Una storia 10

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Le nozze furono fissate per la fine di giugno. — Il mese ideale per le spose — osservò la signora Sterling, e in men che non si dica iniziarono i preparativi per la cerimonia.
2— Oh, come vorrei essere io al suo posto — sospirò Althea.
— Arriverà anche il tuo turno — le rispose la madre. — Comunque penso che sia il rosa il colore più indicato per te e Daisy e quelle due giovani cugine di George. La stoffa la sceglieremo quando saremo da Nicholson. E i vestiti non li daremo alla signora Sedley, troveremo di meglio.
— Mia cara, se ricorrerai a una sarta di Londra, si offenderà terribilmente — osservò suo marito, ma riconoscendo l’espressione decisa sulla faccia della moglie si strinse nelle spalle rassegnato.
Lord Randolph chiese che il matrimonio fosse celebrato a St. George in Hannover Square, dove lui stesso si era sposato trent’anni prima. — Certo per te sarà un lungo viaggio — disse a Sophie. — Ma ne ho parlato a mia sorella, che sarebbe felicissima di ospitarvi tutti se voleste andare a stare da lei in South Street la sera prima.
Colta alla sprovvista, Sophie esitò prima di rispondere. — È molto gentile da parte vostra, ma preferirei sposarmi a casa di mio padre nella mia chiesa parrocchiale.
Lord Randolph, poco abituato a tali fermi rifiuti, si accinse immediatamente a dare battaglia. — Be’, è vero che è il giorno del tuo matrimonio, ma ci sarà un gran numero di invitati, sai, e Clapham è molto fuori mano.
— Spero di non avervi offeso — fece lei con un rapido sorriso — però sono sicura che mi capirete, signore. Qui a Clapham facciamo una vita tranquilla, ma conosco il vicario della chiesa della Santa Trinità da quando sono piccola. Preferirei di gran lunga sposarmi qui.
— Preferiresti, eh? E intendi fare quello che vuoi, se non sbaglio…
— In questa occasione credo di sì, signore.
— E George che cosa ne dice?
— Lui è d’accordo che debba essere io a decidere — replicò con una certa diffidenza.
Lui allungò il braccio e le prese la mano nella sua. — E la tua scelta non è caduta certo su St. George, a quanto pare. Nemmeno per fare piacere a un vecchio?
Sophie coprì con la mano libera le due mani allacciate. — Temo che mi troverete molto ostinata, milord. Spero che riuscirò a trovare altri modi di compiacervi, ma…
— Allora ho avuto la mia risposta. Era soltanto un capriccio, dopo tutto, immagino.
— Non siete d’accordo anche voi che una sposa debba partire dalla casa di suo padre? E poi, sapete, anche noi abbiamo dei parenti da ospitare. La mamma ne ha un gran numero. — A quel pensiero Lord Randolph rabbrividì, mentre lei aggiungeva: — Ad alcuni di essi sono molto affezionata.
Incapace di resistere alla risatina che accompagnava quest’ultima affermazione, il vecchio cedette. — D’accordo, mia cara. Sarà come vuoi tu — disse, e fu ricompensato da un affettuoso bacio sulla guancia. “Adela Crabtree sapeva perfettamente quello che faceva” si disse stupito.
Su un’altra questione, invece Sophie fu costretta a cedere. Avrebbe voluto vedere la sua nuova casa prima del matrimonio, ma pareva impossibile riuscire a organizzare una visita a Plummers, soprattutto per motivi di tempo e di distanza.
Così non poté fare altro che aspettare ansiosamente di vederla quando fosse arrivata là come sposa.
Fu deciso di mettere in vendita la casa di Adela Crabtree. — Quando saremo a Londra potremo sempre stare in Mount Street — suggerì George. — Farebbe molto piacere a mio padre.
E poiché aveva deluso il vecchio nelle sue aspettative che il matrimonio avesse luogo a Londra, Sophie accettò.
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Non aveva mai pensato di andare a vivere nella casa della prozia, mentre quella di Mount Street era centrale e3 bis vicina al parco, dove immaginava già che George l’avrebbe portata a fare piacevoli giri in carrozza. In quei tre mesi di fidanzamento era stato pieno di riguardi e cortese con tutti, ma a volte un po’ chiuso. Con suo segreto dispiacere George non si mostrava mai affettuoso con lei, a parte un bacetto di saluto sulla guancia quando arrivava e se ne andava. Però di tanto in tanto le sorrideva, come per ricordarle il loro nuovo rapporto. Senza dubbio, come diceva la mamma, “quelle cose” venivano con il matrimonio. Ma certe volte Sophie si sentiva molto ignorante.
Quanto al suo futuro suocero, Lord Randolph pareva essersi molto affezionato a lei. Aveva ottenuto il suo scopo, conquistato un’ereditiera per il figlio, e dopo quel loro primo contrasto le era parso contento che lei avesse saputo sostenere le proprie idee. E adesso continuava a mandarle messaggi per invitarla a pranzo con lui, o a prendere il tè, e questi incontri cementavano la loro amicizia. Sophie aveva il dono di capire le persone più anziane di lei e in breve con il vecchio signore fu in rapporti eccellenti. La cosa sorprese molto Lord Randolph, perché dalla partenza di George era vissuto in un triste isolamento, amareggiato, deluso e solo. Ed ecco adesso questa ragazza, di cui si faceva molto presto a dimenticare che non era una grande bellezza, così piena di premure per lui, che gli leggeva dei paragrafi dal giornale, gli versava il tè e scherzava con lui come nessuno osava fare da anni. Spesso lo convinceva a fare una passeggiata nel parco, tenendogli il braccio come se fosse lei ad avere bisogno di aiuto. E quando uscivano in carrozza era lei che gli avvolgeva le coperte intorno alle ginocchia. Gradualmente cominciò a riacquistare il buonumore e l’aspettava con impazienza, se lasciava trascorrere alcuni giorni tra una visita e l’altra. Certe volte era accompagnata dalla madre o dalla sorella, ma lui preferiva quando veniva da sola con la sua nuova cameriera.
La signora Sterling aveva infatti deciso che sua figlia non potesse più fare a meno di una cameriera personale: fra le tre donne mandate dall’agenzia, Sophie aveva scelto Phoebe Watson, una sedicenne dall’aria allegra e intelligente, ma anche rispettosa.
Adesso che suo figlio stava per sposarsi e la sua futura nuora era così di suo gradimento, Lord Randolph cominciò a pensare che avrebbe potuto anche deludere George, vivendo molto più a lungo di quel che non si fosse aspettato. — Be’, John, è stata colpa tua se la tua salute è peggiorata tanto — gli fece osservare brutalmente sua sorella. — Adesso devi essere contento di esserne venuto fuori.
A suo nipote invece disse: — Mi sembra proprio che tu sia cascato in piedi, George. Da quando Sophie è venuta a trovarmi ho scoperto che moglie ammirevole sarà per te.
Lui replicò che pareva probabile, risposta che lei trovò molto carente di entusiasmo. Dentro di sé George rimpiangeva che loro due non avessero di più in comune. Sarebbe stato sperare troppo che Sophie amasse cavalcare e fosse appassionata come lui di cavalli.
La visita di Sophie a Lady Louisa in South Street era stata un grande successo. La zia di George l’aveva scortata a due balli e l’aveva portata con sé in visita a parecchie persone importanti; erano poi andate a fare spese in Piccadilly e in Regent Street, spesso accompagnate da Amabel. Uno dei balli a cui avevano preso parte aveva avuto luogo a Cavendish House, la residenza londinese del duca di Devonshire ed era stato veramente un evento memorabile, con lampadari scintillanti, una gran profusione di fiori dappertutto e i migliori musicisti chiamati a suonare per la serata.
— Come sarebbe piaciuto tutto questo ad Althea! — fu la prima osservazione che venne spontanea a Sophie.
— Prima si sposa quella ragazza, meglio sarà — fu la secca risposta di George. Stavano ballando un valzer. — Secondo me, Sophie, sbagli a ritenerla superiore a te: ho l’impressione che tu ti senta inferiore a lei per la sua bellezza eccezionale e perché ha sempre qualcosa da dire, non necessariamente significativo, su tutto. Ma hai torto, te l’assicuro.
— Oh — fece lei, volteggiando tra le sue braccia. — Non ti piace?
— Ha un certo fascino tutto suo, immagino, e spero che qualche uomo la farà diventare una donna passabile, ma temo che sarà sempre una farfallina.
— Ed è poi così male questo?
George abbassò gli occhi sulla sua promessa sposa. — Per me sì. Ho scoperto che dalla propria moglie un uomo vuole qualcosa di più della bellezza… e sei pregata di non dire il denaro, perché sai bene che non intendevo quello. Credo che noi due staremo bene insieme: saremo amici, il che vale molto di più. E gli ultimi mesi questo ce l’hanno già dimostrato, non ti pare?
Lei naturalmente era arrossita al complimento. — Sono felice che tu la pensi così — rispose piano. — E spero che come fratello avrai una buona influenza su Thea.
— Be’, lo spero anch’io. Avere a che fare con lei è come giocare con un cucciolo. Ma se starà da noi la prossima primavera e la porteremo in società per la stagione dei balli di Londra, chissà che non possiamo tirarne fuori qualcosa.
— Grazie, George, ti sono molto grata.
— Non ringraziare me — replicò lui. — Desidero ardentemente vederla al sicuro, sposata, solo perché questa sarà una specie di protezione per noi.
Questo fece ridere Sophie, che continuò confessandogli quanto le spiacesse che Frank non potesse essere presente al loro matrimonio, essendo ancora lontano in mare. — È un bravo ragazzo, anche se un po’ irrequieto — aggiunse. — Un altro componente della famiglia da raddrizzare un po’.
— Questo sembrerebbe un compito più adatto a Maurice. Spero proprio che torni a casa presto.
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5Quando la musica cessò, Lady Louisa la portò via per presentarla a molte persone: al signor Carlisle, lo scrittore, che la intimorì, anche se trovò sua moglie piacevole; al signor Disraeli, il leader del partito conservatore alla Camera dei Comuni, che trovò stucchevole; alla signorina Angela Burdett-Coutts, figlia di un ricco banchiere, grande filantropo e amico del duca di Wellington, che Sophie trovò pesante ma gentile, e a molte altre personalità di alto lignaggio. Quasi quasi si sentì spaventata alla scoperta dell’ambiente in cui la stava introducendo il suo matrimonio con George.
Dopo cena lei e le altre signore salirono al piano superiore per rinfrescarsi, e mentre scendeva, Sophie incontrò il padrone di casa. Il sesto duca, che adesso aveva superato i sessant’anni, non si era mai sposato e sembrava completamente assorbito dal suo progetto di fare di Chatsworth nel Derbyshire e Chiswick House, appena fuori della città, dei posti di grande bellezza. Le raccontò che il suo capo giardiniere, e amico, aggiunse, gli aveva costruito un’enorme e spettacolare serra e lui stava cercando di convincerlo a disegnare un progetto per la costruzione che avrebbe ospitato l’Esposizione Universale, che finalmente era stata approvata.
— Mi si dice che sposerete il figlio maggiore di Randolph — continuò poi il gentiluomo, cambiando argomento. — Quando avrà luogo la cerimonia?
— Alla fine di giugno, milord.
— Allora vi auguro tanta felicità. Conosco John Randolph da quarant’anni.
Mentre stavano prendendo i mantelli per tornare a casa, George le chiese: — Allora, come ti sei trovata?
— In un certo senso mi sono sentita piena di soggezione per tutte queste personalità, ma nello stesso tempo mi sono divertita molto.
— Mia zia, come stai indubbiamente scoprendo, conosce tutti coloro che vale la pena di conoscere a Londra. Il mio defunto zio faceva parte del Consiglio Privato della Corona e la zia Louisa era un tempo dama di corte della Regina Adelaide. Se ci fosse qualcuno che vuoi conoscere o qualcosa che desideri fare, non esitare a chiederglielo.
Sophie gli lanciò un’occhiata mesta. — Credo che il mio cervello farà indigestione se faccio ancora qualcosa. Tutto mi è piaciuto moltissimo, ma sarò lieta di ritornare a casa domani.
La mattina dopo il ballo fece visita a Mount Street e stava consumando una tardiva colazione con Lord Randolph quando sentì un colpo alla porta d’ingresso e un allegro saluto.
— Salve, Beveridge, spero che tu stia bene. No, non annunciarmi, idiota, voglio far loro una sorpresa.
Visto che la sua voce reboante riecheggiava in lungo e in largo in tutta la casa, l’entrata del capitano Maurice Randolph nella stanza non sorprese nessuno. Suo padre, che aveva raddrizzato la schiena sulla sedia, con un’espressione tra lo stupito e il compiaciuto, si limitò a dirgli: — Bene, Maurice, sei arrivato proprio al momento giusto.
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— Davvero, signore? — disse lui e afferrò la mano tesa di suo padre. — Come state? Meglio, spero. — Poi lanciò un’occhiata a Sophie.
— Come vedi, sei arrivato giusto in tempo per il matrimonio di tuo fratello — gli disse Lord Randolph. — Ti 4presento la signorina Sophie Sterling, la sposa di George, tua futura sorella.
Maurice le si avvicinò e le prese la mano. — Non sapevo nemmeno che quel caro ragazzo fosse a casa. Posso congratularmi con voi, signorina Sterling?
— Certamente — fece lei sorridendo. Quell’esuberante marinaio aveva qualcosa di irresistibile.
Proprio in quel momento George scese di corsa le scale facendo i gradini a tre alla volta e si precipitò nella stanza a stringere la mano al fratello. — Bene! — esclamò. — Bene! Ma perché non ci hai avvertito del tuo arrivo?
— Sono arrivato ieri a Portsmouth e ho pensato che con il postale ci avrei messo lo stesso tempo della lettera che vi avrei spedito. — Più alto del fratello ed elegantissimo nella sua uniforme di ufficiale di Marina, Maurice non gli assomigliava affatto: George aveva infatti preso da suo padre, mentre Maurice aveva ereditato i tratti salienti dalla signora che assisteva a questa riunione familiare dal ritratto appeso al muro: capelli ondulati e biondi e occhi nocciola, che in questo momento erano fissi e intenti sul fratello maggiore. — Tu, vecchio marinaio d’acqua dolce — aggiunse. — Sono contento di vederti a casa! E a quel che sento stai per sposarti. Non ho ancora avuto il tempo di fare conoscenza come si deve con la mia futura cognata, ma ti faccio le mie felicitazioni.
— Siediti — fece stizzito Lord Randolph. — Non riesco a conversare decentemente se te ne stai lì impalato. Ah, grazie, Beveridge — disse poi al maggiordomo che aveva portato un’altra tazza di caffè e un grande vassoio dalla credenza, su cui posavano piatti con bacon, uova strapazzate, salsicce e rognoni grigliati, tenuti in caldo da coperchi d’argento.
Dopo essersi servito di gigantesche porzioni di quella sostanziosa prima colazione, Maurice si appropriò del posto a sedere accanto a Sophie, spodestando George e indicandogli la sedia di fronte. — E adesso ditemi — fece, rivolto a Sophie — com’è successo tutto? Quando avete conosciuto mio fratello? Sono così contento di questa novità… sarebbe ora che il caro ragazzo mettesse radici, è troppo tempo che fa il vagabondo.
— Non saprei proprio da dove cominciare — mormorò Sophie, un po’ confusa di fronte a quell’uragano. Fu Lord Randolph a venirle in aiuto, facendo un rapido e diplomatico resoconto di tutta la faccenda al figlio, senza naturalmente mettere in primo piano l’eredità Crabtree e sottolineando invece la sua piena soddisfazione per il successo della trattativa. Molto compiaciuto, Maurice chiese a Sophie notizie della sua famiglia e rise fragorosamente all’idea che suo fratello, Frank quale semplice cadetto non avrebbe osato rivolgere la parola a lui, che era capitano.
— Temo che non potrà essere presente alla cerimonia — spiegò Sophie — perché è ancora in mare, anche se gli abbiamo scritto a Gibilterra.
Dopo la colazione, Maurice si cambiò e si portò via il fratello per passare dai vari club a cercare i suoi vecchi amici. George si scusò di dover abbandonare Sophie, ma dato che lei non sarebbe partita prima del pomeriggio, le promise che sarebbe tornato in tempo per accompagnarla a casa. Lei e Lord Randolph si ritirarono nel suo studio, dove lui si sedette a leggere il giornale, comunicandole le notizie che potevano interessarla. Quel giorno però nessuno dei due aveva molta voglia di concentrarsi sul giornale.
— Dovete essere contento di vederli di nuovo insieme a casa, signore — osservò Sophie. — Anche se ho sentito che sono riusciti a incontrarsi a Napoli.
— Sì, due anni fa, mi pare. Certo, l’essere stato anche solo sfiorato dalla morte acuisce il senso delle priorità della vita.
Credevo proprio che me ne sarei andato senza più rivedere nessuno dei miei due figli.
Seduta di fronte alla sua larga poltrona a braccioli, Sophie non riuscì a trattenersi dal dire con calore: — Il capitano Randolph mi sembra molto diverso da George, così allegro e spumeggiante.
Il vecchio si perse nei suoi ricordi. — Ah, quando erano ragazzi era sempre Maurice che ideava ogni tipo di bricconate.
— E George?
— Era difficile da conoscere, ma ho idea che tu ne tirerai fuori qualcosa di buono. — Compiaciuta di quel complimento, Sophie mormorò una frase di circostanza, ma i pensieri del vecchio erano tornati al figlio minore. — Vorrei vederlo sistemato, perché adesso è lui il vagabondo senza radici.
— Immagino che arriverà il momento giusto anche per Maurice — replicò Sophie — ma dev’essere difficile trovare l’occasione se si sta via come lui per lunghi periodi. Dev’essere una situazione un po’ difficile anche per una moglie.
— Questo fa parte del destino di tutte le mogli di chi è ufficiale nella Marina da Guerra di Sua maestà — fu il commento di Lord Randolph. — Però hai ragione a dire che è diverso da suo fratello. Gli manca il riserbo di George.
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14 pensieri su “Una storia 10

  1. Caro Antonmaria

    Un capitolo di svolta, il matrimonio tra Sophie e George è stabilito.
    Sophie, a tutti gli effetti, assoluta protagonista, dopo averci fatto intenerire per la sua ritrosia, bontà d’ animo e per il suo patrimonio di valori etici, in questo passo del romanzo, dimostra fermezza nell’ ottenere ciò che le spetta: scegliersi la chiesa in cui sposarsi, specificatamente la sua parrocchia. Tanto più che ha il nulla osta del futuro sposo. Difende la sua individualità (capita, talvolta, che le vecchie generazioni vogliano condizionare le scelte di quelle nuove facendo indebitamente passare ciò come assolutamente dovuto) ed ottiene ciò che è giusto, non con la prepotenza, ma facendo accettare i suoi diritti usando con chi interloquisce pacata ragionevolezza e modi gentili.
    E, come sostiene Lord Randolph, il fatto che Sophie non possieda una particolare bellezza, diventa irrilevante ed è compensato dalla Grazia di modi e di doti umane che ella dimostra in qualsiasi situazione. George ha valutato tutto ciò. Sono quelle di Sophie, le doti che che dovrebbe avere una sposa e moglie ideale per un sereno rapporto coniugale.
    A fine capitolo, ogni volta è difficile disincantarsi dalla lettura e tornare alle proprie azioni. Siete stupore, Antonmaria, con il Vostro talento di appassionare alla lettura di Voi.
    Grazie con Stima e Affetto.

    Maria Silvia

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  2. È qua che si trova la bellezza?
    Qua che si trova l’amore quello bello?
    C’è l’agguato … Attenta Sophie …
    Un bacio milord e grazie per avermi reso, questa mattinata, vivibile.

    Buona giornata.
    Eleonora

    PS: Buongiorno Maria Silvia
    🙂

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  3. Ti dirò.
    La mia prima impressione è legata al crescendo degli avvenimenti che si stanno susseguendo. ma l’apparenza inganna.
    In modo soft stai aprendo l’ingresso agli eventi.
    Mi piace e come altri, vengo apposta per leggere la continuazione.
    Ciao un bacio, scappo che è tardi.

    L.

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  4. Io sto leggendo da circa un’ora per mettermi in regola con i capitoli passati.
    oh mt God come sei bravo Milord.
    Un capitolo che si sta svolgendo nella traccia di tutto il romanzo. Ma si legge che qualcosa sta cambiando…
    L’aria …
    This is the moment..

    Ciaoo
    one kiss my dear..

    Kate
    (Many wishes fm the Yacht Club of Canberra and also greetings from Morris, Suzie, Albert, John, Alfred, Mary Morgan, Patricia, Alice, Johan, Mr.Herbert, Mr Patrick, Argyll Lady, Lady Tumbler, my father and my Mom, young Craig an His sister.
    Many greetings and best wishes on the part of Marcello (Chef), William and Susan, Andrew and Angie.
    A caress fm the little Annie …

    And a big hug from me …)

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