U-Boot VI

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1Guernsey – Regno Unito – 8 agosto 2009 ore 19.30
Fred e Kate stavano viaggiando a bordo di una Land Rover Defender diretta dall’aeroporto di Guernsey al porto di Saint Philippe.
Fred aveva fatto un viaggio tutto sommato decente, aveva dormito buona parte del volo tra Miami e Londra e poi aveva visto un paio di film. Una volta arrivato a Londra aveva cambiato aeroporto, aveva atteso circa tre ore e mezzo e finalmente era partito per Guernsey.
Quando era arrivato aveva ritirato il suo bagaglio e aveva atteso la sua collega Kate un’oretta circa.
Kate arrivava invece da Birmingham dopo essere partita da Brest. La sua vacanza con la sua amica, infatti, prevedeva la visita di Bretagna, Mont Saint Michel e Normandia, sfortunatamente la parte normanna del viaggio avrebbe dovuto attendere e così la poveretta, come cominciava a definirla Fred, aveva visto solamente la Bretagna con la bellissima costa di granito rosa e Mont Saint Michel, dopodiché era stata “dirottata” a Guernsey.
Il suo volo era stato di poche ore e non paragonabile a quello di Fred, infatti, Kate era in pienissima forma, rilassata e riposata, addirittura sembrava abbronzata, il che la rendeva ancora più carina.
Fred trovava che Kate fosse una ragazza estremamente carina e intelligente, l’accoppiata la rendeva ancora più attraente, ma sfortunatamente Fred aveva un’etica e una morale proprie che non prevedevano relazioni tra colleghi, per cui aveva sempre tenuto le sue pulsioni e i suoi sentimenti nascosti. Gli era sembrato che anche Kate provasse qualcosa nei suoi confronti, ma dato il carattere timido ed estremamente riservato della collega, Fred non aveva mai avuto alcuna conferma.
Così il loro rapporto era maturato in una specie di amicizia molto profonda che evitava mirabilmente ogni coinvolgimento sentimentale, anche se la loro complicità era evidente.
Fred stava ragionando su questi ultimi pensieri, evitando di guardare Kate per paura di arrossire o tradire altre emozioni e così si era risolto di guardare fuori dal finestrino, Kate dal canto suo, appena atterrata si era lanciata in un abbraccio con bacio platonico sulla guancia del collega ed era arrossita quando si era accorta dell’imbarazzo di Fred dopodiché, salita in macchina, aveva raccontato velocemente la sua vacanza, fatto un paio di battute sul fatto che Fred era sul lato sbagliato dell’Atlantico e che il suo accento Yankee avrebbe procurato sicuramente dei guai e infine si era messa anche lei a guardare il paesaggio dal suo finestrino.
Il cellulare di Fred lo avvertì che un messaggio era appena arrivato, così lo estrasse dalla tasca e sotto lo sguardo curioso di Kate aprì il SMS.
41°01’16”S 64°05’42”O?
Ovviamente il mittente era Sten e la faccina sorridente gli diede l’impressione del suo amico tutto soddisfatto per aver risolto il mistero di Fred in pochi giorni.
Sorrise di gioia e la cosa non sfuggì a Kate
“Buone notizie? Chi è, Sten?” gli chiese sorridente
“Sì in effetti è un messaggio di Sten” si affrettò a risponderle Fred che chiuse il messaggio prima che l’amica collega potesse leggerlo
“Spero sinceramente che non ti abbia chiesto di scattarmi delle foto in costume, o nuda sotto la doccia” scherzò Kate
“Sebbene sarebbe capace di chiedermelo, no, non era il succo del suo messaggio, mi informava di aver pescato un Marlin di quasi 4 metri” mentì Fred
“Quasi 4 metri? Allora verosimilmente sarà stato un pescetto di circa un metro! Ma comunicate via codici? Mi sembrava di aver visto solo numeri”
“Si è una vecchia abitudine di quando ero nei Seals e lui al Caltech: un nostro codice. Comunque aspetto le foto del Marlin!”

2Fred si interrogò su quanto poteva aver letto Kate e se soprattutto era stato abbastanza convincente con la sua spiegazione, a giudicare dal sopracciglio inarcato della collega e dal suo sorriso ironico pensò di esserci riuscito.
Il resto del viaggio fino al porto di Saint Philippe fu tranquillo, senza altri eventi, il tempo era bello e sereno, quasi caldo pensò Fred abituato alla Florida. Fu sorpreso che, verso le venti e trenta, giunti al porto, ci fosse ancora abbastanza luce, visto che il sole era tramontato da poco.
L’autista li lasciò al porto come convenuto, Fred e Kate con i loro trolley si diressero al molo che gli era stato indicato dal comandante del battello su cui dovevano imbarcarsi.
Il porto era gremito di piccole imbarcazioni, la maggior parte a vela, ma anche gommoni e gozzi cabinati, tutti rigorosamente ben ormeggiati nella zona centrale del porto.
Fred capì immediatamente la ragione di tale stranezza: la marea era estremamente marcata, lasciando intravedere i segni della massima, oltre che a un paio di imbarcazioni ormeggiate ma in secca e capì anche come mai il comandante si era raccomandato perché partissero di sera e non il mattino successivo, evidentemente la marea era in crescita e il mattino successivo sarebbe stata in contro fase rendendo l’imbarco più complicato.
L’impressione che ebbe della cittadina di Saint Philippe fu di caos, molte stradine strette con basse case in pietra, tantissimi turisti che sciamavano da una bancarella all’altra e fiori dappertutto: sulle ringhiere intorno al porto, intorno ai lampioni, in aiole e ai balconi delle case. Caos sì, ma piacevole e accogliente che sembrava invitare a perdercisi dentro.
Sfortunatamente, come spesso accadeva, Fred non aveva mai tempo di visitare nessun posto, sempre preso dal lavoro e dagli spostamenti tra un sito e un altro.
“Quello laggiù è Castle Rock o come lo chiamano i locali Castle Cornet, edificato tra il 1206 e il 1256 a seguito della divisione del ducato di Normandia, ma quello che vediamo è una ricostruzione recente visto che saltò in aria nel 1672 per colpa di un fulmine che colpì la Santa Barbara se ricordo bene.
Fu ricostruito in epoca napoleonica e integrato nel frangiflutti che vedi là” La spiegazione di Kate fu puntuale e Fred si chiese se la ragazza se l’era preparata prima di prendere l’aereo, o se davvero sapeva sempre tutto ciò che riguardava la Storia.
Evidentemente la faccia che fece Fred parlò per lui perché Kate aggiunse
“Ho studiato la lezione!” e gli strizzò l’occhio.
Fred sorrise e pensò che quando gli strizzava l’occhiolino era ancora più sexy, poi scacciò immediatamente tutti questi pensieri e si concentrò per trovare la loro barca.
“Kate, già che sei quasi un’autoctona, vedi di aiutarmi a cercare la nostra barca, si chiama Ebe”
“Ebe, la divinità greca della gioventù, figlia di Zeus ed Era, l’ancella degli dei”
Fred la guardò con sguardo torvo, Kate si zittì con una faccia buffa, di quelle che fanno i bambini, quando si accorgono esser stati beccati a fare una marachella.

3“Ok scusa smetto di fare la saputella e cerco la barca” si schermì lei
“Ti chiamerò WikiKate!” la prese in giro lui e cominciarono a percorrere il pontile guardando con interesse ogni singola barca.
Arrivarono fino in cima al molo, ma non trovarono nessuna barca con il nome Ebe e Fred per un attimo pensò di essersi sbagliato di molo, poi riconobbe che era lo stesso della volta precedente e quindi quello concordato anche per questa missione, controllò l’orologio per vedere se erano in anticipo o troppo in ritardo, ma vide che erano puntualissimi.
Si scambiò uno sguardo perplesso con Kate che si strinse nelle spalle e poi notò un marinaio che fumava il sigaro e che si stava avvicinando a loro
“Il signor Willis immagino”
“Si sono io” rispose Fred allungandogli la mano.
Il marinaio aveva un forte accento di Guernsey e il suo sigaro puzzava in maniera indicibile, gli strinse la mano vigorosamente e con un sorriso gli indicò un gommone giallo a chiglia rigida dotato di roll-bar giù dal pontile.
“Il comandante della Ebe si scusa signor Willis, ma non si fidava a entrare nel porto: se voi non foste stati puntuali, con la marea discendente, avremmo rischiato di restare bloccati o in secca!”
Fred abbozzò un sorriso
“Prego seguitemi, useremo il MOB: il marinaio ci sta aspettando” e cominciò a scendere dalla passerella verso il gommone giallo.
Fred e Kate si scambiarono uno sguardo interrogativo e sorrisero poi Fred lasciò strada a Kate e al suo trolley e chiuse la fila della piccola comitiva.
Il viaggio in gommone di sera non fu avventuroso e nemmeno particolare, dopo pochi minuti, infatti, erano fuori dal porto e la Ebe li aspettava. Salirono a bordo mentre i due marinai, di cui quello col sigaro avevano scoperto essere il nostromo delle Ebe, manovravano per issare il MOB nuovamente a bordo.
Nel breve viaggio avevano scoperto che MOB era l’acronimo per Man Over Board e cioè era il mezzo usato per recuperare qualcuno se fosse caduto in mare.
Ad attenderli c’era il comandante, una persona asciutta sia di fisico che nei modi, si presentarono e il comandante li fece accomodare nel corpo alloggi del mezzo.
“Vi abbiamo assegnato due stanze proprio sotto il ponte di comando: sono le stanze migliori. Vi consiglio di riposare, noi impiegheremo quasi tutta la notte per portarci in posizione, senza contare che sarete stanchi per il fuso e da domani ci sarà da lavorare parecchio”. Asciutto e molto pratico pensò Fred del loro comandante, lo ringraziò, abbozzò un sorriso e gli diede appuntamento per l’indomani mattina. Un altro marinaio si materializzò e li invitò a seguirli.

4“A che ora è la sveglia Fred?” Kate sembrava seria nella sua domanda e così Fred la prese sul serio
“Noi siamo i clienti per cui se vuoi dormire fino a tardi non c’è problema, anche perché penso che difficilmente troveremo subito qualche traccia, in caso stai certa che ti verrò subito a chiamare. Comunque io comincio il mio turno alle sette”
Kate fece un gran sorriso e per un istante Fred provò a immaginare cosa stesse “frullando” per quel grazioso cervellino
“Sei molto gentile Fred, un vero cavaliere medievale! Sai, mi sono sempre chiesta come sarebbe stato essere in missione con te, del resto io non sono molto operativa…”
Fred probabilmente arrossì e l’idea lo fece arrossire definitivamente, per togliere ogni dubbio, quindi sorrise e ringraziò, infine raggiunsero le loro cabine e augurandosi la buona notte si infilarono dentro senza indugi.
La sua era molto spartana, come avveniva in tutti i natanti tranne che nelle navi da crociera, i servizi erano ridotti all’indispensabile, per cui i suoi 6 metri quadrati erano così suddivisi: letto, armadietto scrivania e sedia. C’era anche un bagno nell’ambiente adiacente, composto da lavandino con armadietto-specchio, WC e doccia il tutto in non più di un metro quadrato e mezzo.
Alle pareti era appeso un respiratore con tanto di bombola e dentro l’armadietto trovò un estintore: entrambi i locali erano dotati di rilevatore di fumo e la cosa fece piacere a Fred che amava molto la sicurezza.
Notò che sopra il suo letto era stato appoggiato un sapone e una salvietta, come spesso avveniva in marina, era una cortesia per gli ospiti, inoltre notò che c’era un altro letto chiuso contro la parete sopra il suo, probabilmente quando avevano parecchia gente la sua stanza si trasformava in una due posti.
C’era anche un televisore su una mensola sopra la scrivania e Fred lo accese per riflesso condizionato. Il primo canale era di news locali, il secondo trasmetteva una partita della “Premier League”, mentre gli altri due canali erano dedicati al dvd di bordo: uno un film di azione e l’altro un porno.
Fred sorrise all’idea di Kate che accendeva il televisore e si trovava su questo canale: l’indomani sarebbe stata tutta in subbuglio e sicuramente inviperita.
Fred spense il televisore e tirò fuori il suo portatile e dopo pochi minuti stava già cercando di connettersi alla linea internet di bordo: sfortunatamente non c’era il Wi-Fi e così si collegò via cavo.
Accese Google Earth e dal cellulare inserì le coordinate che l’amico Sten gli aveva inviato via SMS; immediatamente la terra virtuale del programma cominciò a ruotare per posizionare le coordinate immesse al centro dello schermo.
Ci mise un po’ a realizzare le forme della foto inviata da Marco, il contatto italiano, ma poi la identificò e allora cominciò a zoomare allargando la vista e quando capì da che parte del mondo stava guardando si fermò.
Adesso tutto era chiaro, Fred chiuse gli occhi e per un momento si immaginò la scena: aveva un senso e, in effetti, l’italiano si era espresso correttamente, se quello che aveva identificato era veramente un sommergibile, come sembrava, allora cosa ci faceva sepolto nell’estuario di un fiume dell’Argentina?

1U-HAH – Kristiansand – Norvegia – 1 Maggio 1945 ore 01.15
Manfred si trovava di fronte alla porta della sua cabina o meglio di quella che era la sua ma che aveva lasciato al generale Stahlecker, si assestò la divisa, si schiarì la voce e bussò.
Il generale era arrivato da quasi un’ora, aveva preso possesso della cabina e probabilmente aveva cominciato a disfare la valigia, che uno dei camion aveva portato, ma soprattutto aveva detto al suo ufficiale in seconda che voleva discutere con lui.
Manfred pensò che avesse degli ordini dal comando generale che riguardavano la natura della loro missione, la destinazione e le rotte da seguire, ma sinceramente sperò che il generale rispondesse alle molte domande che aveva.
“Avanti” si schiarì la voce dall’interno.
Il generale aveva passato l’ultima mezz’ora in silenzio e il cambio di umidità relativa e temperatura avevano arrochito la voce.
Manfred aprì la porta, e come aveva pensato, trovò il generale intento a sistemare il suo bagaglio.
Il locale era estremamente spartano, un letto stretto, un armadietto per pochi effetti personali, una scrivania con sedia e luce da tavolo, Manfred ci aveva passato solo pochi giorni, ma confrontata con le stanze dei comandanti degli altri modelli era, in effetti, un lusso.
Notò che sulla scrivania era appoggiata la valigetta con cui il generale era arrivato a bordo, e una busta contenenti ordini riservati contraddistinta dalla scritta GE.STA.DO.
Il generale notò la direzione del suo sguardo, gli fece cenno di chiudere la porta e lo fece accomodare.
Manfred restò in piedi, anche perché la stanza non era fatta per colloqui attorno ad un tavolo, e si limitò ad appoggiare il suo cappello sulla scrivania, come era sua abitudine.
“Comandante, prima di tutto la vorrei ringraziare per l’enorme gentilezza che mi ha fatto riservandomi la sua cabina, l’ho veramente apprezzato.”
Manfred sorrise, gli era sembrato il minimo, poi era convinto che i ‘pezzi grossi’ apprezzassero questo tipo di cortesie, per cui gli era venuto naturale come gesto.
“Vorrei sapere che ordini ha ricevuto dal comando centrale, so che il Grand Ammiraglio Dönitz l’ha chiamata personalmente”
“Sì generale, in effetti il Grand Ammiraglio mi ha chiamato tre giorni fa.
Di ordini specifici non ho ricevuto nulla, solo di rifornire il sommergibile con pieno carico di carburante, sei siluri, razioni per diciassette settimane e tutto il contenuto dei due camion che sono arrivati due giorni fa.
Ulteriori ordini sarebbero dovuti arrivare con lei” Manfred si fermò a studiare il generale.
Non che ci fosse nulla di particolare, anzi il volto bendato non faceva trasparire alcuna reazione, piuttosto pensò che assomigliasse a una mummia egizia.
Non avrebbe saputo dire che aspetto avesse, la corporatura era buona, magro ma muscoloso con un buon portamento, molto probabilmente proveniva da una famiglia aristocratica perché i gesti erano sempre eleganti e misurati, oppure aveva trascorso parecchio tempo a contatto con il gotha del Terzo Reich.
I capelli erano brizzolati tendenti al grigio, la voce confermava che doveva essere un uomo sui quarantacinque anni o oltre, ma gli occhi erano più giovani, molto più vitali e vivaci, anche se trasmettevano un profondo gelo e mettevano inquietudine addosso a chi li fissava.

4Walter fissò a lungo il comandante, voleva rendersi conto di che tipo fosse il suo interlocutore e, soprattutto, se questi lo avesse riconosciuto.
Escluse l’eventualità perché sembrava preoccupato, ma non avrebbe saputo dire se per il grado o altro, ma sicuramente i suoi occhi non trasmettevano sorpresa.
Aveva notato che il comandante aveva guardato la busta con gli ordini, probabilmente tutta la segretezza che avvolgeva l’intera operazione e la totale mancanza di informazioni, se non quella di attendere lui, avevano esasperato il comandante che non vedeva l’ora di essere operativo.
Walter si complimentò con se stesso: vista la situazione il comandante avrebbe preso qualunque ordine senza fare difficoltà e questo gli avrebbe semplificato parte del compito.
“Comandante gli ordini che le ho portato vengono direttamente dal Führerbunker: ho visto Hitler in persona firmarli” il suo preambolo voleva creare un po’ di aspettativa nel povero comandante che lo guardò con espressione compita, un po’ come un bravo cane che attende paziente che il padrone gli dia la pappa.
“Gli ordini li riceverà non appena saremo usciti dal fiordo di Kristiansand” Walter sapeva che era un’esagerazione: la sua paranoia per la riservatezza e la segretezza era enorme e così aveva ideato questa ulteriore sicurezza per evitare che qualcuno al di fuori del sommergibile potesse sapere qualcosa.
Il comandante non fu contento, gli si poteva leggere sul volto una ruga di disappunto, il suo sguardo si soffermò a lungo sulla busta, tanto che Walter ebbe paura che con un gesto inconsulto il comandante si buttasse su di essa per aprirla.
Si fissarono per un istante, Walter non abbassò lo sguardo ne batté ciglio, alla fine il comandante cedette e fece un gesto di assenso col capo.
“Allora signor Generale, se mi vuole seguire in plancia, siamo pronti a salpare subito”
“Eccellente” fu la risposta soddisfatta di Walter
Manfred si girò sui tacchi e uscì da quella che era stata la sua camera e si diresse subito verso la camera di manovra, che era a pochi passi di distanza.
Nel girarsi aveva gettato uno sguardo alla sala radio che era di fronte, come era sua abitudine, sia per vedere se c’erano messaggi per lui sia perché doveva ancora abituarsi ai macchinari che avevano installato.
Infatti quel sommergibile, a differenza di tutti gli altri della Kriegsmarine di cui fosse a conoscenza Manfred, era equipaggiato con il nuovissimo Kurier che si diceva fosse a prova di intercettazione, ma che sfortunatamente occupava parecchio spazio. Nel loro caso lo spazio era stato trovato, a scapito delle tradizionali attrezzature radio, quindi non erano più in grado di ricevere o comunicare con i ‘vecchi’ metodi.
La cosa lo inquietava parecchio e sebbene avessero un’unità portatile, di quelle da campo, avrebbero dovuto usarla in emersione in ogni caso.
Raggiunta la camera di manovra Manfred trovò il suo staff al completo, come aveva ordinato, e si rivolse quindi all’ufficiale in seconda
“Signor Sachs, pronti a salpare. Ci porti fuori dal fiordo” poi si voltò verso il Generale Stahlecker
“Generale se vuole godersi lo spettacolo possiamo andare sulla vela, cioè la torretta”

1Il generale annuì e così Manfred cominciò ad arrampicarsi sulla scaletta.
Mentre si arrampicava ripensò alla conversazione avuta e decise che era stata sgradevole, anche se non avrebbe saputo dire per quale ragione in particolare, ma suppose, per la frustrazione di non aver avuto alcuna risposta. Si era offerto di portare il Generale fuori perché così almeno avrebbe potuto vedere il numero di serie del suo sommergibile e almeno uno degli enigmi si sarebbe chiarito, o almeno così sperò.
Quando fu in cima, usci sulla torretta e lasciò lo spazio al Generale per uscire, la sentinella era ancora di guardia davanti alle bandiere e così Manfred rivolse uno sguardo interrogativo al Generale.
Stahlecker si guardò intorno, forse per controllare se c’era ancora qualcuno: la banchina fremeva di attività e c’erano i marinai che stavano armeggiando con le cime di ormeggio.
Manfred stava per fare presente al Generale che a breve avrebbero salpato e la sentinella lì non poteva più stare, come se questi gli avesse letto nella mente, richiamò l’attenzione della sentinella che scattò immediatamente sull’attenti.
“Soldato noi stiamo partendo. D’ora in avanti non ci sarà più bisogno di presidiare la tua posizione. Sono il Generale Stahlecker delle SS, veglierò io per questi ultimi momenti prima dell’immersione. Torna pure alla base”
“Signor sì Generale!” salutò e corse giù dalla passerella fino alla banchina.
Gli ultimi marinai si affrettarono a salire sul sommergibile e scomparvero dentro i boccaporti di prua con una velocità e un’agilità impressionanti, nel frattempo qualcuno stava ritirando la passerella sulla banchina. Il Generale stava guardandosi in giro come rapito: evidentemente era la sua prima volta a bordo di un sommergibile e lo stupore era palpabile.
Non notò quindi che Manfred stava impartendo gli ordini di manovra attraverso il ‘porta voce’, che consisteva principalmente in un tubo che collegava la vela con la camera di manovra, in cui la voce viaggiava ed era udibile all’altro capo in maniera chiara.
“Generale è la sua prima volta a bordo di un sommergibile?”
“Sì comandante, si vede così tanto?”
“Appena percepibile” scherzò Manfred sperando che il generale fosse un uomo di spirito. Certo dietro quei bendaggi era difficile capire se avesse sorriso o no, ma dai movimenti del capo pensò che doveva aver riso.
Manfred immaginò per un attimo quali terribili ferite doveva aver riportato il Generale per meritare un bendaggio simile, la ciurma aveva già cominciato a fare le ipotesi più bizzarre: c’era chi giurava di aver saputo che il Generale Stahlecker era rimasto ustionato al volto quando un colpo di artiglieria russo aveva colpito la cancelleria del Reich, e che questi aveva messo in salvo la famiglia Goebbels.
Il pensiero successivo di Manfred fu cosa ci facesse un eroe del genere a bordo del suo sommergibile e che missione potesse mai avere.
Nel frattempo l’U-Boot si era staccato dalla banchina e stava procedendo molto lentamente verso l’imboccatura della grotta naturale dentro cui si nascondevano.

5La manovra in realtà era molto semplice ma Manfred pensò che per un profano al primo viaggio potesse sembrare molto impressionante.
“Pari avanti adagio” comunicò Manfred nel tubo e il sommergibile, lentamente, cominciò a muoversi in linea retta.
“Sa Generale, una cosa che mi attanaglia da parecchi giorni è sapere il numero di serie che abbiamo, in fondo sono il comandante e non so ancora che mezzo sto comandando”
Walter annuì e dopo qualche istante rispose
“Comandante, mi chiami pure Walter, visto che divideremo questo spazio ristretto per parecchie settimane”
“Signor sì signor Generale”
“Appunto. Il numero di serie lo vedrà tra poco, poco prima di inabissarci.
Mi scuso Comandante per tutta questa segretezza, ma è necessaria per evitare che informazioni vitali finiscano in mano ai nostri nemici e l’unico modo per garantire la segretezza è non rendere disponibile l’informazione”
Manfred pensò che il ragionamento filava, anche se gli seccava ammetterlo, probabilmente anche lui, nelle stesse condizioni, avrebbe fatto lo stesso.
Ora però gli si presentava un problema formale non da poco: il Generale gli aveva chiesto di chiamarlo per nome e la cosa lo imbarazzava moltissimo.
Prima di tutto era un suo superiore in grado inoltre era anche molto più anziano di lui, infine non sapeva se anche lui dovesse proporgli di chiamarlo per nome.
Per un istante ebbe la fugace immagine di loro due nella mensa ufficiali che bevevano insieme una birra e scherzavano come vecchi commilitoni, dandosi grandi pacche sulla schiena e chiamandosi per nome.
Inorridì e decise che, Generale o no, lui era pur sempre il Comandante e anche davanti ai suoi uomini la forma sarebbe stata mantenuta.
L’U-Boot passò sotto la volta di roccia che delimitava l’ingresso della caverna, Manfred si girò indietro per vedere l’accogliente porto, e sospirando si chiese quando e se l’avrebbe mai rivisto e in che condizioni.
“Pari avanti tutta” ordinò Manfred.

6La notte era quasi completamente serena, la luna, quasi piena, abbagliava per il suo riflesso argenteo sul mare calmo.
“Magnifica notte per partire” rifletté Walter
“Sì, ma sfortunatamente aumenta il rischio di essere intercettati” gli rispose Manfred con una punta di apprensione.
Il Generale Stahlecker sorrise, come chi, giocando a scacchi, sta per muovere il suo pezzo e dichiarare lo scacco, ma non disse nulla, si limitò ad annuire e infine prese dalla falda della giacca la busta contenente gli ordini e la porse a Manfred.
Il comandante Dorf la prese quasi con reverenza: finalmente avrebbe saputo destinazione e natura della missione, ma non la aprì subito, come se volesse assaporare il momento più a lungo.
In realtà aveva da fare una cosa molto più importante e che non avrebbe più potuto fare nei giorni o settimane future.
“Immersione quota periscopio” disse Manfred parlando nel tubo e immediatamente si avvicinò alla paratia di sinistra, guardò il generale per un cenno di assenso, mentre con la mano libera estraeva il suo coltello, un regalo di suo padre quando aveva ottenuto i gradi di comandante.
Il generale annuì deciso e questa volta Manfred fu certo che stesse sorridendo, così con un gesto fluido tagliò la fune che reggeva le tre bandiere della Kriegsmarine e si affacciò oltre per vedere il nome della sua creatura.
La fune recisa scivolò lungo la fiancata e le bandiere si adagiarono sull’acqua del mare che stava già salendo lungo le murate e sparirono rapite dai gorghi che si formavano all’avanzare del sommergibile.
Manfred chiuse il coltello, lo ripose in tasca come d’abitudine e fissò la sigla incredulo: U-234 (*).
Per una frazione di secondo fu certo che gli occhi gli avevano giocato un brutto scherzo. Udì il Generale che rideva di gusto mentre cominciava a scendere verso il ponte di comando, si sentiva come in un incubo dal quale non ci si riesce a svegliare, si affrettò a scendere anche lui, dopo aver sigillato il portello di accesso.
Se Manfred si fosse guardato attorno prima di lasciare la torretta, forse avrebbe notato una figura vestita di scuro sotto un lampione del lungo mare di Kristiansand che li stava fissando come se la partenza di U-HAH fosse un evento da non perdere.

(*) – L’U-Boot 234 è realmente esistito e con un incarico segretissimo e specialissimo, anche se in questo caso è indicato come un “clone”.

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112 pensieri su “U-Boot VI

  1. Un capitolo soddisfacente sia per la parte contemporanea dove il fiato viene tenuto in sospeso per la relazione tra i due e molto ricco di sentimento ed una seconda dove il mistero del sommergibile ha la meglio ma comunque mai noiosa in quanto è stata inserita anche una parte di confronto tra comandante e generale che coinvolge il lato umano. Scritta davvero benissimo, scivolata via in un baleno. Bella la descrizione della luna il cui riflesso di notte abbaglia. Anche se non è il mio genere ormai sono calata in questo romanzo che mi prende sempre più anche perchè si è fatta forte la curiosità di veder collegati passato e presente. Cosa darei per arrivare a capire cosa di preciso ha in mente ma… dovrò aspettare.
    B E L L I S S I M O.

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    • – Sto ascoltando:
      – Wolfgang Amadeus Mozart –
      ___________________
      * Piano Concerto DO minore, K.466
      (Adesso) – Diretto e suonato al piano solista dalla maestra Mitsuko Uchida
      Festival di Salzburg

      Lady Nadia

      Avervi procurato soddisfazione è, per noi, gioia. La storia, così come proposta, ha una sua ragione. Molte furono e sono le voci su una possibile fuga, dalla Germania in fiamme, dei quadri e dirigenti nazisti, non ultimo i capi, paventando anche Hitler in persona.
      Per tantissimi motivi, che non possiamo spiegare in questa sede-in quanto sono proprio tanti e svariati-non lo credemmo possibile se non, come in moltissimi altri casi, per quei maggiorenti che avevano saputo prevedere una sconfitta.
      La pianificazione della fuga, per questi ultimi, fu fatta da una organizzazione grossissima e tuttora potentissima e ricchissima (si suppone che non sia stata mai estinta – sembra si occupi dei discendenti … ):
      l’ODESSA, atrocemente combattuta e portata alla luce dalla RACHE.
      L’ODESSA, ovvero, ORGANISATION DER EHEMALIGEN SSANGEHÖRIGEN (Organizzazione degli ex membri delle SS) era formata da gerarchi e politici del Reich legati al nazionalsocialismo e alla nomenklatura in essere.
      La RACHE (mai chiusa neanche lei) che vuol dire “Vendetta”, iniziò come un’organizzazione che riuniva i superstiti dei Campi di Concentramento. Adesso, però, pur avendo ebrei nelle proprie fila, essi sono in minoranza. Si sa che esistono tre sedi “nascoste”: una ad Haifa, a Tel Aviv e a San Felipe y Santiago de Montevideo – per brevità Montevideo, Capitale dell’Uruguay. La RACHE è, innanzitutto politica e nello specifico comunista (pseudo marxista-leninista, ma non è vero perché di questa corrente politica ha ben poco. Prende a spunto la “Dittatura del proletariato” e fanno i dittatori criminali e assassini) dove gravitano e vengono finanziati i rivoluzionari di quasi tutto il mondo (Un notissimo appartenente è Rafael Sebastián Guillén Vicente più noto come il Subcomandante Marcos, rivoluzionario comunista messicano dell’Esercito Zapatista di Liberazione nazionale – tuttora vivente!) ma che adesso è profondamente mutata in un covo di terroristi assassini biechi e senza pietà che, in nome del proletariato, si finanzia con il mercato della droga e delle armi.
      Che schifo.

      L’argomento è molto complesso, come arguirete facilmente.
      Sperando di conoscere il destino dei personaggi, vi augurammo le nostre cordialità

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  2. Ho letto come se fossi stata affacciata a una finestra, dove, comodamente seduta, stavo assistendo a tutto.
    Esiste, dunque, una parte della storia che rappresenta il possibile?
    Oggi, qui, c’é un’arietta bella, luminosa e pulita.
    Mi hai regalato un intrigo che nessuno ha scoperto.
    Che bellezza, amico mio.
    (Quando ci vediamo? In questo periodo Parigi è splendida)

    Ciao e un bacio particolare.

    Annelise pour toi
    Bisouss

    a Paris

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    • Annelise Baum

      Amica carissima, vi ringraziammo per le espressioni di grande generosità che ci riservaste.
      Uno sprone a tentare di “carpire” qualcosa in più dai protagonisti di questa storia.
      Vi salutammo cordialmente

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  3. incredibile. Una pagina aperta sulla storia, ma più interessante devo dire.
    Ti stai svolgendo come un qualcosa che si sblocca dopo anni e anni.
    Walter scappa!
    E ci riesce benissimo. sai cosa mi è piaciuto di più?
    Che sei riuscito a cucire, dentro tutt la storia, una credibilità perfetta.
    (Oppure è la verità?)

    Buona domenica amico mio

    F

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    • Spillo

      Walter fugge.
      Questa finestra aperta su un probabile futuro come lo chiamate voi, mostra un panorama inquietante.
      Possibile che le più grandi convinzioni attuali possano essere messe in discussione da un U-Boot?
      Vi facemmo notare che, anche voi foste uno di quelli che votarono (benevolmente) perché scrivessimo una storia con sottomarino e collegamenti al tempo moderno.
      Grazie per esserci
      Cordialità

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  4. Ecco la partenza!
    mamma Ninni che bellezza. Sto seguendo quest romanzo come se fossi lì presente a descrivere e raccontare una storia che, sennò, sarebbe rimasta soltanto una paginetta di storia e basta.
    La dimensione e la forza del racconto mi prendono tanto, caro milord.
    Come per l’altro capitolo, mi sono stampata anche questo.
    E’ bellissimo.
    Bello bello, mi è sembrato di essere lì, in un cantuccino del sottomarino.

    In America si svegliano.
    L’sms è sicuramente un messaggio.

    Bacino milord.
    Un sorriso mio signore.

    :-).

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    • Eleonora Bisi

      Una paginetta di storia e basta?
      Beh, miladu, non sarei così assoluto nel giudizio.
      Anche perché la storia, maestra di vita, non si ferma né a due battutine, né a una paginetta.
      Fummo profondamente felici che vi sia piaciuto.
      Grazie e cordialità

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  5. Volevo proprio scrivertelo che sei bravo proprio.
    Un romanzo che prende la testa proprio.
    Son curiosa di sapere del ritrovamento ai nostri tempi.
    ma il sottomarino, però, è un’idea che mi affascina.
    E se fosse tutto vero?
    Potrebbe essere tutto vero?
    Chi l’ha visto il dittatore morto nel Bunker della Cancelleria a berlino? nessuno!
    Questi sono fatti.
    Buona domenica milord

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  6. Leggere questo suo capitolo, gentilissimo milord, è per me come aprire un mondo e tutte le sue finestre.
    Un mondo pieno di sfumature che si frangono sulle rocce della storia
    Molto bello e sicuramente una lettura distinta e anche molto plausibile.
    La saluto e buona domenica

    Lou

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  7. Ho letto questo capitolo presa nella storia in modo totale. Devo, però, leggermi anche i precedenti.
    Stiamo parlando di lei e dei suoi romanzi sà?
    le solite quattro amiche che l’ammirano.
    Tra una festa per la mamma, la nostra, e un grazie veramente ammirato per lei, la saluto milord e le auguro buona domenica

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      • Ho terminato di leggere i capitoli precedenti di U-Boot e le garantisco che ne sono presissima.
        C’é tanto da leggere e da non farsi scappare della sua produzione letteraria che è vastissima e soprattutto profonda.
        Sono onorata di poter scrivere qui da lei.
        Buongiorno

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  8. Incredibile milord. la stiamo leggendo da circa un’oretta senza mai fermarci e stiamo parlando del suo romanzo domenicale con un piccolo dibattito che sarebbe interezzante averla qui.
    Non mi era mai successa una cosa così: lei è diventato il leit motiv nei nostri discorsi da tre giorni a questa parte. Ho bisogno di leggere i capitoli precedenti.
    Bravo bravo bravo
    Le auguro una buona domenica.

    PS: ho letto che vive e lavora a Bologna, nel suo profilo, mi piacerebbe tanto sapere quando fa un salto a Milano.
    Sarebbe per me un grande onore poterla conoscere.
    Buona giornata

    Anna

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    • Anna Blu

      Ci confondete, mia signora. Un gruppo di lettura addirittura?
      Non speravamo, proprio, in tanto.
      Grazie per la gentilezza e la profonda classe con le quali riuscite a farvio notare.

      PS: Voi portate sempre gli occhiali scuri?

      Grazie e cordialità

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      • Ha ragione sa? Credo sia di estrema scortesia farsi rappresentare, quando lo si sceglie, da un’immagine con gli occhiali da sole.
        Imperdonabile.
        Buona giornata

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  9. L’ho detto con Anna, Rossana e Lou che glielo avrei fatto notare: abbiamo scritto tutte e quattro insieme.
    Bellissimo.

    Sono proprio belle persone quelle che riescono ad aggregare altri e parlare di temi che non siano sempre quelli che ci soffocano per tutto il giorno.
    Da quattro amiche le giunga l’augurio di una buona domenica

    E.

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  10. Dire che sei riuscito nell’impossibile impresa di tenermi incollata a leggere, sarebbe riduttivo.
    Ma chi siamo noi, in base alla storia e a quelle prove fabbricate dai vincitori “al momento”, per giudicare dei fatti così come ce li hanno confezionati?
    Io dico che questa storia è plausibilissima eccome.
    Andare a fondo della questione ci porta a conoscere e sapere tutto quello che ci basta.
    E’ probabile, anzi lo darei quasi per scontato, che le cose siano andate così (o almeno ti ci sei avvicinato tantissimo).
    Quello che mi fa incazzare è che la storia nega queste ipotesi che tu, per molto tempo, hai formulato.
    Grazie e un bacio di buona domenica.

    Cazzo che successo sto capitolo.
    Bello proprio.
    Anzi, adesso che ti stai imbarcando sulle situazioni con l’Amerca ai giorni nostri, diventa ancora più bello.
    Nì, stai diventando uomo/toy nelle discussioni da salotto.
    ahahahahahahahah

    Non t’incazzare, lo fanno per affetto. Ma impareranno che con te si fa ironia, satira e ognuno rimanga al suo posto!
    (L’ho detto io è inutile che mi ringrazi)

    🙂

    Oh mio signore (sospiro), buona domenica ovunque tu sia (sospiro) e congratulazioni sulla tua idea “Turca”!
    Bello, preciso e perfetto (é partito un applauso in redazione. Ho provato a chiamarti, ma avevi skype spento)

    Bacetto mio signore.

    lamanuallegraperunadomenicabellissimaanchesepurtropposenzailsuomilorderrimo

    🙂

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  11. Una scrittura degna.
    Non mi aspettavo di meno da te. Sei bravissimo.
    Visto? Sono tornato, tranquillo, non sono qua per litigare e probabilmente, in passato avevi ragione tu: ho usato la mano pesante anche se tu mi hai sempre rispettato, mentre io (ma è stato un periodo bruttissimo) litigavo sempre.
    Ho provato anch’io a chiamarti, ma il telefono è spento.
    Ciao

    Gabriele

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    • Eccolo di nuovo il bravo e “paradisiaco” Gabriele. Adesso sei diventato Stalin? Fra di voi dittatorucoli criminali del cazzo vi intendete, vero o no?
      Hai finito di rompermi il cazzo? Che sono stanca di mandarti affanculo.
      Ninni è un signore, tu no! Non mi sono dimenticata di nulla, sai?
      Chiedimi scusa o ti pianto una grana qua dentro che se la ricorderanno anche i tuoi antenati.
      Capito?

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    • Iosif Dzugasvili

      Mo vé chi c’é.
      Il compagno Stalin. te ne sei accorto che ti avevo tolto il Ban, vero?
      Accetto le scuse.
      Grazie per aver commentato in maniera sobria.
      Stammi bene e salutami quella povera disgraziata che ti sta accanto.
      Ciao

      Ninni

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  12. Molto belli, nella loro diversità, entrambi gli episodi. Ho apprezzato, come di consueto, la scrittura fluida e precisa e la competenza, che è assolutamente importante.
    Da leggere con una buona birra scura a portata di mano.
    Complimenti radiosi.

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    • Alessandra Bianchi

      Vi ringraziammo, milady, delle consuete espressioni gentili e generosissime.
      Per la birra suggeriremmo una pinta di Guinness, fresca al punto giusto in presenza di assaggini a base di crauti, cardi pastellati, patate fritte e qualche oliva ripiena, non scevra di qualche oliva all’ascolana.
      Dite che vale come cena piena consideratane la vastità?
      In Spagna sarebbero le “Tapas” che adoriamo (ne faremmo un pasto principale, sul serio)

      Cordialità

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  13. Quindi in Argentina dove si vociferò di considerevoli numeri di famiglie tedesche trasferitesi…per mangiare le buone bistecche??? Mi conforta che oggi qualcuno avrebbe più di 120 anni e, vabbè che la vita si è allungata di parecchio, ma…
    Lasciamo lavorare Fred e il suo amico. E Kate? Penso avrà la sua considerevole parte in questa storia, Fred sarebbe uno sciocco a non coinvolgere una donna così in gamba (e carina).
    Lettura molto interessante e gradita. Complimenti, Lord.
    Marirò

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    • Lady Marirò

      Esattamente mia signora.
      A San Carlos de Bariloche, Rio negro- Amazzonia – vedemmo personalmente strade, alberghi, piazze e cartelli stradali in tedesco.
      Sembra una cittadina austriaca.

      Come indicato più su (§ Commento di risposta a lady Nadia) l’ODESSA si dovrebbe occupare anche dei discendenti e loro sistemazione.
      Fred è uno che sembra prometter bene. Confidiamo molto in lui.
      Grazie per esserci, lady Marirò.

      Cordialità

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  14. E così mi sono ritrovata a leggere questo capitolo che scorreva con naturalezza. Con quella naturalezza che esiste quando gli eventi li vivi e li stai vivendo. Ho sentito il vento del fiordo e ho visto il sottomarino partire come ho visto Fred/Ninni guidare la macchina (io l’azzardo perché Fred è sputato a te: riservato che arrossisci e di principi).

    Insomma bello bello bello.
    fatto sta che me lo sono stampato e come gli altri me lo sto raccogliendo.
    Un bacione milord.
    Che bravo che sei.
    Ciaooo

    Lilly

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  15. Veramente notevole, amico mio. veramente notevole.
    Un lavoro coi fiocchi e i contro fiocchetti.
    Hai creato una situazione talmente credibile che,anche con i riscontri, credo sia impossibile non confutarla.
    Buona serata

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  16. Un capitolo bello e profondo.
    Il riscontro storico, caro Ninni, lo si può applicare ai dati in nostro possesso e ti stai muovendo molto bene, con quello che abbiamo in mano.
    Una bella scrittura proprio.
    Poi la storia che hai imbastito sinora è bellissima.

    Sì, Fred mi sembri tu.
    Ciao e buona giornata

    M.

    PS: credo che tu abbia ragione per quella cosa.
    Ciao

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    • melissa T.

      E’ bello rileggervi, mia signora, dopo più di un anno di silenzio.
      Grazie per la gentilezza. Cerchiamo di fare il possibile.
      (Sì, infatti, quel casato è estinto da un bel po’ e quelli che ci sono – credo siano in tre – sono delle mummie egizie. Come supponevamo, trattasi di bieco fake.

      Avete sempre la nostra considerazione, mia signora.
      Cordialità

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  17. Un capitolo pieno di intrigo e scritto con una bravura eccezionale.
    Dunque abbiamo Fred che sembri tu in persona e Walter che sembra riacquistare la baldanzosità che aveva perso nella fuga.
    Bella la costruzione dei colloqui tra Manfred e Walter.
    Li hai saputo descrivere benissimo.
    Adesso, però, è importante sapere come continua, mi hai messo tanta curiosità addosso.
    Giornata uggiosa di pioggia qua a Belluno, stamattina. Voglia di fare daltami addosso.
    Un bacio, caro Ninni, che ti arrivi fin dove sei.

    Buona giornata se mi leggi

    🙂

    Elena

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  18. bello e completo milord.
    L’ho letto fino all’ultimo e fino all’ultima gocia (mi sono letta il precedente, ma devo andare più indietro. Sono rimasta ferma.

    Appena leggo, ti dico.
    Ciaooo

    Silvia

    🙂

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  19. Sicuramente è lo strato in cui ti muovi che ha decretato il successo di questo romanzo, soltanto al capitolo n. 6
    Ne stannno parlando in molti sai?
    Ciao Ninni.
    Buona giornata

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  20. Sono stata in silenzio fino adesso e fino adesso ho letto, in silenzio, un po’ tutti.
    Nei dialoghi di Manfred c’é la speranza che tutto vada a buon fine, ma la disillusione che i fatti sono ben diversi.
    I suoi scatto d’orgoglio (non voler dare il “tu” al generale) che, praticamente, è quello che gli rimane.
    Un capitolo ben scritto e con i piedi per terra. Bravo bravo e profondamente compiuto. Ciao Ninni

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  21. Rileggevo, questa mattina, il capitolo di U-Boot (il primo e il terzo per intenderci. Sono, veramente, colpita dalla sua bravura sui temi e come li affronta. Una pulizia che ha dell’incredibile.
    Adesso sto rileggendo questo alla luce degli altri.
    Stupefacente

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  22. lady Anna e lady Elena

    Il fato volle che interloquissimo, questa mattina.
    Purtroppo dovemmo salutarvi.
    Abbiate, mie signore, la freschezza e la bellezza di una giornata splendida.
    Ringraziandovi per l’interesse, cordialmente salutammo

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    • Abbastanza bene, grazie.
      Voi?
      Ci stavamo congedando.
      Fate la brava mia signora e abbiate una serena giornata

      (Per rispetto ai pregg.mi sigg. lettori, personalmente la finiamo qua e se volete si continua nella stanza delle chiacchiere.) ma siccome siamo impegnatissimi, siamo costretti a congedarci.-
      Vi salutammo lady Manu e lady Lilly.
      Fate le brave se potete..

      Au revoir

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  23. Mi piace leggere e approfondire quello che leggo.
    Sono andata a vedere i luoghi da lei citati.
    Il fiordo di Kristiansand in Norvegia esiste sul serio e sul serio era un porto importantissimo, nazista, di sommergibili.
    La sto leggendo con grandissima soddisfazione.

    Buona giornata

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  24. Ce l’ho fatta!
    Dopo un’ora a stare bloccata su wordpress per iscrivermi (io sono negata, ma qua mi hanno fatto uscire gli occhi dalle orbite) eccomi registrata.
    Saluto Elena se sono qua.

    Milord un romanzo bello che sto seguendo da tanto tempo.
    Buon pomeriggio

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  25. Ho letto, giusta una certa priorità, i capitoli precedenti, altri cinque, e devo dire che sono rimasta affascinata dalla storia e da come l’ha esposta.
    Mi è piaciutom soprattutto, il modo di raccontarla: molto professionale e soprattutto facendoci entrare dentro gli argomenti.
    Proprio come se fossimo lì accanto ai personaggi.
    Ho letto molti commenti: non saprei se possa essere aderente a una delle tante verità, ma sicuramente è affascinante come teoria e a mio giudizio può essere una delle tante facce della verità.
    Ammesso che ci sia qualche verità da analizzare su tutta la montagna di bugie che sono state raccontate dai vincitori.

    Grazie milord.
    Buona giornata

    Vado a leggermi un po’ del suo Blog, molto bello e completo.
    Un buongiorno a tutti.

    Fran

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  26. Adesso sto iniziando Cuba.
    Mi sento come una drogata, non riesco a smettere di leggere milord.
    Ma che m’hai fatto?
    Scrivi da Dio.
    Cuba, che ho letto l’inizio è BELLISSIMO. UNA DESCRIZIONE FENOMENALE!

    GRANDE SEI UN DIO!

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  27. Così, praticamente, si chiude un era di certezze e di oblio sui più crudi e orribili fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale.
    ODESSA, quell’associazione che ne fece sappare tanti e tanti e tanti, con appoggi politici e denaro.
    Tanto denaro, strappato agli inermi e agli indifesi.
    Lei, caro dottore, ha scritto bene. E’ riuscito a far riflettere, tanto, anzi tantissimo, sulle opportunità storiche che, talvolta, non sono così celate.
    La saluto

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