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Ad alcuni chilometri di distanza, Ross Kelly stava ancora cercando di metabolizzare la prognosi agghiacciante di Greenbloom. Aveva bisogno di restare solo e quando lasciò l’ospedale del Sacro Cuore si sentì stranamente attratto verso la piccola cappella dell’ospedale.
Ross non era religioso. Se la vita sulla Terra fosse stata ridotta a un ciclo di ventiquattr’ore, l’umanità sarebbe comparsa solo durante gli ultimi secondi. Perciò sembrava strano che Dio avesse creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Aveva molto più senso pensare che l’uomo, con la sua coscienza evoluta, avesse creato Dio. Era uno dei capisaldi su cui Ross e Lauren si erano accapigliati sin dal primo incontro. Invidiava il senso di pace che la fede le infondeva e si meravigliava di come i fedeli attribuissero a Dio le cose buone e non Lo accusassero mai per quelle cattive.
La fede aveva confortato sua madre nei momenti di crisi. Quando aveva abortito e non aveva più potuto avere figli, non aveva dato la colpa a Dio.
E, quando poi aveva sviluppato il cancro, pregava perché Dio le desse forza. Persino il padre di Ross aveva trovato sollievo nell’accettare le avversità come se fossero il volere di Dio. Ma Ross non ci riusciva. Voleva credere nell’esistenza di un qualche ordine divino nel mondo: rendeva molto più facile accettare quanto sarebbe capitato. Ma non sussistevano prove. Durante le ultime settimane aveva fissato disperatamente nell’oscurità e pregato per Lauren, senza avvertire nulla, tranne un vuoto. Le rare volte in cui Ross aveva percepito qualcosa di spirituale, era stato nelle meraviglie della natura: le formazioni cristalline nella grande caverna di Lechugia, l’alba sui monti di Ozark nei pressi della fattoria di suo padre… persino la stupefacente storia del pianeta riusciva a indurlo a riconsiderare il proprio posto nello schema delle cose.
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Anche se Dio fosse esistito, Ross non aveva certo tempo da perdere dietro tutte le religioni che pretendevano di averne l’esclusiva. Si stupiva di vedere con quale ferocia i fedeli – cristiani, ebrei o musulmani – ripudiavano tutte le altre religioni, senza capire perché lui volesse ignorare la loro.
Erano atei selettivi; l’unica differenza tra lui e loro era che Ross aveva una fede in meno. Eppure la religione gli aveva fatto un piccolo favore: da piccolo era stato incoraggiato a far parte del coro della chiesa e aveva capito di aver ereditato l’ugola d’oro di sua madre.
Forse erano stati quei ricordi felici a trascinarlo verso la quiete della cappella vuota. Col suo vago odore d’incenso, con le panche di legno chiaro, le lisce pareti bianche e le vetrate in stile moderno, offriva un porto tranquillo al riparo dalle preoccupazioni. Si andò a sedere in prima fila, alzò lo sguardo verso la croce e si chiese perché alle diverse religioni importasse più la fede di una persona di quello che aveva compiuto nella sua vita. Perché si doveva credere in Dio per essere salvati? Era così vanitoso, insicuro e meschino da aver bisogno del nostro riconoscimento? Non era possibile vivere una vita meritevole e basta? Perché permetteva che Lauren soffrisse, se credeva in Lui, e risparmiava un infedele come Ross? Rimase lì seduto per un po’, ascoltando il silenzio sordo, finché non si accorse di un fruscio alle spalle.
“Posso sedermi qui?”
Si voltò e tra le panche vide un prete. Aveva un’aria familiare.
“È tutta sua. Io non sono un vero credente.”
Il prete sorrise.
“Tutti crediamo in qualcosa. La fede è ciò che ci distingue dagli animali.” Si andò a sedere al suo fianco. “E questa cappella è sua. È aperta per chi è nella sua situazione, dottor Kelly.”
“Lei conosce il mio nome?”
Un altro sorriso. “Sono un grande ammiratore di sua moglie e del suo lavoro. Deve ricevere il riconoscimento che merita. Voglio dire, Lauren deve ricevere il riconoscimento che merita.”
D’improvviso Ross individuò il prete infervorato al seminario di Lauren.
“Lei era alla Beinecke quando Lauren ha presentato la traduzione del Voynich.”
Gli porse la mano. “Padre generale Leonardo Torino. Sì, ero alla Beinecke. Quando ho saputo cos’era successo a sua moglie, mi sono trovato costretto a rivolgermi a lei per il suo lavoro.” Rimase in silenzio per un attimo. “Posso spiegarle? O preferisce rimanere da solo?”
Dalla conferenza di Lauren, molti accademici, giornalisti e generici fanatici del Voynich erano usciti allo scoperto per informarsi se si sarebbe ripresa e per quando fosse prevista la pubblicazione della traduzione integrale, corredata della documentazione completa che ne comprovava la validità. Qualcuno si era anche accampato in macchina davanti a casa per alcuni giorni di fila. Ross aveva cambiato il numero di telefono, ma doveva ancora passare al setaccio un mucchio di posta tutte le mattine per individuare le lettere più importanti. Due giorni prima, Bob Knight, il preside di facoltà di Lauren a Yale, aveva chiesto libero accesso ai file e agli appunti che Lauren aveva accumulato a casa in modo che l’università potesse convalidare e completare il suo lavoro sul Voynich. Ross aveva opposto un secco rifiuto, dicendogli che Lauren, e nessun altro, avrebbe ultimato il lavoro. Lo mandava in bestia che le persone aspettassero che sua moglie morisse, pronte a piombare sul suo lavoro come avvoltoi.
“È venuto per il Voynich?”
“Sì.”
Guardò fisso il prete.
“Per quale motivo le interessa tanto?”
“È molto semplice. Sono il Preposito generale della Compagnia di Gesù e i documenti vaticani attestano che a scrivere quel codice più di quattro secoli fa sia stato un religioso del mio ordine, un gesuita, ma finora nessuno è stato in grado di tradurre quel bizzarro testo né di comprenderne le illustrazioni. Nonostante l’attuale sede del manoscritto originale, noi ci sentiamo i suoi legittimi proprietari. La storia potrebbe essere una semplice allegoria, una parabola, ma noi guardiamo al Voynich come a un documento prezioso creato da un membro della nostra confraternita. Quando sono venuto a sapere della traduzione di sua moglie, mi sono rivolto a lei per proporle di completare il suo eccellente lavoro con l’ausilio dei nostri documenti. La dottoressa Kelly ha rifiutato, dicendo che il problema erano le
restrizioni che avremmo imposto sulla pubblicazione. Ne sono rimasto deluso e ho rispettato la sua volontà, tuttavia l’offerta è ancora valida.” Una pausa. “Poi mi hanno riferito dell’incidente e ho seguito con discrezione i suoi progressi. Quando gli impegni ufficiali mi hanno riportato in America, ho deciso di ritagliare del tempo tra i vari appuntamenti per farvi visita.
È difficile da spiegare, ma il mio ordine si sente in debito nei confronti di sua moglie. Vogliamo che venga ricompensata per i suoi servigi alla nostra Chiesa. Sia in questo mondo sia nel prossimo. Naturalmente pregheremo per lei. Ci assicureremo che abbia un posto in paradiso.”
L’uso della parola assicureremo disturbò Ross. “Molto gentile da parte sua, ma come fa lei a essere sicuro di avere le chiavi del regno dei cieli?”
Qualcosa balenò negli occhi scuri del prelato – offesa, o forse rabbia – poi si spense. “Non intendevo offenderla. Solo che preferirei che le vostre preghiere aiutassero Lauren in questo mondo piuttosto che prepararla al prossimo.”
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“In effetti possiamo aiutarla anche nella vita terrena. Ecco perché mi trovo qui. I nostri esperti sono sicuri di riuscire a completare la traduzione a tempo debito, ma con l’accesso agli appunti di sua moglie potrebbero farlo in una frazione del tempo necessario. In funzione del rispetto che nutriamo per la grande cultura e i desideri di Lauren, rinunceremmo a imporre condizioni sulla pubblicazione. Ovviamente le riconosceremmo il merito della traduzione e la ricompenseremmo economicamente, che si risvegli o no. La Santa Madre Chiesa dispone di risorse illimitate e farà tutto il necessario – in ogni senso, finanziario e non – per aiutarvi in questo difficile momento.”
“Volete solo accesso ai suoi appunti?”
“Sì. Una copia digitale sarebbe sufficiente.” Un attimo di silenzio. “Per pura curiosità, sa se gli appunti contengono accenni a qualcosa chiamato Fonte o al suo equivalente in latino, radix?”
“Non saprei dire. Mia moglie custodiva le sue carte e i suoi appunti sotto chiave. Perché?”
Il religioso fece un gesto liquidatorio.
“Non importa. Quello che conta è che le sue note ci permettano di finire di tradurre il manoscritto e che a sua moglie venga dato il riconoscimento che merita. Non pretendo una risposta adesso, ma la prego di pensarci.” Estrasse un biglietto da visita, lo porse a Ross, poi guardò l’ora. “Come immaginerà, la mia agenda è piuttosto fitta.
Ho un impegno a New York in mattinata e devo rientrare a Roma domani sera. Le sarei grato se mi permettesse di passare da lei prima di allora per
rispondere alle sue domande. Intendo fare tutto il possibile per rassicurarla in caso voglia affidarci il lavoro di sua moglie. Posso passare domani pomeriggio? Diciamo verso le quattro?” Ross studiò il religioso da capo a piedi, cercando di sondare gli scuri occhi infossati, poi annuì. “Può andare.” Qualunque fosse il suo atteggiamento nei confronti della religione, trovava rassicurante che studiosi che non solo condividevano e apprezzavano la passione di Lauren, ma si sentivano proprietari del manoscritto, completassero l’opera. Per lui era anche essenziale che sua moglie ne ricevesse il completo riconoscimento. Sospettava che a lungo andare Knight avrebbe avanzato pretese su tutti i file originali di Lauren e ne avrebbe rivendicato gran parte del merito. Ross ne avrebbe parlato con Zeb Quinn, però dubitava fortemente che avrebbe acconsentito a condividere gli appunti con Torino. Ma, se non altro, sarebbe servito a mettere alla prova l’onestà di Knight. Diede il suo indirizzo al prete.
“La lascio ai suoi pensieri, dottor Kelly. A domani.”
Ross lanciò un’occhiata al biglietto del padre generale. Non poteva fare a meno di meravigliarsi che un uomo di tale levatura lo degnasse di una visita personale. Un’ulteriore dimostrazione del suo apprezzamento per il lavoro di Lauren. Alzò lo sguardo e, osservando il prete uscire dalla cappella, notò per la prima volta che era leggermente zoppo.
(segue)
Ma, in fin dei conti, cos’é la vita?
La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio.
La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro.
La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.
Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
Stupisco sempre me stesso. E’ l’unica cosa che renda la vita degna di essere vissuta.
Grazie per aver letto e cordialità
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