U-Boot XVI

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1U-HAH – Nord delle isole di Capo Verde – 31 maggio 1945 ore 19.00
“Comandante, nulla all’orizzonte” disse uno dei ragazzi della sala macchine, di cui Manfred non ricordava mai il nome, e che aveva fatto guardare al periscopio mentre erano in avvicinamento all’arcipelago di Capo Verde.
Quella prassi, cioè di selezionare dei membri dell’equipaggio e assegnarli ad altre mansioni temporaneamente, era in voga in tutta la Kriegsmarine ed era un’ottima soluzione per alleviare la noia e la routine dell’equipaggio, con conseguente riduzione dei malumori e incremento di efficienza, competenza e coesione. Manfred inoltre, aveva un motivo in più per incoraggiare questi scambi, specialmente quelli che gli permettevano di conoscere meglio l’equipaggio, nel, per ora, vano tentativo di scovare un’eventuale spia del generale.
‘Vano’ perché aveva passato del tempo ormai con buona parte del suo equipaggio e non solo non aveva la più pallida idea di chi potesse essere la spia, ma si era anche reso conto che i membri del suo equipaggio di cui sapeva poco o nulla erano molti di più di quelli che aveva preventivato.
“Ottimo lavoro marinaio. Adesso, come ti ho spiegato prima, dammi la distanza del primo isolotto che vedi e rotta”
“Sissignore. Rotta 202, distanza quindici miglia, signore” rispose il marinaio prontamente, dopo aver eseguito alcuni ‘click’ con il manubrio del periscopio, evidentemente per cambiare ottica e cercare meglio il suo ‘bersaglio’.
“Benissimo. Capo silurista, in base alle informazioni che ti ha comunicato il marinaio, dovresti sapermi dire di che isola si parla” Manfred, per affrettare le cose aveva mischiato un po’ l’equipaggio e così anche il capo silurista era in sala di manovra a far pratica.
Il capo, che era molto abituato ai calcoli, con un rapidissimo gesto della riga intersecò la loro attuale rotta con quella 202 indicata dal marinaio al periscopio e individuò prontamente l’isola
“Comandante è l’isola di São Nicolau”
Manfred controllò la carta nautica, questa volta senza chiedere informazioni, perché voleva controllare se la rotta data dal generale andava bene, oppure necessitava di essere aggiustata, infatti, mentre potevano controllare la direzione, espressa in gradi da 0, cioè Nord, a 360, cioè Nord ancora dopo esser passati per Est 90, Sud 180 e Ovest 270, non potevano sapere di quanto stavano scarrocciando, cioè di quanto si stavano spostando in direzione parallela alla loro direzione, causato da correnti, onde e piccole variazioni di timone.
Notò che erano un paio di miglia fuori della direzione corretta e lo fece presente all’ufficiale di rotta il quale cominciò a fare tutti i calcoli, verificare le informazioni, triangolando su altri punti fissi, e infine modificare lievemente la rotta per recuperare lo scostamento.

1Walter stava studiando il suo libro di spagnolo, ultimamente aveva intensificato le sue ‘lezioni private’, visto che a bordo c’era poco da fare e la navigazione era abbastanza noiosa, in più il suo senso di claustrofobia e costrizione era aumentato in virtù della diminuita attività. Stare nella sua stanza a studiare lo spagnolo lo distraeva e dava sollievo alle sue fobie.
Di questi ultimi giorni ricordava appena che un paio di volte avevano dovuto fare immersione rapida, per evitare degli aerei che avevano ‘sentito’ con il radar, e di sicuro non ricordava più se lui fosse stato in camera a studiare o in sala di manovra per sapere cosa succedeva.
Il comandante non lo aveva incrociato molto, ma attribuì la cosa al fatto che anche se erano in ‘crociera’, il comandante aveva lo stesso carico di lavoro, in più a breve sarebbero arrivati a Capo Verde e lì avrebbero persino potuto sbarcare e Walter confidava che, in quell’occasione, avrebbe potuto parlare un po’ con il comandante.
Gli altri membri dell’equipaggio si tenevano tutti a debita distanza, visto il suo grado, e gli unici rapporti che aveva erano di necessità, come con il cuoco o il telegrafista.
Il 20, circa dieci giorni prima, aveva ricevuto un messaggio in codice dal Kurier in cui veniva informato della resa di U-234, ma non c’erano dettagli sulla missione di Heinrich, del resto non si aspettava che ce ne fossero.
Unica nota era che l’equipaggio era stato internato nel carcere di Boston e non in un campo di prigionia, il che significava miglior trattamento e tempi di detenzione sicuramente minori: questo, di per se, era già un dettaglio sulla buona riuscita della missione di Heinrich.
Si accorse che il sommergibile aveva rallentato e capì che erano prossimi alla meta, in più sentì gridare degli ordini e disciplinatamente ripeterli: probabilmente il comandante stava approntando tutte le manovre del caso per raggiungere l’isolotto abbandonato che avevano scelto come destinazione per la tappa intermedia.
In effetti, non avrebbero avuto alcun motivo di fermarsi, specie adesso che avevano testato il tipo XXI sul campo e ne avevano viste le capacità: i consumi erano eccellenti, tanto che avrebbero potuto raggiungere l’Argentina senza rifornirsi e acqua dolce ne producevano più di quanta riuscissero a consumarne.
All’epoca della stesura del suo piano, invece, tutte queste informazioni erano solo sulla carta, non erano una certezza, per cui, prudentemente, avevano deciso di fissare una tappa intermedia che avrebbe potuto servire anche in caso di danneggiamenti o altri incidenti, cosa che fortunatamente non era successa, mentre per la scelta del posto avevano esaminato decine di rapporti sulle isole dell’Atlantico per scegliere quella più propizia ed attrezzarla adeguatamente.
A tal riguardo Walter ebbe un fremito di paura al pensiero che magari gli Alleati avevano scoperto il sito ed erano lì pronti ad aspettarli, poi pensò che loro erano invisibili e anche se gli Alleati avessero scoperto il sito si sarebbero limitati a distruggerlo.

4Mezz’ora più tardi Walter era in sala di manovra con il comandante, proprio mentre questi ordinava l’emersione, per poter salire in plancia e dirigere da lì le operazioni di attracco.
“Generale abbiamo raggiunto la destinazione da lei indicata in perfetta tabella di marcia” disse fiero il comandante
“Eccellente Comandante, attraccheremo nei pressi della nave semi-affondata che giace davanti alla spiaggia di Brava, sulla costa Ovest. La spiaggia dovrebbe essere disabitata”
Manfred meditò le parole del generale ed ebbe un istante di gioia al pensiero, subito represso, che magari qui finiva l’avventura del loro illustre ospite, poi, pensandoci meglio decise che era impossibile, infatti, il posto che aveva indicato e che stava verificando sulle sue mappe nautiche, era molto isolato e lontano da tutto, inoltre avendo già a disposizione un sommergibile, e avendo sviato i nemici, difficilmente avrebbe lasciato la sicurezza del suo natante.
Manfred fornì le indicazioni al timoniere per raggiungere la spiaggia che aveva menzionato il generale e si arrampicò sulla scaletta che portava alla plancia, notò che il generale lo seguiva.
“È una gran bella serata e queste isole sembrano molto invitanti: verrebbe quasi voglia di fermarsi qui” cominciò la conversazione Manfred pensando che il generale lo avesse seguito per dirgli qualcosa.
Il generale si guardò attorno con sguardo compiaciuto, Manfred ebbe la netta impressione che stesse per togliersi le bende e tuffarsi nel mare quieto dell’isola di Brava.
“Già. Ma il dovere di ufficiali del Reich ci impone di continuare con la nostra missione”
Manfred ebbe l’impulso di colpire il generale e urlargli che il Reich era finito, che la missione era soltanto la sua vile fuga, ma poi si ricordò di essere un ufficiale della marina e che il suo sfogo non avrebbe portato a nulla di buono e così si limitò ad annuire.
“Comandante la spiaggia che ci aspetta ha una nave semi affondata davanti. La nave è una nave cisterna e dovrebbe essere piena di carburante e acqua fresca.
Le consiglio quindi di fare rifornimento e di riempire i serbatoi, inoltre a terra potremmo anche trovare vettovaglie e generi di primo conforto”
“Generale sono colpito dall’organizzazione della sua missione, provvederò a far rifornire di carburante il mezzo, anche se sono sicuro che i consumi sono stati contenuti. Per quanto riguarda l’acqua fresca non ne abbiamo bisogno, perché ne produciamo già in abbondanza a bordo, mentre sarà mia cura inviare il cambusiere a terra per ispezionare i generi di primo conforto di cui parlava, anche se abbiamo ancora circa tre mesi di autonomia”
“Molto bene, ci fermeremo per un paio di giorni, forse tre e poi le comunicherò la nuova destinazione”
“Due o tre giorni? Generale, con tutto il rispetto, è estremamente pericoloso restare così tanto tempo in vista, potrebbe vederci qualcuno, dei pescatori o peggio un ricognitore alleato”
“Sì lo so, ma aspetteremo ugualmente: sarà sua cura fare in modo che il sommergibile sia il meno visibile possibile e in caso di avvistamento prenderemo provvedimenti.

7Quindi l’equipaggio potrà sbarcare solo di sera e niente fuochi sulla spiaggia. Singole missioni saranno vagliate caso per caso”
Manfred non replicò, si limitò a guardare fuori bordo con il binocolo, la costa dell’isola era molto impervia eppure molto bella con le pendici coperte di erba verdissima che arrivavano fino agli scogli nerissimi che erano flagellati dal mare, e proprio in prossimità della costa il mare era frammentato da mille scogli acuminati, come i denti di uno squalo, che sicuramente rendevano la vita difficile ai marinai locali.
Poi all’improvviso la costa che stava osservando formò una punta, come un dito teso ad indicare l’immensità dell’Atlantico, e il versante opposto a quello che aveva osservato fino a quel momento si addolciva, creando una spiaggia, non più lunga di una cinquantina di metri, di sabbia grigia e scura che contrastava con il mare turchese che la bagnava.
In quest’ansa naturale affiorava la sagoma di una nave cisterna insabbiata e coricata in parte su un fianco, come una balena spiaggiata, che presentava evidenti i segni del tempo e dell’abbandono.
Manfred immaginò che quella fosse la loro destinazione e cominciò a comunicare con la sala di manovra per portare il sommergibile all’attracco. Man mano che si avvicinavano Manfred poté osservare meglio il relitto, decise che avrebbe attraccato dal lato su cui la nave cisterna si appoggiava.
In questo modo avrebbero avuto una relativa protezione da eventuali avvistamenti dall’alto, e tenendo il sommergibile appena sotto il pelo d’acqua, con solo la vela in emersione, forse avrebbe potuto ingannare anche eventuali pescatori che si fossero tenuti ad una certa distanza.
Dal poco che aveva visto dell’isola però, aveva grossi dubbi che qualche pescatore si sarebbe materializzato proprio in quella caletta, infatti tutta la costa che avevano percorso era disabitata se non per qualche baracca di pescatori che però non erano dotate di barche, forse requisite dalla guerra o forse perché il mare era sufficientemente pescoso da riva.
A giudicare dalla conformazione della costa dietro la loro spiaggia sarebbe stato molto difficile che qualcuno arrivasse via terra.
Come al solito il generale aveva un piano inattaccabile: aveva proprio pensato a tutto, o almeno così sembrava.
L’idea fece rabbrividire Manfred, perché voleva dire che oltre ad appoggiarsi ad un’organizzazione, significava anche che questa fuga era stata pianificata da tanto tempo; cominciò a dubitare che un semplice generale di brigata avesse avuto i mezzi e il potere per organizzare una simile struttura.
Forse allora anche le bende erano fasulle e servivano solamente a mascherare qualcuno di molto importante, che altrimenti sarebbe stato riconosciuto vanificando la fuga.
Manfred annotò mentalmente tutte queste informazioni, per poi trascriverle nel suo diario personale che aveva deciso di tenere dopo l’agghiacciante scoperta che la sua missione, in realtà, era la fuga del Generale Stahlecker.
Il sole era ormai tramontato, quando ebbero finito di attraccare alla nave cisterna e Manfred diede l’ordine di calare in acqua due gommoni per andare, con una piccola squadra, a terra per vedere la spiaggia e conoscere meglio la conformazione di quel luogo che gli avrebbe fatto da casa per i prossimi giorni.
Il generale chiese ed ottenne di partecipare alla piccola comitiva, sei uomini in tutto, di cui tre armati di fucile mentre lui e il generale disponevano della pistola di ordinanza.
Man mano che si avvicinavano alla spiaggia Manfred notò una sagoma scura ormeggiata a poppa della cisterna, che non era stato possibile vedere prima a causa della nave semi affondata che ne copriva la visuale; diede ordine di avvicinarsi per controllare meglio quella piccola barca, mise mano alla fondina temendo che un pescatore fosse rimasto sulla spiaggia o dentro la nave e li avesse visti, bruciando la loro copertura.
La piccola barca da pescatore, che era ormeggiata, conteneva solo dei cesti pieni di frutta e verdura locale, principalmente mais, fagioli, datteri e banane, e pesci essiccati in grande quantità.

5“Questo è il grazioso omaggio di benvenuto alla Kriegsmarine” commentò il generale, poi vedendo che nessuno ribatteva aggiunse
“Comandante le avevo detto che avremmo avuto la possibilità di rifocillarci, questo comprendeva anche derrate fresche per rompere la monotonia dei cibi conservati o surgelati di bordo”
Manfred non replicò, ma diede l’ordine ad uno dei suoi uomini di salire a bordo della barchetta, controllarla, e poi portarla a murata del sommergibile per scaricare la gradita mercanzia che avrebbe consentito effettivamente qualche giorno di cibi freschi e diversi dal solito; del resto sapeva che già in questo momento qualcuno dei suoi a bordo del sommergibile aveva già calato in mare degli ami e stava pescando: era una tradizione della marina, sia militare che mercantile, quella di pescare non appena ce n’era l’occasione.
Infine sbarcarono sulla spiaggia, la perlustrarono con gli ultimi bagliori rossi del sole ormai tramontato in mare alle loro spalle, ne dedussero che la spiaggia era raggiungibile solo via mare perché da terra avrebbe comportato il passaggio di conformazioni rocciose molto scoscese, rese viscide dalla fitta erba verde che le ricopriva.
“Il pescatore che ha portato le vettovaglie ne porterà altre?” Manfred si decise infine di chiedere al generale la domanda che lo tormentava da parecchi minuti
“No assolutamente, l’ordine ricevuto era di lasciare nei giorni scorsi una barca con dentro quanto più possibile”
“E se decidesse di tornare? Magari per fare più soldi?”
“No comandante, siete fuori strada” sorrise divertito il generale “L’uomo che ha portato qui quella roba è uno dei nostri, un nostro agente” e rise di gusto alla faccia sbigottita di Manfred.
“Molto bene, possiamo rientrare” commentò gelido il comandante.
Nel tragitto di ritorno Manfred si ritrovò a pensare che, mentre lui e i suoi uomini avevano rischiato la vita per la patria dando la caccia a naviglio nemico, qualcun altro, del suo stesso schieramento, era stato destinato a raccogliere banane e datteri per la fuga del generale. Non si stupiva che il conflitto avesse avuto un esito così disastroso per la povera Germania.
Il mattino successivo il sommergibile era in gran fermento, la giornata era calda e soleggiata e il mare tranquillo e così tutti gli uomini che non avevano un compito da svolgere cominciarono a bighellonare distrattamente nei pressi della sala di manovra nella speranza che il comandante li notasse e li inviasse in permesso sulla spiaggia o in mare a nuotare.
Manfred temeva che una situazione del genere si presentasse e così chiese ed ottenne una squadra di volontari, cinque per la precisione, per svolgere le manovre di rifornimento che prevedevano ‘l’abbordaggio’ della nave cisterna, la perlustrazione della medesima e infine il rifornimento di carburante.
Per sicurezza dispose anche che tre uomini nuotassero verso la spiaggia e controllassero che nessuno li stesse osservando, infine organizzò un’altra squadra di marinai per pulire il sommergibile da alghe e denti di cane che ne avrebbero rallentato la velocità una volta in mare aperto.
Gli uomini rimasti a bordo ebbero invece la promessa che finito il loro turno avrebbero avuto il delicato compito di pescare tra gli scogli e questo sembrò bastargli perché nessuno mostrò risentimenti o scontento.
Il generale provò a protestare
“Comandante mi era sembrato di esser stato chiaro: nessuno deve farsi vedere e mettere a rischio la nostra missione”
“Sì generale, infatti, sto applicando alla lettera i suoi ordini: ci stiamo rifornendo di carburante come da lei richiesto, ed è evidente che è più sicuro compiere questa operazione di giorno, con la luce del sole, piuttosto che di notte con luci elettriche che sono visibili anche da molto lontano”

4“E cosa mi dice allora degli uomini che ha inviato sulla spiaggia o di quelli che giocano intono al sommergibile?”
“Generale, sto applicando le normali procedure di sicurezza e di manutenzione del vascello: gli uomini sulla spiaggia sono le nostre vedette per evitare di essere sorpresi da qualcuno, mentre gli uomini intorno al sommergibile lo stanno pulendo per renderlo più veloce”
“Comandante, non mi prenda in giro, lei ha deliberatamente contravvenuto ai miei ordini per far divertire i suoi uomini, che sono soldati e che devono ubbidire ai superiori”
“Generale, io sono responsabile degli ordini che impartisco ai miei uomini, ordini che ho imparato a dare in accademia militare e che sono di comune buon senso. Se lei non concorda ha autorità sufficiente per salire in plancia e ordinare che rientrino immediatamente”
“Comandante le ricordo che sono un suo superiore e questo le potrebbe costare la corte marziale”
“Generale so perfettamente che lei è un mio superiore, mai mi permetterei di mancarle di rispetto o peggio disubbidire ai suoi ordini, ma si ricordi che io sono il comandante di questo sommergibile e la sua gestione è affidata al mio comando.” Manfred non attese un ulteriore replica e cortesemente si congedò dal generale apparentemente per seguire con interesse la calibratura del sonar.
Poche ore più tardi il rifornimento era terminato e Manfred suo malgrado fu costretto a far rientrare i suoi uomini, tranne ovviamente quelli destinati alla pesca tra gli scogli. Decise quindi di organizzare gli altri a due a due, in turni di un’ora sulla plancia con la raccomandazione che almeno uno fosse sempre vigile in plancia: l’equipaggio sembrò apprezzare tanto che il direttore di macchina gli si avvicinò
“Ma comandante e voi? Non lo fate un turno con noi?”
“Grazie Hans, ma è meglio di no, vorrei evitare che il generale si sentisse in dovere di processarmi e fucilarmi sul posto” scherzò Manfred.
Il direttore di macchina era uno dei ragazzi che aveva richiesto lui e che insieme al suo secondo formavano le uniche persone di cui si fidava pienamente a bordo e con cui aveva un rapporto di amicizia.
Quella sera mangiarono il pesce fresco pescato dagli uomini durante tutto il giorno, tra quelli pescati tra gli scogli e quelli presi dalle numerose lenze improvvisate a bordo ci fu abbastanza da soddisfare l’intero equipaggio, lo stesso generale Stahlecker sembrò molto compiaciuto, tanto che Manfred ebbe l’impressione che in fondo approvasse la sua idea di ricreazione, anche se ovviamente ormai non poteva più palesarlo.
Il giorno successivo Manfred aveva ideato un sistema per svuotare le cisterne piene di nafta, della barca semi affondata, con la scusa che non era prudente lasciare tracce, e che prevedeva l’impiego di una squadra di almeno dieci uomini.
Presentò la cosa al generale, sperando che il suggerimento di nascondere le loro tracce fosse più forte del divieto di farsi vedere.
“Assolutamente no! Le cisterne della nave vanno lasciate con il carburante che c’è: potrebbe tornare utile ad altre nostre unità in zona” fu la perentoria risposta del generale.
Manfred incassò il divieto e rimase perplesso sulla spiegazione, finché illuminato capì che molto probabilmente il piano di fuga del generale non prevedeva solo il loro sommergibile, oppure altri avevano adottato lo stesso piano e quindi c’era un convoglio in fuga dalla Germania, oppure, e questo lo turbò, erano seguiti da un altro sommergibile pronto ad intervenire qualora U-HAH si fosse rifiutato di ubbidire o avesse riportato danni.
Fu costretto quindi ad ordinare delle guardie, che comprendevano sempre degli uomini a terra e altri in plancia, con una alternanza più serrata per permettere a tutti un’ora di svago.
Nel tardo pomeriggio il Kurier trasmise un messaggio per il generale, Manfred dovette aspettare pochi minuti per esserne informato, direttamente, e con dovizia di particolari
“Alle 21.00 salperemo con rotta 186 a tre nodi” confermò il generale con un vago sorriso, forse perché ripartiva o forse perché si tornava alla routine della navigazione, senza svaghi o distrazioni
“Provvederò immediatamente affinché il sommergibile sia pronto Generale” fu la risposta professionale di Manfred.

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51 pensieri su “U-Boot XVI

  1. Nel vivo ci siamo e ci si trova in dialoghi costruiti alla grande.
    Hai descritto benissimo la tensione e l’orgoglio di soldato di Manfred.
    BELLISSIMO

    Aspetto ovviamente, ma precipitosamente, il prossimo capitolo.
    Bello proprio…

    Ciao e buona domenica

    Francesco

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  2. Guarda se penso che siamo stati noi a dirti che genere di romanzo dovessi scrivere e la tipologoa e che lo stai facendo superando tutte le aspettative mi vengono i brividi.
    Bello bello.
    Adesso aspetto Fred però… dai dai
    Come va con Fred e Kate?

    Ciaooo
    Bacini my dear

    😀

    Susi

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    • Visto in che cosa mi avete infilato?
      però sono contento, mi esprimo e mi piace.
      Sempre meglio di “certi soggetti” che minacciano guerre totali e poi le fanno, rifanno, interrompono …
      Che serietà fratres..
      Grazie Susi

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  3. L’ho riletto soffermandomi su alcuni passaggi.
    M ha colpito il sentimento di dignità del comandante
    Molto bello e mi è servito per capire le dinamiche della vita sotto pressione
    Splendido e me lo sono letto in penombra e in silenzio.
    Che bellezza e che stile.

    Ciao milord

    Isy

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  4. L’ho letto con attenzione, con passione, con quell’attenzione che soltanto per le grandi occasioni riservi.
    Mi sono incantata e affascinata davanti alla bellezza dei dialoghi e del ragionamento.
    La prossima Ninni.
    La prossima puntata, non puoi lasciarci così…
    Bello..
    Chissà che succede ai due ragazzi

    Buona giornata

    Lilly

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  5. Un capitolo decisamente bello e impegnativo.
    Ho messo un bel po’ di tempo per imparare i ritmi e la cadenza di questo capitolo che è interessantissimo sotto il profilo umano e storico.
    profondo e preciso.
    Ho potuto sentire la dignità ferita di Manfred.
    Interessantissimo milord.
    Molto molto bello

    Con un grazie e alla prossima

    Elena

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  6. La bellezza della scrittura vi appartiene milord.
    Ho notato una netta divisione tra i motivi generali di chi comanda e di chi esegue.
    Interessanti questi due momenti. Ho notato che sono separati e divisi e che si uniscono nello svolgimento naturale dei fatti.
    Soltanto assistendo ai loro dialoghi ho percepito, chiaramente, tutto questo.
    Mi ha colpita questa vostra analisi, profonda e approfondita.
    Siete riuscito ad entrare nei panni di chi comanda e di chi è costretto a eseguire.
    Un capitolo bellissimo, stilisticamente perfetto.

    Grazie grazie.

    Vostra Anna con ammirazione

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  7. Un capitolo denso e pieno di umanità.
    Già fin dalle prime battute ho “sentito” la potenza di tutto quello che stavo leggendo nella descrizione dell’umanita chiusa, racchiusa e rinchiusa in un sottomarino.
    Un universo variegato per importanza e per forza
    Manfred è spettacolare e la creazione di comportamenti e situazioni offre uno spaccato nel mondo di questo rmanzo che è incredibilmente benfatto.
    Non mi resta l’attesa per il prossimo.

    Un abbraccio Ninni
    Ti seguo sempre.
    Ciao

    M.

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  8. Si tocca terra e si prende una boccata d’ossigeno, mi pare giusto. Ma non in tempi di guerra e di fuga e di generali bendati. Manfred ne vedrà ancora delle belle…
    Complimenti sempre per la scorrevolezza e la corposità letteraria. Buona serata,
    Marirò

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  9. Perdonatemi Milord, sono stata a Milano per alcuni giorni e non ho potuto seguirvi. Domani leggerò questa nuova puntata di U Boot che mi piace moltissimo
    Un caro saluto con tutta la mia ammirazione
    Vostra Giovanna

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    • Oh, ecco lady Giovanna, una delle nostre migliori amiche.
      Milano è isolata?
      Vabbè, porgetemi la manina che vi accompagneremo in visita al battello sottomarino U-HAH.
      Suggerisco i pantaloni (comodi) e scarpette da ginnastica.
      Ehm, va bene anche un golfino.

      Alla prossima

      😀

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  10. Y ahora un poco “de la música”

    Enrique Iglesias – Bailando – Descemer Bueno, Gente De Zona

    ADESSO!!!
    😀

    Yo te miro, se me corta la respiración
    Cuanto tu me miras se me sube el corazón
    (Me palpita lento el corazon)
    Y en silencio tu mirada dice mil palabras
    La noche en la que te suplico que no salga el sol

    (Bailando, bailando, bailando, bailando)
    Tu cuerpo y el mio llenando el vacío
    Subiendo y bajando (subiendo y bajando)
    (Bailando, bailando, bailando, bailando)
    Ese fuego por dentro me esta enloqueciendo
    Me va saturando

    Con tu física y tu química también tu anatomía
    La cerveza y el tequila y tu boca con la mía
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Con esta melodía, tu color, tu fantasía
    Con tu filosofía mi cabeza esta vacía
    Y ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)

    Yo quiero estar contigo, vivir contigo
    Bailar contigo, tener contigo
    Una noche loca (una noche loca)
    Ay besar tu boca (y besar tu boca)
    Yo quiero estar contigo, vivir contigo
    Bailar contigo, tener contigo una noche loca
    Con tremenda loca
    Oh, oh, oh, oh

    Tu me miras y me llevas a otra dimensión

    (Estoy en otra dimensión)
    Tu latidos aceleran a mi corazón
    (Tu latidos aceleran a mi corazón)
    Que ironía del destino no poder tocarte
    Abrazarte y sentir la magia de tu olor

    (Bailando, bailando, bailando, bailando)
    Tu cuerpo y el mio llenando el vacío
    Subiendo y bajando (subiendo y bajando)
    (Bailando, bailando, bailando, bailando)
    Ese fuego por dentro me esta enloqueciendo
    Me va saturando

    Con tu física y tu química también tu anatomía
    La cerveza y el tequila y tu boca con la mía
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Con esta melodía, tu color, tu fantasía
    Con tu filosofía mi cabeza esta vacía
    Y ya no puedo mas (ya no puedo mas)
    Ya no puedo mas (ya no puedo mas)

    Yo quiero estar contigo, vivir contigo
    Bailar contigo, tener contigo
    Una noche loca (una noche loca)
    Ay besar tu boca (y besar tu boca)
    Yo quiero estar contigo, vivir contigo
    Bailar contigo, tener contigo una noche loca
    Con tremenda loca

    Oh, oh, oh, oh
    Oh, oh, oh, oh
    Oh bailando amor oh
    Bailando amor oh es que se me va el dolor
    Oh

    ===============================================

    Io ti guardo e perdo il fiato
    Quando tu mi guardi mi sobbalza il cuore
    (Mi batte lento il cuore)
    E nel silenzio i tuoi occhi dicono mille parole
    La notte nella quale supplico che non sorga il sole

    (Ballando, ballando, ballando, ballando)
    Il tuo corpo e il mio completano il vuoto
    Su e giù (su e giù)
    (Ballando, ballando, ballando, ballando)
    Il fuoco dentro di me mi sta mandando fuori di testa
    Mi sta riempiendo

    Con il tuo fisico e la tua chimica anche la tua anatomia
    La birra e la tequila, la tua bocca con la mia
    Io non posso più (Io non posso più)
    Io non posso più (Io non posso più)
    Con questa melodia, il tuo colore, la tua fantasia
    Con la tua filosofia la mia testa è vuota
    E non posso più (e non posso più)
    E non posso più (e non posso più)
    Voglio stare con te, vivere con te
    Ballare con te, passare con te una notte folle
    Con una pazza tremenda
    Oh, oh, oh, oh

    Tu mi guardi e mi porti in un’altra dimensione
    (Io sono in un’altra dimensione)
    I tuoi battiti accelerano il mio cuore
    (I tuoi battiti accelerano il mio cuore)
    Che ironia non poterti toccare
    Abbraciarti e sentire la magia del tuo profumo

    (Ballando, ballando, ballando, ballando)
    Il tuo corpo e il mio completano il vuoto
    Su e giù (su e giù)
    (Ballando, ballando, ballando, ballando)
    Il fuoco dentro di me mi sta mandando fuori di testa
    Mi sta riempiendo

    Con il tuo fisico e la tua chimica anche la tua anatomia
    La birra e la tequila, la tua bocca con la mia
    Io non posso più (Io non posso più) x2
    Con questa melodia, il tuo colore, la tua fantasia
    Con la tua filosofia la mia testa è vuota
    E non posso più (e non posso più)
    E non posso più (e non posso più)
    Voglio stare con te, vivere con te
    Ballare con te, passare con te una notte folle
    Con una pazza tremenda

    Oh, oh, oh, oh
    Oh, oh, oh, oh
    Oh, oh, oh, oh
    Oh ballando amor oh
    Ballando amor oh è il dolore se ne va
    Oh

    RIGOROSAMENTE A VOLUME MAXI MAXI

    Cordialidad

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  11. Caro Milord, no a Milano sono attrezzatissimi, la colpa è solo mia…non mi sono collegata. Ci sono stati due eventi in ricordo di mio padre e mi hanno coinvolto alla grande, non solo come ospite ma come relatrice. non è la prima volta ma mi sentivo davvero emozionata. Per fortuna sono riuscita a essere all’altezza della situazione. Parlare davanti a 500 persone non è così semplice. Questo è il motivo per cui vi ho trascurato. Perdonata?
    Ho letto con gran piacere, imparo sempre più cose e ammiro lo spirito con cui tutti hanno combattuto credendo sull’onore di un giuramento.
    Ho da darvi una notizia che mi ha riempito di gioia ( sempre su mio padre ) ma dovrete rispondere al telefono…
    Sono pronta per visitare l’U Boot…mii affido a voi !
    Un grande Abbraccio carissimo Ninni

    Giovanna

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  12. Un capitolo molto bello che è il frutto di molta ricerca e di tanta passion.
    When you speak or express words, those words should be straight, nice and clean.
    I’m reading a masterpiece, dear and sweet Ninni

    Grazie per questa bella pagina.
    Your Kate
    with a lot of kisses

    🙂

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