e infine in otto pezzi.
“Intesi?” chiese ancora Underwood, la voce che tremava.
“Calmati, George”, gli intimò Kovacs.
“La Alascon ha bisogno di gente in gamba come il dottor Kelly. Sono sicuro che abbia afferrato il concetto.”
“ Hai capito? “ insistette Underwood.
“Sì, capisco perfettamente”, rispose Ross con grande calma, stringendo i brandelli dei documenti strappati nella mano destra ed estraendo il cellulare dalla giacca con la sinistra. Compose il numero senza indugio, Gail rispose al secondo squillo. “Sono io. Ti avevo promesso che saresti stata la prima a saperlo.” Con lo sguardo sempre puntato verso Underwood, gli rovesciò i fogli strappati in testa come un pugno di coriandoli. “Mi licen-zio.”
“Aspetti, aspetti”, disse Kovacs, alzandosi e fulminando con un’occhiataccia Underwood, intento a spazzolarsi freneticamente l’abito dai pezzetti di carta. “Non è necessario arrivare a tanto.”

Allentandosi la cravatta, Ross rimise cellulare e palmare in tasca, raccolse la valigetta e si avviò verso la porta. Nell’aprirla, si voltò verso i tre uomini e sorrise. “È necessario, invece. Per me, è assolutamente necessario.”

Poi richiuse la porta e se ne andò.

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Capitolo Secondo

8 pensieri su “Voynich II

  1. Se fosse un libro al buio, “inquietante” sarebbe l’aggettivo (piuttosto abusato, purtroppo) che userei per dare un indizio, ma potrei aggiungere anche “appassionante”, visto che di bellezza letteraria si tratta.

    Grazie Milord
    Buona settimana

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  2. Una lettura iniziata un po’ per caso, ma rivelatasi sorprendentemente avvincente e molto piacevole.
    Almeno una volta superato lo scoglio dello stile: e qui colgo lo spunto per accennare ad un possibile tema di discussione.

    Molto bello

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  3. A me il romanzo piace soprattutto da un punto di vista stilistico.
    E’ forse la prima volta che mi capita di trovare descrizioni così vivide e dettagliate di luoghi che personalmente ho visto e conosco, in quanto (relativamente) conosciute.

    Sono tutt’occhi Dott. carissimo
    Buona giornata.

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  4. L’ imprevedibile nuova situazione del secondo capitolo rispetto a quella del primo, accresce la curiosità per il seguito del romanzo e in aggiunta, lo ribadisco, al fatto che in qualche maniera il mistero di Voynich farà parte del contesto.
    Con le Vostre opere, mio Caro Kren, le parole si leggono, si vivono e i significati rimangono a far parte di noi come traccia per essere migliori. E già nei primi due capitoli ci sono spunti di riflessione per considerare ciò che è bene e ciò che è male da un contesto personale diffuso a un contesto più generale.
    Siete insuperabile, mio Caro Kren, nel rendere al meglio circostanze e moti del’ animo dei protagonisti, sempre ispirato da un illuminato Talento tutt’ uno con una Eleganza unicamente Vostra.

    Grazie

    Maria Silvia
    Vostra Sil

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  5. Unico vero protagonista di questo romanzo, Milord, per l’attenzione al particolare.
    Quell attenzine che ci parla della vostra ricerca, quasi estrema, della perfezione.
    Ogni dialgo, ogni parola è pesata, soppesata e sofferta.

    Un quadro, Milord che inizia a delinearsi con quella “vena” che vi contraddistingue, Sig. Direttore.
    Mi metto anche io in attesa del terzo capitolo per capire, ma sono sicura che ci porterete ancor molto lontano.
    Grazie per questi regali.
    Sempre in alto, vi leggo Milord

    "Mi piace"

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